
Nestlé ti fa bere microplastiche
Popoff Quotidiano - Monday, August 11, 2025In Francia, la multinazionale è un caso emblematico di degrado ambientale e rischio sanitario
La plastica non inquina solo i fondali oceanici, ma contamina anche le acque vendute con l’etichetta “minerali naturali”. La causa? Le bottiglie di plastica accumulate in modo selvaggio e abbandonate da Nestlé, vicino ai propri pozzi di trivellazione, hanno inquinato il suolo e le acque circostanti.
Un’indagine condotta dall’Ufficio francese per la biodiversità (OFB), resa pubblica da Mediapart, ha rivelato una grave contaminazione ambientale causata da Nestlé nei pressi dei suoi impianti di imbottigliamento nei Vosgi, dove vengono prodotte le acque minerali Hépar e Contrex. Le bottiglie di plastica abbandonate vicino ai pozzi hanno rilasciato microplastiche in concentrazioni fino a 3.000 volte superiori ai livelli normalmente rilevati nelle falde acquifere.
Dal 2016 al 2024, oltre 400.000 m³ di rifiuti, tra plastica, vetro e amianto, sono stati stoccati illegalmente. La discarica di Contrexéville, soprannominata “il vulcano”, contiene l’equivalente di 66 piscine olimpioniche di plastica interrata. Nestlé sarà processata a novembre per abbandono illecito di rifiuti e degrado ambientale sostanziale, con la procura che denuncia il “cinismo” dell’azienda, la quale avrebbe avuto i mezzi per intervenire già nel 2015 ma ha scelto di ignorare il problema.
Durante un’audizione parlamentare del 2021, la presidente di Nestlé France ha ammesso che l’azienda era a conoscenza delle discariche già dal 2014, ma ha informato lo Stato solo sette anni dopo. Invece di bonificare, Nestlé ha affidato analisi ai propri esperti, ignorando i risultati: i campioni di suolo e acqua mostrano contaminazioni da microplastiche fino a 9 milioni di volte superiori rispetto alla Senna, e concentrazioni di metalli pesanti dieci volte oltre i limiti OMS.
Le microplastiche rilevate non provengono dalle bottiglie, ma dai pozzi stessi, contaminati dalle discariche abusive. Una nota interna di Nestlé del 2022 riconosce il rischio “reputazionale e finanziario” e l’impatto sulla qualità delle acque. Gli investigatori sospettano anche l’uso di trattamenti vietati come la microfiltrazione per mascherare l’inquinamento. Il direttore del sito ha attribuito la presenza di alcune microplastiche al “nastro adesivo dei sigilli”, ma gli agenti dell’OFB sottolineano che quei materiali sono tipici dei sistemi di filtrazione vietati.
Negli ultimi cinque anni, la comunità scientifica ha intensificato gli studi sull’impatto delle microplastiche sulla salute umana. La svolta è arrivata con la scoperta di microplastiche nelle feci e nel sangue umano, seguita da rilevazioni anche nell’apparato digerente e nel cervello. Secondo Mathilde Body-Malapel, immunotossicologa dell’Università di Lille e dell’Inserm, queste particelle possono alterare il sistema immunitario, aumentare il rischio cardiovascolare e provocare danni al fegato e all’intestino, come dimostrato in studi condotti sui topi.
Le ricerche hanno evidenziato effetti tossici di diversi tipi di microplastiche, tra cui polietilene, PVC e polipropilene, materiali comunemente usati negli imballaggi. Sebbene la varietà chimica renda complessa l’analisi, emergono correlazioni con patologie tumorali, infiammatorie e immunitarie.
Guillaume Duflos, biochimico dell’Anses, conferma che l’acqua in bottiglia presenta livelli di microplastiche superiori rispetto all’acqua del rubinetto. I suoi studi si concentrano su tre ambiti: contaminazione degli alimenti, impatti sulla salute e presenza di additivi pericolosi come ritardanti di fiamma, coloranti e metalli pesanti.
La mobilitazione scientifica ha già portato alla standardizzazione di metodi di analisi delle microplastiche nelle acque potabili, con l’obiettivo di stabilire soglie di riferimento per tutelare i consumatori. Tuttavia, la regolamentazione è ancora in fase embrionale, mentre le evidenze sui rischi continuano ad accumularsi.
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