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Educazione Fisica o Militarizzazione? La controversa scelta del Comune di Fabriano
Nelle Marche si fa a gara a chi si militarizza di più, tra chi riesce ad inculcare nei giovani e giovanissimi il culto del suprematismo, dell’autodifesa personale contro nemici sempre dietro l’angolo: dopo il Comune di Ancona a guida fascio-leghista, ora è il turno di Fabriano a guida PD con “Sport in Comune” (clicca qui per il post su Facebook). Si tratta di una kermesse dove si esalta la capacità di autodifesa della singola persona spacciandola per fiducia in sé stessi. La lista dei patrocinatori e dei finanziatori è lunghissima, ma in primo piano figura anche “Sport e Salute”, il programma pubblico che punta al movimento, all’educazione fisica, come leva per la prevenzione delle malattie solo che in questo caso, invece di proporre sport di gruppo che esaltino e sviluppino la solidarietà e la convivenza pacifica, prende una rotta diametralmente opposta. Insomma, soldi pubblici sperperati inseguendo un obiettivo di militarizzazione delle menti, ma anche dei corpi in movimento – il riferimento alla Ginnastica Dinamica Militare Italiana è d’obbligo – che passa attraverso il culto di una autoconsapevolezza che va in direzione di una fiducia in sé talmente sovrabbondante che non può che sfociare in un dominio prevaricatore sul prossimo attraverso appunto le discipline per l’autodifesa In questo caso la fascia di età privilegiata e non a caso quella più delicata dai 13 ai 18 anni quella porzione di vita che vede i giovani in fase di transizione verso l’età adulta. Mentre per i bambini più piccoli si fa leva sulla figura femminile, accudente, materna oppure al rappresentante delle forze dell’ordine o armate, difensore dei più deboli veicolando la simbologia e un “setting valoriale” legalitario, qui si punta direttamente a sviluppare il protagonismo, energico e competitivo più nelle corde degli adolescenti. L’individualismo quindi non conosce barriere e partitiche e anche attraverso gli sport dell’autodifesa inculca nei giovanissimi il concetto del “fai da te” anteposto a quello della solidarietà. MEMENTO AUDERE SEMPER è lo slogan dell’ ASD Tiger e la scuola primaria Allegretti Di Nunzio e l’istituzione che apre le porte della proprie palestra ai nostalgici del fascismo. POSSIBILE CHE UNA SCUOLA PRIMARIA ACCETTI DI ACCOGLIERE ISTRUTTORI ED EDUCATORI IL CUI SCOPO – SI LEGGE SUL SITO WEB – È DI PROMUOVERE UN MODELLO SANO DI SPORT E COMPETIZIONE. LA TECNICA E LA DISCIPLINA SONO DA SEMPRE IL NOSTRO MARCHIO DI FABBRICA COME LO E’ LA COMPETIZIONE, ASPETTO MOLTO IMPORTANTE NELLA FORMAZIONE DI UN ATLETA MARZIALE? Stefano Bertoldi, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Lab sociale Fabbri e Leoncavallo: due città diverse, una storia comune
IL 21 AGOSTO, MENTRE VENIVA SGOMBERATO IL LEONCAVALLO, A FABRIANO UNA DIRIGENTE COMUNALE SI È PRESENTATA ALL’INGRESSO DEL LAB SOCIALE FABBRI, IN SPIAZZI SAN NICOLÒ, PER “LA RICONSEGNA DELL’IMMOBILE E LA RESTITUZIONE DELLE CHIAVI”. QUESTO, NONOSTANTE LA SINDACA AVESSE DETTO DUE GIORNI PRIMA A CHI SI PRENDE CURA DI QUELLO SPAZIO CHE SE NE SAREBBE RIPARLATO A SETTEMBRE. IL LAB FABBRI È UNO SPAZIO STORICO DEL TERRITORIO, LA SOLA VOCE DISSONANTE IN UNA CITTÀ RICCA MA IN CRISI E REMISSIVA DA DECENNI AL COSIDDETTO “MERLONISMO”. AL LAB SOCIALE FABBRI SI SONO SUCCEDUTE DUE GENERAZIONI E OGGI È UNA REALTÀ MOLTO GIOVANE, CAPACE DI PROMUOVERE NUMEROSE ATTIVITÀ CULTURALI E DI RICOMPORRE LE RELAZIONI SOCIALI Milano e Fabriano sono palesemente realtà diverse sotto molti aspetti. Eppure, c’è un filo che nel corso dei decenni, fino ad oggi, le mette in