Colombia, al via il vertice internazionale contro il genocidio in Palestina
Mentre l’Europa e gli Stati Uniti continuano, con poche eccezioni e prese di
posizioni istituzionali, a essere complici con i crimini di Israele, garantendo
l’impunità ai leader israeliani, rispetto alla pulizia etnica, ai ripetuti e
continui crimini di guerra e più in generale con il genocidio portato avanti
sistematicamente dal governo israeliano, una serie di leader del Sud globale
hanno preso parola convocando a costruire posizioni alternative a livello
internazionale, in risonanza con la solidarietà popolare con la Palestina. Una
solidarietà, capace di cominciare a tessere un nuovo internazionalismo, che si è
dispiegata in tutto il mondo a partire da movimenti sociali, studenteschi e
società civile, con le proteste, negli ultimi due anni in particolare, della
cosiddetta Palestina Globale, duramente repressa e perseguitata negli Stati
Uniti e in Europa.
Nato nel gennaio del 2025, il Gruppo de L’Aia è guidato dai governi della
Colombia e del Sudafrica, e ha visto fin dall’inizio la partecipazione dei
governi di Bolivia, Cuba, Honduras, Malesia, Namibia, Senegal, paesi che, come
segnalato da Diana Carolina Alfonso su Diario Red, hanno adottato le seguenti
importanti e significative misure come prime prese di posizione concrete e
condivise: 1) compiere con gli ordini di mandato di arresto emessi da parte
della Corte Penale Internazionale nei confronti di Benjamin Netanyahu e Yoav
Gallant per crimini di guerra; 2) rendere effettivo l’embargo di armi e
combustibile per evitare che Israele continui nell’offensiva; 3) fermare nei
propri porti e territori tutte le navi cargo che siano vincolate al traffico di
armi verso Israele. Una iniziativa che «riflette un impegno con la giustizia
internazionale e una critica frontale all’impunità di Israele, storicamente
sostenuto dai paesi occidentali»
La scorsa settimana, con un articolo pubblicato sul “Guardian”, il presidente
colombiano Petro, che fin da subito ha preso posizione contro il genocidio,
assieme ad altri presidenti (e movimenti) latinoamericani, ha annunciato la
convocazione del vertice interministeriale a cui parteciperanno rappresentati di
oltre trenta paesi e movimenti sociali, per contreibuire a rafforzare il
multilateralismo dal Sud del mondo. Il vertice si terrà oggi e domani a Bogotá,
con l’invito ai leader globali di prendere posizione sul genocidio.
> Petro ha affermato che «la scelta davanti a cui ci troviamo è dura e
> drammatica, è necessario agire subito: per miliardi di persone nel Sud del
> mondo che contano sul diritto internazionale per la propria protezione, la
> posta in gioco non potrebbe essere più alta. Il popolo palestinese merita
> giustizia. Questo momento richiede coraggio. La storia ci giudicherà
> severamente se non risponderemo alla loro chiamata».
Foto di Alioscia Castronovo
> «Se non agiamo ora, non solo tradiremmo il popolo palestinese, ma diventeremmo
> complici delle atrocità commesse dal governo di Netanyahu»: l’invito è quello
> di espandere tali prese di posizione, ma anche costruire possibilità concrete
> di intervenire nello scenario politico internazionale.
Ha inoltre ricordato che nel mese di settembre del 2024 centoventiquattro Paesi
hanno votato a favore della risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni
Unite sulle politiche e le pratiche di Israele nei Territori Palestinesi
Occupati. In quella occasione, afferma Petro, «ci siamo assunti obblighi
concreti: indagini, procedimenti giudiziari, sanzioni, congelamento dei beni e
cessazione delle importazioni e delle armi». Quella risoluzione fissava un
termine di 12 mesi affinché Israele «ponesse fine senza indugio alla sua
presenza illegale». Centoventiquattro stati «hanno votato a favore, tra cui la
Colombia. Il tempo stringe».
