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Imbarazzismi, di Kossi Komla-Ebri. La letteratura spazio di condivisione
QUANDO LA LETTERATURA È SPAZIO DI CONDIVISIONE E MOTORE DI CAMBIAMENTO SOCIALE Imbarazzismi ✏ Kossi Komla-Ebri 17 Aprile 2022/di Arianna Obinu CATEGORIE: Libreria  / Narrativa  / Romanzo Tempo di lettura: 5 minuti * Imbarazzismi. Esercizi di razzismo quotidiano, Kossi Komla-Ebri, Edizioni Q, 2021. «OGNI NERO CHE VIVE IN ITALIA HA UN PROPRIO REPERTORIO DI “IMBARAZZISMI”. QUESTO FORTUNATO NEOLOGISMO, IDEATO DA KOSSI KOMLA-EBRI, STA A INDICARE SITUAZIONI CHE NON RIENTRANO NEI CASI DI DISCRIMINAZIONE VIOLENTA, CRUDELE O QUANTOMENO INTENZIONALE, MA SI TRATTA DI EPISODI DI RAZZISMO DI PICCOLO CALIBRO, CHE AVVENGONO SENZA CHE IL LORO AITORE SE NE SIA RESO VERAMENTE CONTO.» (Dalla Prefazione, di C. Kyenge) Un cappello nero a tesa larga e un paio di occhiali da vista. Sotto due occhi sorridenti, di quelli che sanno perché hanno visto, hanno maturato esperienze. Italo-togolese, Komla-Ebri è arrivato in Italia nel 1974 per studiare medicina. Non è stato un viaggio diretto dal Togo a Bologna, né un viaggio comodo. Secondo di dodici figli, Kossi era un ragazzo desideroso di studiare e di avere una vita diversa da quella in un certo qual modo già segnata dal destino per lui. Il primo passo l’ha visto giungere in Francia, Paese linguisticamente affine, sogno comune di tanti giovani di allora e di oggi nell’Africa francofona. La vita in Europa, però, non era proprio come la immaginavano al villaggio! Kossi si è ritrovato a dover lavorare e a sospendere gli studi, si è confrontato con solitudine e difficoltà. I suoi progetti di migliorare le proprie condizioni sembravano oramai carta straccia quando un incontro in metropolitana ha riacceso in lui la speranza. Ebbene, un vescovo connazionale si è rammaricato per il suo forzoso abbandono degli studi e gli ha offerto una possibilità di borsa di studio per Medicina a Bologna. “In Italia?!”, sussultò incredulo. Quanti pregiudizi circolavano sull’Italia: Paese di mafiosi, il più arretrato Paese d’Europa! Come fare, poi, con la lingua? Kossi è partito ed è rimasto in Italia, onorando gli studi e raggiungendo i suoi obiettivi. Si è sposato con un’italiana e ha lavorato come medico chirurgo in Lombardia, mai tralasciando però il suo talento per la comunicazione e la letteratura, che l’hanno condotto alla pubblicazione di racconti, romanzi e saggi, e alla fondazione della rivista online di letteratura della migrazione “El Ghibli”. L’ARTE DELL’INCONTRO CON LA DIVERSITÀ L’autore è stato capace di portarci con sé nei ricordi d’infanzia togolese e poi sui Pirenei, a Parigi, Bologna. Ci ha fatto viaggiare per il deserto nei secoli passati segnati dal commercio di schiavi subsahariani, in Paesi europei ed extraeuropei, negli scomparti di un treno della Trenord, in scuole e reparti d’ospedale raccontando di esperienze familiari o accadute a cari amici, e di incontri, perché la vita, come Ungaretti scrisse, è l’arte dell’incontro, non dimentichiamolo. Nelle parole di Kossi, ospite di Time for Africa alla Libreria Friuli di Udine, abbiamo percepito l’incontro con la diversità, latamente intesa come esistenza di elementi differenti fra persone, dalla lingua alla pelle, dalle abitudini comportamentali al cibo, dai valori alle fedi. Di questa diversità tutti facciamo esperienza quotidiana attiva o passiva, talvolta rendendoci protagonisti di razzismi inconsapevoli. Gli aneddoti raccontati hanno strappato sorrisi, provocato sgranamenti d’occhi, smosso i sentimenti di chi era in ascolto. La recente riedizione del suo libro Imbarazzismi quotidiani (Edizioni Q, 2021), arricchita dalla traduzione in arabo di Yusuf Waqqash, testimonia che gli episodi fotografati con tratto leggero ma non per questo meno ficcante molti anni fa, restano un inciampo ancora ai nostri giorni. Il razzismo non è solo slogan offensivi o rifiuto esplicito dell’altro, dello straniero. Il razzismo è nei