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L’azione legale promossa da 6 associazioni italiane e una donna palestinese
Il ricorso presentato al Tribunale di Roma il 29 settembre scorso è stato dettagliatamente illustrato al ‘lancio’ della mobilitazione che, all’insegna del motto “In nome della legge: Giù le armi, Leonardo!”, coinvolge tutti i cittadini italiani nel sostegno all’iniziativa. A citare in giudizio il gruppo industriale Leonardo SpA, il cui maggiore azionista è il Ministero dell’economia e delle finanze, e il governo italiano sono le associazioni A buon diritto, ACLI, ARCI, Attac Italia, Pax Christi Italia e Un ponte per e una giovane donna palestinese, Hala Abulebdeh, che risiede in Scozia, dove nel 2023 studiava farmacia e ha appreso della morte dei propri familiari, morti a Khan Younis assediata dalle forze armate israeliane. I ‘ricorrenti’ che hanno presentato l’esposto al Tribunale di Roma sono rappresentati dal team di avvocati – composto da Michele Carducci, Antonello Ciervo, Veronica Dini e Luca Saltalamacchia. In attesa degli sviluppi dell’iter procedurale, il 20 novembre le associazioni italiane hanno sollecitato l’attenzione degli italiani su questa loro azione legale, una delle prime di questo genere, mossa contro un’impresa e uno Stato membro dell’UE coinvolti nella fornitura di armi allo Stato israeliano mentre il suo governo conduce operazioni militari e interventi armati che fanno strage di civili nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, e non solo, anche altre nazioni. PRINCIPI ETICI E NORMATIVI ALLA BASE DEL RICORSO L’azione legale è finalizzata a ottenere che siano dichiarati nulli i contratti commerciali stipulati tra Leonardo SpA e le imprese controllate dal gruppo o ad esso associate e collegate con lo Stato di Israele per la fornitura di strumentazioni, apparecchi e ricambi di attrezzature che l’IDF / Israel Defense Forces (Forze Armate israeliane) e le milizie israeliane impiegano per compiere attività, azioni e interventi non conformi alle norme di diritto internazionale. Se il Tribunale civile di Roma riconoscerà la nullità dei contratti, Leonardo Spa dovrà interrompere ogni attività che coinvolge l’azienda, di riflesso il Governo e lo Stato italiani, nella fornitura allo Stato israeliano di materiali e servizi bellici. All’annullamento dei contratti conseguirà anche che dovrà cessare ogni collaborazione di Leonardo SpA con l’esercito israeliano e con le imprese italiane, israeliane e di qualsiasi altra nazionalità che producono o commercializzano armi e tecnologie militari usate dalle forze armate israeliane. Tali contratti commerciali infatti sono regolamentati dagli accordi bilaterali tra gli Stati, italiano e israeliano, ma devono essere conformi alle norme in materia sancite dalla Costituzione e dalle leggi italiane, che a loro volta sono conformi a quelle sancite nei trattati internazionali – come la Carta (Statuto) dell’ONU – ratificati nell’ordinamento italiano, che impongono divieti tassativi alla consegna di armi interamente o parzialmente fabbricate in Italia a nazioni ed eserciti stranieri che ne fanno un uso criminale. In specifico, l’art. 11 della Costituzione dichiara che: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa della libertà dei popoli e come mezzo per risolvere le controversie internazionali; riconosce, su un piano di uguaglianza con gli altri Stati, i limiti di sovranità necessari per un ordine che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali volte a questo scopo”. E in particolare a disciplinare l’esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l’intermediazione di materiale militare è la legge 185/1990, il cui art. 1 stabilisce che: 1. L’esportazione, l’importazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l’intermediazione di materiale militare, nonché il trasferimento delle relative licenze di produzione e il trasferimento della produzione, devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell’Italia. Tali operazioni sono regolate dallo Stato secondo i principi della Costituzione repubblicana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. 