
Sahra lascia la guida dell’alleanza Wagenknecht
Popoff Quotidiano - Sunday, November 23, 2025La fondatrice del controverso progetto di “sinistra conservatrice” tedesca molla la direzione di un partito ormai in crisi
Wagenknecht kapituliert schneller als die Ukraine, Wagenknecht si arrende più rapidamente dell’Ucraina. Così titolava la Taz, il quotidiano tedesco di sinistra per annunciare che, a quasi due anni dalla fondazione del partito, la madrina del BSW lascia la presidenza del partito. Se non è l’ultimo capitolo, è sicuramente il più mesto e inquietante per un progetto politico (che lei ha articolato in questa lunga intervista alla New Left Review) che intendeva creare in Germania un nuovo partito di destra con un seguito di massa, ma che viene presentato anche come offerta trasversale per la sinistra confusa. La visione di Wagenknecht era quella di costruire una «sinistra conservatrice» in grado di riunire le classi popolari tedesche che si sentivano dimenticate dalla sinistra tradizionale, da Die Linke alla SPD, e che erano tentate dall’AfD. A tal fine, aveva sviluppato idee molto aggressive sul piano sociale, denunciando le politiche migratorie come «pensiero unico» e «wokismo», pur pretendendo di difendere le fasce più deboli della società, il sistema sociale e le piccole imprese. Se vi viene in mente un figuro come Marco Rizzo non siete del tutto fuori strada. O, più precisamente a Marco Rizzo piacerebbe essere trattato come Wagenknecht dalla stampa piuttosto che come la macchietta rossobruna.
Dopo aver fallito per un soffio la soglia di sbarramento del 5% alle elezioni federali, il BSW sta cercando di “riparare i danni”. Dopo il fallimento della campagna per descrivere la “sconfitta” elettorale con i crismi una teoria cospirativa (i media avrebbero denigrato il BSW, l’organizzazione elettorale avrebbe penalizzato il BSW) la quasi ex leader torna a far parlare di sé rompendo un tabù: l’ex politica della Linke (sinistra) propone di abbattere il cosiddetto “Brandmauer”, il cordone sanitario che esclude da ogni collaborazione politica il partito di ultradestra Afd, nei parlamenti regionali come in quello federale. “Il cordone sanitario è fallito. Proprio questo, assieme alla cattiva politica dei vecchi partiti ha reso Afd il partito più forte in Germania”. Una tesi discutibile ma la sortita è funzionale a uscire dalla penombra crepuscolare che avvolge BSW, nato come progetto mediatico senza radici sociali, «gli manca qualsiasi resilienza – si legge sul sito di ISO, Internationale Sozialistische Organisation – per difendersi dalle nuove preferenze dei media». Al quartier generale del BSW non si aspettavano il tonfo, non solo perché avevano raccolto il 6,2% dei voti alle europee del giugno 2024, ma anche perché i sondaggi, poche settimane prima delle elezioni, li accreditavano vicino al 10%. Invece, le elezioni di febbraio hanno segnato il successo di Die Linke, il partito di sinistra che Sahra Wagenknecht aveva lasciato con clamore e dichiarato morto e sepolto. Ma da chi è composto questo partito così anomalo? Gran parte dell’ossatura è fatta da ex dirigenti di Die Linke, come Katja Wolf, che è stata a lungo sindaco di Eisenach, che hanno visto nel BSW un mezzo per avere più peso nella vita politica e quindi per assumere responsabilità. Ma il discorso conservatore del partito ha attirato anche persone che si collocano ai margini dell’estrema destra, mentre le posizioni sulla pace e la sovranità hanno attirato una frangia sovranista della sinistra. Infine, il discorso sociale e antisistema ha attirato un elettorato più radicalizzato e deluso da Die Linke che però, nel frattempo, s’è dimostrata capace di recuperare gran parte delle posizioni. In particolare nelle grandi città, Die Linke, senza la zavorra di Wagenknecht, ha raccolto l’elettorato di sinistra dei Verdi delusi dall’esperienza di governo degli ecologisti. L’unico fattore di unità del BSW era proprio la stessa Sahra. Gli analisti politici tedeschi ora formulano diverse ipotesi. La prima è che Sahra Wagenknecht abbia preso atto del suo fallimento e abbandoni la nave che affonda. Va detto che questo è il terzo fallimento per lei. Dopo aver assunto la guida di Die Linke nel 2011 senza riuscire a modellare il partito a suo piacimento, nel 2017 ha tentato di creare una corrente strutturata al suo interno, “Aufstehen”, senza più successo.