gesti e nelle parole di una signora sull’autobus che prende le distanze da un passeggero nero e lo giudica senza conoscerne la storia; razzismo è dire a una ragazza figlia di coppia mista dal carnato chiaro che è fortunata a non avere la pelle scura; razzismo o imbarazzismo – parola coniata da Kossi-Ebri – è parlare con uno straniero usando l’infinito e non coniugando i verbi come faremmo abitualmente; imbarazzismo è credere a priori che il nero o la nera che abbiamo dinanzi non possa essere l’ingegnere, l’impiegato, l’infermiere o il medico che stavamo cercando. Nell’aneddoto 43 leggiamo: «QUANDO PORTAMMO PER LA PRIMA VOLTA I NOSTRI FIGLI IN AFRICA A CONOSCERE I NONNI PATERNI, VENIVANO RINCORSI E ADDITATI CON GRIDA FESTOSE DAGLI ALTRI BAMBINI: “YOVO (BIANCHI)! YOVO! YOVO!” I MIEI PAZIENTARONO PER I PRIMI GIORNI MA, SICCOME LA SCENA SI RIPETEVA DI CONTINUO, DOVETTI SPIEGARE IL SIGNIFICATO DEL TERMINE. MIA FIGLIA, ARRIVATA A CASA, ESASPERATA MI CHIESE: “PAPÀ, PERCHÉ IN ITALIA MI CHIAMANO NEGRA E QUI IN TOGO MI DICONO YOVO?”» L’aneddoto si intitola Ogni mondo è paese e ci spinge ad almeno due riflessioni. La prima è che la diversità è negli occhi di chi guarda ed è un concetto statistico. In Togo sono in maggioranza neri e salta all’occhio il bianco, viceversa qui in Italia l’occhio cade sul nero, presenza minoritaria. La seconda osservazione è che l’essere umano è tale ad ogni latitudine, e dunque può provare razzismo o evidenziare differenze un bianco italiano al pari di un nero togolese. La terza è che sguardi insistiti e parole ripetute alla lunga feriscono e turbano, ed è qui che l’essere umano deve imparare a fare esercizio dell’altro improntato al rispetto. Rispetto per l’altro e per le proprie origini, identità, dignità, amore, coraggio, amore per la lettura, curiosità, sprone a scrivere e condividere quel che si scrive. Un’iniezione di realtà, un messaggio di fiducia nella vita e nei giovani, un seme di speranza per un futuro senza imbarazzismi.✎ INCIPIT 1. Bel negro, vuoi guadagnarti 500 lire? «Un giorno ero uscito dal supermercato con mia moglie, italiana; avevamo fatto tanta spesa da riempire due carrelli. Dopo aver caricato il tutto nel portabagagli, mia moglie spinse i due carrelli verso di me per recuperare le monete. M’incamminavo con i miei carrelli, quando sentii alle spalle un “Ssst!”, accompagnato da uno schioccare di dita […]» Tags: afroitalian, afroitaliani, Edizioni Q, evidenza, immigrazione, Italia, italiano, Kossi Komla-Ebri, migrazioni, razzismo, Togo CORRELATI © Afrologist UN’IMMAGINE DELL’AFRICA 22 Novembre 2020 / 0 Commenti Continua a leggere https://www.afrologist.org/wp-content/uploads/2019/11/IMG_0763-Copia-scaled.jpg 1440 2560 Adele Akinyi Manassero https://afrologist.org/wp-content/uploads/2019/02/Logo-bozza-Letture-afropolitane-con-libro-tutta-scritta-con-A-bis-1030x202.png Adele Akinyi Manassero2020-11-22 18:11:292021-07-19 11:00:33Un’immagine dell’Africa Afrologist LA MAGIA È TORNATA AD ORÏSHA 25 Ottobre 2020 / 0 Commenti Continua a leggere https://www.afrologist.org/wp-content/uploads/2020/10/IMG_3950_copy-reduced.jpg 844 1500 Adele Akinyi Manassero https://afrologist.org/wp-content/uploads/2019/02/Logo-bozza-Letture-afropolitane-con-libro-tutta-scritta-con-A-bis-1030x202.png Adele Akinyi Manassero2020-10-25 15:46:352021-07-19 11:06:11La magia è tornata ad Orïsha UN MONDO IN CONTINUO DIVENIRE. NEYLA E IMBARAZZISMI, DI KOSSI KOMLA-EBRI 14 Agosto 2020 / 0 Commenti Continua a leggere https://www.afrologist.org/wp-content/uploads/2020/07/Kossi-Komla-Ebri-Neyla-e-Imbarazzismi.jpg 844 1500 Adele Akinyi Manassero https://afrologist.org/wp-content/uploads/2019/02/Logo-bozza-Letture-afropolitane-con-libro-tutta-scritta-con-A-bis-1030x202.png Adele Akinyi Manassero2020-08-14 11:00:432021-07-19 11:19:26Un mondo in continuo divenire. Neyla e Imbarazzismi, di Kossi Komla-Ebri L'articolo Imbarazzismi, di Kossi Komla-Ebri. La letteratura spazio di condivisione proviene da Afrologist.