2. L’esportazione, l’importazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l’intermediazione di materiali militari, di cui all’articolo 2, nonché il trasferimento delle relative licenze di produzione e il trasferimento della produzione, sono soggetti alle autorizzazioni e ai controlli dello Stato. 3. Il Governo predisporrà misure adeguate per sostenere la graduale differenziazione della produzione e la conversione delle industrie del settore della difesa a fini civili. 4. Le operazioni di esportazione, transito e intermediazione saranno consentite solo se effettuate con governi stranieri o con imprese autorizzate dal governo del paese destinatario. Le operazioni di trasferimento intracomunitario saranno consentite secondo le procedure di cui al capitolo IV, sezione I. 5. L’esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l’intermediazione di materiali militari, nonché il trasferimento delle relative licenze di produzione e il trasferimento della produzione, sono vietati quando sono contrari alla Costituzione, agli impegni internazionali dell’Italia, agli accordi di non proliferazione e agli interessi fondamentali della sicurezza dello Stato, alla lotta contro il terrorismo e al mantenimento di buone relazioni con gli altri paesi, nonché quando non vi sono adeguate garanzie sulla destinazione definitiva dei materiali di armamento. 6. Sono inoltre vietati l’esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l’intermediazione di materiale … b) verso paesi le cui politiche siano in contrasto con i principi dell’articolo 11 della Costituzione; d) verso paesi i cui governi siano responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali sui diritti umani, accertate dagli organi competenti delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea o del Consiglio d’Europa…   I FATTI CHE INFICIANO I CONTRATTI Come accertato dagli “organi competenti delle Nazioni Unite”, il ‘cliente’ israeliano di Leonardo SpA, il cui maggiore azionista è il Ministero dell’economia e delle finanze, è un paese il cui governo è responsabile, e colpevole, dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità. Il genocidio del popolo palestinese in particolare è stato accertato e condannato nel 2024 dalle sentenze di Corte di Giustizia Internazionale e Corte Penale Internazionale e nel 2025 dai rapporti di funzionari e relatori incaricati dall’ONU a riferire della situazione nei territori palestinesi e nelle risoluzioni dell’Assemblea Generale dell’ONU. In specifico, “gravi violazioni delle convenzioni internazionali sui diritti umani” sono state riscontrate nell’assedio della Striscia di Gaza e negli attacchi alle comunità palestinesi in Cisgiordania compiuti nel periodo tra il 7 ottobre 2023 e il 29 settembre 2025 e sono documentate dalle notizie diffuse in questi giorni. Ieri, 23 novembre, ricordando che “Israele ha violato il cessate il fuoco 497 volte” e che nella Striscia di Gaza l’esercito israeliano fa esplodere gli edifici, INFOPAL informava che il sabato precedente un’ondata di attacchi aerei israeliani ha ucciso almeno 24 palestinesi e nella stessa giornata (domenica 23 novembre) una nave da guerra israeliana ha bombardato la città di Rafah uccidendo un bambino e ferendone molti altri, nell’area a sud-est del campo profughi di Al-Bureij i droni israeliani hanno sganciato bombe e aperto il fuoco, nei pressi della moschea al-Abbas un missile israeliano ha bersagliato un’auto civile e ucciso 5 persone, nel quartiere an-Nasr della città di Gaza in una casa bombardata da un aereo da guerra israeliano sono state uccise 4 persone e negli assalti alle case nel campo profughi di an-Nuseirat e nei pressi di Deir al-Balah sono stati uccisi 11 loro abitanti. Contemporaneamente, il 23 novembre 5 persone venivano uccise da un raid israeliano a Beirut dopo che numerose altre lo erano state nelle incursioni israeliane in campi profughi e territori libanesi dei giorni