Nota sul Comune
PER GLI ZAPATISTI IL “COMUNE” NON È UNA VERITÀ CONSOLIDATA MA UNA PAROLA CHE
RIGUARDA IL CONCETTO DI LOTTA E CHE IMPLICA UN CAMPO APERTO DI DISCUSSIONE.
SAPPIAMO PERÒ CHE IL COMUNE È QUALCOSA DI ORGANIZZATO IN BASSO. SAPPIAMO PURE
CHE NELLA LORO IDEA DI CAMBIARE IL MONDO IN PROFONDITÀ C’È IL RIFIUTO CONVINTO
DELLA LOTTA FONDATA SU CATEGORIE DI DOMINIO COME EGEMONIA E IDENTITÀ. SAPPIAMO,
INOLTRE, CHE TUTTO CIÒ IMPLICA UNA CRITICA DELLE FORME DI POTERE DEL CAPITALE, A
COMINCIARE DALLO STATO
In memoria di Gero, promotore del CELMRAZ, Centro Ribelle Autonomo Zapatista per
le Lingue Spagnole e Maya di Oventik
Cosa si intende per “Comune”, di cui gli zapatisti parlano oggi con particolare
enfasi? Qual è il suo concetto e la sua incarnazione pratica? Questo non mi è
sufficientemente chiaro e, poiché sono molto interessato all’argomento, mi sono
concesso la seguente riflessione, a rischio di un’alta probabilità di errore. Ma
è un rischio necessario. Perché seguendo il metodo o la via zapatista, possiamo
basarci sulla prospettiva che “Comune” non è una verità consolidata, ma
piuttosto una parola che implica un campo aperto di discussione. E questo perché
quella parola, per come la intendo io, è un modo di nominare diverse lotte che
nascono dall’antagonismo della forma capitalista delle relazioni sociali.
In questo senso, diamo per scontato che “Comune” sia parte di un processo in
costruzione “dal basso e verso sinistra”; come detto sopra, è qualcosa di
aperto, e non qualcosa di dato, definito e cristallizzato in una forma sociale
già evoluta.
Di certo, sappiamo che il Comune è una parte fondamentale delle lotte zapatiste,
nella cui esperienza la critica della proprietà in ogni sua forma (il tema della
non-proprietà) è un asse centrale. Tuttavia, non è difficile rendersi conto che
ciò che nomina va oltre quella particolare esperienza, e che al suo interno
esiste un livello più generale che ci interpella ed è legato al concetto stesso
di lotta. Questa domanda appare più chiara quando ci poniamo la domanda sul
comune del Comune.
Qual è il comune del Comune? L’essenza della domanda ci spinge verso una
risposta affermativa e una definizione (è questo, è quello, ecc.). Tuttavia,
dovremmo piuttosto sottolineare la negatività manifestata in particolari lotte:
la forza di ciò che viene negato nella forma di classe delle relazioni sociali;
il traboccamento di quella forma da parte di ciò che viene negato; la crisi di
quella forma dovuta a questo traboccamento. In questo senso, ciò che ci
interessa sottolineare è che il tema del Comune apre la possibilità di una
discussione attorno all’idea di lotta di classe, con una particolarità: non
sussumerla in un campo già teoricamente cristallizzato, ma aprirne criticamente
il concetto.
Sviluppare un’argomentazione ampia e approfondita su questo tema esula dallo
scopo di questa breve nota, che mira solo a esprimere intuitivamente un
approccio personale all’argomento. Tenendo presente ciò, ci interessa
sottolineare che l’idea di lotta di classe ha una sua storia, e che non è stata
univoca, ma piuttosto un campo di disputa teorica con conseguenze pratiche. Un
tratto che va evidenziato in questa storia è la positivizzazione e la
reificazione del concetto. In questo spostamento, l’idea di lotta di classe ha
gradualmente perso il suo contenuto critico-dialettico.
La caduta dell’URSS ci ha rimandati al 1917, questa volta per interrogarci su
una sconfitta storica. La domanda ci perseguita, ed è parte del nostro sogno
anticapitalista. In questo senso, come possiamo mettere in relazione il Comune
con una controlettura dell’idea reificata di lotta di classe?
Per un approccio, è necessario considerare l’idea di rivoluzione che gli
zapatisti hanno dispiegato nelle loro dichiarazioni e nella loro pratica. Come è
noto, questa idea rifiuta la lotta come soluzione pratica ed epistemica,
espressa in categorie di dominio come egemonia, omogeneità, identità e altre;
ciò implica una critica delle forme di potere del capitale, in particolare dello
Stato. Hanno sostenuto che lo Stato non è una soluzione ma un problema (ciò non
implica un rifiuto astratto del soggetto, ma piuttosto la necessità di
sviluppare, dal basso, un’altra politica, coerente con la critica di questa
forma).
Il Comune dello zapatismo non va confuso con l’idea di una comunità particolare;
e, in generale, con una politica epistemicamente fondata su una chiusura
identitaria. In questo senso, si può dire che il Comune designa qualcosa che non
può essere afferrato con categorie di totalità, ma piuttosto in termini di crisi
della totalità e della sua critica, fondata sulla necessità di abolire il lavoro
astratto come nucleo della forma di classe delle relazioni sociali. In altre
parole, il Comune può essere inteso come categoria critica solo in termini
negativi (non identitari). Perché ciò che chiamiamo beni comuni è ciò che viene
negato nella classe come forma di dominio del capitale; ma è anche il negativo
della classe e, in quanto tale, la testimonianza di una possibilità storica,
quella della dissoluzione della classe e di un universale che si riproduce in e
attraverso quella forma. In questo senso, sarebbe necessario dire che la classe
è una categoria contraddittoria. Da un lato, è una forma di relazioni sociali e,
in quanto tale, condensa il dominio del sistema, dell’universale; dall’altro, è
la possibilità oggettiva di creare un mondo liberato dalla forma di classe delle
relazioni sociali. Vale la pena parlare, quindi, di “Comune” come un modo per
dare un nome alla lotta per quest’altro mondo.
A volte questo viene presentato come un’atmosfera, come un’aria, come qualcosa
che va oltre definizioni specifiche e dimensioni operative; tuttavia, il Comune
è qualcosa di organizzato dal basso, dal cuore della lotta, che è anche un’idea.
Ogni lotta ha il suo linguaggio specifico. Il linguaggio comune della lotta non
è l’imposizione di un linguaggio generale dall’astrazione del pensiero, ma
emerge piuttosto dalla comunicazione delle lotte.
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Pubblicato sul numero 3 della Revista Crítica Anticapitalista (intitolato
Crítica Anticapitalista 3 – La Tormenta, la castástrofe… ¿Y ahora qué?) di
Comunizar, non-collettivo argentino fratello di Comune. Traduzione di Comune.
Sociologo e storico guatemalteco, Sergio Tischler insegna all’Università di
Puebla, in Messico, dove vive da molti anni. Alcuni suoi saggi sono stati
tradotti in più lingue. Con John Holloway e Fernando Matamoros è autore di
Negativity and Revolution. Adorno and Political Activism (Pluto press). In
Italia, nel 2010 è apparso un volume di cui è tra gli autori: Zapatismo: tracce
di ricerca (editpress).
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