Appello contro la crescente repressione da parte del regime iraniano

Retekurdistan.it - Friday, July 11, 2025

7 partiti politici curdi e organizzazioni della società civile nel Rojhilat e in Iran hanno invitato tutti a denunciare la crescente repressione del regime.   7 partiti politici curdi e organizzazioni della società civile di Rojhilat e dell’Iran hanno rilasciato una dichiarazione scritta sulla crescente repressione in Iran.

La dichiarazione congiunta afferma quanto segue:

A seguito del recente cessate il fuoco nella guerra di 12 giorni tra Iran e Israele, una rinnovata e allarmante ondata di repressione ha travolto l’Iran e il Kurdistan per mano della Repubblica Islamica. Questa repressione include arresti di massa, procedimenti giudiziari motivati ​​politicamente e un preoccupante aumento delle esecuzioni, in particolare contro la popolazione curda.

Le agenzie di sicurezza hanno intensificato la loro campagna contro i prigionieri politici critici nei confronti del regime, fabbricando accuse e accelerando i procedimenti legali. Il regime sta anche strumentalizzando la legislazione, tra cui una revisione della legge sullo spionaggio in parlamento e nella magistratura, per legittimare la propria persecuzione. I rapporti indicano che oltre 1.000 persone sono state arrestate, con un numero di esecuzioni in aumento.

Tra le ultime vittime ci sono Idris Ali, Azad Shojaei e Rasoul Ahmad, tre kolber curdi accusati, senza un regolare processo, di collaborazionismo con Israele. Sono stati giustiziati pochi giorni fa. Nel frattempo, diversi altri prigionieri curdi di Bukan, arrestati e condannati a morte tre anni fa, rimangono a rischio di esecuzione imminente.

Storicamente, ogni volta che la Repubblica Islamica subisce una battuta d’arresto negli affari internazionali o in conflitti esteri, reagisce reprimendo il dissenso interno e intensificando la violenza contro la società civile, in particolare contro i movimenti che promuovono i diritti umani e la democrazia. Senza una forte pressione interna ed esterna, c’è il rischio concreto che la storia si ripeta, come accadde nel 1988, quando migliaia di prigionieri politici furono massacrati in seguito al cessate il fuoco con l’Iraq.

Esprimiamo profonda preoccupazione per le crescenti minacce agli attivisti civili e politici, in particolare ai prigionieri di coscienza, e rivolgiamo un appello urgente alla Sig.ra Mai Sato, Relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Iran, a tutte le organizzazioni internazionali per i diritti umani e a tutti gli individui e le comunità amanti della libertà in tutto il mondo.

Vi esortiamo ad agire immediatamente e con decisione per opporvi a questa campagna disumana. Non si deve permettere alla Repubblica Islamica di effettuare esecuzioni e reprimere il dissenso impunemente. L’unico “crimine” di questi individui è la loro richiesta di dignità, libertà e diritto a una vita migliore.

Invitiamo inoltre tutti i partiti politici iraniani, le organizzazioni della società civile e le comunità della diaspora, in particolare i curdi, ad alzare la voce attraverso azioni coordinate, proteste e attività di difesa. La nostra solidarietà e mobilitazione collettive sono fondamentali per proteggere vite umane e difendere la giustizia.

La solidarietà del popolo iraniano con i prigionieri politici rimane forte. Con il sostegno globale, questa ondata di repressione può essere contrastata e trasformata in un impulso per i movimenti nazionali e curdi, contribuendo a dare energia a più ampi movimenti di protesta in tutto il Paese.

Firmatari

Partito per la vita libera del Kurdistan (PJAK), Partito per la libertà del Kurdistan (PAK), Partito democratico del Kurdistan iraniano, Partito Komala del Kurdistan iraniano, Organizzazione Khabat del Kurdistan iraniano, Partito Komala del Kurdistan, Komala – Organizzazione del Kurdistan del Partito Comunista dell’Iran

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