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Rapporto MKG: Cinque giornaliste restano in prigione
L’Associazione delle giornaliste della Mesopotamia (MKG) ha dichiarato nel suo Rapporto sulle Violazioni dei Diritti dell’Agosto 2025 che cinque giornaliste sono ancora dietro le sbarre in Turchia. Il rapporto sottolinea che le giornaliste sono soggette a “doppia discriminazione”, non solo a causa delle loro attività professionali, ma anche a causa del loro genere. I principali risultati del rapporto includono quanto segue: – Una giornalista ha subito maltrattamenti, un’altra ha ricevuto minacce e un’altra è stata ostacolata mentre seguiva un servizio giornalistico. – L’imposizione di un braccialetto elettronico al giornalista Rahime Karvar è stata descritta come “la normalizzazione delle misure punitive che limitano la libertà di espressione”. – Si afferma che la durata della detenzione e i processi parziali minassero la fiducia nella giustizia. – La decisione dell’Istituzione per la pubbicità sulla stampa di sospendere a tempo indeterminato i diritti pubblicitari di otto quotidiani di Mersin è stata citata come un chiaro segnale di pressione economica sulla stampa locale. – Nell’ambito della censura digitale, i conti dei media tra cui Yeni Yaşam, Xwebûn, Welat News Agency (Ajansa Welat), Kaos GL ed ETHA sono stati chiusi. L’MKG ha anche richiamato l’attenzione sugli attacchi ai giornalisti in Palestina. Il rapporto ha ricordato che sei giornalisti, tra cui Maryam Abu Deqqa, sono stati uccisi in attacchi israeliani, sottolineando che si è trattato non solo di un attacco al diritto alla vita degli individui, ma anche al diritto della società all’accesso alle informazioni. Il MKG ha elencato le sue richieste come segue: – La liberazione dei giornalisti imprigionati – Processi giudiziari equi, imparziali e trasparenti – La revoca della censura digitale – Fine delle pressioni contro le giornaliste – Il rafforzamento dei meccanismi internazionali per proteggere il diritto alla vita dei giornalisti nelle zone di conflitto Il MKG ha concluso: “Un ordine mediatico libero e democratico è possibile solo in un ambiente in cui i giornalisti possono lavorare in condizioni di sicurezza e parità”. L'articolo Rapporto MKG: Cinque giornaliste restano in prigione proviene da Retekurdistan.it.
Tre donne condannate a morte in Iran ottengono la cittadinanza onoraria in Italia
La città di Fabriano, in Italia, ha concesso la cittadinanza onoraria a tre donne condannate a morte dallo Stato iraniano: Pakshan Azizi, Sharifa Mohammadi e Warisha Muradi. La consigliera comunale di Fabriano, Marta Ricciuti, ha annunciato che la decisione è stata presa per onorare la lotta delle donne per i diritti civili e la giustizia sociale. La risoluzione proposta dalla Commissione per le Pari Opportunità di Genere, è stata approvata all’unanimità dal consiglio. In una dichiarazione sui social media ha affermato: “ Il conferimento della cittadinanza onoraria a Pakshan Azizi, Sharifa Mohammadi e Warisha Muradi è stato approvato all’unanimità dal nostro consiglio. Queste donne sono state condannate a morte per le loro attività pacifiche in difesa dei diritti delle donne e dei lavoratori”. Marta Ricciuti ha sottolineato che la cittadinanza onoraria non è solo un gesto simbolico, ma anche un modo per amplificare le voci di coloro che lottano per la libertà e la dignità umana in tutto il mondo. Ha aggiunto che l’iniziativa mira ad aumentare la pressione internazionale per fermare le esecuzioni e a spingere le autorità iraniane a rivedere le loro decisioni. “La libertà di pensiero e di espressione non è solo un diritto, ma anche un potente strumento di resistenza e solidarietà. Il silenzio, d’altra parte, è una forma di complicità”, ha affermato Ricciuti. L'articolo Tre donne condannate a morte in Iran ottengono la cittadinanza onoraria in Italia proviene da Retekurdistan.it.