Ora Sahra Wagenknecht, si legge sulla Taz, non ha più voglia di occuparsi delle questioni interne al partito. “Ho svolto questo lavoro con grande piacere”, ha dichiarato il 10 Novembre Wagenknecht ai giornalisti a Berlino. Ora però è giunto il momento di “ripartire meglio il lavoro”. La sua successione alla guida del BSW è già stata decisa e verrà sancita il 7 Dicembre: il nuovo presidente del partito, affiancato dall’attuale e futura co-leader Amira Mohamed Ali, sarà il deputato europeo Fabio De Masi.
Wagenknecht, in cambio, intende occuparsi principalmente del “lavoro strategico e di contenuto” e di una “politica coerente” come capo di una commissione sui valori fondamentali del BSW ancora da costituire. Ciò che, a suo avviso, è urgentemente necessario. Dopo tutto, il profilo del partito “non è più così chiaro per molti elettori”.
Con la sua apparizione, la 56enne avrebbe messo fine alle recenti speculazioni secondo cui si sarebbe ritirata completamente dalla gestione del partito in difficoltà. Il titolo di “presidente onorario” era stato più volte preso in considerazione. In qualità di responsabile dei valori fondamentali, potrebbe utilizzare la sua nuova funzione come una sorta di cabina di regia discreta del partito. Determinando e chiarendo le posizioni ideologiche, potrebbe così «purificare» il partito eliminando le dissidenze e imponendo una posizione chiara nelle coalizioni e nelle votazioni.
Ovvero, come afferma la stessa Wagenknecht, “continuare a sostenere con grande impegno” la nuova leadership del partito.
L’interesse dell’opinione pubblica per Wagenknecht e il BSW è in forte calo da tempo. Nel talk show della ZDF “Markus Lanz”, la fondatrice del partito si è recentemente lamentata di non essere più invitata dalle emittenti pubbliche. “Dalle elezioni federali siamo stati massicciamente emarginati”, ha affermato. Eppure, già prima delle elezioni di febbraio aveva riconosciuto: “Chi non è nel Bundestag non è un fattore rilevante nella politica tedesca”. Ed è proprio quello che è successo e adesso non solo deve fare i conti con un calo delle apparizioni nei talk show, ma anche con un generale calo di popolarità. Nei sondaggi, il nuovo partito, che solo un anno fa riscuoteva un successo straordinario, oscilla tra il 3 e il 4 per cento.
Il partito fa parlare di sé soprattutto per le dispute interne e le critiche provenienti dalle associazioni regionali. Dopo le elezioni regionali del settembre 2024 in tre Länder dell’est, dove il BSW ha ottenuto tra il 10 e il 15% dei voti, il partito si è trovato in una posizione chiave per la formazione delle coalizioni. Nel Land della Turingia, in particolare, il successo dell’AfD, che ha ottenuto il 33% dei voti, ha costretto la CDU e la SPD a cercare l’alleanza con il BSW per formare un governo di “cordone sanitario” che escludesse l’AfD dal potere.
