
La guerra è tra noi: ora si vede
Weapon Watch - Friday, November 28, 2025L’osservatorio the Weapon Watch ha raccolto, in questi ultimi giorni, una serie di notizie e informazioni che testimoniano l’ingresso di forza nella vita quotidiana degli italiani della guerra, dei suoi strumenti e delle sue priorità. Nel 1° episodio abbiamo parlato degli intensi movimenti di cannoni FH-70 attraverso la Liguria. Nel 2° episodio abbiamo guardato al potenziamento del nodo ferroviario di Pisa-Tombolo al servizio della logistica militare
3° episodio
Il movimento dei mezzi militari sulle strade del paese si intensifica, così come tra i comuni cittadini diviene sempre più acuta l’attenzione verso l’interferenza delle forze armate nella vita quotidiana.
Dal punto di vista dell'”immaginario collettivo” – evidente obiettivo della propaganda governativa – l’attivismo militare è al lavoro sin dal varo della cosiddetta Operazione Strade Sicure, varata nel 2008 (appena quattro anni dopo la “sospensione” della leva obbligatoria) e prorogata innumerevoli volte (l’ultima con l’art. 90 della Legge di bilancio 2025, che la estende fino al 31 dicembre 2027), coinvolgendo 6000-7000 militari in compiti di polizia, cioè in concreto di presenza armata nei luoghi “sensibili”, quali le stazioni ferroviarie, le abitazioni di giudici e politici, sedi consolari e sinagoghe,
La presenza dei militari è sempre più estesa anche nel mondo della scuola. Dal 2014 è attivo il protocollo d’intesa tra i ministeri dell’Istruzione e della Difesa, che di fatto ha consentito l’ingresso di attività “militari” o “militarizzanti” nelle scuole, sia con progetti scuola-lavoro e attività sportive di tiro a segno, sia con visite guidate nellinstallazioni e negli stabilimenti militari, fino a sedute del collegio dei docenti tenutesi all’interno di basi militari (ad Augusta, ottobre 2024), attività da anni demunciate dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. Dal canto loro, le università – riformate in senso privatistico dalle “riforme” Berlinguer e Gelmini, e ora in procinto di subire la nuova governance pensata dal duo Bernini-Galli della Loggia – sono da tempo terreni d’elezione della ricerca militare di grandi gruppi come Leonardo e della strisciante predilezione per la collaborazione dual use con Israele.
L’articolo è stato pubblicato da «il Giorno» il 3 aprile 2024.Nella prima metà del Novecento non si è posto in Europa il problema di rendere “normale” la guerra, c’era chi vedeva la guerra come “pulizia del mondo”, e chi si illudeva di andare gioiosamente a combattere l’ultima guerra dell’umanità, con le conseguenze che due Guerre mondiali e successivi immani spostamenti di popolazioni ancora oggi ci mostrano.
Nella seconda metà del Novecento si è accanitamente cercato di rendere normale la pace, con uno sforzo diplomatico senza precedenti e la creazione di entità sovranazionali (ONU, Unione Europea) e organismi di cooperazione internazionale efficienti. Ma il primo quarto del XXI secolo ha segnato un’inversione di rotta drammatica, e negli ultimi due anni – successivi al trauma globale della pandemia – si sono demolite una ad una tutte le infrastrutture della pace, a cominciare da quelle psicologiche e culturali. Al punto che non scandalizzano più le parole di un generale francese («La guerra ad alta intensità è un ritorno alla normalità»), a cui oggi fanno seguito quelle del presidente Macron, uno dei principali apripista verso il baratro collettivo, che intende ripristinare la leva militare, per ora su base volontaria.