No al rinnovo del Memorandum Italia-LibiaEntro il 2 novembre 2025 il governo italiano può chiedere la cessazione del
Memorandum d’intesa con la Libia. Se non lo farà, il 2 febbraio 2026 l’accordo
verrà automaticamente rinnovato per altri tre anni.
Il Memorandum, firmato nel 2017 – ufficialmente ‘Memorandum d’intesa sulla
cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale,
al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza
delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana’-, prevede il
sostegno alla cosiddetta Guardia Costiera libica e la collaborazione nel
controllo delle frontiere. Nel concreto l’accordo si è tradotto nella detenzione
arbitraria di migliaia di persone in movimento e nel respingimento forzato di
oltre 158.000 persone verso la Libia, dove torture, violenze, detenzioni
arbitrarie e tratta di esseri umani sono documentate da ONU, Corte Penale
Internazionale e organizzazioni indipendenti.
Nel marzo 2023, la Missione d’inchiesta delle Nazioni Unite in Libia ha
accertato che nel Paese sono stati commessi crimini contro l’umanità e ha
chiesto la cessazione di ogni forma di supporto agli attori libici coinvolti.
Anche la Corte di Cassazione italiana e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo
hanno stabilito che la Libia non è un porto sicuro per lo sbarco delle persone
soccorse.
Nonostante ciò, la cooperazione continua: dall’inizio del 2025 oltre 20 mila
persone sono state intercettate e riportate nei centri di detenzione libici
secondo dati dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni.
A quasi nove anni dalla sua firma, il Memorandum rappresenta una pagina oscura
delle politiche migratorie italiane ed europee, una pagina che è ora di
chiudere. L’intesa ha, infatti, contribuito a consolidare un sistema di
violazioni sistematiche dei diritti umani a danno di persone in movimento e
rifugiate, sostenendo di fatto pratiche di respingimento e detenzione
illegittime, condotte pericolose e violente di intercettazione in mare da parte
della cosiddetta Guardia Costiera libica, nonché la criminalizzazione delle Ong
impegnate nelle attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale.
Il Tavolo Asilo e Immigrazione (TAI), insieme alle organizzazioni della flotta
civile e a numerose associazioni della società civile, chiedono con forza al
Parlamento italiano di aprire un dibattito pubblico sul rinnovo dell’accordo, e
al governo italiano di fermare il Memorandum Italia-Libia. Più nel dettaglio
TAI, Ong e associazioni sollecitano l’esecutivo a:
1. Non rinnovare automaticamente il Memorandum d’intesa con la Libia e
interrompere ogni forma di cooperazione – tecnica, operativa o logistica –
che comporti il ritorno forzato di persone verso un Paese dove i loro
diritti fondamentali non sono garantiti e conseguentemente una violazione
del principio di non respingimento;
2. Rivedere integralmente gli accordi bilaterali con la Libia, orientandoli
alla tutela della vita e dei diritti umani, alla chiusura dei centri di
detenzione e alla creazione di alternative sicure e legali per chi cerca
protezione;
3. Garantire piena trasparenza sull’uso dei fondi pubblici italiani ed europei
destinati alle attività in Libia, rendendo pubbliche le informazioni su
spese, progetti e soggetti coinvolti, e assicurando una valutazione
indipendente dell’impatto sui diritti umani.
Nonostante le richieste condivise da TAI, flotta civile e numerose
organizzazioni della società civile, e nonostante le documentate evidenze circa
il contesto segnato da impunità diffusa, abusi e violazioni, la mozione n.
1-00498 per la revoca del Memorandum con la Libia non è stata approvata oggi
alla Camera.
Presentata durante la conferenza stampa di ieri con la partecipazione di
rappresentanti del TAI, di ONG impegnate in attività di ricerca e soccorso nel
Mediterraneo, di Refugees in Libya e dei partiti promotori, la mozione
rappresentava finalmente un’occasione concreta per un cambio di rotta nelle
politiche migratorie italiane.
Il voto negativo da parte della maggioranza conferma invece l’ennesima occasione
persa dal governo italiano per assumere una posizione chiara in difesa dei
diritti umani e porre fine alla complicità con le gravi violazioni commesse nei
centri di detenzione libici. Per ribadire la richiesta di fermare il Memorandum
Italia-Libia – interruzione che, ricordiamo, può avvenire in qualsiasi momento
della sua validità – e smettere così di essere complici delle gravissime
violazioni commesse sia nei centri di detenzione libici che in mare dalla
cosiddetta Guardia Costiera libica, ci sarà un altro importante appuntamento:
la manifestazione di sabato 18 ottobre a Roma organizzata da Refugees in Libya.
Sea Watch