precedenti, in cui inoltre i militari israeliani hanno aggredito i caschi blu della missione UNIFIL che il 14 novembre scorso avevano denunciato l’invasione del Libano. Questi ‘bollettini di guerra’ e molti altri più dettagliati resoconti delle recenti e attuali ‘operazioni’ dell’esercito israeliano riferiscono dell’uso di aerei, cannoni, bombe, missili, proiettili, droni, carri armati e mezzi d’assalto e distruzione fabbricati in molti impianti industriali, anche italiani. Hala Abulebdeh / Israel Killed My Entire Family E come in interviste e reportage pubblicati da Palestine Deep Dive, anche nel ricorso presentato al Tribunale di Roma insieme alle associazioni italiane la giovane palestinese Hala Abulebdeh testimonia l’uccisione dei propri genitori, entrambi insegnanti, e dei suoi cinque fratelli, due ingegneri, due medici e una fisioterapista che collaborava con MSF / Medici Senza Frontiere, colpiti da armi e tecnologie militari ‘made in Italy’. Evidenziando che, in base alle norme della Costituzione italiana e delle leggi nazionali e internazionali che disciplinano le transazioni di materiali e servizi bellici, “il 7 ottobre 2023 è la data ufficialmente conclamata come sospensiva delle forniture di armamenti e di apparecchi, strumenti e mezzi dual use (civile e militare) allo Stato di Israele“, le 6 associazioni italiane hanno presentato al Tribunale di Roma la richiesta di annullamento dei contratti tra Leonardo SpA e lo Stato di Israele documentando il nesso tra le cause di morte dei civili palestinesi con la feralità dei materiali e delle collaborazioni che il gruppo produttore di armi classificato primo nell’UE e 13° al mondo il cui maggiore azionista è il Ministero dell’economia e delle finanze, quindi lo Stato italiano, ha recentemente fornito ed è in procinto di consegnare all’esercito israeliano. In sintesi, il dossier dimostra che: * componenti per velivoli F-35 – prodotti forniti principalmente attraverso la filiale britannica di Leonardo; * velivoli Aermacchi M-346 – Leonardo effettua riparazioni e fornisce pezzi di ricambio per la flotta; * radar di difesa a corto raggio e anti-drone – nel luglio 2022 Leonardo ha acquisito la società israeliana RADA Electronic Industries, che ha partecipato allo sviluppo di Iron Fist, un sistema di protezione attiva montato sui nuovi veicoli corazzati da combattimento (AFV) dell’IDF, gli Eitan a otto ruote; * autocarri a due assi – il Gruppo Leonardo, attraverso le sue controllate con sede negli Stati Uniti, supporta la mobilità dei veicoli pesanti dell’IDF fornendo speciali autocarri a due assi, un nuovo modello di rimorchio per cisterne pesanti (HDTT) prodotto dalla DRS Sustainment Systems Inc., con sede a Bridgeton, nel Missouri, una società del Gruppo Leonardo; * cannoni navali 76/62 Super Rapido MF – sono prodotti negli stabilimenti dell’azienda controllata da Leonardo SpA, OTO Melara che ha sede a La Spezia, e vengono utilizzati per armare le nuove corvette della classe Sa’ar 6; * elicotteri AW119K – Leonardo ha iniziato a inviare gli elicotteri Agusta Westland AW119Kx Koala-Ofer di ultima generazione per addestrare i piloti dell’Aeronautica Militare Israeliana (IAF) presso la base aerea di Hatzerim nel deserto del Negev; * componenti per bombe GBU-39 – il consorzio MBDA (leader in Europa nella costruzione di missili e tecnologie di difesa per i settori aeronautico, navale e terrestre, di cui Leonardo SpA fa parte e al quale contribuisce con una quota del 25%) vende allo Stato di Israele alcuni componenti chiave per le bombe GBU-39, ovvero le ali che si dispiegano dopo il lancio, consentendo alla bomba GBU-39 di essere guidata con estrema precisione verso il suo obiettivo. IL DOSSIER SU LEONARDO SPA COMPONENTI DEGLI F-35 Gli “F-35” sono modernissimi aerei da combattimento prodotti principalmente dall’azienda americana Lockheed Martin; alcuni dei suoi componenti vengono, tuttavia, realizzati da altre aziende dislocate in altri paesi, come il Regno Unito e l’Italia. Israele dispone di 39 F-35 e ne ha ordinati