Non è un caso che paesi come Sudafrica e Colombia siano la guida a livello
internazionale di posizione chiare e nette contro il genocidio: la questione di
Gaza viene vissuta e sentita in modo particolare da chi ha vissuto la lunga e
drammatica storia dell’apartheid sudafricano, ma anche le grandi lotte per
sconfiggerlo, così come il lungo conflitto armato colombiano, il genocidio
politico delle sinistre (in particolare quello dell’Unión Patriótica) e il
massacro continuo contro movimenti sociali, indigeni e leader sociali e
sindacali in Colombia. Un paese dove la violenza e gli attori armati in processo
di riconfigurazione continuano a dispiegarsi nei territori del paese, dove è in
corso una crisi umanitaria nel Catatumbo, che segnala i limiti del processo
della Pace Totale del governo Petro, ma anche in altri territori del paese, dove
si dispiega la continuità della violenza dei gruppi paramilitari,
narcotrafficanti, di diversi tipi di gruppi armati e dissidenze delle
guerriglie. La pace come obiettivo, così come la fine di ogni apartheid, è al
centro delle sfide politiche in questi paesi e la questione palestinese viene
sentita e vissuta in maniera particolare e significativa.
> Alle attività del vertice è stata invitata anche Francesca Albanese, relatrice
> speciale ONU per i territori occupati in Palestina, sotto attacco da parte
> degli Stati Uniti e di Israele per i rapporti che ha curato denunciando le
> violazioni dei diritti umani, la pulizia etnica, il genocidio e gli interessi
> politici ed economici che lo sostengono.
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Francesca Albanese sarà ospite di diverse iniziative a Bogotá e sarà accolta da
mobilitazioni sociali di piazza, che sono state rilanciate come momenti di
articolazione di un nuovo internazionalismo contro il genocidio in Palestina.
Martedì 15 sarà ospite del dibattito “Azione collettiva in difesa della
Palestina”, organizzato dal Gruppo de L’Aia, che si terrà al Museo Nazionale,
con la partecipazione di Yaddai Kadamani Fonrodona, ministra della Cultura del
governo colombiano, con Jeremy Corbyn, deputato al parlamento inglese, Rima
Assan, eurodeputata de La France Insumise, e Andrés Macías Tolosa, del Gruppo di
lavoro delle Nazioni Unite sui Mercenari.
Mercoledì 16 ci sarà fin dalla mattina una mobilitazione solidale con la
Palestina e contro il genocidio nel centro della capitale colombiana, chiamata
proprio in occasione della conferenza interministeriale: «Accogliamo con la
nostra mobilitazione la relatrice speciale ONU Francesca Albanese, sotto attacco
da parte degli Stati Uniti e delle imprese multinazionali che lucrano con il
genocidio», scrivono nell’appello: e poi «andremo con bandiere della Palestina
nelle piazze del centro della capitale, dalla Cancelleria alla Plaza de Bolivar,
con una parola d’ordine comune: fermiamo il genocidio». La manifestazione è
stata convocata da movimenti, organizzazioni sociali e politiche solidali con la
Palestina, che invitano a rilanciare una forza transnazionale contro il
genocidio.
Nel pomeriggio della stessa giornata, mercoledì 16 luglio, Francesca Albanese
sarà presente al Senato della Repubblica invitata dalla coalizione di governo
del Pacto Historico per intervenire nel forum “Il Sud Globale per la Palestina:
giustizia e solidarietà dalla Colombia”.
L’incontro di questa settimana rappresenta un’importante presa di posizione
internazionale che rivendica la difesa dei diritti umani a livello globale ed
esprime posizioni sul genocidio chiare, nette, coraggiose e decisive in un
contesto di totale impunità, con l’obiettivo di estendere ad altri paesi queste
prese di posizione politica per contribuire all’urgenza di fermare il genocidio
in corso.
Immagine di copertina: Presidenza della Repubblica della Colombia (da
wikimedia), concerto per la Palestina a Bogotá, 2024
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