Non si assolve l’inquinamento di Teulada!

A FORAS - Monday, July 21, 2025

Con ordinanza del 18 luglio la prefettura di Cagliari ha sancito l’interdizione in via cautelativa delle aree del Poligono di Capo Teulada non ad esclusivo uso militare (date in concessione per attività agropastorali).

La motivazione è “una situazione di rischio per superamento delle Concentrazioni soglia di contaminazione del suolo”.

Sono decenni che si denuncia l’ovvia devastazione ambientale che si accompagna alle attività militari nei poligoni sardi, non ci vuole una scienza a capire che decenni di manovre militari e bombardamenti con ogni sorta di ordigno comportano inquinamento e distruzione.

È stato con la lotta e con l’organizzazione di questi decenni che siamo riusciti a costringere i militari a sottoporsi finalmente alle norme ambientali, iniziando a operare i dovuti monitoraggi, e dal gennaio di quest’anno iniziando a sottoporre le loro attività a procedimenti di Valutazione ambientale.

Certo, non dobbiamo cantare vittoria troppo presto, i monitoraggi continuano ad essere svolti in un contesto di totale mancanza di trasparenza.Come emerge anche dall’ultimo documento della Prefettura, è il comando dell’Esercito che gestisce la misurazione delle contaminazioni ambientali, emanando apposito bando per aziende del settore, ed è lui a fornire i dati sul superamento delle soglie di contaminazione. Il controllore e il controllato sono il medesimo ente!

Il sistema di monitoraggio ambientale è chiaramente insufficiente: non vi è diffusione trasparente dei metodi e dei risultati dei rilevamenti, mancano tutte le informazioni necessarie a valutare l’attendibilità scientifica dei rilevamenti, manca una qualsiasi possibilità di raccogliere e valutare in maniera indipendente i dati.

Incredibilmente, non sappiamo nemmeno quali sono i valori soglia applicati ai differenti punti del Poligono! Infatti con il decreto 91 del 2014, è stabilito che nelle aree militari si può scegliere quale tabella di valori soglia utilizzare per i monitoraggi ambientali, consentendo di utilizzare anche quella per le zone industriali che prevede valori soglia nettamente superiori (decine di volte) alla tabella per i siti non industriali.

Ai fini di un ripristino dei territori e di una valutazione scientifica del danno, è fondamentale che i monitoraggi ambientali siano svolti da enti completamente indipendenti dalle gerarchie militari, con criteri di massima trasparenza e condivisione dei dati. Finché non ci sarà una condizione del genere, non si può dare credito al sistema di monitoraggio dei poligoni, anche quando sembra confermare ciò che andiamo dicendo da decenni.

Prendiamo comunque atto del fatto che i militari non possono più insabbiare come prima i danni della loro azione, che non si possono più comportate da padroni assoluti nel nostro territorio.

Noi riteniamo che lo scempio ambientale dei poligoni sardi debba terminare. Quello che chiediamo è sempre lo stesso: chiusura dei poligoni, ripristino dei territori, risarcimento delle comunità per 70 anni di devastazione ambientale, sociale ed economica. Nel frattempo, continueremo ad operare per fare sì che le autorità militari siano inchiodate alle loro responsabilità, e rispettino finalmente le normative che si applicano al resto della popolazione.