Intelligenza artificiale: l’umanità è diventata obsoleta per i padroni?

Lavoratrici e Lavoratori Aci Informatica - Sunday, November 2, 2025

(Fonte) Contre Attaque – 29 ottobre 2025

Negli Stati Uniti, una campagna pubblicitaria della società di San Francisco Artisan invita apertamente le aziende a “smettere di assumere esseri umani” e ad affidarsi a “dipendenti AI”, ribattezzati “artigiani digitali” come la rappresentante di vendita virtuale Ava. L’idea di sostituire il lavoro umano con l’IA non è più fantascienza, ma una strategia industriale già in corso.

Amazon è il primo gigante a tradurla in pratica: secondo Le Monde e Reuters, ha avviato il più grande licenziamento di massa della sua storia — 30.000 posti tagliati —, un processo destinato a estendersi fino ad automatizzare il 75% delle operazioni. I licenziamenti colpiscono in particolare il 10% delle funzioni impiegatizie, cioè coloro che lavorano negli uffici e gestiscono compiti amministrativi. Il CEO ha spiegato che la riduzione della forza lavoro è parte di una strategia di lungo periodo fondata sull’intelligenza artificiale.

Anche Walmart segue questa logica: nessuna nuova assunzione nonostante la crescita del fatturato, grazie all’automazione. Analogamente, Intel e Microsoft hanno eliminato decine di migliaia di posti di lavoro mentre registravano profitti record. Come sintetizza il Wall Street Journal, “le grandi aziende puntano sulla crescita senza assumere”.

Di fronte a questo scenario, figure come Bernie Sanders sollevano interrogativi sociali elementari: cosa accadrà ai lavoratori licenziati, privati di reddito e prospettive? La risposta, secondo i teorici dell’élite tecnologica, è netta. Il transumanista Laurent Alexandre, fondatore di Doctissimo, aveva già proclamato nel 2019 la nascita di una “nuova età dell’oro” riservata a chi controlla le tecnologie, contrapposta a una massa “inutile” destinata all’emarginazione.

La visione è gerarchica e diseguale: da un lato gli “dei” dell’innovazione — ingegneri, manager, azionisti — e dall’altro la maggioranza degli esseri umani resi obsoleti. Nonostante un secolo di automazione e guadagni di produttività, i benefici non sono stati redistribuiti: il lavoro non è diminuito, le ricchezze si sono concentrate e la precarietà è aumentata. L’intelligenza artificiale, lungi dal liberare l’uomo dal lavoro, rischia di ampliare questo divario e di spingere milioni di persone fuori dal sistema produttivo.

Negli Stati Uniti, l’anticipazione distopica assume già contorni concreti: nello Utah è stato approvato un piano per costruire un “mega-campo” per 1.300 senzatetto, isolato dalla città e privo di trasporti pubblici, presentato come soluzione “assistenziale”. In realtà, si tratta di un internamento mascherato, un modo per confinare coloro che il nuovo ordine tecno-economico considera superflui.

Il quadro che emerge è quello di un futuro prossimo segnato da una umanità a due velocità: una minoranza che controlla e beneficia delle macchine e una maggioranza relegata a una condizione di non-vita, esclusa dai circuiti del lavoro e della ricchezza, mentre l’intelligenza artificiale produce profitti sempre più concentrati nelle mani di pochi.

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