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Roma, sit-in contro il rinnovo del Memorandum Italia-Libia
Si è tenuto oggi pomeriggio a Roma, nella centralissima Piazza Vidoni, nei pressi del Senato, un sit-in per protestare contro il rinnovo del Memorandum Italia-Libia, firmato nel 2017, che ormai avviene senza più passare da un voto della Camera e del Senato, come invece succedeva nei primi anni della sua stipula. Promotori della manifestazione sono stati i migranti del collettivo auto organizzato Refugees in Libya, insieme a numerose organizzazione per la difesa dei diritti umani, tra cui Mediterranea, Amnesty International, Emergency, Medici senza Frontiere e Mani Rosse Antirazziste. Per una volta i protagonisti sul palco erano i migranti stessi, che hanno portato le loro drammatiche testimonianze e hanno denunciato per crimini contro l’umanità la Presidente del Consiglio il Ministro degli Interni e quello della Giustizia. La violenza europea demandata alla Libia in mare e in terra, con i respingimenti illegali dei migranti e la loro detenzione nei famigerati lager finanziati dall’Italia e dall’Europa è oggi l’eco dal Mediterraneo centrale di quella esercitata contro i palestinesi e della repressione dell’azione solidale della Global Sumud Flotilla. Chi vuole rompere il blocco illegale di Gaza e chi vuole rompere il blocco dei confini esterni della Fortezza Europa appartiene alla stessa flotta. Sul palco hanno chiuso gli interventi un gruppetto di bambine e di bambini figli dei migranti e della nuova Europa, sventolando la bandiera azzurra di Refugees in Libya e gridando alternativamente “No memorandum!” e  “Free free Palestine!”. Foto di Francesca Cerocchi Mauro Carlo Zanella
No al rinnovo del Memorandum Italia-Libia
Entro il 2 novembre 2025 il governo italiano può chiedere la cessazione del Memorandum d’intesa con la Libia. Se non lo farà, il 2 febbraio 2026 l’accordo verrà automaticamente rinnovato per altri tre anni. Il Memorandum, firmato nel 2017 – ufficialmente ‘Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana’-, prevede il sostegno alla cosiddetta Guardia Costiera libica e la collaborazione nel controllo delle frontiere. Nel concreto l’accordo si è tradotto nella detenzione arbitraria di migliaia di persone in movimento e nel respingimento forzato di oltre 158.000 persone verso la Libia, dove torture, violenze, detenzioni arbitrarie e tratta di esseri umani sono documentate da ONU, Corte Penale Internazionale e organizzazioni indipendenti. Nel marzo 2023, la Missione d’inchiesta delle Nazioni Unite in Libia ha accertato che nel Paese sono stati commessi crimini contro l’umanità e ha chiesto la cessazione di ogni forma di supporto agli attori libici coinvolti. Anche la Corte di Cassazione italiana e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo hanno stabilito che la Libia non è un porto sicuro per lo sbarco delle persone soccorse. Nonostante ciò, la cooperazione continua: dall’inizio del 2025 oltre 20 mila persone sono state intercettate e riportate nei centri di detenzione libici secondo dati dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni. A quasi nove anni dalla sua firma, il Memorandum rappresenta una pagina oscura delle politiche migratorie italiane ed europee, una pagina che è ora di chiudere. L’intesa ha, infatti, contribuito a consolidare un sistema di violazioni sistematiche dei diritti umani a danno di persone in movimento e rifugiate, sostenendo di fatto pratiche di respingimento e detenzione illegittime, condotte pericolose e violente di intercettazione in mare da parte della cosiddetta Guardia Costiera libica, nonché la criminalizzazione delle Ong impegnate nelle attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale. Il Tavolo Asilo e Immigrazione (TAI), insieme alle organizzazioni della flotta civile e a numerose associazioni della società civile, chiedono con forza al Parlamento italiano di aprire un dibattito pubblico sul rinnovo dell’accordo, e al governo italiano di fermare il Memorandum Italia-Libia. Più nel dettaglio TAI, Ong e associazioni sollecitano l’esecutivo a: 1. Non rinnovare automaticamente il Memorandum d’intesa con la Libia e interrompere ogni forma di cooperazione – tecnica, operativa o logistica – che comporti il ritorno forzato di persone verso un Paese dove i loro diritti fondamentali non sono garantiti e conseguentemente una violazione del principio di non respingimento; 2. Rivedere integralmente gli accordi bilaterali con la Libia, orientandoli alla tutela della vita e dei diritti umani, alla chiusura dei centri di detenzione e alla creazione di alternative sicure e legali per chi cerca protezione; 3. Garantire piena trasparenza sull’uso dei fondi pubblici italiani ed europei destinati alle attività in Libia, rendendo pubbliche le informazioni su spese, progetti e soggetti coinvolti, e assicurando una valutazione indipendente dell’impatto sui diritti umani. Nonostante le richieste condivise da TAI, flotta civile e numerose organizzazioni della società civile, e nonostante le documentate evidenze circa il contesto segnato da impunità diffusa, abusi e violazioni, la mozione n. 1-00498 per la revoca del Memorandum con la Libia