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Esproprio di spazi comuni, I Murazzi al Lido di Venezia
Nel XVIII secolo la Repubblica di Venezia eresse un’imponente opera ingegneristica a difesa del litorale dell’isola del Lido e di Pellestrina allo scopo di proteggere la città e la laguna dalle mareggiate: una lunga barriera composta da grossi scogli di pietra, lunga in totale 15 chilometri, denominata i Murazzi. Dopo l’alluvione del 1966, che fece breccia in alcuni punti, i Murazzi furono rinforzati e la loro efficienza migliorata da opere complementari come i penneli (piccole dighe perpendicolari alla costa) e da una parallela barriera sommersa. Per molti veneziani e abitanti del Lido i Murazzi rappresentano un paradiso, la spiaggia libera e naturalistica accessibile a tutti e facilmente raggiungibile in bicicletta. Ogni anno gruppi di volontari organizzano la pulizia dei Murazzi dalle plastiche accumulatesi durante l’inverno. Gli assidui frequentatori del luogo innalzano ripari e tettoie con il legname portato dal mare per proteggersi dal sole e godersi il mare con comodità. Queste capanne sono usufruibili da tutti gli amanti del posto che si impegnano a rispettarle e tenerle pulite. Qui si svolgono feste, grigliate, tornei di calcio e di bocce: un luogo di socializzazione gratuito e autogestito che non dà fastidio a nessuno, ma che anzi è entrato a far parte del paesaggio e della vita cittadina. Eppure e forse proprio per questo, il Comune di Venezia su ordine della Procura ha cominciato a demolire queste costruzioni spontanee equiparandole ad “abusi edilizi” e infliggendo multe salatissime. Si invoca la sicurezza pubblica, il “pericolo” di possibili rave party in occasione della festa del Redentore nella notte del 19 luglio e non ultimo la proprietà demaniale che impone il divieto di transito e di accesso, mai fatto rispettare negli ultimi 70 anni. Ma di questi tempi per i Murazzi, come per il Lido di Venezia, si parla di “valorizzazione” cioè di esproprio dei beni comuni. Per l’attuale giunta Brugnaro l’isola del Lido deve tornare a essere la spiaggia internazionale dei super ricchi, come lo fu a inizio secolo. Al Lido si può ancora autorizzare l’apertura di nuovi alberghi, possibilmente a cinque stelle e si possono stipare i turisti che a Venezia non ci stanno più. Non solo la città, ma anche le isole vanno gentrificate in funzione turistica. Fino a 10 anni fa la spiaggia libera del Lido si trovava nella parte più centrale del litorale, poi è stata data in gestione a una società privata e la spiaggia libera, che ogni Comune deve garantire, è rimasta confinata al margine estremo dell’isola. Spiaggia più che libera abbandonata, non dotata di alcun servizio, nemmeno dell’indispensabile pulizia dell’arenile. Questa volta però di fronte alle demolizioni delle capannine dei Murazzi la città è insorta compatta: petizioni, manifestazioni sul posto, dibattito tra giunta e opposizioni. Domandiamoci: come mai proprio ora il Demanio fa valere i suoi divieti sui Murazzi? L’erosione degli spazi collettivi è conseguenza e al tempo stesso premessa della crescita sfrenata del liberismo capitalistico, della logica del profitto. A breve ci sarà vietato anche immergerci nel mare, se non pagando un ticket d’ingresso.   Redazione Italia