Drabbles again

Un'Ambigua Utopia - Friday, October 10, 2025

Vi proponiamo tre nuovi drabbles scritti da Danilo Marzorati. In questo caso ogni drabble è fatto da più drabbles concatenati. (Per sapere cosa sono i drabbles vedi l’articolo su questo sito –> “Drabbles”).

La nona sinfonia

Il teatro era stracolmo, in attesa del nuovo film di Jacobsen. Quell’uomo era un genio. Otto film, otto Oscar, otto capolavori. Erano stati visti da miliardi di persone e non c’era persona al mondo che non avesse visto almeno uno degli otto film.
Ma quello era davvero un mistero. Nulla era trapelato degli attori, della trama e nemmeno dei luoghi in cui era stato girato. Il velo dei segreti aveva reso l’attesa ancora più eccitante. I biglietti erano andati a ruba. Tutte le autorità della nazione, i registi, i critici e gli attori più famosi erano presenti a quella première.

***

Le luci si attenuarono, i mormorii si spensero. Tutti si aspettavano che lo schermo si illuminasse e comparisse il titolo, invece dall’alto scese un enorme occhio: iride viola, sclera bianchissima, pupilla vivace e luminosa.
L’occhio scrutò gli spettatori, penetrò nelle loro menti, osservò i ricordi, le esperienze, le memorie.
Le connessioni delle cortecce cerebrali furono registrate, manipolate, estratte e, poco per volta, quelle realtà furono proiettate sullo schermo. Un grandioso affresco corale, senza attori, copione o cineprese ma solo vite risucchiate dall’enorme occhio con le loro sofferenze, gioie, amori, tragedie. Senza giudizio, senza enfasi, solo la pura e semplice realtà.

***

Le luci si riaccesero. Il silenzio era opprimente. Sulle poltrone erano rimasti i corpi degli spettatori ormai solo vuoti simulacri. Tutto ciò che definiva la loro identità era stato cancellato. I collegamenti neuronali dei loro cervelli erano stati azzerati: neonati in corpi da adulto.
L’occhio si risollevò e scomparve alla vista. La proiezione era conclusa e non ci sarebbe stata una replica, un articolo di giornale, un applauso.
Fu questo il nono capolavoro, la nona sinfonia. La decima non avrebbe mai visto la luce; anche il regista Jacobsen era tra gli spettatori, con un’estatica espressione sul suo volto di infante.

Parole

Avevano organizzato quella cenetta a lume di candela nel loro ristorante preferito. Quando entrarono il ristorante era quasi pieno. Avevano fatto bene a prenotare. Si sedettero e accesero la candela bianca al centro del tavolo. C’erano cose importanti da discutere ed erano pronti. Cominciarono a parlare dei progetti da realizzare, dei luoghi da visitare, dei viaggi da fare, dei cambiamenti urgenti da mettere in atto. Il chiacchiericcio attorno a loro non li distraeva.
La candela si spense, anche il vociare degli altri commensali a poco a poco si affievolì, ma loro erano troppo assorti per accorgersene, troppo impegnati a parlare.

***

Distrattamente lui si guardò la mano, appoggiata dolcemente su quella di lei. E vide la pelle raggrinzita, piena di macchie marroni. Allarmato si volse verso la sua compagna e non la riconobbe: capelli bianchi, occhi infossati, una rete di rughe sul viso e la pelle cascante del collo. Il ristorante era avvolto nel silenzio e uno spesso strato di polvere ricopriva i tavoli. Anche i vestiti sembravano spiegazzati, i gomiti lisi, i colori sbiaditi.
Parole, parole, soltanto parole e la vita se ne era andata, inutile, come i loro progetti mai realizzati, i luoghi mai visti, i cambiamenti mai attuati.

I testimoni

Il ragazzo: li ho visti atterrare. Uno splendido disco, luminoso. Scendeva silenzioso, come sospeso in aria. Il silenzio circondava ogni cosa. Poi loro sono usciti, esseri meravigliosi con una verde aura che li circondava, camminavano leggeri ed ho sentito il tocco nella mia mente. Ho pensato: finalmente sono arrivati. Ora tutto cambierà, una nuova saggezza giungerà a questo mondo, nuove conoscenze, comprensione e pace. Quando se ne sono andati ho sentito la limpida speranza dentro di me. Sono esploratori e presto torneranno. I governi e tutti i mezzi di comunicazione non potranno negare questo fatto ed ogni cosa sarà diversa.

Il professore: ho visto quello strano disco ed ho capito subito che era una trovata pubblicitaria. Non c’erano razzi e tutti sanno che l’antigravità non può esistere: la scienza non mente. E poi, quegli omini verdi! Il classico stereotipo dell’extra-terrestre fissato nel nostro immaginario. Non ho visto con precisione il trucco, ma ormai fanno effetti speciali con computer e cose varie che è inutile stare a scrutare. Mi è venuto anche uno strano mal di testa, durato finché non se ne sono andati. Anche se non ho ben capito di che prodotto si trattasse, ho sorriso: bel tentativo, ho pensato.

Il bancario: li ho visti. Un enorme disco minaccioso scendeva con un rumore assordante, fumo e polvere. Quei mostri sono usciti, di un verde marcio, spaventosi, sembrava avessero anche le squame. Ho pensato: è finita, ora mi prenderanno e faranno esperimenti su di me, sarò una cavia di laboratorio. Già percepivo la mente stretta in una morsa di terrore. Con le informazioni estratte da me questi mostri comanderanno la Terra e sovvertiranno ogni cosa, ogni valore in cui crediamo. Sono rimasto paralizzato fino a quando non se ne sono andati. Da allora il terrore e gli incubi non mi abbandonano.

Il prete: ho visto l’apparizione, sotto forma di disco luminoso. Mi sono inginocchiato, folgorato dall’attesa. È giunto il momento: il giudizio universale è alle porte. Quando sono apparsi all’esterno, li ho visti circondati dal luminoso verde della speranza. Ho aspettato l’annuncio, il messaggio, la profezia, l’illuminazione. Ho sentito la mente che si confondeva. Sono rimasto inginocchiato per molto tempo, pregando. Ma poi se ne sono andati. Ecco, ho pensato, non siamo degni. Siamo solo peccatori senza possibilità di perdono, di redenzione. Ho gettato la tonaca, rinunciato ai voti. Da allora la fede se ne è andata, la speranza è morta.

I Vrij’ll: siamo atterrati su questo pianeta. E’ una grande promessa: ricco di splendida vegetazione, di animali magnifici e poderosi mari e montagne. Siamo esploratori in cerca di una razza intelligente con cui comunicare, confrontarsi, scambiare visioni e opinioni sulla vita e l’Universo. Siamo usciti, mimetizzando la nostra vera forma e colore con delle tute verdi. Guardandoci attorno abbiamo visto quattro esseri della specie dominante e abbiamo sondato le loro menti. Confusione, contorsioni, ognuno preso dalle proprie proiezioni, dall’importanza del proprio io. Esseri solipsistici, pieni di pregiudizi e condizionamenti, senza alcuna empatia. Ce ne siamo andati. Non credo che torneremo.

Nota: tutte le immagini sino state fatte con l’intelligenza artificiale : https://www.craiyon.com/en

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