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Noi continuiamo a camminare
Sulla via di Francesco fino a Roma per consegnare le firme della nostra petizione Local March for Gaza: Newsletter 28 ottobre – 2 novembre 2025 A quasi due settimane dalla firma dell’accordo di pace, a Gaza la situazione resta drammatica. I bombardamenti non sono cessati, le vittime crescono e la fame è ancora usata come arma di guerra. Quella in corso non è una pace: è una tregua di facciata. Quando Trump ha annunciato di aver “portato la pace dopo tremila anni di conflitto”, sapevamo che era un inganno. Il conflitto non dura da tremila anni, ma da poco più di cento: nasce con il movimento sionista e la colonizzazione della Palestina ottomana, dove ebrei, cristiani e musulmani palestinesi vivevano come un’unica popolazione da oltre 1500 anni. Con la Dichiarazione Balfour, il 2 novembre 1917, la Gran Bretagna tradisce le aspirazioni d’indipendenza della Palestina e avvalla il progetto politico sionista. Da allora: 1948, la Nakba (“catastrofe” in arabo); 1967, la seconda epurazione dopo la Guerra dei Sei Giorni e l’occupazione dei territori palestinesi di Gaza e della Cisgiordania; 2023–2025, l’assedio e il genocidio tutt’ora in corso. La storia si ripete sotto nomi diversi, ma la logica è la stessa: occupazione e “annientamento”pulizia”. Parlare di “tremila anni di conflitto” significa cancellare la verità — quella del colonialismo, dell’espulsione, dell’occupazione — e sostituirla con un racconto biblico di rivalità eterna tra “popoli” predestinati. Un mito funzionale solo a chi vuole legittimare i crimini di Israele come destino, non come scelta politica. Per questo oggi camminare è ancora più importante. Da luglio a oggi, la Local March for Gaza ha attraversato decine di territori, collegando centinaia di realtà locali, reti solidali, gruppi di camminatori e pellegrini. Abbiamo raccolto quasi 10.000 firme a sostegno della causa palestinese: segni concreti di una coscienza che resiste e non dimentica. Ogni passo è testimonianza di una giustizia che si costruisce condividendo fatica, parole e strada. Cammineremo a oltranza, ben oltre il 2 novembre — giorno che segnerà una tappa cruciale e simbolica. Nel giorno della Dichiarazione Balfour (2 novembre 1917) porteremo a Roma le firme raccolte in questi mesi: saranno un messaggio di memoria, riconciliazione e pace. Perché siamo un popolo in cammino, e il nostro è un camminare che costruisce relazioni e futuro. Per questo invitiamo i camminatori e le camminatrici d’Italia a camminare con noi. Ma invitiamo anche le associazioni attive sui temi della pace e dei diritti umani, nonché i cittadini e le cittadine di Roma a raggiungerci alle soste organizzate per firmare la petizione, conoscerci e condividere con noi momenti di riflessione. Camminare oggi è un atto politico e poetico, un gesto di cura e resistenza. Camminare è il nostro modo di esserci, di non distogliere lo sguardo, di custodire la memoria mentre tutto spinge all’oblio. PROGRAMMA DELLA GIORNATA • Ore 10:00 – incontro in Piazza Sempione: lettura della petizione e possibilità di firmare la petizione • Ore 11:00 – Partenza del cammino lungo la ciclabile dell’Aniene, con passaggio dinanzi al monumento dedicato ad Ugo Forno (attraversamento di via Salaria e passaggio su viale della Moschea) • Ore 13:00 – Arrivo all’Auditorium Parco della Musica e pausa pranzo presso il monumento di piazza Jan Palach, musica e poesia, possibilità di firmare la petizione • Ore 14:30 – Ripartenza verso Ponte Milvio, proseguendo sulla ciclabile del Tevere fino a ponte Regina Margherita • Ore 16:30 – Arrivo a piazza del Popolo: incontri, musica e poesia, possibilità firmare la petizione • Ore 17:00 – Raccolta delle firme arrivate a Roma dalle Marce Locali per Gazae consegna dell’opera realizzata per raccoglierle dall’artista Davide Dormino a nome del collettivo Arti In Sumud. Come sempre, ricordiamo le Local March for Gaza in calendario fino al 28 ottobre 2025: – 24-25 ottobre Local March for Gaza Quartiere Croce di Casalecchio di Reno (Bologna – Emilia Romagna), Due giorni di cammino e incontri in attesa della tappa romana. – 18 ottobre – 3 novembre Bike for Gaza Biella -Roma Questa settimana sosteniamo la petizione promossa da Amnesty International e da numerose organizzazioni internazionali per la liberazione del dottor Hussam Abu Safiya, pediatra di Gaza, sequestrato dall’esercito israeliano il 27 dicembre 2024 e da allora detenuto senza accuse, in condizioni disumane come centinaia di altri medici e infermieri palestinesi. Lo scorso 16 ottobre 2025, un tribunale israeliano ha prolungato di altri sei mesi la sua detenzione arbitraria. Continuiamo a chiedere la sua immediata scarcerazione: https://www.amnesty.it/appelli/gaza-liberta-per-il-dottor-hussam-abu-safiya/ …e a camminare.   Ettore Macchieraldo