relazione. Negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, Fabriano aveva il Pil più alto della città di Milano; era chiamata, questa realtà di poco meno di trentamila abitanti, la “Svizzera delle Marche”: il distretto industriale dell’elettrodomestico, della storica cartiera Miliani (poi Gruppo Giano Fedrigoni), il capitalismo familistico e padronale concentrato perlopiù nelle mani dei fratelli Merloni, hanno fatto di Fabriano una realtà con un elevato livello di benessere. La famiglia Merloni è stata per decenni, e in parte lo è ancora, potere economico e politico monocratico della città; ha espresso, direttamente o indirettamente, i sindaci fino all’attuale Daniela Ghergo del PD; con una sola anomala eccezione tra il 2017 e il 2022, quando hanno vinto le elezioni i Cinque Stelle. Rispediti a casa subito, per loro limiti sicuramente, ma anche per il formarsi di un cartello omogeneo e monolitico del “tutti contro uno”; con il PD coalizzato a diverse liste civiche personali, la sinistra più radicale con un proprio candidato, e con la desistenza fattuale della destra, che ha messo in campo un poco spendibile ex sindaco del PD. Ma nel 2008, la “Svizzera delle Marche”, viene travolta dalla crisi. Fallisce l’Antonio Merloni industrie (per quindici anni sindaco di Fabriano), Indesit di Vittorio Merloni (ex presidente di Confindustria), all’epoca secondo gruppo europeo di elettrodomestici, passa a Whirlpool nel 2014 e poi successivamente alla turca Beku; i terzisti iniziano a saltare. La Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana, gestita con le solite modalità feudali e politiche italiane, finisce nel vortice delle crisi bancarie e passa ad Intesa. Rimane ancora presente sul territorio, ma gran parte della produzione è altrove, l’Ariston; oggi di Paolo Merloni, erede di Francesco (che fu ministro dei Lavori Pubblici). Da qualche mese Beku ha annunciato 226 esuberi solo a Fabriano, e il gruppo Giano Fedrigoni 195, andando ad acuire una crisi economica e sociale da cui dal 2008, la città non è più riuscita a riprendersi. Basta vedere i dati del Centro per l’Impiego e della Caritas cittadina. La città di provincia marchigiana e la metropoli milanese sono tornate ad vedersi accomunate nuovamente il 21 agosto. A Milano è stato sgomberato, con un’azione tipicamente squadrista e con un imponente apparato poliziesco e militare, lo storico centro sociale Leoncavallo, che per anni ha segnato un’idea opposta di socialità, di abitare e di cultura, rispetto alla metropoli delle inchieste sulla cementificazione selvaggia, e dello strapotere dei fondi finanziari e immobiliari (leggi anche Giù le mani dalla città. Giù le mani dal Leoncavallo). A Fabriano proprio il 21 agosto alle ore 11, la dirigente comunale Silvia Campanella, si è presentata, come annunciato nella lettera del 7 agosto, all’ingresso del Lab Sociale Fabbri, in spiazzi San Nicolò, per “la riconsegna dell’immobile e la restituzione delle chiavi”. Questo, nonostante la sindaca Daniela Ghergo avesse detto due giorni prima a chi si prende cura di quello spazio che se ne sarebbe riparlato a settembre, dopo gli approfondimenti legali del Comune. Finito il conciliabolo davanti all’ingresso del centro sociale, la funzionaria, senza più entrare, ha chiesto di inviare un’email al Comune per chiedere dilazione per l’ispezione sullo stato dell’immobile; una situazione degna della letteratura di Ennio Flaiano. L’immobile è un ex asilo comunale dalla storia molto controversa, che parte da dopo il terremoto del 1997, e che vede molti omissis dai tempi della giunta del sindaco Roberto Sorci del PD che amministrò la città dal 2002 al 2012. Per la costruzione in un altro quartiere cittadino di un