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Bologna. Vittoria, passa la mozione sul boicottaggio accademico!
Al senato accademico del 23 settembre Unibo rompa tutti gli accordi con Israele e industria bellica! Oggi ore 18:30, piazza Verdi preconcentramento universitario verso il corteo cittadino di risposta all’invasione di Gaza City!  Il 22 settembre è sciopero generale: dai porti agli atenei, blocchiamo tutto! Oggi al primo Consiglio degli […] L'articolo Bologna. Vittoria, passa la mozione sul boicottaggio accademico! su Contropiano.
La conoscenza “non marcia” ma intende cambiare università, scuole e società
Sabato scorso la facoltà di Ingegneria della Sapienza ha ospitato l’Assemblea Nazionale “La Conoscenza non marcia”, che ha visto un’ampia partecipazione e più di una trentina di interventi durante le oltre 4 ore di durata. Le realtà che l’hanno promossa esprimono la più ampia soddisfazione per il confronto avuto e […] L'articolo La conoscenza “non marcia” ma intende cambiare università, scuole e società su Contropiano.
Boicottaggio e diritti umani: a Napoli cresce il movimento BDS
NEL VENTENNALE DEL MOVIMENTO INTERNAZIONALE BDS CRESCE ANCHE A NAPOLI L’IMPEGNO PER I DIRITTI DEL POPOLO PALESTINESE: NASCE UN NODO CITTADINO, SI RAFFORZA LA RETE SPLAI E SI PREPARA L’INCONTRO CON UNO DEI FONDATORI. Nel 2025 il movimento internazionale BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni per i diritti del popolo palestinese) ha compiuto vent’anni. La sua nascita risale al 9 luglio 2005, quando sindacati, associazioni accademiche, chiese e movimenti di base in tutto il mondo lanciarono un appello: “La società civile palestinese chiama al Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro Israele fino a quando non rispetterà il Diritto Internazionale ei Principi Universali dei Diritti Umani” . Alla base dell’iniziativa c’è un principio semplice: i palestinesi hanno gli stessi diritti del resto dell’umanità. Ispirato al movimento anti-apartheid sudafricano, il BDS invita ad esercitare forme di pressione su Israele affinché rispetti il diritto internazionale. È un movimento globale che sostiene la parità di diritti per tutti e tutti e si oppone ad ogni forma di razzismo, fascismo, sessismo, antisemitismo, islamofobia e discriminazione etnica o religiosa. Importante anche il ruolo di diversi gruppi ebraici progressisti, mentre personalità come l’arcivescovo Desmond Tutu, Naomi Klein, Roger Waters, Angela Davis, Moni Ovadia, Ken Loach e Judith Butler hanno espresso aumentando il loro sostegno. Il focus resta il contrasto all’apartheid e al colonialismo d’insediamento israeliano: “Israele occupa e colonizza la terra palestinese, discrimina i cittadini palestinesi di Israele e nega ai profughi palestinesi il diritto di tornare alle loro case” , si legge sul sito ufficiale del movimento. Gli strumenti principali del BDS si articolano su tre direttrici. Il boicottaggio riguarda le istituzioni sportive, culturali e accademiche israeliane, oltre alle aziende coinvolte nelle violazioni dei diritti umani. Il disinvestimento chiede a banche, consigli locali, chiese, fondi pensione e università di ritirare i capitali da Israele e dalle imprese complici dell’apartheid. Le sanzioni , infine, sono rivolte ai governi, sostenendo pongano fine alla complicità con l’apartheid israeliano, vietino rapporti economici con gli insediamenti illegali, interrompano il commercio militare e sospendano accordi di rappresentanza internazionale. LA RETE SPLAI A NAPOLI A Napoli, campagne di boicottaggio legate al BDS sono attive da tempo. Tra queste spicca SPLAI – Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliano , che promuove una rete di spazi, reali e virtuali, dichiarati liberi da ogni forma di discriminazione e impegnati a non collaborare con sistemi di oppressione. Il primo ad aderire è stato il Caffè Arabo di Piazza Bellini, a cui si sono poi aggiunti numerosi luoghi noti della città: associazioni come il Centro Handala Ali e il Centro di Cucina Consapevole, esercizi