Casablanca, poesia di Mohamed Amine Bour
CASABLANCA Poesia di ✏ Mohamed Amine Bour, in arte “Asterio” 10 Aprile 2022/di Mohamed Amine Bour CATEGORIE: Libreria  / Poesia Tempo di lettura: 3 minuti * © Illustrazione di Amanta Strata Dopo qualche mese, torno qui su Afrologist per proporre una mia poesia dal titolo Casablanca. CASABLANCA sul terrazzo distese di luce estive vestiti e asciugamani rallentano le ore danze o lamenti, parole o preghiere tu e le vicine, gatti randagi e finestre qui la vita è mossa da un vento che non si vede la stasi è scossa dalla voce d’un venditore ambulante di pesce a mezzogiorno rallentano le ore nel nostro piccolo quartiere qui, dimentico il confine che mi recise il cuore in due Per conoscere più da vicino la mia opera poetica, potete riprendere il pezzo di Halima Rouki di presentazione della mia prima raccolta di poesie autopubblicata, Zahra o la nostalgia (Amazon 2020), e seguire il mio blog personale Cuore diramato. L’illustrazione in cima alla pagina è invece stata realizzata da Amanta Strata: laureata in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera, è Artista del legno, illustratrice, restauratrice, autrice di racconti e poesia. Nel 2009, pubblica la raccolta di racconti L’Inganno (Sagep Editori) da cui trae l’omonimo spettacolo teatrale e nel 2012 pubblica la raccolta di poesie e illustrazioni Siamo Alberi. Protagonista di svariate personali e collettive, nel 2012 merita una menzione d’onore al premio di illustrazione Sergio Fedriani. Uno dei suoi coloratissimi alberi in legno, di importanti dimensioni, è opera permanente presso i locali della Biblioteca Von Suttner del Comune di Busalla (GE). Autrice di opere lignee figlie di un immaginario incantevole e puerile, dedica un filone della sua arte specificatamente all’infanzia, attraverso la creazione di animali a dondolo unici e variopinti. Attiva anche come restauratrice, realizza e insegna restyling del mobile. Appassionata di poesia performativa e autrice di versi dalle forti connotazioni introspettive, da anni lavora e promuove le sue arti attraverso i canali social media (Facebook: Amanta Strata, i ninnoli di Amanta e Instagram: @Amanta.Strata).✎ Tags: Amanta Strata, Asterio, Casablanca, evidenza, Italia, italiano, Marocco, Mohamed Amine Bour, poesie illustrate CORRELATI CASABLANCA, POESIA DI MOHAMED AMINE BOUR 10 Aprile 2022 / 0 Commenti Continua a leggere https://www.afrologist.org/wp-content/uploads/2021/03/Illustrazione-di-Amanta-Strata_slider.jpg 720 1280 Mohamed Amine Bour https://afrologist.org/wp-content/uploads/2019/02/Logo-bozza-Letture-afropolitane-con-libro-tutta-scritta-con-A-bis-1030x202.png Mohamed Amine Bour2022-04-10 13:28:572022-04-10 17:16:44Casablanca, poesia di Mohamed Amine Bour MADRE, POESIA DI MOHAMED AMINE BOUR 5 Settembre 2021 / 1 Commento Continua a leggere https://www.afrologist.org/wp-content/uploads/2021/03/Madre_progetto-def.jpg 844 1500 Redazione https://afrologist.org/wp-content/uploads/2019/02/Logo-bozza-Letture-afropolitane-con-libro-tutta-scritta-con-A-bis-1030x202.png Redazione2021-09-05 10:25:572021-09-05 10:25:12Madre, poesia di Mohamed Amine Bour IN BILICO, POESIA INEDITA DI MOHAMED AMINE BOUR 7 Marzo 2021 / 0 Commenti Continua a leggere https://www.afrologist.org/wp-content/uploads/2021/03/Asterio_In-bilico-scaled-1.jpeg 844 1500 Mohamed Amine Bour https://afrologist.org/wp-content/uploads/2019/02/Logo-bozza-Letture-afropolitane-con-libro-tutta-scritta-con-A-bis-1030x202.png Mohamed Amine Bour2021-03-07 13:28:572021-07-19 10:45:49In bilico, poesia inedita di Mohamed Amine Bour L'articolo Casablanca, poesia di Mohamed Amine Bour proviene da Afrologist.