altri 36. Questi aerei sono stati massicciamente utilizzati da Israele per bombardare Gaza con bombe di varia potenza, incluse quelle da 2000 libbre, responsabili di alcune delle peggiori atrocità commesse negli ultimi mesi. Nel giugno 2024, un rapporto delle Nazioni Unite ha rilevato come le bombe sganciate da questa tipologie di aerei sono state utilizzate in diversi casi di attacchi indiscriminati che “hanno portato a un alto numero di vittime civili e a una diffusa distruzione di oggetti civili” a Gaza. L’Italia è un partner chiave nel programma di fabbricazione e produzione degli F-35 (https://www.sldinfo.com/wp-content/uploads/2014/10/Program_F35_Italian_perspective1.pdf). Come accertato dal General Accounting Office (Ragioneria Generale) del Governo degli Stati Uniti, agli inizi degli anni 2000 per entrare nel mercato della produzione di componenti degli F-35 l’Italia ha pagato la somma di $ 1,028 miliardi di dollari (https://www.gao.gov/assets/gao04-554.pdf). Secondo il report Global Production of the Israeli F-35I Joint Strike Fighter (fol. H-63) pubblicato nel gennaio 2025 dall’Istituto di ricerca sulla pace canadese “Project Ploughshares” che si occupa di disarmo e sicurezza internazionale, Leonardo ha incassato quasi tre miliardi e mezzo di dollari per le commesse legate alla produzione dei componenti degli F-35. AEREI M-346 Per effetto del contratto stipulato in data 19.07.2012 (ed autorizzato dall’UAMA con nota 25708 del 1.10.2012), la Alenia Aermacchi – poi divenuta Leonardo – ha prodotto e consegnato all’Aeronautica militare israeliana 30 velivoli di addestramento M-346 e relativi simulatori di volo; gli aerei sono quelli sui cui si sono esercitati i piloti dei caccia F-16 e F-35 che dall’ottobre 2023 stanno bombardando la Striscia di Gaza. Questo accordo assume le forme di una triangolazione: da un lato, Leonardo ha venduto ad Israele i velivoli in oggetto, dall’altro lo Stato italiano si è impegnato ad acquistare velivoli da ricognizione e satelliti spia per la stessa cifra dalle industrie israeliane della difesa Elbit e Rafael; nel giugno 2023, Leonardo ha annunciato che avrebbe trasformato i velivoli da addestramento M-346 dell’aeronautica militare israeliana in aerei da combattimento – con la sigla M-346FA (Fighter Attack) –, installando un cannone “NEXTER” da 20 mm sull’aereo, molto utilizzato dall’IDF per la sua efficacia in contesti bellici.   ELICOTTERI AW119K Nel mese di febbraio 2019 Israele ha acquistato sette elicotteri AW119KX “Koala” d’addestramento avanzato dalla Agusta-Westland del valore di 350 milioni di dollari: anche in questo caso, l’operazione è stata realizzata attraverso una triangolazione in base alla quale l’Italia si è impegnata ad effettuare acquisti di valore equivalente di tecnologia militare israeliana; l’ambito della transazione comprende il supporto e la manutenzione per 20 anni. Nel mese di settembre del 2020, Israele ne ha ordinati altri cinque, per un totale di dodici elicotteri e due simulatori destinati alla Air Force Flight School, presso la base di Hatzerim, più il supporto logistico e manutentivo dei velivoli da parte italiana per vari anni. Nel mese di aprile 2022, Leonardo si è aggiudicata un contratto dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per la fornitura ad Israele di velivoli AW119Kx per 29 milioni di dollari nell’ambito delle vendite militari all’estero. Nel mese di settembre 2020 l’IMOD (Israel Ministry of Defense) ha siglato un accordo integrativo per l’acquisto di un pacchetto di addestramento avanzato da Leonardo che includerà cinque ulteriori elicotteri da addestramento AW119KX e due addestratori per la scuola di volo dell’Aeronautica Militare; parte di questi veicoli, utilizzati nelle recenti azioni militare dell’IDF sulla Striscia di Gaza, sono stati consegnati anche successivamente al 7.10.2023.   