nuovo asilo con le norme antisismiche post sima ’97, l’ex asilo venne annoverato nel capitolato d’appalto come parte del pagamento alla ditta Sava & C srl, che si era aggiudicata la gara per la costruzione del nuovo asilo. L’impresa, però si trovò l’immobile con una destinazione d’uso pubblica, di cui da subito non ha saputo che farsene; per valorizzarlo da un punto di vista residenziale privato o commerciale, sarebbe dovuta intervenire una variante urbanistica che non fu mai (se pur probabilmente informalmente promessa da qualcuno) approvata dal Consiglio Comunale, per evidenti contrasti politici. Per cui la Sava & C. srl, in tutti questi anni non si è mai intestata l’immobile, non è mai stato fatto il passaggio di proprietà, e la proprietà è rimasta sempre al Comune. La ditta, che per la “sòla” avuta, ha anche attraversato problematiche finanziarie, ha intentato causa al Comune, ancora in corso. La sindaca, rispetto al ministero dell’Interno per il Leoncavallo, ha per ora scelto una via più morbida, forse preoccupata dalle imminenti elezioni regionali, per cacciare via le giovani persone del centro sociale autogestito, che da anni animano l’ex asilo comunale. Quella del Lab Fabbri è una realtà storica di Fabriano, uno spazio della città che ha segnato dal punto di vista della presenza civile e politica, la sola voce dissonante in una città remissiva da decenni al cosiddetto “merlonismo”. Al Lab Sociale Fabbri si sono succedute due generazioni, ed oggi è una realtà molto giovane, che promuove attività culturali e sociali, andando spesso, obtorto collo, anche in surroga di compiti che spetterebbero all’Amministrazione Comunale. Come la festa della Liberazione di Fabriano (città medaglia di Bronzo per la Resistenza), il 13 luglio; che dal suo insediamento nel 2022 la giunta Ghergo non ha mai celebrato. Sono stati proprio i giovani del Fabbri, il mese scorso, a promuovere un evento per ricordare la ricorrenza democratica, con un partecipato evento itinerante, conclusosi allo spazio di San Nicolò. Nel 2013 il Lab Sociale Fabbri ha occupato l’immobile dell’ex asilo, non potendo più restare in un’altra sede. Il “pugno duro” pensò di utilizzarlo il sindaco Giancarlo Sagramola del PD, quando proprio in quell’anno fece un’ordinanza di sgombero (poi mai eseguita) al Lab Sociale Fabbri. L’immobile rimase occupato fino al 2019, quando il sindaco Cinque Stelle, Gabriele Santarelli, sanò la situazione, stipulando con il Lab Sociale Fabbri, tramite l’aps “Camminare Domandando e Ascoltando”, un regolare contratto di comodato d’uso gratuito di cinque anni, prevedendone il rinnovo o la proroga (non tacite). La situazione a Fabriano ha avuto un’escalation istituzionale il 7 agosto scorso quando il Comune ha inviato una lettera di diffida, di restituzione dell’immobile e delle chiavi al Lab Sociale Fabbri. Sapendo della scadenza contrattuale del 2024, per rispettare le condizioni dell’atto vigente, dal centro sociale avevano inviato come previsto un’email protocollata al Comune già nel 2023, per chiedere il rinnovo del contratto, alla quale non hanno mai avuto risposta. Da mesi, in particolare dall’inverno di quest’anno, quando il Comune ha staccato senza alcun preavviso l’utenza elettrica nell’immobile, i portavoce del Fabbri hanno chiesto di interloquire con la sindaca per chiedere il rinnovo del contratto di comodato d’uso, ma non sono stati mai ricevuti. Si è arrivati così alla “sorpresa” della lettera di diffida di inizio agosto, a seguito della quale, dopo esser corsi in Comune, agli attivisti è stato concesso un appuntamento con la sindaca lo scorso 19 agosto. Un fatto normale, si direbbe, che un amministratore pubblico riceva nella casa