
DJ Shocca 60 HZ II
RadioSonar.Net - Tuesday, July 1, 2025Obiezione, vostro onore: la parola a DJ Shocca. Eh si, perché il producer trevigiano classe 1979, 21 anni dopo uno dei producer-album più importanti dell’Hip-Hop italiano, propone la seconda parte e certamente non delude. Anzi.
recensione a cura di Claudio Contini

“Era meglio il film”
“Il vinile si sente meglio”
“Le parti 2 dei dischi sono sempre delusioni”
Ecco un po’ di luoghi comuni che da sempre invadono il mondo dell’arte. E si potrebbero fare centinaia che provano la loro veridicità ed altrettanti per il contrario, ma sulle parti 2 dei dischi Hip-Hop il portatore sano di luogo comune potrebbe avere effettivamente vita facile nell’avere il verdetto a suo favore. In particolar modo quando la parte 2 arriva dopo tanti anni dopo una parte 1 che vive nell’aura dei classici.
Obiezione, vostro onore: la parola a DJ Shocca. Eh si, perché il producer trevigiano classe 1979, 21 anni dopo uno dei producer-album più importanti dell’Hip-Hop italiano, propone la seconda parte e certamente non delude. Anzi.
C’è da dire che Shocca non è stato fermo nel frattempo.
Il suo Sacrosanto del 2023 è stato senza dubbio uno dei progetti migliori di quell’anno, e la sua figura è sempre presente tra diversi DJ set e produzioni sparse.
Ma è ovvio che il lancio del nuovo album come 60 HZ II ha solleticato la curiosità e le emozioni degli appassionati, in particolare di quelli che hanno superato i 40. E un po’ di brividini, va detto, a me sono arrivati.
Non per nostalgia o amarcord, però. L’album riesce ad emozionare perché innanzitutto, è un album che suona benissimo. Ho sempre pensato che in un producer-album quel che conti maggiormente debba essere la qualità dei beats, ed in questo DJ Shocca dimostra di essere un maestro.
Sound classico senza alcun tipo di concessione a contaminazioni leggere, e non è un caso che vengano proposti nella tracklist ben cinque “parti 2” di pezzi originariamente presenti sul 60 HZ del 2004, con le stesse basi e si integrano senza fatica tra gli altri pezzi con basi nuove.
Batterie prepotenti, loops tagliati ad arte e tanto, tanto scratch.
Da un beatmaker “classico” io mi aspetto esattamente questo e Shocca lo fa ad alti, altissimi livelli.
Poi c’è la scelta dei rappers, che all’impatto dei primi ascolti è la cosa che spesso fa pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra. E si è discusso tanto sulle varie pagine rap sui “desiderata” degli appassionati, con tutti i preconcetti del caso. Shocca però non ha bisogno delle bende sugli occhi di chi pensa di avere il manuale del miglior rapper italiano nello zaino, e sfodera un roster classico quanto variegato.
Cominciamo con le parti 2: 60 HZ II è un intro allargata con larga parta strumentale scratchata che segna subito il mood del lavoro, guarnite da rime di lusso di Mistaman, Stokka & Madbuddy, Frank Siciliano ed un Ghemon in particolare forma. Rendez-Vous Col Delirio II rimane un banger anche trasportato nel 2025 con i Club Dogo ormai riuniti che non possono essere quelli de 2004 perché sarebbe ridicolo, ma sfornano due versi di livello assoluto.
Notte Blu II vede Frank Siciliano, protagonista della prima parte, fare qui invece solo da ottimo ponte con un ritornello che esalta le rime introspettive di Gemitaiz ed Ernia, senza dubbio tra le parole più profonde dell’intero lavoro. Allo stesso modo, Ghettoblaster II vede i vecchi titolari Stokka & Madbuddy dare spazio ai versi di Jake La Furia ed Izi, che dopo la presenza sull’album di Neffa si dimostra di nuovo tra i più incisivi della nuova generazione.
Infine, Sempre Grezzo II, un tributo a Primo che non poteva che esser fatto da un Tormento nella sua versione hardcore, come piaceva al suo socio Primero. Ad accompagnarlo un altro a cui non piacciono le vie di mezzo, E-Green, il cui flow in un pezzo del genere va liscio dell’olio.
E a chi storcerà il naso perché “riproporre vecchi beats dopo oltre 20 anni e bla bla bla…” diciamo che se un beat è potente rimarrà potente anche tra diecimila anni, con degli alieni a rapparci sopra.
Se poi proprio ci si vuole concentrare sui dei beats nuovi, Shocca non lesina. C’è Stella Nera, in cui due rappers che da tanto preferiscono cantare ci fanno vedere in due minuti come si entra in una traccia: Ghemon e Neffa (faccio il groupie: fate qualcosa insieme!) donano soul e flow a una piccola gemma musicale.
In Fiamma Viva c’è un verso postumo di Primo che non solo emoziona a prescindere ma dimostra quanto David stesse avanti di anni, al punto da mettere a dura prova Gue, che in questo pezzo non a caso fa uno dei suoi versi migliori degli ultimi tempi. Brani come Il Diavolo Con Me con Johnny Marsiglia e Silent Bob, e Quelle Sere con Clementino e Mistaman dimostrano come rappers apparentemente lontani fra di loro come stile ed estrazione, sappiano trovare la giusta alchimia in certi contesti.
How We Roc è un pezzo che va diritto al cuore degli hardcore hip-hoppers con la collaudata coppia Ensi-Nerone, mentre il brano di chiusura con Ele A ed il sempre puntuale Nitro dà modo alla rapper svizzera di confermare le sue skills originali e mai banali.
Infine, una nota a parte la merita Giorni di Piombo, protagonisti Inoki e Danno, che trasudano spirito doppia H con il loro stile immortale che sa mettere insieme braggadocio, resistenza e stile, su una base classica arricchita dalla voce di Lou X scratchata in chiusura.
Probabilmente il manifesto di un Hip-Hop classico che non solo resiste ma si (ri)prende quello spazio che sembrava aver preso, dimostrando di poter convivere e dire la sua tra le tante sonorità contemporanee che giustamente sgomitano ma che non possono far altro che ricordare da dove tutto è partito. E dove tutto torna.