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Un agronomo romano trapiantato in Trentino e un pastore valdese al ritorno dalla Palestina
I due si incontreranno la sera di giovedì 4 dicembre al webinar, aperto alla partecipazione di tutti gli interessati, sul tema “Cisgiordania tra uccisioni, devastazioni e nuovi insediamenti. Quale pace?”. L’iniziativa è promossa dal gruppo DALLA PARTE DI ABELE. A riferire della situazione nei Territori Occupati e in particolare sui cristiani in Palestina sarà Michel Charbonnier, pastore della comunità valdese di Torre Pellice dal 2019, precedentemente a Trieste e Bologna, inoltre membro del Comitato centrale del Consiglio Ecumenico delle Chiese (WCC), che nei giorni scorsi ha partecipato al Convegno di Kairos Palestina dove è stato approvato il documento KAIROS II – Momento di verità: la fede al tempo del genocidio, un appello rivolto ai cristiani palestinesi e di tutto il mondo per sollecitare il loro rifiuto dell’ingiustizia e dell’apartheid e a impegnarsi con coraggio per contrastare il genocidio, la colonizzazione e la pulizia etnica e per gettare le basi e consolidare le prospettive di una pace giusta e duratura. Insieme a lui interviene Pier Francesco Pandolfi De Rinaldis, agronomo, anche formatore e progettista nell’agricoltura sociale, che come volontario dell’Associazione Pace per Gerusalemme ha appena trascorso un periodo in Cisgiordania per cooperare alla raccolta delle olive e con l’Unione dei lavoratori agricoli palestinesi. L’incontro con loro è stato organizzato in sinergia con alcune realtà, non solo evangeliche: la Commissione Globalizzazione e Ambiente (GLAM) della FCEI, il Centro interconfessionale per la Pace (CIPAX) e la rete di Ambasciatori e Ambasciatrici di Pace dell’UCEBI.   CISGIORDANIA TRA UCCISIONI, DEVASTAZIONI E NUOVI INSEDIAMENTI. QUALE PACE? giovedì 4 dicembre, in serata – dalle 20:30 alle 22:30 * ZOOM https://us06web.zoom.us/j/89437655980 * ID riunione 894 3765 5980 Maddalena Brunasti
La NATO si prepara alla guerra contro la Russia. Attacchi di Israele a Gaza, in Cisgiordania e Siria. Intanto in Sudan…
Le informazioni raccolte e divulgate oggi, 2 dicembre, da ANBAMED. Sono passati tre anni, 9 mesi e 7 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato Militare NATO, ha dichiarato al Financial Times che l’alleanza sta valutando di intensificare la sua risposta alla guerra ibrida di Mosca e ha affermato che un “attacco preventivo” potrebbe essere considerato una ”azione difensiva”. Per spiegare la sua neolingua, ha aggiunto: “Siamo in un certo senso reattivi. Essere più aggressivi o proattivi invece che reattivi è qualcosa a cui stiamo pensando”. GAZA – Le operazioni militari israeliane conto i civili sono intensificate ultimamente, dopo la consegna degli ultimi corpi di ostaggi israeliani uccisi dagli stessi bombardamenti dell’esercito di occupazione. L’aviazione di Tel Aviv ha colpito duramente a Khan Younis e Rafah. Elicotteri hanno bersagliato i campi di sfollati a ovest di Khan Younis. L’artiglieria ha bombardato a Zeitoun, a sud di Gaza città. Il rapporto del ministero della sanità palestinese informa dell’uccisione di 9 civili, nella giornata di ieri, i corpi dei quali sono arrivati negli ospedali. Mentre le violazioni israeliane della tregua non trovano eco sulla stampa scorta mediatica del genocidio e non vengono condannate dalle cancellerie dei paesi colonialisti di Stati uniti e Ue, la situazione umanitaria si aggrava. Le operazioni di ricerca dei dispersi palestinesi sotto le macerie vanno a rilento, a causa del blocco israeliano dell’ingresso di macchinari di movimento terra. Ogni giorno vengono recuperati decine di corpi, ma il numero totale si aggira tra i 10 e i 15 mila vittime dei bombardamenti israeliani sulle zone residenziali. È un dramma per molte famiglie che non riescono a dare una degna sepoltura ai loro cari, caduti vittime dei bombardamenti israeliani. Migliaia di famiglie stanno cercando di estrarre i corpi dei loro cari da sole, in assenza di risorse. “Alcune ci riescono, altre falliscono, ma la realtà è che migliaia di vittime sono ancora oggi sepolte sotto le macerie – ha detto il portavoce della protezione civile, Al-Basal  – Ci sono corpi che possono essere identificati direttamente, ma molte vittime che potranno essere identificate solo attraverso test di laboratorio (DNA)”, sottolineando che la Protezione Civile ha recuperato centinaia di corpi negli ultimi mesi di persone senza nome e che sono stati sepolti