municipale i propri cittadini. Ma invece, il normale è oramai straordinario, eccezione. Non atto dovuto, ma concessione, elargizione. Il 19 agosto le tre giovani portavoce del Fabbri, nel recarsi all’appuntamento, hanno trovato il piazzale del Comune presidiato ai due accessi da polizia e carabinieri, e sotto l’ingresso Digos e polizia municipale. Si saranno sentite accolte, rispettate, o mal sopportate? Ma è questa la dinamica delle post democrazie, anche quelle locali. Intimorire, incutere subalternità, far pensare che chi è in difetto, colpevole, in torto, è chi si prende cura di un bene comune. In generale è proprio questa generazione disarmata e disarmante, che spaventa i decisori politici, detentori di un potere adulto e gerontocratico, terrorizzati dal trovarsi di fronte persone inermi, che li mettono di fronte alla propria inazione. Ma la potenza di questa generazione è l’essere talmente mite, che il potere sbanda, evita, non riceve, rinvia, mistifica, mente. E quando proprio non può evitare il confronto, si militarizza. E sempre più spesso, opprime e reprime. All’incontro, quelle del Fabbri si sono trovate “circondate” dalla sindaca, dagli assessori Giombi, Comodi e Serafini, dal segretario comunale Trojani e dalla dirigente Campanella. Assente, “convitato di pietra” di molte criticate scelte amministrative fabrianesi, l’unico assessore titolato a dare spiegazioni, come scritto nella lettera al Fabbri, sulle “comprovate esigenze di interesse pubblico” relative all’immobile: quello al patrimonio Pietro Marcolini; assessore esterno, maceratese, e eminenza del PD regionale, “importato” a Fabriano dopo una lunga carriera istituzionale in Regione. L’incontro, in cui le ragazze raccontano di aver trovato un clima piuttosto ostile, si è svolto con un nulla di fatto, tra affermazioni dette e ritrattate da parte degli amministratori, incalzati dalle prove evidenti di quanto è accaduto nell’ultimo anno e mezzo. Una cosa è certa e non confutabile in tutto questo tempo: che il Comune è rimasto, ed è tutt’oggi proprietario dell’immobile. La sentenza di appello, per la causa intentata dall’impresa Sava & C srl, e che ha visto già affermare le ragioni del Comune in primo grado, è prevista nel maggio 2026. Si chiede quindi all’Amministrazione Comunale perché al Lab Sociale Fabbri non sia stato prorogato, come richiesto, il contratto almeno fino al giorno dell’udienza di appello. Poi, se quel contratto sottoscritto nel 2019 fosse ritenuto illegittimo, perché l’attuale giunta non ha proceduto a revocarlo al suo insediamento nel giugno 2022? E soprattutto, quali sono le taciute motivazioni di “interesse pubblico” avanzate dal Comune? La giunta ha intenzione di utilizzare quell’immobile e lo spazio per altri progetti? Intende concederne l’uso ad altri soggetti? Sono queste le risposte pubbliche che l’Amministrazione Comunale dovrebbe dare per primo alla città, e per fare anche chiarezza sul comportamento tenuto in questi mesi verso le persone del Lab Sociale Fabbri. Il presidio pacifico delle decine di persone che il 19 agosto si sono radunate sotto il Comune per sostenere il Fabbri, è il segno che questa nuova generazione che ha preso in carico il valore di uno spazio storico (e la memoria dell’anarchico fabrianese Luigi Fabbri, perseguitato dal fascismo), non sarà sola nella lotta per far vivere a Fabriano un’indispensabile laboratorio di democrazia; il solo rimasto. Murales esterno Laboratorio di danzaterapia Loredana Lipperini al Lab sociale Fabbri il 22 agosto Presidio del 19 agosto -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Lab sociale Fabbri e Leoncavallo: due città diverse, una storia comune proviene da Comune-info.
