Contrordine compagni!

ROARS - Monday, November 24, 2025

Nei giorni scorsi si è consumata in breve tempo una vicenda alquanto sconcertante a causa di una circolare (133/2025) del Ministero della Cultura (MiC). Lunedì 10 novembre, infatti, era stata pubblicata la circolare che accompagnava il decreto 1335 della Direzione Generale Risorse Umane e Organizzazione per l’adozione di un nuovo Ordinamento professionale del personale non dirigenziale del Ministero della Cultura. L’attenzione degli addetti ai lavori si è subito appuntata su una novità riguardante l’area funzionari di ambito tecnico-specialistico, che comprende 15 diversi profili, tra i quali quelli di funzionario Architetto, Storico dell’Arte, Archeologo, Archivista e Bibliotecario, per i quali in precedenza era richiesto un profilo culturale particolarmente elevato, con un titolo di studio di III livello (Scuola di specializzazione, Dottorato di ricerca, in alcuni casi Master di II livello). Si trattava di una peculiarità che derivava dalla natura specificamente tecnica di questo ministero, per lo meno nell’idea di Spadolini che ne era stato il fondatore, e che lo differenziava da altri ministeri di natura più amministrativo-gestionale.

L’elevata qualificazione (che – sia chiaro – non corrisponde purtroppo a una retribuzione superiore) intende garantire la qualità della direzione di opere molto impegnative, quali i restauri architettonici, gli scavi archeologici, gli ordinamenti e allestimenti di musei, archivi e biblioteche, senza contare pianificazione territoriale, piani paesaggistici etc.

Nel nuovo ordinamento, invece, i titoli di terzo livello erano improvvisamente spariti e sarebbe bastata una laurea magistrale per accedere al ruolo, con un conseguente abbassamento della qualificazione. Dunque, in un contesto sociale e culturale sempre più complesso, che richiede competenze sempre più spinte, e pur in presenza di candidati che si presentano al concorso con curricula ricchissimi si sarebbe abbassato il livello di selezione.

Questo significa innanzitutto che i funzionari sono ormai considerati passacarte a cui non serve una competenza particolarmente spinta, anzi sembrerebbe che tale competenza sia vista come un ostacolo all’intercambiabilità dei ruoli. D’altronde già adesso con la riforma della dirigenza si può mandare, che so, un archeologo a dirigere un archivio o uno storico a dirigere un museo di storia dell’arte.

In secondo luogo, il Ministero che si definisce pomposamente “della Cultura” con questo provvedimento avrebbe abbassato il livello culturale dei suoi funzionari di punta, contraddicendo il suo stesso nome e facendo la guerra al Ministero dell’Università (MUR). Infatti, chi sarebbe stato interessato a iscriversi alle Scuole di Specializzazione dei vari indirizzi presenti in numerose università italiane quando veniva meno lo scopo principale per il quale tali scuole erano state istituite? Oltretutto non risulta che tale provvedimento sia stato preceduto da alcuna consultazione con il MUR, pur avendo un impatto devastante su corsi prestigiosi. Inoltre, mentre ci si sforza di valorizzare il dottorato di ricerca per la Pubblica Amministrazione, con questa circolare il MiC avrebbe buttato nel cestino il titolo. Si sa d’altronde da tempo che tra MiC e MUR non c’è comunicazione, come dimostrano provvedimenti che manifestano una chiara schizofrenia di stato (si pensi alla questione dei diritti di riproduzione delle opere di proprietà statale o a quella degli archivi fotografici), ma non si era ancora arrivati alla guerra aperta.

Il provvedimento, inoltre, era devastante perfino per i corsi dipendenti dallo stesso MiC: si pensi ai corsi di archivistica degli Archivi di stato, mentre per gli archeologi esistono borse per frequentare un periodo ulteriore di formazione alla Scuola Archeologica di Atene, gloriosa e antica istituzione di eccellenza attraverso la quale è passato il fior fiore dei nostri ispettori e soprintendenti archeologi. Non a caso la Scuola dipende dal MiC e non dal MUR, benché sia diretta da un professore universitario.

Pare che la Direzione Generale responsabile del provvedimento non sapesse che una circolare interna del ministero non può modificare un Decreto Ministeriale, nella fattispecie il DM 244 del 20 maggio 2019, ossia il Regolamento concernente la procedura per la formazione degli elenchi nazionali dei funzionari del ruolo tecnico-scientifico, con il relativo Allegato che elenca competenze e requisiti, frutto di un lungo processo di elaborazione e di interlocuzione con tutte le rappresentanze professionali, accademiche e sindacali.

Per amore di discussione facciamo l’ipotesi ora che, sulla base della nuova normativa, si fosse svolto un concorso e che lo avesse vinto un archeologo. Una volta preso servizio, questi avrebbe scoperto che, pur essendo funzionario, non gli sarebbe stato possibile svolgere alcune attività che sono tra le più caratterizzanti del suo ruolo, come la valutazione della documentazione per la verifica preventiva dell’interesse archeologico, che deve essere redatta da soggetti che dispongano di specializzazione o dottorato (D.Lgs. 36/2023 allegato I.8, art. 1, c.2), oppure come la direzione di indagini di archeologia preventiva con la conseguente emissione del Documento Finale previsto dal codice degli appalti (Lgs 50/2016 art. 25, c. 1). Un magnifico risultato davvero: funzionari che non possono funzionare!

Fin qui si è parlato al passato e il lettore si sarà domandato perché. La risposta è semplice: il mondo della cultura e in particolare quello degli archeologi attraverso le associazioni che li rappresentano (professionisti, accademici, funzionari, sindacati) è insorto nel giro di 48 ore attivandosi sia con interlocuzioni dirette che indirizzando al ministro un duro comunicato che stigmatizzava il provvedimento, mostrandone tutte le inconsistenze e patenti contraddizioni. Anche associazioni professionali di altre categorie si sono espresse nello stesso senso qui e qui.

Qualcuno ai piani alti pare che alla fine si sia reso conto dell’assurdità della cosa, per cui già mercoledì 12 il MiC ha pubblicato la circolare 57, che ha annullato la circolare 133 e il relativo decreto direttoriale DG RUO n. 1335. Ovviamente la marcia indietro è stata grandemente apprezzata da tutti gli interessati, ma ancor più apprezzabile sarebbe stato evitare una simile brutta figura, che rivela quale sia la considerazione delle competenze più avanzate in alcune stanze ministeriali e – ancor più preoccupante – quale sia il livello di competenza in alcune stanze ministeriali. Nonostante il lieto fine, c’è ora da vigilare attentamente per evitare che un simile tentativo sia riproposto, magari in forme addolcite.