Dentro un regime: una reporter svela il Sudan
DENTRO UN REGIME: UNA REPORTER SVELA IL SUDAN Il vestito azzurro ✏ Antonella Napoli 9 Settembre 2021/di Arianna Obinu CATEGORIE: Libreria  / Saggistica Tempo di lettura: 6 minuti * Il vestito azzurro. Un regime dimenticato e il coraggio di una giornalista, Antonella Napoli, People, 2021. «È SOLAMENTE LA SORTE CHE CI FA NASCERE AL SICURO O IN PERICOLO. E CHI È PIÙ FORTUNATO HA DELLE RESPONSABILITÀ NEI CONFRONTI DEGLI ALTRI. SOPRATTUTTO QUANDO SEI UNA DONNA.» [ANTONELLA NAPOLI] Il giornalista inglese Robert Fisk, unico reporter occidentale ad aver incontrato in ben tre occasioni Osama Bin Laden, in Cronache Mediorientali (Il Saggiatore, 2006) ha descritto il Sudan come un Paese “con un’dentità debole, esausta ed irrisolta” a causa dei sessant’anni di dominio anglo-egiziano, di una parentesi nazionalista guidata da un religioso proclamatosi Mahdi*, di quarant’anni di indipendenza segnata da guerre civili e golpe militari. All’epoca della pubblicazione, l’analisi di Fisk non poteva prevedere che la tirannia di Omar Al-Bashir inaugurata nel 1989 sarebbe durata fino all’aprile del 2019, passando per un fatto epocale avvenuto nel 2011, ossia la divisione del Sudan in due Stati. Fino all’indipendenza del Sud Sudan, il Paese unito era stato il colosso d’Africa per dimensioni, nonché crocevia tra mondo arabo e Africa tropicale. Osservando una carta fisica, il Nord vi apparirà color giallo deserto, mentre il Sud verde foresta. Le differenze tra i due blocchi sudanesi non si esauriscono nelle caratteristiche del paesaggio: la parte settentrionale fu terra di migrazioni arabe che diffusero l’islam tra le popolazioni animiste, la parte meridionale fu terra di missione cristiana nel XIX secolo; la parte nord era la sede del potere dell’etnia araba e dello sviluppo, il sud dei nuer e dei dinka lasciato a se stesso, sebbene i giacimenti di petrolio si trovino nel suo territorio; a nord il sistema scolastico era imperniato sull’arabo, a sud sull’inglese poiché delegato ai comboniani. Il potere centrale in Sudan non ha mai tollerato disallineamenti rispetto al modello arabo-islamico propugnato con forza da Al-Bashir e dall’ideologo islamico Al-Turabi. La sharì’a fu introdotta nel Paese nel 1983 e solo nel 2020 il nuovo governo sudanese ha scelto di abolire alcune pene derivanti dall’applicazione letterale delle norme del diritto islamico: non più pena di morte per chi lascia l’islam per abbracciare una nuova fede; non più pubbliche frustate contro i consumatori di alcolici o le donne che indossavano i pantaloni o abiti giudicati succinti. La transizione democratica è tuttavia contrassegnata dalle violenze tra gruppi etnici e tra compagini politiche contrapposte. Il vecchio despota che fine ha fatto? La Corte Penale Internazionale (CPI) dal 2009 ha steso dei capi d’accusa nei suoi confronti che fanno raccapricciare la pelle: genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità. Di agosto la notizia che il Sudan ha dato il via libera all’estradizione di Al Bashir affinché subisca il processo nella sede dell’Aja. All’epoca del primo mandato internazionale contro di lui, l’arroganza del potere gli fece dire che la CPI non era che “una zanzara nell’orecchio di un elefante”. Di fatto, continuò a viaggiare all’estero