CANNONI NAVALI 76/62 “SUPER RAPIDO-MF” Il gruppo Leonardo (attraverso la controllata OTO Melara) ha prodotto e consegnato in data 13.09.2022 alla Marina militare israeliana i cannoni navali 76/62 “Super Rapido-MF” (Multi-Feeding), in grado di sparare fino a 120 colpi al minuto: la commessa ha un valore di 450 milioni di dollari. I cannoni armano le nuove corvette della classe “Sa’ar 6” realizzate dalla società tedesca ThyssenKrupp Marine Systems, impiegate in questi mesi per attaccare via mare la Striscia di Gaza: la Marina israeliana è stata tra le prime al mondo a utilizzare i cannoni OTO Melara da 76 mm che hanno una cadenza di fuoco di 120 colpi al minuto e un sistema di caricamento ad alimentazione multipla, grazie alle differenti tipologie di munizioni utilizzate (perforanti, incendiarie, a frammentazione, ecc.), contro sistemi missilistici a corto raggio, aerei, navi e obiettivi terrestri. Le navi che dal 9.10.2023 hanno utilizzato i cannoni Leonardo nelle azioni contro la Striscia di Gaza sono le corvette Ins Magen ed Ins Oz, le unità navali più grandi e più moderne della Marina militare israeliana. Diverse testate giornalistiche e le stesse IDF hanno confermato l’impiego delle nuove corvette nei bombardamenti sulla Striscia di Gaza.   TECNOLOGIE PER CARRI ARMATI Nel 2018 Leonardo DRS (la controllata di Leonardo con sede ad Arlington, Virginia) ha sottoscritto con Rafael Defense Systems un accordo per fornire all’Esercito e al Corpo dei Marines USA le tecnologie avanzate da installare nei carri armati Abrams M1A1/A2 MBT (contratto del valore di 80 milioni di dollari). Nello specifico, Rafael Defense Systems si è impegnata a produrre il sistema Trophy APS per la protezione del veicolo terrestre da eventuali attacchi, mentre Leonardo DRS si è impegnata a produrre i caricatori automatici per il sistema Trophy. Il sistema Trophy, sviluppato anche grazie a Leonardo, è stato installato in tutti i carri armati delle forze armate israeliane, come ad esempio i Merkava 3 e 4 ed i Namer; e sin dall’autunno del 2023, proprio i tank Merkava 4, dotati per l’appunto del sistema Trophy, sono stati impiegati nelle azioni militari perpetrate dall’IDF nella Striscia di Gaza.   RADAR Nel giugno 2022, è stato firmato un accordo di fusione tra la controllata americana di Leonardo (Leonardo DRS) e la società israeliana RADA Electronic Industries Ltd. con sede a Netanya, nei pressi di Tel Aviv, il cui sito ora è reperibile all’interno di quello della stessa Leonardo: la RADA è una azienda specializzata nella produzione di radar tattici militari, software avanzati, sistemi di sorveglianza delle frontiere, sistemi di difesa anti-aerea e anti-drone. Il successo dei prodotti RADA è intrecciato alle azioni militari che l’IDF ha ripetutamente condotto nella Striscia di Gaza tant’è che – come riportato sul sito della Leonardo – “è stata premiata dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) per la sua rete Sense & Warn di radar Counter-Mortars, Artillery and Rockets (C-RAM) subito dopo l’operazione Protective Edge nel 2014”. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA) l’operazione “Margine Protettivo” (Protective Edge) avrebbe provocato la morte di migliaia di palestinesi, dei quali la gran parte civili (tra di loro centinaia di bambini). I sistemi di protezione attiva e i radar tattici prodotti da Leonardo DRSRADA sono da anni in dotazione anche dei vari blindati quali i Caterpillar D9 – dai soldati israeliani soprannominati Doobi – che sistematicamente accompagnano le operazioni militari e che hanno provocato la morte per schiacciamento di diversi palestinesi (nonché della militante nonviolenta americana Rachel Corrie) e la distruzione delle abitazioni e delle infrastrutture palestinesi. Attraverso le forniture di RADA, di fatto, il Caterpillar D9 è dunque diventato una vera e propria “arma automatizzata e comandata a distanza”, fondamentale per l’esercito israeliano, impiegata in quasi tutte le attività militari dal 2000, per liberare le linee di incursione, neutralizzare il territorio e uccidere i palestinesi. Dall’ottobre 2023, è stato documentato l’uso di attrezzature Caterpillar per eseguire demolizioni di massa – tra cui case, moschee e infrastrutture di sostentamento – raid negli ospedali e schiacciare a morte i palestinesi”, come accertato (al par. 45) dal Rapporto della Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967 “From economy of occupation to economy of genocide”.   