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Fania Oz-Salzberger: “Soldati, rifiutatevi di prestare servizio nell’esercito israeliano!”
Il 23 luglio Fania Oz-Salzberger, docente di storia e figlia del noto scrittore e saggista israeliano Amos Oz, ha lanciato su X un appello ai soldati perché si rifiutino di prestare servizio nell’esercito. Soldati, regolari e di riserva, genitori di soldati, nonni di soldati non c’è altra soluzione: rifiutatevi di prestare servizio a Gaza. Rifiutatevi, rifiutatevi, rifiutatevi. Gli ostaggi e le loro sfortunate famiglie sono stati traditi dal governo israeliano. La carestia di massa a Gaza è un fatto orribile e inconfutabile. Le uccisioni quotidiane nei centri di distribuzione alimentare non sono autodifesa, ma un crimine di guerra scioccante. Il diritto internazionale non è più da tempo dalla nostra parte. I soldati sacrificano le loro giovani vite invano, o peggio ancora, per uno scopo dannoso e distruttivo. L’opinione pubblica moderata nel mondo e gli ultimi amici di Israele ci ripudiano inorriditi, non perché siano antisemiti, ma perché sono esseri umani. La destra messianica, nella sua follia, ci trascina in un isolamento totale, con la convinzione assoluta che Dio esista e che stia dalla nostra parte. Rifiutatevi di prestare servizio nell’esercito, rifiutatevi, rifiutatevi. Redazione Italia
Perché non cambiano neppure faccia?
Guardate la foto di questo generale tedesco. Non è un Kommandant delle SS del 1945, ma un maggior generale della BundesWehr di oggi. Si chiama Christian Freuding ed ha raggiunto improvvisa notorietà mondiale perché ha annunciato un prossimo attacco della Russia in Ucraina con 2000 droni; e poi ha proposto […] L'articolo Perché non cambiano neppure faccia? su Contropiano.
Ora i coloni «monarchici» attaccano anche i soldati
Gerusalemme. L’Esercito, scriveva ieri Haaretz, «non ha ancora deciso» se indagare sugli spari che la scorsa settimana hanno ucciso tre giovani del villaggio palestinese di Kufr Malik, assaltato da decine di coloni israeliani armati. Non sorprende. E comunque, le indagini sulle uccisioni di palestinesi da parte di soldati e coloni […] L'articolo Ora i coloni «monarchici» attaccano anche i soldati su Contropiano.
Niente più telecamere di sicurezza per i villaggi palestinesi in Cisgiordania
L’Associazione per i diritti civili in Israele (ACRI) chiede all’esercito israeliano di porre immediatamente fine a una pratica preoccupante e illegale: la rimozione delle telecamere di sicurezza dalle case palestinesi, dagli edifici pubblici e dalle aziende agricole in Cisgiordania, in particolare nelle zone che sono spesso teatro di violenze da parte dei coloni. In una lettera alle autorità militari, l’ACRI sottolinea che queste azioni sono illegali, ingiustificate e doppiamente dannose: violano il diritto dei palestinesi di documentare gli attacchi nei loro confronti e ostacolano gli sforzi per assicurare i responsabili alla giustizia. “Danneggiare le telecamere non è un caso: serve agli aggressori e ostacola la giustizia” ha dichiarato un portavoce di ACRI. Solo negli ultimi due mesi sono stati documentati diversi episodi allarmanti: – il 22 febbraio, i militari hanno smantellato le telecamere di sicurezza che erano state posizionate nella scuola elementare del villaggio di Muarajat, nella Valle del Giordano, in risposta a una serie di incendi dolosi e atti di vandalismo da parte dei coloni; – l’11 marzo, un’unità militare ha danneggiato le telecamere nel villaggio di Ein al-Hilweh, sempre nella Valle del Giordano, che subisce continue vessazioni e violenze; – il 30 marzo, durante un raid nel villaggio di Jinba, nelle colline a sud di Hebron, noto per gli attacchi dei coloni, i militari hanno distrutto le telecamere installate su abitazioni private; – il 7 aprile, alcuni militari mascherati sono stati ripresi mentre scollegavano il sistema di sorveglianza nel villaggio di Farisiyah, che subisce continue minacce dai coloni degli avamposti vicini. L’avvocato Reut Shaer dell’ACRI ha commentato: “Il messaggio ai residenti palestinesi è inequivocabile: non solo l’esercito non vi proteggerà, ma vi impedirà anche di proteggervi da soli. La rimozione delle telecamere ostacola la documentazione delle violenze, indebolisce la deterrenza e favorisce gli aggressori. Non si tratta di negligenza, ma di una precisa scelta politica”. L’ACRI chiede all’esercito di intervenire immediatamente per prevenire ulteriori incidenti e di dare istruzioni inequivocabili a tutte le forze dell’ordine: non esiste alcun divieto legale che impedisca ai palestinesi di installare telecamere di sicurezza nelle loro case, nelle loro aziende agricole o negli edifici pubblici, a condizione che non violino la privacy altrui. La direttiva deve affermare chiaramente che è severamente vietato danneggiare o disattivare tali telecamere, scollegarle dall’alimentazione elettrica o da Internet, o distruggere le relative infrastrutture. Queste azioni non solo costituiscono un danno alla proprietà, ma possono anche costituire un’ostruzione alla giustizia in termini di occultamento delle prove.   Redazione Italia