Attivista condannata a un anno in Iran
Secondo il sito web di Kurdistan e Iran Human Rights Watch, la Sezione 29 del Tribunale Rivoluzionario di Teheran ha condannato l’attivista per i diritti delle donne Mutehere Guneyi a 12 mesi di carcere. Mutehere Guneyi è stata condannata per “propaganda contro lo Stato e insulti al leader religioso iraniano”. Mutehere Guneyi è stata arrestata dalle forze iraniane il 1° giugno durante la guerra tra Iran e Israele senza alcun ordine del tribunale e inviata al carcere di Evin. Tuttavia dopo l’attacco israeliano al carcere di Evin, è stata trasferita al carcere di Kerçek insieme ad altri prigionieri ed è stata rilasciata temporaneamente dopo 24 giorni. L'articolo Attivista condannata a un anno in Iran proviene da Retekurdistan.it.
L’Unione nazionale delle donne curde: le condanne a morte devono essere annullate
L’Iniziativa dell’Unione nazionale delle donne curde in Europa ha condannato le pratiche del regime iraniano contro i diritti delle donne e le condanne a morte. La dichiarazione è stata una reazione alla conferma della condanna a morte di Şerife Mohammadi nel carcere di Lakan a Rasht, avvenuta il 16 agosto, da parte della 39ª Camera della Corte Suprema dell’Iran. Nella sua dichiarazione l’iniziativa ha sottolineato che Şerife Mohammadi è un simbolo di resistenza e ha dichiarato che la condanna a morte è inaccettabile. L’iniziativa ha inoltre annunciato di aver intrapreso azioni a favore di Werişe Muradi e Pexşan Ezizi, anch’esse condannate a morte, e ha chiesto all’Iran di annullare queste sentenze. L’Unione nazionale delle donne curde in Europa ha inoltre messo in guardia le organizzazioni per i diritti umani, invitandole a non rimanere in silenzio di fronte alle pratiche contro i diritti delle donne. L'articolo L’Unione nazionale delle donne curde: le condanne a morte devono essere annullate proviene da Retekurdistan.it.
Centinaia di donne rapite in Siria
È stato riferito che centinaia di donne sono state rapite durante gli attacchi nelle regioni di Lazkiye, Tartus, Homs e Hama in Siria, e il loro destino è sconosciuto. Dal crollo del regime Baath l’8 dicembre 2024 e dall’insediamento di un nuovo governo in Siria, migliaia di persone sono state uccise e molte altre rapite nelle regioni di Latakia, Tartus, Homs e Hama. Secondo un rapporto pubblicato dal Centro siriano per la libertà di espressione e di stampa, il 9 luglio 2025, almeno 1.600 persone sono state uccise ad Hama e nei suoi dintorni tra l’inizio del 2025 e marzo, e che si sono verificate numerose violazioni dei diritti umani, tra cui tortura, violenza fisica, insulti settari, minacce di esecuzione e intimidazioni ai danni di bambini piccoli. Giovani donne alevite vengono rapite Il rapporto, basato su fonti locali afferma che, in particolare, vengono rapite donne di cui non si conosceva il destino , e che i rapimenti continuano. Si sottolinea che la stragrande maggioranza delle centinaia di donne rapite nella regione erano donne alevite. Secondo un rapporto pubblicato sul sito web dell’emittente televisiva France 24, ci sono stati 50 rapimenti solo a Tartus e nelle sue campagne, e che le vittime sono giovani donne alevite. Non è stato ancora redatto alcun rapporto ufficiale sulla questione. Il governo di transizione siriano ha istituito una commissione per indagare e documentare gli incidenti. Tuttavia, la commissione non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione pubblica in merito ai rapimenti. L'articolo Centinaia di donne rapite in Siria proviene da Retekurdistan.it.