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Non convalida del trattenimento in CPR del cittadino salvadoregno: la richiesta di asilo deve essere valutata nel merito
La Corte di Cassazione esamina due provvedimenti di convalida del trattenimento del Tribunale di Milano, entrambi relativi allo stesso cittadino salvadoregno, in Italia da diversi anni, che formalizzava domanda di protezione internazionale nel CPR di Milano, dopo l’ordine di trattenimento ex art. 14 d.lgs. n. 286/1998, manifestando il timore, in caso di rimpatrio in El Salvador, di essere arrestato a causa dei suoi vecchi legami con la mara, evincibili da una serie di tatuaggi sul corpo, anche, all’interno della bocca, e di essere così esposto, quantomeno, al serio pericolo di un danno grave per le note condizioni carcerarie riservate nel Paese di rimpatrio alle persone sospettate di avere e/o avere avuto legami con le maras.  La Corte di Cassazione, previa riunione dei due ricorsi per l’unitarietà sostanziale delle due controversie, pur rigettando i primi due motivi del primo ricorso, relativi ad eccezioni riguardanti gli atti presupposti al trattenimento (provvedimento di convalida del Giudice di Pace e decreto di espulsione), cassa senza rinvio i due provvedimenti impugnati, ritenendo fondato l’ ultimo motivo del primo ricorso e l’unico motivo del secondo ricorso, con cui si eccepiva che il Tribunale di Milano nel decidere non aveva esaminato le motivazioni poste a fondamento della domanda di protezione internazionale, neanche, in modo sommario. Il Tribunale di Milano, infatti, con il primo provvedimento aveva convalidato il trattenimento del richiedente asilo esaminando esclusivamente i tempi di presentazione della domanda rispetto alla data di ingresso in Italia (2004), tenuto conto anche della scolarità del richiedente asilo, motivazione ripresa nel secondo provvedimento del medesimo Tribunale, che convalidava il trattenimento ritenuto immutato il quadro giuridico e fattuale. La Corte di cassazione nell’accogliere il sopra esposto motivo osserva che “i fondati motivi per ritenere che la domanda è stata presentata al solo scopo di ritardare o impedire l’esecuzione del respingimento o dell’espulsione” integrano la fattispecie legale del trattenimento ex art. 6 comma 3 d.lgs. n. 142/2015, dal che consegue che la decisione sulla richiesta di convalida non può prescindere dall’esame di quanto dedotto, allegato o dimostrato dalle parti al fine di evidenziare la sussistenza o meno di questo presupposto. La Corte di cassazione, infine, nell’accogliere il ricorso, conclude affermando che nel caso di specie, in entrambi i casi, nemmeno sommariamente veniva preso in considerazione quanto dedotto a fondamento della domanda di protezione – e cioè il rischio di subire trattamenti inumani e degradanti in caso di rimpatrio in El Salvador a causa di tatuaggi- che avrebbero reso il richiedente asilo trattenuto sospettato di appartenere alle bandi criminali locali con il rischio di essere arrestato e sottoposto alle pessime condizioni carcerarie riservate in El Salvador a chi è anche solo sospettato di legami con le maras.  Corte di Cassazione, ordinanza n. 27143 del 10 ottobre 2025 Si ringrazia l’Avv. Anna Moretti per la segnalazione e il commento. * Consulta altre decisioni relative alla non convalida del trattenimento nei CPR
Marco Cavallo scende in piazza: un viaggio contro i CPR, lager del presente
Marco Cavallo è una grande scultura azzurra, alta circa quattro metri, realizzata nel 1973 dai pazienti e dagli operatori del manicomio di San Giovanni a Trieste, durante l’esperienza di Franco Basaglia. Nella sua pancia, i ricoverati inserirono biglietti con i loro desideri. Il 21 gennaio 1973 Marco Cavallo fu portato fuori dal manicomio in un corteo che abbatté muri fisici e simbolici. Quel momento divenne il simbolo della lotta contro l’internamento psichiatrico e per la libertà, contribuendo alla riforma che chiuse i manicomi in Italia. Oggi Marco Cavallo torna a camminare per abbattere un’altra forma di esclusione: i Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR). Il progetto, lanciato a febbraio, dal Forum Salute Mentale e inserito nella campagna nazionale #180 Bene Comune, ha già raccolto decine di adesioni da associazioni, gruppi, operatori, comitati, attivisti e reti locali e nazionali 1. Un fronte plurale che chiede con forza la chiusura dei CPR e la fine della detenzione amministrativa. «Come poteva il Forum della Salute Mentale, che tanto si è battuto per la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari e che accompagnò il Cavallo azzurro nelle manifestazioni, restare indifferente davanti allo scandalo dei CPR?» scrive Francesca de Carolis, una delle voci editoriali del Forum. «Strutture che, per molti aspetti, ricordano gli OPG, ma che sono ancora più crudeli. Qui sono rinchiuse persone il cui “reato” è stato varcare un confine, spinte da guerre, difficoltà economiche e dal desiderio legittimo di una vita migliore. Migranti colpevoli di “desiderio di vivere”». Nel suo articolo de Carolis racconta come Marco Cavallo si muova verso i CPR per denunciarne l’orrore. Oggi in Italia ci sono dieci CPR, nati con la legge Turco-Napolitano del 1998 e trasformati nel tempo, con la recente legge Minniti-Orlando che ha prolungato la detenzione fino a 180 giorni. Il viaggio ufficiale di Marco Cavallo partirà il 6 settembre con una manifestazione a Gradisca d’Isonzo. Nei mesi successivi farà tappa a Milano, Roma, Gradisca e altre città. Ogni fermata di questo percorso di denuncia, sarà un’occasione per portare alla luce la realtà dei CPR, raccontare storie dimenticate e denunciare la disumanizzazione di chi vi è rinchiuso. Ogni tappa prevede assemblee pubbliche, performance, letture e momenti di riflessione collettiva. Il Forum Salute Mentale ha lanciato anche una campagna di raccolta fondi per coprire le spese del viaggio (trasporti, accoglienza, materiali, supporto tecnico), coinvolgendo concretamente la società civile. Marco Cavallo non è solo una scultura: è un corpo collettivo in cammino, una memoria che non vuole tacere, un sogno di libertà senza confini. Unitevi al viaggio. 1. Qui le adesioni ↩︎