Gaza e noi. Inizia un nuovo anno scolastico, migliaia di firme in pochi giorni
Un messaggio di un’insegnante bresciana di scuola primaria, a pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico suona come un’invocazione a non dimenticare, non solo Gaza, ma l’intera Palestina, non solo i diritti calpestati dei palestinesi, ma anche i nostri stessi diritti. Se l’Occidente può impunemente calpestarli, se la Corte Internazionale viene spudoratamente sbeffeggiata, che ne sarà di noi, sì, anche di noi che non siamo palestinesi? In quale cornice valoriale iscrivere il proprio intervento educativo se i pilastri della nostra Costituzione che li sostiene sono stati erosi e violati? Come possiamo tornare a scuola come se da due anni non stesse accadendo nulla in una terra dove i bambini sono stati il bersaglio preferito della follia genocidaria sionista? Come non pensare a scuole che non esistono più, a bambini di cui sono rimasti solo i nomi che sentiamo leggere nei cortei delle nostre manifestazioni e di molti neanche il nome? Il senso di impotenza e forse anche di colpa per essere rimasti a guardare un genocidio in diretta potrà trasformarsi in una protesta, in una presenza efficace che possa incidere e ridimensionare il nostro atteggiamento dissociato di fronte a quanto sta accadendo? O l’angoscia rappresenta la sola misura del nostro “restare umani”? Come comunità educante siamo chiamati a confrontarci con l’oggi. Sugli orrori passati possiamo chiamarci fuori e “commemorare”, ma l’oggi reclama una presenza, un’azione o tante azioni: salpare affidandosi al vento, far arrivare le nostre voci e le nostre firme a chi ci governa, dar vita ad azioni congiunte verso uno sciopero generale, comunicare tra noi insegnanti per ridare fiato a pratiche educative oscurate nella scuola degli ultimi tempi. Una scuola che sembra aver smarrito ogni specifico pedagogico che non sia l’obbedienza a un sapere disincarnato dal tempo e dallo spazio in cui viviamo, quando non asservito a fini estranei che hanno aperto le porte a una presenza sempre più sfacciata del mondo militare Il 25 agosto più di trecento insegnanti in presenza e a distanza hanno dato vita nell’aula magna dell’Istituto Professionale Industriale Castelli di Brescia a un’assemblea organizzata in pochi giorni, accesa dall’accorato messaggio di Emanuela De Rocco, che in poche ore e in pochi giorni ha raccolto prima decine, poi centinaia e ora migliaia di adesioni prima su una chat “Docenti ed Educatori per il rispetto dei diritti umani in Palestina” creata da Sara Girelli, un’altra insegnante, pensando a un gruppetto di interessati e diventata di ora in ora un fiume in piena. Nel momento in cui non c’è stato più modo di ospitare tutti quelli che si aggiungevano a Brescia e provincia, e non solo, si è passati a creare una community dove i gruppi si sono differenziati per città e regioni, a cui si sono dovute aggiungere altre community dati i limiti d’ingresso di ciascuna. Gli insegnanti promotori hanno fatto questa scelta organizzativa per permettere di muoversi nei diversi territori in modo più autonomo e allo stesso tempo più interconnesso. Sulla base di quel primo messaggio ha preso vita un documento programmatico approvato dall’assemblea. Il documento condanna la violazione dei diritti umani e promuove la cultura della pace, in piena coerenza con la Legge 92/2019 sull’Educazione Civica, che affida alla scuola il compito di educare ai principi della Costituzione italiana, ai diritti umani, alla pace tra i popoli e alla solidarietà internazionale. In questo senso la lettura di questo documento, proposta dall’assemblea, all’interno del Collegio Docenti d’inizio anno scolastico risulterebbe un atto coerente con i suoi compiti istituzionali. La raccolta firme è l’altra azione che parallelamente è stata portata avanti, insieme al riconoscimento dell’importanza della discussione e del confronto sul documento previsti tra insegnanti, ma anche sul proprio specifico pedagogico e per l’attivazione di pratiche non indottrinanti, ma che ci avvicinino ai ragazzi, così che sul loro terreno possano prendere vita riflessioni e azioni connesse a quello che la Palestina dice del presente e futuro di tutti noi. Di seguito il documento e la possibilità di firmarlo da parte di insegnanti di ogni ordine e grado, ma anche di educatori, operatori, genitori, ragazzi, nonni, tutti considerati parte della comunità educante. Link al modulo per adesione individuale al documento: https://forms.gle/WGQvQ4156ceMFEoL7 Consultazione del documento sottoscritto (in sola lettura): https://docs.google.com/document/d/17LCjeJ-Q11uQlLz–ibWdLj9FKh41r6oTBE6KkkOBuU/edit?usp=sharing       Redazione Italia