Quante lingue parla la ricerca?

ROARS - Wednesday, October 1, 2025

Il multilinguismo è complesso e può essere difficile da implementare e gestire all’interno dell’ecosistema della comunicazione accademica. Tuttavia, i vantaggi della diversità linguistica, quali una maggiore equità per gli studiosi, la diversità epistemologica e un migliore accesso ai risultati della ricerca per la società in generale, meritano di essere perseguiti.

[Ripreso dal sito openscience.unimi.it]

Un bell’articolo su The Canadian Journal of Information and Library Science (rivista canadese che esce in inglese e francese) affronta il tema del multilinguismo nella scienza a partire dalla constatazione che un ecosistema della ricerca che si basa su una lingua che è lingua madre per una netta minoranza (5%) è un sistema che crea disuguaglianze. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Una nozione di prestigio scientifico legato a riviste che pubblicano esclusivamente in inglese, indicizzate da database proprietari che privilegiano sedi editoriali che pubblicano in inglese, che vengono utilizzate per la ricerca della letteratura rilevante per un certo argomento e i cui autori quindi hanno anche la possibilità di essere citati più facilmente, il che facilita l’avanzamento di carriera, la possibilità di accedere a finanziamenti ecc. Nelle riviste gli editor e i reviewer devono parlare bene inglese, ma ciò porta ad una monocultura, ad una visione del mondo che è prettamente occidentale.

Scrivere un articolo in inglese costa tempo e se non è la propria lingua madre può portare ad una rejection o a richieste di pesanti revisioni linguistiche (e in questo caso costa soldi). L’enfasi sulla pubblicazione in inglese, ha portato molti Paesi a premiare i ricercatori che pubblicano in inglese, o che pubblicano in determinate riviste, aprendo la strada a comportamenti adattativi, ai papermills, e alle riviste predatorie. Gli autori dell’articolo, che sono parte del WG di COARA Multilingualism and language biases in research assessment concordano sul fatto che il monolinguismo sia un problema, che non ci sia un’unica soluzione, ma che possano essere implementate piccole azioni che facilitino una scienza che parli tante lingue.

Ad esempio possiamo avere riviste specializzate nella pubblicazione in inglese e riviste specializzate nella pubblicazione in altre lingue, e le possiamo considerare allo stesso livello se rispondono ad elevati standard di qualità (e per quanto riguarda la loro indicizzazione possiamo considerare database che siano più inclusivi e non focalizzati su un’unica lingua), oppure la stessa rivista può pubblicare in più lingue con i metadati in tutte le lingue supportate, oppure ancora lo stesso articolo, (come quello che qui stiamo commentando) può essere tradotto in più lingue (nel caso specifico è presente la traduzione in francese).

Le conferenze possono lanciare call in lingue diverse, accogliere contributi in lingue diverse e permettere agli autori di presentare i propri contributi nella propria lingua con traduzione simultanea.

L’articolo fa poi una serie di raccomandazioni agli autori (chiedendo di predisporre testi in linguaggio semplice che possano essere poi anche tradotti facilmenti da sistemi di traduzione automatica), agli editor delle riviste (chiedendo di diversificare il pool dei reviewers e dei membri del board editoriale considerando ricercatori che parlino lingue divere dall’inglese), ai publisher (chiedendo di facilitare la pubblicazione di abstract in un linguaggio semplice, possibilmente tradotto in più lingue, e nel caso di riviste multilingue, anche la traduzione nelle lingue accettate, e di implementare una metadatazione nelle diverse lingue) e infine alle istituzioni (chiedendo di valorizzare pubblicazioni in lingue diverse dall’inglese e di utilizzare database e metriche che siano inclusivi rispetto a pubblicazioni in lingue diverse dall’inglese).

Una strada piuttosto lunga e complessa quella delineata dagli autori dell’articolo, soprattutto per quelle aree disciplinari che sull’uso dell’inglese hanno costruito sistemi di riconoscimento e premialità che sembrano intoccabili, tuttavia concludendo con le parole degli autori intraprendere questa strada appare necessario per una serie di motivi tutti importantissimi

Multilingualism is complex and can be challenging to implement and manage within the scholarly communication ecosystem. Nonetheless, the benefits of linguistic diversity, such as improved equity for scholars, epistemological diversity, and better access to research output for the wider society, are worth pursuing