DRONI MIRACH 100/5 «L’M-40 è l’ultimo arrivato nella famiglia di droni “Mirach” di Leonardo, progettata per simulare minacce nemiche e consentire alle forze aeree, navali e terrestri di addestrarsi con missili aria-aria e terra-aria come Stinger, Aster e Aspide. Osservando, tramite sensori, gli stessi bersagli di un aereo o di un missile guidato, l’M-40 consente agli operatori di armi e radar di addestrarsi contro un bersaglio realistico». Questo si legge nel comunicato di Leonardo del 16.04.2018. Questi droni bersaglio, come ammesso da Leonardo, sono stati venduti anche ad Israele, in relazione ai quali le forze armate israeliane hanno ricevuto anche il relativo training.   COMPONENTI PER LE BOMBE GBU-39 Leonardo è parte del consorzio MBDA che vende allo Stato di Israele alcuni componenti chiave per le bombe tipo “GBU-39”, prodotte dalla Boeing. Nel dettaglio, il consorzio produce in una fabbrica situata in Alabama (USA) le ali che si dispiegano dopo il lancio, consentendo alla bomba GBU-39 di essere guidata con estrema precisione verso il bersaglio. Secondo un’inchiesta svolta dal giornale britannico The Guardian, poi riportata da diverse testate giornalistiche, Israele, che ha ricevuto migliaia di queste bombe dal consorzio MBDA, in 24 casi le ha impiegate in attacchi che hanno causato la morte di civili, tra cui molti bambini. Gli attacchi in questione sono avvenuti di notte, senza preavviso, in edifici scolastici e campi tendati, dove si erano rifugiate famiglie sfollate, provocando vasti incendi in cui i civili sono arsi vivi o sono stati mutilati. In particolare, merita menzione l’attacco lanciato alle 2 del mattino del 26.05.2025, che squarciò il tetto della scuola Fahmi al-Jarjawi a Gaza mentre decine di famiglie, che vi avevano trovato rifugio, dormivano, provocando la morte di 36 persone, metà delle quali bambini. In un video diventato virale, si vede la figura della piccola Hanin al-Wadie, di soli 5 anni, che cerca di uscire dalla stanza in fiamme. Ma non meno disumano è stato l’attacco sferzato la notte del 26.05.2024, quando le bombe furono lanciate contro il Kuwait Peace Camp 1 a Rafah, innescando un incendio che ha incenerito decine di tende, provocando 45 morti e 249 feriti e dove un bambino e una donna furono decapitati dai frammenti dell’esplosivo.   RIFERIMENTI INFORMATIVI : * Genocidio nella Striscia di Gaza, giorno 779: decine di vittime in una serie di attacchi aerei israeliani. Israele ha violato il cessate il fuoco 497 volte / INFOPAL – 23.11.2025 * L’allarme di Unifil: Israele sta occupando i territori del Libano / CITTA’ NUOVA – 19.11.2025 * Le associazioni per la pace trascinano il governo italiano in tribunale / PRESSENZA – 22.11.2025 * In nome della legge, giù le armi: azione legale della società civile contro Leonardo e lo Stato italiano / ACLI – 20.11.2025 * “In nome della legge: Ricorso della società civile contro Leonardo e lo Stato Italiano”  (il video della presentazione del ricorso e dell’iniziativa)/ ASSOPACE PALESTINA – 21.11.2025 * In nome della legge giù le mani, Leonardo / ATTAC ITALIA – 20.11.2025 * “ In nome della legge! – Giù le armi, Leonardo!” / PAX CHRISTI – 21.11.2025 * Le associazioni della società civile portano Leonardo spa e lo Stato italiano in tribunale e chiedono di dichiarare nulli i contratti stipulati per la vendita e la fornitura di armi ad Israele / UN PONTE PER – 20.11.2025 Maddalena Brunasti
Il programma dell’Università estiva di Attac Italia 2025, dal 12 al 14 settembre a Cecina Mare