Sahra Wagenknecht si è opposta fermamente a questa opzione, ritenendo che il BSW dovesse mantenere un carattere di opposizione e non presentarsi come un “difensore del sistema”. Da parte sua, però, la leader locale del BSW, Katja Wolf, ha difeso tale coalizione. Per mesi, il braccio di ferro tra il BSW federale e la sezione della Turingia è stato molto teso e Wagenknecht ha accusato Katja Wolf di essere responsabile del fallimento del BSW alle elezioni federali e ha tentato un colpo di mano. È stato convocato un congresso regionale per destituire Katja Wolf. Ma quest’ultima ha ottenuto la fiducia del BSW della Turingia, confermando la rottura strategica con la fondatrice.
Un partito diviso anche nel parlamento regionale del Brandeburgo dove il gruppo parlamentare BSW, che fa parte della coalizione di governo, si oppone non solo al primo ministro SPD Dietmar Woidke, ma anche al proprio ministro delle finanze Robert Crumbach in una disputa sui trattati statali per la riforma delle reti tv pubbliche ARD, ZDF e Deutschlandradio. Nel programma politico che ha seguito l’annuncio del suo ritiro, Wagenknecht si è mostrata aggressiva nei confronti dei dissidenti del Brandeburgo. Ha anche indicato che intendeva escludere il BSW da qualsiasi coalizione volta a impedire all’AfD di accedere al potere: «Il cordone sanitario ha fallito», ha ribadito colei che aveva salutato con favore l’incontro tra il capo del gruppo parlamentare del BSW in Turingia, Frank Augsten, e il leader dell’AfD in Turingia Björn Höcke, noto per le sue simpatie per il regime nazista. Björn Höcke continua a lanciare appelli per un’alleanza tra l’AfD e il BSW. Non siamo ancora a quel punto ma, secondo il quotidiano berlinese Taz, all’interno del gruppo parlamentare BSW del Brandeburgo, i dissidenti ritengono che «almeno sei dei quattordici membri del gruppo preferirebbero allearsi con l’AfD piuttosto che con l’SPD».
La questione tornerà a tormentare il partito in occasione delle prossime elezioni che si terranno nel settembre 2026 in due Länder orientali, Sassonia-Anhalt e Meclemburgo-Pomerania Anteriore, dove un’eventuale alleanza AfD-BSW potrebbe avvicinarsi alla maggioranza. Dalla sua nuova commissione, Sahra Wagenknecht potrebbe quindi orientare il partito a favore o contro tale opzione.
In Assia, la scorsa settimana il leader regionale Oliver Jeschonnek ha dato le dimissioni perché si è reso conto che nella scissione della sinistra BSW c’è un numero sproporzionato di ex membri della sinistra che sostengono posizioni decisamente di sinistra in materia di politica economica. In ogni caso, ha dichiarato il consulente aziendale, lui non è disponibile per una “sinistra 2.0”.
L’uscita della fondatrice dalla direzione impone anche un cambio di nome, senza modificare l’acronimo ormai ben identificato di BSW. Per cambiare il nome è necessaria una maggioranza dei due terzi ma anche il nuovo nome è fonte di stress. Quello presentato una settimana fa non è passato senza contestazioni: invece di Bündnis Sahra Wagenknecht, l’acronimo BSW dovrebbe in futuro stare per “Bündnis Soziale Gerechtigkeit und Wirtschaftliche Vernunft” (Alleanza per la giustizia sociale e la ragionevolezza economica). Così aveva deciso la leadership del partito, ma senza tenere conto delle ribelli associazioni regionali.
Quanto meno i presidenti regionali della BSW della Renania-Palatinato ritengono che la proposta di denominazione sia inadeguata. Essi propongono invece di rinominare il partito “Bürger schaffen Wandel – Vernunft und Gerechtigkeit” (I cittadini creano cambiamento – Ragionevolezza e giustizia). A giustificazione di questo nome altrettanto poco accattivante, affermano: “Riteniamo che questo nome sia in grado di segnalare un cambiamento molto più significativo rispetto alla proposta precedente”.
A due anni dal suo exploit solo una questione è lampante: che il rossobrunismo non ha alcuna capacità di fermare l’avanzata dell’estrema destra ma ne è culturalmente subalterno e succube.
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