Come documentare la miseria del franchismo

Popoff Quotidiano - Monday, November 3, 2025
testi e foto di Álvaro Minguito tratto da El Salto

Alla fine di ottobre 2025 si sono conclusi i lavori della quarta e ultima campagna archeologica condotta nel quartiere madrileno di Vallecas dal team coordinato dall’archeologo Alfredo González-Ruibal e dallo storico Luis A. Ruiz Casero. Il progetto, avviato nel 2022 su iniziativa della Fundación Anastasio de Gracia (oggi ribattezzata Manuel Fernández “Lito”), aveva come obiettivo iniziale la documentazione dei bombardamenti subiti da Entrevías durante la guerra civile, soprattutto nel primo anno del conflitto. Ruiz Casero ha spiegato che il gruppo era stato spinto a intervenire dal bombardamento del novembre 1936, considerato un’icona internazionale della violenza contro i civili nelle guerre, immortalato da Robert Capa con alcune fotografie scattate proprio in quel luogo.

Nelle prime campagne furono rinvenuti i resti delle abitazioni ai numeri 6 e 8 di via Peironcely, distrutte dalle bombe. Il numero 10 è ancora in piedi, sebbene gravemente danneggiato, e si trova attualmente in fase di restauro da parte del Comune di Madrid. Gli scavi portarono alla luce i muri originali di quelle case, in alcuni casi conservati fino a un metro d’altezza, ma soprattutto permisero di documentare la successiva occupazione baraccopoli del dopoguerra. Si riteneva che quell’area fosse stata completamente distrutta, ma González-Ruibal ha osservato che la struttura del quartiere si era in realtà mantenuta intatta fino ai livelli di degrado degli anni Settanta.

L’ultima campagna, nel 2025, si è concentrata su due obiettivi specifici: da un lato individuare il cratere di una delle bombe italiane del novembre 1936, visibile in alcune fotografie del 1943; dall’altro, documentare una discarica attiva dagli anni Venti, situata accanto alle abitazioni prima e alle baracche poi. Il cratere è stato localizzato, ma il team ha preferito conservare il pavimento successivo delle baracche — circa dodici metri quadrati, realizzato con piastrelle idrauliche di recupero — in vista di una possibile musealizzazione del sito.

Il lavoro archeologico realizzato a Entrevías in questi anni ha messo in evidenza, attraverso i materiali rinvenuti, una delle grandi menzogne del franchismo: quella secondo cui le condizioni di vita delle classi popolari erano da sempre arretrate, un’eredità immutabile fin dal XIX secolo. Gli scavi dimostrano invece come il regime abbia condannato la maggior parte della popolazione spagnola a vent’anni di miseria.

Dopo la guerra civile, la pessima gestione economica della dittatura provocò scene di carestia paragonabili a quelle dell’Etiopia negli anni Ottanta o della recente crisi di Gaza.

González-Ruibal ha spiegato che, scavando negli strati degli anni Venti e Trenta, anteriori alla guerra, aveva colpito la qualità delle costruzioni: le case disponevano di fognature, elettricità, bagni; anche gli oggetti rinvenuti restituivano l’immagine di un quartiere abitato da diversi gruppi sociali, com’era comune all’epoca. Questo modello di quartiere multiclasse scomparve con il franchismo, che impose invece una forte segregazione sociale: il centro restò alle classi borghesi, mentre la periferia fu destinata ai lavoratori.

Dai reperti è stato possibile ricostruire come la classe operaia, già prima della guerra, stesse migliorando le proprie condizioni di vita. Piatti decorati, tazze da tè e resti alimentari testimoniano l’accesso a prodotti un tempo riservati ai ceti alti, come certi tipi di carne e pesce. Gli studi concludono che Entrevías non era, prima della guerra, una zona particolarmente povera.

A partire dal 1936, la fame fu utilizzata dal fronte franchista come arma in tutto il paese, oltre ai bombardamenti, e questa pratica si protrasse almeno fino agli anni Sessanta. Tuttavia, anche dopo, i livelli di consumo non tornarono mai a quelli dei primi decenni del secolo. La carestia che colpì la Spagna tra il 1936 e il 1942 fu devastante — si stimano circa 200.000 morti direttamente legati alla fame — e colpì in modo particolare questo quartiere. Nacque persino l’espressione “sindrome di Vallecas”, riferita alla carenza di nutrienti nella popolazione infantile.

González-Ruibal ha sottolineato che l’immagine promossa dal franchismo — secondo cui la classe operaia avrebbe cominciato a prosperare solo negli anni Sessanta, grazie alle politiche economiche imposte dalla dittatura — non corrispondeva alla realtà. A suo avviso, la classe lavoratrice prosperava già dalla fine del XIX secolo fino alla Seconda Repubblica, e tutto ciò era stato cancellato per vent’anni, riportando le condizioni di vita a livelli simili a quelli del XVIII secolo. Negli anni Settanta, ha aggiunto, la popolazione viveva ancora in baracche prive di elettricità e acqua corrente.

foto di David F. Sabadell

L’idea, tanto compiacente verso il franchismo, secondo cui la classe lavoratrice in Spagna avrebbe vissuto quasi come sotto l’antico regime fino al trionfo della dittatura e al “miracolo economico” degli anni Sessanta, risulta dunque falsa. I risultati di questa campagna archeologica confermano quanto sostenuto da storici come Luis Enrique Otero Carvajal e Santos Juliá: ciò che caratterizza quel decennio non fu l’inizio di un processo di modernizzazione, ma la ripresa di una storia interrotta da una volontà politica vittoriosa alla fine di una guerra civile. La vittoria della ribellione e la repressione che si abbatté sulle classi operaia e contadina avevano infatti spezzato tutte le tendenze al cambiamento sociale emerse dall’inizio del secolo.

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