Educazione e Legalità, l’alleanza tra istituzioni civili e militari trova sponda… in chiesa
Una sindaca, Daniela Ghergo eletta da una coalizione a guida PD, un parroco intraprendente, Aldo Buonaiuto e un questore “pedagogo” ante litteram sono stati i padrini (o padroni?) dell’iniziativa denominata di “Prossimità” cha ha visto 200 ragazz3 di Fabriano, nel quadro delle attività ludico-educative di un centro-estivo parrocchiale, a contatto con un gruppo di  poliziotti. Come in altri casi, sempre nelle Marche, si è vista la presenza di bellissimi cani-lupo, anti-droga, anti-esplosivi, anti-tutto, ecc..  La fantasia delle istituzioni che in Italia gestiscono l’ordine pubblico e che in questi ultimi anni tentano in tutti i modi di far passare la narrazione che il disagio sociale o psicologico, l’emarginazione e l’esclusione, le sofferenze per il non trovare casa o lavoro, quando si esprimono  in modo violento, vanno innanzitutto repressi e poi, se avanza tempo, si affrontano con altri mezzi, non conosce limiti. Anche perché sarà questo il loro principale impiego futuro in società, dal momento che l’unico reato in aumento significativo, mentre tutti gli altri sono in caduta libera, sono quelli informatici (clonazione carte, phishing, ecc.) e le truffe on-line. Tra il 2013 e il 2022 i furti in appartamento sono diminuiti del 46,9% e il balzo in alto tra il ’23 e il ’24 di circa il 10% non giustifica l’allarme dei media mainstream in quanto, in ogni caso, non si sono superati i dati del 2013. D’altra parte il balzo è anche legato all’effetto post-pandemia, all’aumento del turismo di massa che espelle sempre più persone in zone periferiche abbandonate a sé stesse e non ultimo l’impoverimento generalizzato della popolazione. Ciononostante è sempre allarme sociale, i furti sono dietro l’angolo la percezione, più che i dati di fatto è in crescita. D’altro canto, anche, la crescita dei reati informatici e truffe, se in valore assoluto sono in crescita, il loro valore percentuale andrebbe calcolato sul numero totale delle transazioni on-line, sul numero totale di utenti che navigano, acquistano e quindi subiscono pubblicità profilate. Allora cos’è che spinge gli educatori, in questo caso il parroco, a mettere in contatto i/le bambn3 con i poliziotti? La risposta la dà il questore di Ancona in persona “percorrere insieme i tempi che cambiano fa sì che i giovani trovino sempre e sempre più naturale fidarsi ed affidarsi alla Polizia di Stato in una prospettiva di prevenzione dei reati e di sana crescita generazionale (fonte ANSA)”. Le parole-chiave, dunque, sono affidarsi e fidarsi, (alle forze dell’ordine) contro nemici interni immaginari o reali/creati, senza curarsi della cause sociali, dei percorsi di devianza che portano a commettere furti o spaccio di stupefacenti ma anche da quelli esterni reali/creati, anche qui senza curarsi di spiegare come, un amico, ad esempio il Putin “berlusconiano”, un tempo desideroso di entrare addirittura nella NATO, si trasformi in un acerrimo nemico, tanto da costringerci a tagliare letteralmente i ponti con lui oltre che i tubi del gas russo, per comprare costosi carburanti in giro per vari paesi del  mondo compreso gli USA. Non si spiega altrimenti l’immancabile show degli artificieri con i loro robottini guidati dall’A.I. che disinnescano bombe, trovate sempre dal solito cane-poliziotto, sogno di tutt3 i/le bambin3. Preso forse dal senso di colpa per aver fatto immergere i proprio gregge di bambin3 in un clima di guerra e di lotta contro un crimine che non esiste se non a livello percettivo, il parroco alla fine si ricorda (anche) dei più sfortunati e quindi “non ha fatto mancare, a tutti i presenti, un profondo pensiero sulla drammaticità della condizione dei bambini nei mondi in cui fame e guerre mettono a rischio la loro vita (fonte ANSA)”. Al parroco della chiesa S. Niccolò di Fabriano, nella tranquilla e ordinate Marche, diciamo, a questo punto, da educatore a educatore che se non se la sente di seguire le orme di Don Pino Puglisi, ucciso nel 1993 nel  giorno del suo 56° compleanno dai sicari dei fratelli Graviano nel quartiere-feudo di Totò Riina e Leoluca Bagarella, il famigerato quartiere Brancaccio di Palermo, può fare richiesta come cappellano militare, così forse farà meno danni alle giovani generazioni, cui si prospetta un futuro di precariato lavorativo, relazioni (forse) coniugali senza figli e sullo sfondo, sempre nuove guerre. Stefano Bertoldi – Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università.