Drabbles again
Vi proponiamo tre nuovi drabbles scritti da Danilo Marzorati. In questo caso
ogni drabble è fatto da più drabbles concatenati. (Per sapere cosa sono i
drabbles vedi l’articolo su questo sito –> “Drabbles”).
LA NONA SINFONIA
Il teatro era stracolmo, in attesa del nuovo film di Jacobsen. Quell’uomo era un
genio. Otto film, otto Oscar, otto capolavori. Erano stati visti da miliardi di
persone e non c’era persona al mondo che non avesse visto almeno uno degli otto
film.
Ma quello era davvero un mistero. Nulla era trapelato degli attori, della trama
e nemmeno dei luoghi in cui era stato girato. Il velo dei segreti aveva reso
l’attesa ancora più eccitante. I biglietti erano andati a ruba. Tutte le
autorità della nazione, i registi, i critici e gli attori più famosi erano
presenti a quella première.
***
Le luci si attenuarono, i mormorii si spensero. Tutti si aspettavano che lo
schermo si illuminasse e comparisse il titolo, invece dall’alto scese un enorme
occhio: iride viola, sclera bianchissima, pupilla vivace e luminosa.
L’occhio scrutò gli spettatori, penetrò nelle loro menti, osservò i ricordi, le
esperienze, le memorie.
Le connessioni delle cortecce cerebrali furono registrate, manipolate, estratte
e, poco per volta, quelle realtà furono proiettate sullo schermo. Un grandioso
affresco corale, senza attori, copione o cineprese ma solo vite risucchiate
dall’enorme occhio con le loro sofferenze, gioie, amori, tragedie. Senza
giudizio, senza enfasi, solo la pura e semplice realtà.
***
Le luci si riaccesero. Il silenzio era opprimente. Sulle poltrone erano rimasti
i corpi degli spettatori ormai solo vuoti simulacri. Tutto ciò che definiva la
loro identità era stato cancellato. I collegamenti neuronali dei loro cervelli
erano stati azzerati: neonati in corpi da adulto.
L’occhio si risollevò e scomparve alla vista. La proiezione era conclusa e non
ci sarebbe stata una replica, un articolo di giornale, un applauso.
Fu questo il nono capolavoro, la nona sinfonia. La decima non avrebbe mai visto
la luce; anche il regista Jacobsen era tra gli spettatori, con un’estatica
espressione sul suo volto di infante.
PAROLE
Avevano organizzato quella cenetta a lume di candela nel loro ristorante
preferito. Quando entrarono il ristorante era quasi pieno. Avevano fatto bene a
prenotare. Si sedettero e accesero la candela bianca al centro del tavolo.
C’erano cose importanti da discutere ed erano pronti. Cominciarono a parlare dei
progetti da realizzare, dei luoghi da visitare, dei viaggi da fare, dei
cambiamenti urgenti da mettere in atto. Il chiacchiericcio attorno a loro non li
distraeva.
La candela si spense, anche il vociare degli altri commensali a poco a poco si
affievolì, ma loro erano troppo assorti per accorgersene, troppo impegnati a
parlare.
***
Distrattamente lui si guardò la mano, appoggiata dolcemente su quella di lei. E
vide la pelle raggrinzita, piena di macchie marroni. Allarmato si volse verso la
sua compagna e non la riconobbe: capelli bianchi, occhi infossati, una rete di
rughe sul viso e la pelle cascante del collo. Il ristorante era avvolto nel
silenzio e uno spesso strato di polvere ricopriva i tavoli. Anche i vestiti
sembravano spiegazzati, i gomiti lisi, i colori sbiaditi.
Parole, parole, soltanto parole e la vita se ne era andata, inutile, come i loro
progetti mai realizzati, i luoghi mai visti, i cambiamenti mai attuati.
I TESTIMONI
Il ragazzo: li ho visti atterrare. Uno splendido disco, luminoso. Scendeva
silenzioso, come sospeso in aria. Il silenzio circondava ogni cosa. Poi loro
sono usciti, esseri meravigliosi con una verde aura che li circondava,
camminavano leggeri ed ho sentito il tocco nella mia mente. Ho pensato:
finalmente sono arrivati. Ora tutto cambierà, una nuova saggezza giungerà a
questo mondo, nuove conoscenze, comprensione e pace. Quando se ne sono andati ho
sentito la limpida speranza dentro di me. Sono esploratori e presto torneranno.
I governi e tutti i mezzi di comunicazione non potranno negare questo fatto ed
ogni cosa sarà diversa.
Il professore: ho visto quello strano disco ed ho capito subito che era una
trovata pubblicitaria. Non c’erano razzi e tutti sanno che l’antigravità non può
esistere: la scienza non mente. E poi, quegli omini verdi! Il classico
stereotipo dell’extra-terrestre fissato nel nostro immaginario. Non ho visto con
precisione il trucco, ma ormai fanno effetti speciali con computer e cose varie
che è inutile stare a scrutare. Mi è venuto anche uno strano mal di testa,
durato finché non se ne sono andati. Anche se non ho ben capito di che prodotto
si trattasse, ho sorriso: bel tentativo, ho pensato.
Il bancario: li ho visti. Un enorme disco minaccioso scendeva con un rumore
assordante, fumo e polvere. Quei mostri sono usciti, di un verde marcio,
spaventosi, sembrava avessero anche le squame. Ho pensato: è finita, ora mi
prenderanno e faranno esperimenti su di me, sarò una cavia di laboratorio. Già
percepivo la mente stretta in una morsa di terrore. Con le informazioni estratte
da me questi mostri comanderanno la Terra e sovvertiranno ogni cosa, ogni valore
in cui crediamo. Sono rimasto paralizzato fino a quando non se ne sono andati.
Da allora il terrore e gli incubi non mi abbandonano.
Il prete: ho visto l’apparizione, sotto forma di disco luminoso. Mi sono
inginocchiato, folgorato dall’attesa. È giunto il momento: il giudizio
universale è alle porte. Quando sono apparsi all’esterno, li ho visti circondati
dal luminoso verde della speranza. Ho aspettato l’annuncio, il messaggio, la
profezia, l’illuminazione. Ho sentito la mente che si confondeva. Sono rimasto
inginocchiato per molto tempo, pregando. Ma poi se ne sono andati. Ecco, ho
pensato, non siamo degni. Siamo solo peccatori senza possibilità di perdono, di
redenzione. Ho gettato la tonaca, rinunciato ai voti. Da allora la fede se ne è
andata, la speranza è morta.
I Vrij’ll: siamo atterrati su questo pianeta. E’ una grande promessa: ricco di
splendida vegetazione, di animali magnifici e poderosi mari e montagne. Siamo
esploratori in cerca di una razza intelligente con cui comunicare, confrontarsi,
scambiare visioni e opinioni sulla vita e l’Universo. Siamo usciti, mimetizzando
la nostra vera forma e colore con delle tute verdi. Guardandoci attorno abbiamo
visto quattro esseri della specie dominante e abbiamo sondato le loro menti.
Confusione, contorsioni, ognuno preso dalle proprie proiezioni, dall’importanza
del proprio io. Esseri solipsistici, pieni di pregiudizi e condizionamenti,
senza alcuna empatia. Ce ne siamo andati. Non credo che torneremo.
NOTA: TUTTE LE IMMAGINI SINO STATE FATTE CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE :
HTTPS://WWW.CRAIYON.COM/EN
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