#noponte Esclusivo. Perché il #pontesullostretto non ha mai convinto i militari #messina #esercito - Un rapporto delle forze armate, volutamente tenuto nel cassetto da quasi 40 anni, avrebbe espresso un parere del tutto negativo https://www.academia.edu/129092135/Esclusivo_Perch%C3%A9_il_Ponte_sullo_Stretto_non_ha_mai_convinto_i_militari
#noponte ESCLUSIVO: Ecco perché il #pontesullostretto non ha mai convinto i militari - #messina #esercito Un rapporto delle forze armate, volutamente tenuto nel cassetto da quasi 40 anni, avrebbe espresso un parere del tutto negativo sul progetto del Ponte https://www.youtube.com/channel/UCCIqnL3o-fjsG7DyuvCfDpg/community?lb=UgkxRSwzA_iOjBL7bGQukyKUZc-TtjPrcSHv
#noponte Ecco perché il #pontesullostretto non ha mai convinto i #militari #messina #esercito Un rapporto delle forze armate, volutamente tenuto nel cassetto da quasi 40 anni, avrebbe espresso un parere del tutto negativo sul progetto https://www.stampalibera.it/2025/04/28/esclusivo-ecco-perche-il-ponte-sullo-stretto-non-ha-mai-convinto-i-militari/
marzo 2015 testimonianze dall’Egitto – carcere di Abu Zaabal
24,03,2015 Riceviamo dall’Egitto la testimonianza di una madre che e’ andata a far visita a suo figlio nel carcere egiziano di Abu Zaabal dopo i pestaggi avvenuti qualche giorno fa. Questo gruppo e’ stato arrestato il 25 gennaio scorso, durante la quarta ricorrenza della rivoluzione e ora è recluso in attesa di processo. Soprusi nel carcere di Abu Zabaal. Ieri e’ stato uno dei giorni piu difficili durante la visita di mio figlio Omar, nel carcere di Abu Za’bl. Non riuscivo a pensare di aver lasciato mio figlio in un posto dove viene picchiato e torturato, senza neanche poter litigare e fare a pezzi chi torura e picchia mio figlio. Ma Omar insieme agli altri ragazzi privati della propria liberta’nonostante tutto, sono riusciti a resistere rimanendo fermi e a testa alta. La prima cosa che ho visto quando sono entrati i ragazzi nella visita, e’ stato il sorriso di Omar e un fiore enorme bianco che teneva in mano per la ricorrenza della festa della mamma. Mi ha detto che il fiore lo aveva fatto un suo compagno di cella con la carta. Tutto e’ iniziato perche’ volevano privarli dell’ora d’aria. I ragazzi si sono ribellati chiudendosi nelle celle proibendo così alle guardie di entrare per un controllo. La direzione del carcere ha chiamato le forze speciali, che fanno parte del servizio di leva obbligatorio e si occupano di ripristinare l’ordine all’interno delle carceri, indossavano maschere ed erano totalmente coperti con in mano bastoni neri. Hanno iniziato a picchiare i prigionieri politici, gli e’ stato chiesto di guardare le mura delle celle, ma i ragazzi non hanno acconsentito e sono stati picchiati nuovamente. Un gruppo di ragazzi e’ stato preso e portato di sotto, nelle celle di isolamento, tra di loro c’era Omar, Ahmed Ziyara, Mostafa Shehata, Abdel Rahman Tarek Moka e altri. I ragazzi sono stati spogliati e bendati con un nastro nero e naturalmente continuavano a picchiarli. Omar ha tolto il nastro e ha iniziato a gridare e a informare gli altri scompartimenti che li stavano portando di sotto nelle celle di isolamento per punirli, urlando i nomi dei detenuti che venivano trasferiti di sotto. Le percosse sono aumentate, ma quando una guardia si e’ resa conto di come camminava Omar, ha capito che era uno dei feriti della rivoluzione ed e’ stato riportato in cella. Quando sono poi ritornati nelle celle sono stati privati di tutto: acqua, bevande, i coupon per i soldi, tutto. I ragazzi stanno tutti bene, nessuno riporta fratture o ferite gravi perche’ le guardie sono specializzate nel picchiare senza lasciare lividi o segni. Solo un detenuto Bilal Alma’adawi riporta una lieve ferita sulla spalla. Dopo quello che e’ successo, ci e’ stato proibito di far entrare qualsiasi tipo di bene, dall’acqua ai succhi, al latte, alla frutta, ai vestiti puliti. Ci hanno concesso di far entrare solo il pasto caldo, tutto il resto e’ tornato indietro. I detenuti che sono stati portati nelle celle d’isolamento, sono dentro da 5 giorni, sono in mutande e l’unico cibo che gli entra e’ un pezzo di pane ammuffito e un pezzo di formaggio ogni 2 giorni, null’altro. Naturalmente chi si trova in isolamento e’ anche privato delle visite per un mese. Spero che le persone che sono libere si ricordino perche’ questi ragazzi sono ora dentro. Chi puo’ diffonda la loro voce, purche’ la loro lotta anche dentro il carcere non passi inosservata.