commerciali come La Taverna a Santa Chiara, Magma Art, L’Orto va in città, e spazi politici come il Giardino Liberato, l’Ex Opg Je so’ pazzo , Casa del Popolo Civico 7 Liberato e il Mezzocannone Occupato. Oggi, le attività SPLAI in Italia sono oltre 500, testimonianza di una crescente sensibilità verso la crisi umanitaria e della consapevolezza che la solidarietà può trasformarsi in azione politica nei luoghi di vita, di lavoro e del tempo libero. ASSEMBLEE E NUOVO NODO CITTADINO Negli ultimi mesi l’attenzione si è intensificata, anche in seguito al caso legato alla Taverna a Santa Chiara, uno degli spazi SPLAI. Proprio da lì è maturata l’esigenza di un coordinamento cittadino. Il 17 giugno scorso oltre 80 persone si sono ritrovate in Largo Banchi Nuovi per una pubblica assemblea. L’esito dell’incontro è stato chiaro: costruire un nodo napoletano del BDS , capace di mettere in rete le diverse realtà già attive e di reagire in modo tempestivo contro il genocidio in corso a Gaza. Un secondo appuntamento si è svolto l’11 settembre presso l’Asilo Filangieri, bene comune cittadino. Anche qui la partecipazione è stata ampia e trasversale. Tra i temi emersi, il rafforzamento del boicottaggio accademico, la pressione sull’Autorità portuale per impedire il transito di imbarcazioni con materiale bellico (in collaborazione con il nodo BDS di Salerno) e la campagna internazionale “No room for genocide” , rivolta ai piccoli operatori del settore ricettivo. Quest’ultima campagna richiama gli obblighi sanciti dal diritto internazionale: gli Stati terzi devono interrompere ogni forma di complicità nella commissione di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio. Ciò significa negare il passaggio e l’asilo ai responsabili e perseguirli per i loro crimini. Considerati i grandi flussi turistici che attraversano Napoli ei collegamenti diretti con Tel Aviv, la città può diventare un punto strategico per dare concretezza a questo impegno. L’ARRIVO DI OMAR BARGHOUTI Il prossimo appuntamento annunciato ha un valore particolare: l’arrivo a Napoli di Omar Barghouti , membro fondatore della Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (PACBI) e co-fondatore del movimento BDS. Barghouti sarà presente per una tappa di due giorni nell’ambito di un tour italiano. L’incontro è fissato per sabato 20 settembre alle 18:30 presso lo Zero81 – Laboratorio di Mutuo Soccorso, in Largo Banchi Nuovi . Sarà un’occasione per dialogare con uno dei principali ideatori del movimento, porre domande, proporre collaborazioni e costruire azioni comuni. La serata si concluderà con una cena sociale. UN INVITO APERTO L’appello alla cittadinanza resta aperto: chiunque condivida i valori ei principi fondanti del BDS è chiamato a partecipare. In ogni luogo, in ogni modo, dal basso. -------------------------------------------------------------------------------- FONTI * http://Cos’è il BDS – sito ufficiale BDS Italia * Elenco aderenti SPLAI – BDS Italia * http://L’Espresso – Archiviazione caso Taverna Santa Chiara Redazione Napoli
La partita Israele-Italia, presidi di protesta in diverse città
Ieri la nazionale di calcio italiana ha giocato la gara di andata, valida per le qualificazioni ai Mondiali del 2026, contro la nazionale israeliana. Di quello che è avvenuto nel rettangolo verde poco ci interessa, non è questo per noi che deve far notizia. Quello che deve far notizia, invece, […] L'articolo La partita Israele-Italia, presidi di protesta in diverse città su Contropiano.
Roma Capitale rompa subito gli accordi con Israele. Venerdi 12 appuntamento in Campidoglio
Il sionismo è qui, silenzio e inazione sono complici del genocidio Il Sindaco Gualtieri e la giunta di Roma Capitale sono complici dello stato di occupazione, del regime di apartheid e del genocidio in atto in Palestina per mano dello Stato terrorista d’Israele. Il Campidoglio non ha mai ritenuto necessario […] L'articolo Roma Capitale rompa subito gli accordi con Israele. Venerdi 12 appuntamento in Campidoglio su Contropiano.