indisturbato, segno che la sua presenza a capo del Sudan, non dispiaceva, nonostante tutto, alla comunità internazionale. Il Darfur, regione dell’ovest abitata dalle etnie fur, zaghawa e masalit, è stato negli anni terreno di scontro e violenze inaudite. Oltre trecentomila morti tra il 2003 e il 2009 secondo le Nazioni Unite. Due milioni gli sfollati costretti a vivere in immensi campi profughi nella precarietà sanitaria ed economica, nella promiscuità, senza protezione alcuna. «UN RETICOLO DI QUADRATI IRREGOLARI DI CAPANNE, BARACCHE DI FANGO E LAMIERE SENZA SOLUZIONE DI CONTINUITÀ. IMMENSE DISTESE NEL DESERTO, LONTANE DAGLI INSEDIAMENTI URBANI, CHE SI ESTENDONO FINO AI CONFINI CON IL SUD SUDAN. GIÀ SOLO L’IMPATTO VISIVO DELLA FOTO DEI CAMPI PROFUGHI IN DARFUR SULLA COPERTINA DEL RAPPORTO ONU SUGGERISCE LA VASTITÀ DELL’EMERGENZA UMANITARIA IN CORSO NELLA REGIONE OCCIDENTALE SUDANESE. EPPURE, NONOSTANTE RESTI TRA LE PIÙ GRAVI CRISI AL MONDO, È ORMAI DIMENTICATA DA TUTTI. O QUASI.» Le donne sono state crudelmente stuprate, con quel che significa in queste culture in cui la vittima è doppiamente vittima: prima lo stupro e poi l’abbandono dei familiari o l’uccisione. Laddove l’onore del gruppo dipende dalla condotta sessuale delle sue donne, e laddove detta condotta è lecita unicamente all’interno del patto matrimoniale, non si soccorrono le vittime di stupro, non c’è pietas per loro, solo lo sdegno e l’urgenza di dissociarsi dalla prova vivente dell’accaduto, in pratica dalla vittima. I sudanesi affrontano la loro storia sanguinosa senza che la loro causa assurga agli onori della cronaca. Eppure durante le rivolte del 2019, una giornalista italiana era lì, pronta a testimoniare con i propri occhi quel che avveniva nella capitale Khartoum ed in altre zone periferiche come il Darfur. Si chiama Antonella Napoli e al pari di Robert Fisk afferma di avere il dovere di raccontare la verità, perché nessuno abbia a dire che non sapeva. Nel suo libro Il vestito azzurro (People, 2021) veniamo a sapere. Scopriamo un regime razzista e onnipotente e assistiamo ai suoi ultimi istanti di vita. Scopriamo il sangue freddo di una giornalista fermata dai Servizi di sicurezza sudanesi mentre faceva delle riprese nei giorni delle rivolte contro Al Bashir. Leggiamo storie al femminile raccolte nei campi profughi da cui trapela grande tenerezza e dignità. Vestiamo i panni di una reporter intelligente, empatica e rispettosa delle persone che incontra al punto da non rendere il suo inquietante fermo protagonista delle pagine che scorriamo. Al centro dei suoi pensieri ci sono i colleghi sudanesi, le donne sudanesi, i profughi, le vittime di interminabili guerre intestine e tutte le persone coraggiose che, dal dicembre 2018, hanno creduto di poter cambiare qualcosa nel Paese scrivendo nuove pagine di una storia finalmente democratica. «HO SEMPRE SCRITTO, FOTOGRAFATO, FATTO RIPRESE CHE DOCUMENTASSERO IN MODO INEQUIVOCABILE CIÒ CHE STAVO VIVENDO […]. NON POTREI E NON SAPREI FARE ALTRO. PERCHÉ QUESTO MESTIERE NON È UN LAVORO, È UNA PASSIONE CHE DIVENTA DOVERE. A TRENTADUE ANNI DAI MIEI PRIMI PASSI NEL GIORNALISMO, SO CHE QUESTO NON POTRÀ MAI CAMBIARE. ILLUMINARE LE PERIFERIE DEL MONDO È STATA, È E RESTA UNA PRIORITÀ. SEMPRE. ANCHE DOPO LE MINACCE DEI FRATELLI MUSULMANI […].» Protagonista è volutamente il popolo sudanese in rivolta. Protagoniste sono le donne, scese in piazza come gli altri, e che grazie alla fine della tirannide possono ora sperare in un futuro diverso, senza più infibulazioni, fustigazioni, umiliazioni e ingiuste condanne a morte. Donne come Meriam, Alaa, Amina, Kalima, Hiba «che resteranno l’immagine migliore della battaglia per la libertà e la giustizia che si è compiuta nel Paese».