
UK, Your Party si chiamerà così ma ancora non sa chi è
Popoff Quotidiano - Monday, December 1, 2025La conferenza di Liverpool approva il nome del nuovo partito della sinistra britannica ma si scopre caotica e litigiosa
Doveva essere il lancio ufficiale di Your Party – il progetto lanciato da Jeremy Corbyn insieme alla deputata Zarah Sultana – del nuovo partito socialista di massa, quello di “tutti i socialisti” (appellativo che in UK ha un’accezione molto più nobile e radicale di quanto ne abbia in Italia dopo l’era Craxi) ma la due giorni di Liverpool è stata caotica e la leadership di Corbyn non ha offerto lo spettacolo edificante come era parso – a vederlo dall’Italia – al tempo della sua ascesa nel Labour. Sabato, infatti, quella che è stata definita la sua “cricca” è stata accusata di aver dato vita a una sorta di “caccia alle streghe” per fare fuori sul nascere l’adesione di settori critici della sinistra. Una lotta per l’egemonia che si incrocia con la competizione a sinistra con un Green Party molto più vivace e radicale di un tempo sotto la guida del nuovo leader Zack Polanski. Il dilemma, almeno uno dei dilemmi, è se YP sarà un partito dei socialisti oppure un Labour 2.0, molto meno radicale e dove i militanti sono soldatini dei parlamentari.
Your Party vuole incarnare la promessa di un nuovo socialismo di massa capace di riorganizzare la sinistra dopo la normalizzazione starmeriana. Corbyn ha parlato di un’“opportunità unica” per costruire un soggetto capace di contrastare “il triopolio del pensiero politico in parlamento”, ma la conferenza di Liverpool ha mostrato fin da subito le linee di frattura. Secondo il Guardian, il debutto del partito è stato oscurato da conflitti interni, un lancio fallimentare dell’adesione e persino minacce di azioni legali. Due parlamentari indipendenti coinvolti nel processo fondativo, Adnan Hussain e Iqbal Mohamed, hanno abbandonato la partita. E come loro, molti degli 800 mila che avevano pre-aderito alla piattaforma hanno scelto di stare alla larga da un processo costituente già percepito come contraddittorio.

Anticapitalist Resistance, un gruppo ecosocialista della Quarta Internazionale impegnato nella costruzione di YP, ha sintetizzato così il malessere: “migliaia di persone si aspettano che il partito si dia una regolata, diventi una forza democratica e cominci a radicarsi nelle comunità della classe operaia. La domanda è se YP voglia davvero essere un partito di sinistra aperto oppure una struttura rigida che esclude i socialisti in quanto membri di altre organizzazioni”. Una domanda che diventa centrale quando emerge che le decisioni più importanti sulla doppia appartenenza sono state prese prima che la conferenza potesse esprimersi, e che le espulsioni sono iniziate prima ancora che la regola fosse discussa.
A Liverpool hanno votato in 9 mila, in presenza o online, e solo il 37 per cento ha confermato il nome Your Party, scelto in via provvisoria mesi fa. Il resto dei voti si è diviso fra For The Many, Popular Alliance e Our Party. Ma è stata Sultana a riaccendere il dibattito. Ha boicottato la prima giornata in solidarietà con diversi membri del Socialist Workers Party espulsi all’ultimo minuto ed è tornata domenica sul palco con un discorso durissimo contro le decisioni prese “al vertice”, accusando la dirigenza di pratiche antidemocratiche. Novara Media, che ha sostenuto il progetto fin dalle prime fasi, ha confermato che una delle controversie maggiori riguarda proprio le orchestrazioni attribuite al cerchio ristretto attorno a Corbyn, percepite come un tentativo di blindare l’impianto del partito impedendo modifiche da parte dei membri.
La regola sulla doppia appartenenza, che vieterebbe agli iscritti di militare in altri partiti, è diventata il punto di rottura. Per gruppi della sinistra radicale come SWP, ACR, Socialist Party o il PCR (erede del Militant di Ted Grant) significherebbe la richiesta implicita di sciogliersi per confluire in un progetto che non ha ancora un manifesto politico. ACR lo ha definito irrealistico: perché organizzazioni con decenni di storia dovrebbero sciogliersi in un soggetto non ancora definito? La conferenza ha finito per ribaltare questo orientamento. Il voto sulla doppia appartenenza ha segnato una vittoria netta per le posizioni di Sultana, con il 69,2 per cento favorevole e il 30,8 contrario, ma le espulsioni erano già avvenute, rendendo evidente la frattura tra democrazia formale e prassi del gruppo dirigente.

Il conflitto ha attraversato anche il tema della leadership. I delegati hanno scelto di affidare il partito a un esecutivo collegiale con il 51,6 per cento dei voti, respingendo l’idea del leader unico che Corbyn auspicava per ragioni di chiarezza mediatica. È un voto che congela, per ora, un possibile scontro diretto tra Corbyn e Sultana, ma apre comunque a una revisione futura che potrebbe riportare in auge un modello più tradizionale, forse prima delle elezioni generali.
Sultana, dal palco, ha ammesso che la formazione del partito è stata segnata da “intoppi”, ma ha insistito sull’esigenza di far luce sulle decisioni prese ai vertici. Ha chiesto una linea esplicitamente antisionista e la rottura di ogni legame con “lo Stato genocida e apartheid di Israele”, mentre i sostenitori di Corbyn la accusano in privato di avere una visione purista del socialismo e di voler marginalizzare la componente musulmana “socialmente conservatrice” che ha sostenuto il progetto di rinascita corbynista. Sullo sfondo, resta la questione della stampa: il Socialist Worker, organo dello SWP, non ha ottenuto l’accredito per la conferenza mentre lo hanno avuto testate di destra, un dettaglio che ha contribuito a far crescere la percezione di una gestione opaca.
L’atmosfera al congresso è stata spesso caotica. Delegati costretti ad agitare le braccia o illuminare il palco con i telefoni per chiedere la parola, espulsioni comunicate la sera prima della conferenza, e persino interventi di Karie Murphy, storica collaboratrice di Corbyn, che durante un comizio pre-congresso indicava alle guardie chi allontanare dalla sala. Un portavoce di Your Party ha giustificato l’esclusione di membri del Revolutionary Communist Group accusandoli di aggressioni politiche a Corbyn, mentre il caso dello SWP si è ulteriormente complicato quando Corbyn ha dichiarato alla stampa che il partito sarebbe registrato presso la Commissione elettorale. Non lo è, e non si opporrebbe ai candidati di YP. Il punto resta quindi politico, non legale.
Prima che la conferenza si chiudesse con i delegati che cantavano Bella ciao, Corbyn ha lanciato un appello all’unità dicendo di comprendere tutte le frustrazioni che circondano il processo costituente. Ma la sintesi arriva ancora una volta dalla stampa militante: “La leadership di Your Party perde i voti chiave alla conferenza”, ha titolato il Socialist Worker, ricordando che la base non ha convalidato la centralizzazione che il cerchio magico del vecchio leader sperava di ottenere.

Il progetto che doveva unire “tutti i socialisti” parte così in un campo minato, diviso fra eredità corbynista, nuove ambizioni movimentiste e una competizione crescente con un Green Party che intercetta energie giovanili e radicali. La domanda su cosa sarà davvero Your Party rimane aperta. E il dilemma iniziale, se essere un partito socialista di massa o un Labour 2.0, rischia di diventare la frattura fondativa del nuovo soggetto. L’editoriale del Guardian titola: “La prima conferenza del vostro partito non sembra promettere un nuovo inizio”.
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