Proposta shock di Francesca Albanese per salvare Gaza a La Sapienza di Roma
“E’ vergognosa l’assenza di iniziative da parte dei governi per fermare il genocidio in Palestina.  Non dovrebbe essere la Global Sumud Flotilla a rompere l’illegale assedio israeliano di Gaza, bensì la Marina Militare italiana.” Parole forti queste, pronunciate da Francesca Albanese ieri (5 settembre) davanti a una sala stracolma della Facoltà di Scienze Politiche de La Sapienza, Roma.  L’incontro, intitolato I saperi nell’economia del genocidio, è stato organizzato dal Comitato Sapienza Palestina, dal CNR contro le guerre e dall’Assemblea precaria universitaria. La Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati ha dedicato con grande generosità oltre due ore del suo tempo a rispondere a tutte le domande degli studenti e dei docenti assiepati nell’aula Vittorio Bachelet e nei corridoi adiacenti. Un unico filo conduttore percorreva tutte le risposte di Albanese: bisogna farsi sentire per Gaza, nonostante tutti gli ostacoli che possa frapporre l’Università; bisogna boicottare gli accordi già stipulati dall’Università con Israele e rifiutare di collaborare a futuri progetti di ricerca a fini militari o dual use.  In una parola, bisogna sempre e ovunque “fare la cosa giusta”, ha insistito la giurista italiana – anche se una determinata azione potrebbe sembrare velleitaria.  “Alla fine, qualcosa cambierà.  E mentre lottiamo, i palestinesi ci vedranno e ci sentiranno vicini.” Certo, ha aggiunto poi la Relatrice speciale, i governi hanno la responsabilità primaria, la cosiddetta Responsabilità di proteggere o R2P.  Si tratta della dottrina che giustifica anche l’intervento militare di uno Stato per fermare i crimini contro l’umanità commessi da un altro Stato, in particolare il genocidio e la pulizia etnica  – da qui un ipotetico intervento della Marina italiana a Gaza.  Purtroppo, ha osservato Albanese con rammarico, Israele sta commettendo sia il genocidio che la pulizia etnica davanti ai nostri occhi, eppure gli Stati terzi rimangono inerti, limitandosi a condanne verbali senza conseguenze.  Ecco perché è sempre più importante che i cittadini reagiscano. Qualsiasi tentativo di contestazione o di boicottaggio, comunque vada, richiama i governi alle loro responsabilità. Molti degli studenti e dei docenti intervenuti all’incontro hanno fatto presente la difficoltà di mettere questi lodevoli principi in pratica.  Un ricercatore ha spiegato come, all’Università, la libertà di ricerca è soltanto teorica; nei fatti, solo i progetti di ricerca funzionali al sistema vengono lautamente finanziati.  Naturalmente, sì è sempre liberi di condurre progetti di ricerca al di fuori di quelli che interessano i professori-baroni – ma saranno sempre definanziati e inoltre condanneranno il ricercatore a non fare mai carriera nell’Università. “Tutto ciò è vero,” ha risposto Albanese. “Nell’università ci sono una frammentazione e una precarizzazione – funzionale al potere – che rendono difficili le contestazioni. Ma la sfida è quella.” Per quanto riguarda gli insegnamenti offerti dalle Università ai loro studenti, ha aggiunto Albanese, questi corsi tendono “a normalizzare e a legittimare” le narrative dominanti.  Viene subito in mente, ad esempio, il colonialismo insegnato come fenomeno del passato, mentre quello israeliano attuale raramente viene fatto oggetto di studio: eppure oggi esso viene imposto con devastante crudeltà a intere popolazioni, le quali vengono spostate con la violenza per consentire a Israele di accaparrarsi le loro terre e di estrarre guadagno a proprio beneficio e a quello dei suoi “facilitatori” (le grandi aziende, ma anche il sistema universitario). Comunque, negli atenei israeliani, ha detto la giurista italiana, la situazione è addirittura peggiore di quella riscontrata in Europa: viene insegnata una storia che cancella quasi totalmente i palestinesi e i loro diritti.  “E’ significativo”, ha aggiunto  Albanese, che nessuna università israeliana abbia mai condannato la distruzione totale, da parte dell’IDF, delle università nei territori palestinesi – tutte e undici.”  Come se non fossero mai esistite e non dovessero esistere”. Peacelink Telematica per la Pace
“Per difendere Università e Scuole dall’invasione dell’industria bellica”
LA CONOSCENZA NON MARCIA. Per difendere Università e Scuole dall’invasione dell’industria bellica, dalla logica militare, dalla collaborazione con il genocidio del popolo palestinese. PREMESSA Assistiamo a una crescente invasione del settore dell’istruzione e della ricerca da parte della filiera militare industriale e del suo dispiegamento ideologico. Il processo di militarizzazione […] L'articolo “Per difendere Università e Scuole dall’invasione dell’industria bellica” su Contropiano.