La guerra è il massimo dell’incuria. Distrugge vite, famiglie e re­lazioni. Devasta territori e ambiente. Sradica le esistenze delle persone, esaspera le disuguaglianze sociali, ingabbia le culture, uccide la democrazia, scatena la repressione. La guerra sembra divenuta la dimensione del presente e del prossimo futuro. Non solo sul terreno direttamente militare, che investe attualmente sessanta aree del pianeta. La guerra penetra l’economia, la società, la natura, la cultura, le relazioni sociali e la democrazia. La dimensione della guerra permette al modello capitalistico di non affrontare le enormi contraddizioni che lo attraversano: * la crisi eco-climatica, che è giunta a livelli drammatici e rischia di rendere inabitabile il pianeta per fasce sempre più estese di popolazione; * la disuguaglianza sociale, che ha raggiunto dimensioni sinora mai conosciute e sta di fatto polarizzando le esistenze delle persone in vite degne (quelle dei ricchi) e vite da scarto (tutte le altre); * la pervasività del potere finanziario, che ha investito direttamente la democrazia, espropriandola al punto da renderla neppure più desiderabile per le fasce più svantaggiate della popolazione. Con l’approvazione, nella scorsa primavera, del Libro Bianco per la Difesa Europea – Prontezza 2023, accompagnato dal piano ReArm Europe, che, nel considerare il presente quadro come un contesto di minaccia militare perpetua, prevede l’attivazione di 800 miliardi di euro per investimenti nella difesa e nell’industria degli armamenti; e con la decisione presanel vertice NATO di fine giugno scorso, di portare entro il 2035  le spese per la difesa e per gli armamenti al 5% del Pil, il nostro Paese e il continente europeo hanno deciso di abbandonare ogni residuo del modello di welfare che per lungo tempo aveva costituito la cifra del modello europeo, sostituendolo con il warfare, il tempo della guerra. Possiamo arrenderci a tutto questo, come fosse un destino ineluttabile? Possiamo permettere che si disegni per il futuro delle nostre figlie e dei nostri figli un destino di arruolamento militare e culturale? Non possiamo. Per questo, se nelle precedenti edizioni delle nostre università estive abbiamo sviscerato a fondo il tema della società della cura come alternativa al modello capitalistico fino a delineare il tema della “cura del futuro” nella scorsa sessione, quest’anno vogliamo provare a capire, approfondire e confrontarci sulla dimensione della guerra e sulla sua penetrazione nella società, proprio per riappropriarci di un futuro differente da quello che stanno predisponendo i grandi capitali finanziari, industriali e militari e i governi che li assecondano. Una riflessione che vogliamo dipanare attraverso un ciclo di seminari. Il nuovo disordine mondiale – Affronteremo i cambiamenti geopolitici che stanno attraversando il pianeta dentro questa fase di crisi della globalizzazione liberista e di guerra come strumento prioritario per la regolazione dei conflitti; dentro questo quadro, analizzeremo cosa succede in Usa e in Europa e faremo un focus sulla Cina e sul Medio Oriente. Ne discuteremo con Luigi Pandolfi (giornalista economico e saggista), Giulia Torrini (co-presidente di Un Ponte Per) e Simone Pieranni (giornalista, esperto di Cina). Verso il post-umano? Strapotere finanziario e IA – Affronteremo, da un lato la diretta compenetrazione fra la dimensione della guerra e gli interessi dei grandi fondi finanziari; dall’altro, approfondiremo il tema delle nuove tecnologie e dell’Intelligenza Artificiale affrontandone opportunità e rischi attraverso la lettura femminista di un’alternativa di società. Ne discuteremo con Alessandro Volpi (docente di Storia contemporanea all’Università di Pisa) e Maria Francesca De Tullio (ricercatrice di Diritto Costituzionale all’Università Federico II di Napoli e attivista di Attac Italia) Guerra alla natura, guerra al lavoro – Affronteremo, da un lato, il tema della relazione fra capitalismo e natura e di come sia necessario un diverso paradigma per interrompere la guerra alla natura; dall’altro affronteremo il tema del lavoro, della produzione e della conversione dei sistemi produttivi dall’uso bellico all’uso civile e delle esperienze di conversione ecologica della produzione. Ne discuteremo con Alice Dal Gobbo (ricercatrice di