non è stata approvata oggi alla Camera. Presentata durante la conferenza stampa di ieri con la partecipazione di rappresentanti del TAI, di ONG impegnate in attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, di Refugees in Libya e dei partiti promotori, la mozione rappresentava finalmente un’occasione concreta per un cambio di rotta nelle politiche migratorie italiane. Il voto negativo da parte della maggioranza conferma invece l’ennesima occasione persa dal governo italiano per assumere una posizione chiara in difesa dei diritti umani e porre fine alla complicità con le gravi violazioni commesse nei centri di detenzione libici. Per ribadire la richiesta di fermare il Memorandum Italia-Libia – interruzione che, ricordiamo, può avvenire in qualsiasi momento della sua validità – e smettere così di essere complici delle gravissime violazioni commesse sia nei centri di detenzione libici che in mare dalla cosiddetta Guardia Costiera libica, ci sarà un altro importante appuntamento: la manifestazione di sabato 18 ottobre a Roma organizzata da Refugees in Libya.   Sea Watch
AGGIORNAMENTI SU CCNL E DIRITTO DI SCIOPERO
            Proviamo a mettere ordine sulle tante notizie in merito alla tema rinnovo  CCNL, girate negli ultimi giorni, per fornire un quadro il più completo possibile della situazione. Era in calendario uno sciopero per le giornate del 22 e 23 febbraio, proclamato da USB e con l’adesione dell’Assemblea Nazionale PdM/ PdB, a sostegno della piattaforma rivendicativa promossa da macchinisti e capitreno del Gruppo FS. Lo sciopero è stato posticipato al 19 marzo, a causa della delibera della Commissione di garanzia che ha imposto, con l’ennesimo atto di imperio, le fasce dei treni garantiti anche la domenica. L’attacco al diritto di sciopero, garantito dalla nostra Costituzione, è un problema di drammatica attualità, che dovrebbe preoccupare e interessare tutte le organizzazioni sindacali e tutti i lavoratori italiani. Contro gli ultimi dettami della Commissione di garanzia ORSA, FAST e UGL hanno proclamato sciopero, per il 19 marzo, chiedendo “al Governo un deciso intervento di rimozione dell’attuale vertice della Commissione di Garanzia per l’attuazione della legge 146/90, a causa della manifesta parzialità a favore delle Associazioni datoriali e Aziende.” Il 20 febbraio arriva anche la notizia dell’apertura delle procedure di raffreddamento per il rinnovo del CCNL da parte di CGIL, CISL e UIL, che accusano la controparte tra le altre cose di aver “proposto un peggioramento della normativa sugli orari di lavoro tanto per il personale di esercizio quanto per quello delle aziende degli appalti ferroviari”, impedendo quindi “per il personale turnista, un miglioramento della qualità e quantità del riposo” e “una distribuzione dei carichi di lavoro… che tuteli la conciliazione vita- lavoro…” Per correttezza sarebbe però opportuno che i tre sindacati rendessero note ai lavoratori le richieste dell’azienda, e, come spesso ci troviamo a ripetere, anche le loro richieste al tavolo. Ma poche ore dopo, il secondo colpo di scena: in risposta all’apertura delle procedure arriva una convocazione da parte di AGENS, per il 25 febbraio e questo francamente è abbastanza singolare e non può non farci sospettare un teatrino predeterminato. È bene ricordare invece che macchinisti e capitreno hanno scioperato otto volte nell’ultimo anno e si apprestano a scioperare ancora ma nessuno si è degnato di interpellarli, se non AGENS, quantomeno i sindacati che dovrebbero rappresentarli. Sempre nella giornata del 20 febbraio anche ORSA, FAST e UGL, forse rimasti spiazzati dalla mossa degli altri confederali e di AGENS, hanno aperto anche loro le procedure di raffreddamento, affermando che “nessuna sensibilità è emersa rispetto alle istanze dei lavoratori che attendono, secondo quanto sin qui rivendicato unitariamente dal sindacato, un miglioramento dell’orario di lavoro del personale degli equipaggi e di quello adibito a turni di lavoro sulle 24 ore…” Ci sembra necessario ribadire però che quanto “rivendicato unitariamente” andrebbe reso pubblico ai lavoratori, anzi per la verità, un sindacato che si rispetti l’avrebbe prima condiviso con loro. Comunque anche queste OOSS sono quindi state convocate da AGENS per il 25 febbraio, in un orario diverso rispetto alla triplice. Questo lo stato delle cose, almeno fino a questo momento. È una situazione che ci piace poco ma auspichiamo che, dopo tanti rinnovi contrattuali che hanno significato solo peggioramenti per il personale dei treni, questa volta si possa finalmente invertire la tendenza e giungere a dei sensibili miglioramenti, anche se i soggetti coinvolti non ci fanno sperare bene. Macchinisti e capitreno le idee le hanno chiare e nella loro piattaforma hanno esplicitato chiaramente cosa vogliono: una forte riduzione delle prestazioni giornaliere e riposi più lunghi, che possano garantire la propria salute e la propria sicurezza di lavoratori. E queste richieste sono portate avanti da oltre un anno a suon di scioperi. Sarebbe ora che azienda e sindacati ai tavoli iniziassero a tenerne conto. L'articolo AGGIORNAMENTI SU CCNL E DIRITTO DI SCIOPERO proviene da Ancora in Marcia!.