Partita di calcio Italia-Israele: servono azioni più decisive contro il regime sionista genocidarioL’ultimo aspetto del dibattito sulla questione palestinese investe il mondo del
calcio con gli incontri tra Italia e Israele programmati tra l’8 settembre e il
15 ottobre.
Se da un lato registriamo la presa di posizione da parte dell’AIAC attraverso la
lettera-appello alla Figc di agosto rilanciata a livello nazionale, dall’altro
non possiamo non rilevare come l’appello sia sostanzialmente tardivo, giunto
dopo due anni di campagna genocidaria da parte di Israele contro il popolo
palestinese, oltre a presentare contenuti estremamente discutibili, che
dimostrano ancora una volta la debolezza del dibattito nazionale su quella che
passerà come la vergogna del XXI secolo.
Alcune domande sorgono spontanee leggendo la lettera degli allenatori: perché a
fronte delle atrocità pur denunciate nel testo si invoca solamente una timida
“sospensione temporanea di Israele dalle competizioni internazionali”? Se
l’intenzione è quella di mettere in atto un'”azione concreta, commisurata al
dramma in atto”, perché non rinunciare a disputare i due incontri programmati? E
con che ingenuità si può invitare ancora l’esercito israeliano a mitigare i suoi
crimini e a rispettare un presunto criterio di proporzionalità (“senza
dimenticare che l’occhio per occhio biblico resta una formula affidata da Dio a
Mosé perché la reazione a un male subìto non sia sproporzionata”) quando la
sterminata documentazione presente in rete testimonia da lungo tempo di una
distruzione senza precedenti abbattutasi su tutta la Striscia?
A parte questi interrogativi, la cosa che più lascia stupiti in questa lettera è
tuttavia che ancora si possa pensare a Israele come a uno stato democratico
(“vale per ogni singolo, vale a maggior ragione per uno Stato democratico”).
Dopo decine di migliaia di morti tra cui un numero enorme di bambini e bambine,
dopo il blocco imposto all’approvvigionamento di cibo e medicine, dopo il
deliberato sterminio del personale medico e dei giornalisti, dopo la completa
distruzione di ogni infrastruttura civile tra cui ospedali, scuole e università,
dopo le continue dichiarazioni suprematiste e genocidarie di molti membri della
Knesset, si può davvero ancora ignorare la natura profondamente razzista
dell’impresa coloniale su cui si regge il progetto di Israele?
Non basta allora lanciare l’idea “dell’esclusione temporanea di Israele dalle
competizioni sportive”. Bisogna chiedere l’espulsione definitiva di questo
Israele retto un governo sionista/terrorista dal mondo dello sport, bisogna
invocare ad alta voce dentro e fuori dagli spalti un embargo militare ed
economico che colpisca le capacità distruttive di Israele, bisogna pretendere
l’interruzione di ogni rapporto a livello di ricerca universitaria per
depotenziare tutta una filiera di supporto alle nefandezze dell’esercito
israeliano.
Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università pur
apprezzando la buona fede di un primo tentativo di posizionamento da parte
dell’AIAC, nutriamo la speranza che dal mondo dello sport possa levarsi una voce
più decisa, più radicale.
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università