Sociologia all’Università di Trento), Gianni Alioti (ex sindacalista e attivista per la riconversione dell’industria bellica) e Dario Salvetti (collettivo di fabbrica ex Gkn). “In fila per tre”, il disciplinamento sociale – Affronteremo il tema di come ad ogni guerra esterna si accompagni una guerra interna, sia come costruzione del nemico e di leggi liberticide verso chi dissente e si oppone, sia come penetrazione della guerra dentro i sistemi formativi, la cultura, le relazioni sociali e la democrazia. Ne discuteremo con Antonio Mazzeo (saggista e militante eco-pacifista) e Alice Cauduro (ricercatrice di Giurisprudenza all’Università di Torino). La sessione si chiuderà con la tavola rotonda intitolata Se verrà la guerra, chi ci salverà? nella quale, alla luce delle considerazioni emerse nei precedenti seminari, cercheremo di fare il punto sulla costruzione di un’alternativa di società, facendo dialogare culture ed esperienze tra loro diverse ma capaci di offrire nuovi punti di osservazione e proposte per il comune cammino collettivo. Ne discuteremo con Raffaella Bolini (campagna Stop ReArm Europe), Sandra Burchi (ricercatrice indipendente), Murat Cinar (giornalista esperto dell’esperienza del popolo curdo), Andrea Cegna (giornalista studioso del movimento zapatista) e Marco Bersani (di Attac Italia).   NOTIZIA e MATERIALI INFORMATIVI divulgati da Attac Italia: “Fermare l’economia della guerra, riprendersi il futuro” * Presentazione dell’Università estiva 2025 di Attac Italia * Programma dell’Università estiva 2025 di Attac Italia * costi, prenotazione e logistica dell’Università estiva 2025   Attac Italia
Stop Rearm Europe: Al via “Comuni per la Pace e contro il riarmo”
“Al via l’iniziativa ‘Comuni per la Pace e contro il riarmo”, la nuova fase della mobilitazione sui territori della campagna europea ‘Stop rearm europe’ volta ad attivare e coinvolgere, attraverso la presentazione di ordini del giorno e delibere d’iniziativa popolare, cittadini ed enti locali contro l’aumento delle spese militari previsto dal Piano di riarmo europeo e dalla decisione presa di in sede Nato di destinare il 5% del Pil degli Stati Ue alla Difesa e all’industria degli armamenti”. Lo annunciano i promotori italiani della Campagna europea “Stop Rearm Europe” (https://stoprearm.org/), Arci, Ferma il Riarmo (Sbilanciamoci, Rete Italiana Pace e Disarmo, Fondazione Perugia Assisi, Greenpeace Italia), Attac e Transform Italia, che lo scorso 21 giugno a Roma ha visto oltre 100mila persone in piazza con la manifestazione nazionale ‘No guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo’. “L’attuazione del Piano di riarmo Ue e l’aumento al 5% del Pil per le spese militari indicato dalla Nato incideranno sulle risorse destinate ai Comuni con ulteriori tagli ai servizi pubblici e alla spesa sociale, fino a comprometterne la funzione pubblica e sociale. – spiegano – Proponiamo quindi che in ogni Comuna venga votata una delibera che schieri l’Ente Locale per la Pace e contro ogni politica di riarmo. Ogni investimento negli armamenti rende, in termini occupazionali, solo 3.000 posti per ogni miliardo, mentre, a parità di investimento, renderebbe 8.000 posti nel settore ambientale, 12.000 nel settore sanitario e 14.000 nel settore dell’istruzione. Ad oggi sono già 15 miliardi complessivi le risorse sottratte ai Comuni a causa del Patto di Stabilità, attraverso il blocco delle assunzioni di personale e l’azzeramento delle possibilità d’investimento, e la Legge di Bilancio 2025 ha già previsto un ulteriore taglio di complessivi 1,3 miliardi per il periodo 2025-2029. In vista della prossima legge di bilancio, l’autunno che verrà sarà il più ‘bollente’ degli ultimi decenni in termini di lotta e mobilitazione in Italia e in Europa”. https://stoprearmitalia.it/wp-content/uploads/2025/07/cs-Comuni-contro-riarmo.pdf   Roma, 10 luglio 2025   Leggi il testo dell’odg su https://stoprearmitalia.it/ https://stoprearmitalia.it/wp-content/uploads/2025/07/ODG_per_Consiglio_Comunale.pdf   Rete Italiana Pace e Disarmo