Rimarrà di noi forse solo la musica

Popoff Quotidiano - Saturday, September 20, 2025

Il Festival del Mediterraneo, appuntamento ormai tradizionale di fine estate che porta in Liguria un viaggio sonoro e visivo attraverso cinque continenti

Rimarrà di noi forse solo la musica? Come una capsula del tempo affidata ai posteri, che certifichi il fatto che tutto ciò che sarà accaduto non è stato in nostro nome.

E’ la suggestione, fragile come un messaggio in bottiglia, che il Festival del Mediterraneo di Genova affida alle onde agitate di questi tempi di (quasi) guerra mondiale.

Musica memoria futura è appunto il titolo di questa 34esima edizione che vede

Il Festival del Mediterraneo, appuntamento ormai tradizionale di fine estate che porta in Liguria un viaggio sonoro e visivo attraverso cinque continenti. Rispetto alle edizioni precedenti, quest’anno il Festival si espande ulteriormente, offrendo ben 15 date che si sviluppano  lungo un calendario di oltre tre settimane fino al 23 settembre. Ad animarlo musicisti, danzatori e performer internazionali che sono  protagonisti in alcune delle location più suggestive di Genova e, per la prima volta anche a Savona, trasformandole in palcoscenici globali.

Il Festival del Mediterraneo nasce con la vocazione di favorire l’incontro tra tradizioni musicali e culture, generando nuovi dialoghi possibili: dalla musica mozartiana per pianoforte reinterpretata dalle voci zulu, al flamenco suonato con un’arpa, dai raga e dalle tabla indiane intrecciati con il beat box vocale, fino alle sei stagioni indiane che si affiancano alle quattro di Vivaldi.

Tra le tappe di quest’anno spiccano anche due serate dedicate agli ottant’anni dalle esplosioni nucleari di Hiroshima e Nagasaki, in una rilettura corale che coinvolge voci, danze e musiche europee e giapponesi. Per dire l’indicibile di un crimine contro l’umanità come la sperimentazione di una nuova, devastante, arma in grado di fare di un uomo niente altro che un’ombra nera stampata sul muro – come un negativo fotografico – utilizzata su una popolazione civile indifesa: uomini, donne, bambini

 

Attenzione all’estremo oriente che continua anche nel doppio appuntamento con la musica dalla Corea del sud. Anche se, per una volta, non sono gli idoli globali del K-pop a tenere la scena ma, più discretamente, i tre componenti del gruppo  Maegandang e il fascino antico degli strumenti haegeum, gayageum e geomungo.

 

«La musica dal vivo – spiega Davide Ferrari, direttore artistico e organizzatore del Festival – rappresenta da sempre una forma privilegiata di condivisione collettiva, sensoriale ed emotiva, capace di evocare luoghi vicini o lontani, reali o immaginari. È memoria vivente che tramanda le storie dei popoli e al tempo stesso uno strumento con cui guardare al futuro, veicolo di cambiamenti, esplorazioni e incontri. Con un calendario che intreccia tradizioni ancestrali e sperimentazioni contemporanee, il Festival del Mediterraneo si conferma un punto di riferimento internazionale capace di raccontare l’identità e la diversità dei popoli attraverso il linguaggio universale della musica».

 

 

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