Francesca Albanese non è soltanto una voce che denuncia: è un’energia che travolge
Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati, già sanzionata dall’amministrazione Trump per aver denunciato il genocidio in corso, è stata ospite di Terra!, la festa nazionale di Alleanza Verdi e Sinistra. La forza politica sostiene ufficialmente la sua candidatura al Premio Nobel per la Pace, promuovendo una petizione sul sito www.mettilafirma.it. L’occasione è stata la presentazione del libro Quando il mondo dorme. Storie, parole e ferite della Palestina, ospitata al Monk Club, spazio culturale romano aperto e inclusivo, punto di riferimento per chi vuole condividere e vivere esperienze artistiche e sociali. «Finalmente vediamo il buio che ci siamo costruiti intorno. Ci stiamo svegliando da un sonno di pietra – ha dichiarato Albanese – e ci accorgiamo che proteggiamo chi ha attaccato. Il nostro governo non è semplicemente passivo: sostiene lo stato di apartheid imposto da Israele al popolo palestinese. Non è in corso una guerra tra due eserciti, ma una continua aggressione contro la popolazione civile. Il paradigma dell’autodifesa israeliana nei territori occupati non è più credibile». Albanese ha sottolineato come l’Europa resti uno dei principali partner commerciali di Israele, con l’Italia tra i Paesi più attivi nel sostenere questa strategia. «Anche il mancato riconoscimento dello Stato di Palestina è una scelta politica» ha aggiunto, ricordando che i palestinesi vengono etichettati come terroristi così come accadde a Nelson Mandela, rimasto in quella lista negli Stati Uniti fino al 2000. «Eppure – ha precisato – i palestinesi hanno diritto a difendersi e lo hanno fatto prevalentemente in modo nonviolento». Un aspetto, questo, che raramente trova spazio nei media internazionali, perché la nonviolenza non “fa notizia” quanto un attentato. Ad ogni modo la consapevolezza delle persone cresce, e con essa il desiderio di sapere. In questo scenario, Francesca Albanese ha espresso l’auspicio, che può suonare anche come una sfida alla società civile: dare un seguito al suo libro, che potrebbe intitolarsi Quando il mondo si sveglia. Il tema centrale resta uno: come fermare il genocidio, ovvero la distruzione del popolo palestinese in quanto tale, accompagnato da esecuzioni sommarie e sfollamenti forzati. «Il sacrificio è la risposta all’impotenza. Dobbiamo rinunciare a un po’ del nostro comfort per non sacrificare un popolo» ha ribadito, invitando a riflettere su quanto la terra rappresenti per un popolo indigeno: non solo un luogo da abitare, ma parte stessa della propria identità, parte di sé. Le azioni concrete passano per il boicottaggio: «Rifiutiamo i prodotti “made in Israel”, le banche armate e i partenariati di ricerca dual-use. Facciamo scelte etiche: è un gesto d’amore verso noi stessi e verso il popolo palestinese». Un segnale incoraggiante è arrivato a luglio, quando 30 nazioni si sono riunite a Bogotá – tra cui Cina, Spagna e Qatar – per discutere misure concrete contro il genocidio e per la fine dell’occupazione israeliana. «L’Italia purtroppo era assente» ha sottolineato Albanese. Secondo la relatrice ONU, serve una mobilitazione dal basso per costruire una reale opzione pacifista. La Palestina oggi è «uno specchio che rivela l’abominio degli ultimi vent’anni, una lotta non solo per i confini, ma soprattutto per le risorse, frutto di un sistema che produce mostri ben oltre i confini del Medio Oriente. Non possiamo accettare di ridurci a meri consumatori, complici passivi di questa realtà» ha concluso, rilanciando la partecipazione a iniziative pacifiste e nonviolente come la marcia per la pace Perugia-Assisi del 12 ottobre, alla quale sarà presente. «Il pacifismo è decostruzione del patriarcato, è preservare il pianeta che abitiamo. Unione dei popoli, unione delle lotte!». L’evento si è chiuso con un omaggio alla Global Sumud Flotilla e un collegamento con la flotta, seguito dal tradizionale firma-copie del libro. Ci vuole coraggio per dire ciò che altri tacciono, per denunciare complicità scomode e per sfidare governi e istituzioni. In un panorama politico e mediatico dominato troppo spesso dalla prudenza calcolata, la figura di Francesca Albanese si staglia come quella di una donna capace di unire fermezza e passione, portando avanti una battaglia che non appartiene solo alla Palestina, ma all’umanità intera. Una donna con la convinzione che la verità, anche quando scomoda, sia l’unico strumento di cambiamento. Foto di Francesca De Vito Redazione Roma
No alla partita Italia-Israele
Martedì 14 Ottobre ore 17:30 piazza della Repubblica (Udine) saremo in corteo per dire NO alla presenza della nazionale di uno stato che sta commettendo un genocidio. Quel genocidio perpetrato ai danni del popolo palestinese da più di un anno e mezzo; una normalizzazione che Isr4ele cerca di portare avanti […] L'articolo No alla partita Italia-Israele su Contropiano.
La Federazione Gioco Calcio cerca di mascherare la sua complicità col genocidio
Il 14 ottobre si giocherà nuovamente la partita della vergogna. La FIGC cerca nuovamente di mascherare la sua complicità, questa volta dicendo di voler devolvere gli incassi ad una ONG che operi a Gaza.  Limitarsi a “riparare” parzialmente i danni senza mettere in discussione le cause profonde significa accettare la […] L'articolo La Federazione Gioco Calcio cerca di mascherare la sua complicità col genocidio  su Contropiano.