
Investigatrice ONU Pillay: la responsabilità per il genocidio a Gaza è possibile
InfoPal - Friday, September 19, 2025
Gaza – Al Mayadeen. Navi Pillay, giurista sudafricana a capo della Commissione d’Inchiesta delle Nazioni Unite (COI) sulla Palestina, ha espresso fiducia sul fatto che un giorno i leader israeliani potrebbero affrontare un processo per genocidio a Gaza. Basandosi sulla sua esperienza alla guida del Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda, la Pillay ha detto di vedere chiari paralleli tra i due casi.
La giustizia, ha ammesso, è un processo lungo. Ma ha ricordato le parole di Nelson Mandela: “Sembra sempre impossibile finché non viene fatto”. Parlando all’AFP, Pillay ha sottolineato: “Non considero impossibile che in futuro vi saranno arresti e processi”.
La COI indipendente, che non parla formalmente a nome delle Nazioni Unite, ha pubblicato questa settimana un rapporto dichiarando che “un genocidio è in corso a Gaza”. Le conclusioni accusano il presidente israeliano Isaac Herzog, il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Sicurezza Yoav Gallant di incitamento al genocidio.
“Israele” ha categoricamente respinto il rapporto, definendolo “distorto e falso”.
Paralleli con il Ruanda.
Pillay ha sottolineato le somiglianze con il genocidio ruandese del 1994, quando circa 800.000 persone, per lo più tutsi e hutu moderati, furono massacrate. Come presidente del tribunale per il Ruanda, ha affermato che guardare i filmati di civili torturati e uccisi l’ha segnata “per tutta la vita”.
“Vedo similitudini con quanto sta accadendo a Gaza”, ha spiegato, indicando “lo stesso tipo di metodi”.
Mentre i tutsi erano il bersaglio in Ruanda, ha osservato che ora i palestinesi sono collettivamente presi di mira a Gaza. Ha citato le dichiarazioni di funzionari israeliani che descrivevano i palestinesi come “animali”, paragonando questa retorica alla demonizzazione dei tutsi come “scarafaggi”.
“In entrambi i casi, la popolazione bersaglio viene disumanizzata”, ha affermato, “inviando il segnale che è accettabile ucciderli”.
Mandati d’arresto della CPI.
La Corte Penale Internazionale (CPI) ha già emesso mandati d’arresto contro Netanyahu e Gallant per sospetti crimini di guerra. Pillay ha riconosciuto che la responsabilità non sarà facile da ottenere, sottolineando che la CPI “non ha un proprio sceriffo o forza di polizia per eseguire gli arresti”.
Tuttavia, ha evidenziato che la domanda pubblica di giustizia può innescare cambiamenti drammatici, ricordando che nemmeno lei credeva che l’apartheid sarebbe finito durante la sua vita.
Una lunga carriera nella giustizia.
La carriera della Pillay copre decenni di casi difficili sui diritti umani. Dalla difesa dei prigionieri politici nell’apartheid sudafricano, al ruolo di giudice presso il tribunale del Ruanda e poi come Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, ha sempre assunto incarichi controversi.
Oggi, a 83 anni, presiede la COI sulla Palestina dalla sua creazione, quattro anni fa. La commissione ha affrontato costanti accuse di parzialità, antisemitismo e campagne che chiedevano sanzioni contro i suoi membri.
Pillay insiste però che la parte più difficile del suo lavoro è rivedere le prove grafiche provenienti da Gaza, compresi i filmati di violenze sessuali e abusi da parte dell’esercito. “Guardare quei video è traumatico. È dolorosissimo”, ha ammesso.
La COI prevede di compilare una lista di individui sospettati di crimini a Gaza e di esaminare la possibile complicità di Paesi che sostengono “Israele”. Questo lavoro continuerà sotto una nuova leadership, dato che la Pillay lascerà l’incarico a novembre per ragioni di età e di salute.
Prima della sua partenza, intende presentare il rapporto sul genocidio di Gaza all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York. “Ho già il visto”, ha detto, osservando che non vi è alcun segnale che possa essere revocato.
Traduzione per InfoPal di F.L.