✎ *Il Mahdì (in ar. “il guidato” sottinteso da Allah) nell’islam è una figura che comparirà alla fine del mondo e istituirà la giustizia in terra. Il libro è stato presentato il 3 settembre a Udine, in un evento organizzato da Time for Africa e Borgo Stazione Udine. Qui ritrovate il dialogo fra l’autrice e Arianna Obinu. INCIPIT «Quando il 15 maggio del 2014 in Sudan un giudice pronunciava la sentenza che condannava a morte Meriam Ishag Ibrahim per apostasia, in una Khartoum più ostile che mai verso chiunque si opponesse alle violazioni dei diritti umani e alle repressioni delle libertà, o chi come me le raccontava, non pensavo che sarei diventata un bersaglio per il regime guidato da Omar Hassan al-Bashir. Il Presidente sudanese, al potere da trent’anni, aveva pendente su di sé un mandato di arresto della Corte penale internazionale per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Chiunque ne scrivesse, o parlasse del governo in chiave critica, diventata un “nemico del Sudan”. Cinque anni dopo, mentre raccontavo un’altra storia, quella che avrebbe cambiato per sempre il Paese – e la mia vita -, venivo privata della libertà per diverse ore. Avevo rischiato di subire lo stesso trattamento riservato alla protagonista della vicenda che nel 2014 avevo contribuito a far conoscere al mondo.» Tags: Antonella Napoli, evidenza, giornalismo, Italia, italiano, Khartoum, People Pub, Sudan CORRELATI RISCOPRENDO LA FALCE D’ORO TRA CAMPI STELLATI. IL LIBRO DELLA LUNA, DI FATOUMATA KÉBÉ 26 Settembre 2021 / 0 Commenti Continua a leggere https://www.afrologist.org/wp-content/uploads/2021/09/Fatoumata-Kebe_Il-libro-della-luna_slider2.jpg 844 1500 Adele Akinyi Manassero https://afrologist.org/wp-content/uploads/2019/02/Logo-bozza-Letture-afropolitane-con-libro-tutta-scritta-con-A-bis-1030x202.png Adele Akinyi Manassero2021-09-26 11:17:212021-09-26 11:30:21Riscoprendo la falce d’oro tra campi stellati. Il libro della Luna, di Fatoumata Kébé DENTRO UN REGIME: UNA REPORTER SVELA IL SUDAN 9 Settembre 2021 / 0 Commenti Continua a leggere https://www.afrologist.org/wp-content/uploads/2021/09/Antonella-Napoli_Il-vestito-azzurro_slider.jpeg 844 1500 Arianna Obinu https://afrologist.org/wp-content/uploads/2019/02/Logo-bozza-Letture-afropolitane-con-libro-tutta-scritta-con-A-bis-1030x202.png Arianna Obinu2021-09-09 20:44:002021-09-09 20:44:00Dentro un regime: una reporter svela il Sudan DIARIO DI UNA SOPRAVVIVENZA 27 Giugno 2020 / 0 Commenti Continua a leggere https://www.afrologist.org/wp-content/uploads/2020/06/IMG_20200613_152725-scaled.jpg 1439 2560 Eleonora Salvatore https://afrologist.org/wp-content/uploads/2019/02/Logo-bozza-Letture-afropolitane-con-libro-tutta-scritta-con-A-bis-1030x202.png Eleonora Salvatore2020-06-27 12:39:152021-07-19 11:29:50Diario di una sopravvivenza L'articolo Dentro un regime: una reporter svela il Sudan proviene da Afrologist.