nelle ‘tombe non identificate’ nel cimitero dei numeri a Deir al-Balah. CISGIORDANIA – Il 17enne Muhannad Taher Zaghir è stato assassinato dalle truppe israeliane a el-Khalil (Hebron). È stato colpito dalle pallottole dei soldati israeliani mentre era nell’auto del padre. All’ambulanza della Mezzaluna rossa è stato impedito di soccorrerlo e poi il suo corpo è stato preso in ostaggio dall’esercito di occupazione. Anche a nord di Ramallah, le truppe israeliane di occupazione hanno impedito il soccorso ad un ragazzo ferito dalle pallottole dei soldati nel villaggio di Omm Safa. A nord di Gerusalemme, un gruppo di coloni ebrei, arrivati da ogni dove, ha issato costruzioni provvisorie per la realizzazione di una nuova colonia nel villaggio palestinese, Mikhmas. L’esercito ha accompagnato i colonizzatori e allontanato, con la minaccia delle armi, i contadini nativi dalle loro terre. SIRIA – Truppe di Tel Aviv avanzano verso nord nella provincia siriana di Quneitra. È la terza incursione israeliana in territorio siriano, sempre più vicino alla capitale Damasco. I soldati di Tel Aviv hanno eretto posti di blocco, compiuto azioni di rastrellamento e distrutto infrastrutture e demolito case. In una zona rurale hanno sradicato alberi, per costringere i contadini alla deportazione. Gruppi di coloni ebrei israeliani hanno tentato di creare degli insediamenti nelle zone occupate militarmente da Israele all’interno del territorio siriano, ma sono stati rispediti indietro dallo stesso esercito israeliano, con la motivazione che l’area non è ancora sicura e non sarebbe possibile garantire l’incolumità dei cittadini israeliani. LIBANO – Una tregua silente per la visita del papa. Ma la pressione sul governo e l’esercito libanesi da parte degli “intermediari” statunitensi è sempre più sfacciatamente a fianco di Israele. La rappresentante Usa nella commissione di supervisione sulla tregua pretende la restituzione ad Israele di un missile inesploso lanciato su Beirut. Gli Stati Uniti hanno chiesto urgentemente al governo libanese di recuperare la bomba intelligente GBU-39 lanciata da Israele durante l’assassinio del comandante militare di Hezbollah Haytham Ali Tabatabai, ma che non è esplosa ed è rimasta intatta sul luogo dell’attacco. La Casa Bianca teme che la bomba sofisticata, di fabbricazione USA, finisca nelle mani di Hezbollah che poi potrebbe consegnarla all’Iran, Russia o Cina. SUDAN – Le milizie hanno affermato di aver conquistato la caserma dell’esercito governativo a Babmusa. La scena militare sudanese sta assistendo a una rapida escalation dopo che le Forze di Supporto Rapido hanno preso il controllo della città di Babnusa nel Kordofan occidentale, aprendo un nuovo capitolo nel conflitto e ristabilendo un nuovo equilibrio di potere tra le due parti. Il risultato più drammatico della guerra civile sudanese è il prezzo pagato dalla popolazione civile costretta alla fuga ed a subire le angherie di milizie senza controllo. Sono state denunciate dai superstiti violenze indicibili che vanno dallo stupro fino alla richiesta di riscatto alle famiglie delle persone prese in ostaggio. ALEGERIA – Aumento del salario minimo e reddito di disoccupazione. Il governo algerino ha approvato due decreti per la lotta contro la povertà. Secondo una dichiarazione del Consiglio dei ministri, il salario minimo è stato aumentato da 20˙000 dinari (circa 155 dollari) a 24˙000 dinari (circa 185 dollari) a partire dall’inizio del prossimo anno. Come riportato dalla televisione di Stato e da una dichiarazione del consiglio, il presidente Tebboune ha deciso di aumentare l’indennità di disoccupazione da 15˙000 dinari (115 dollari) a 18˙000 dinari (circa 140 dollari).   INIZIATIVE Libertà per Marwan Barghouti : È in corso la campagna italiana in favore della liberazione dei prigionieri politici palestinesi e in particolare per mettere fine alle torture e maltrattamenti. Al centro di tale campagna vi è l’obiettivo di salvare il Mandela palestinese, Marwan Barghouti, da 23 anni in carcere. Sciopero della fame a staffetta contro il genocidio – Sono passati 6 mesi e 17 giorni di sciopero della fame a staffetta, dall’avvio della campagna di Digiuno x Gaza, l’iniziativa lanciata a maggio da Anbamed. Oggi, martedì 02 dicembre, il digiuno a staffetta prosegue. Il digiuno a staffetta prosegue fino alla conclusione vera dell’aggressione militare. Si propone di devolvere il costo di un pasto a favore di una raccolta fondi per la Palestina: “Oltre il digiuno, Gaza nel cuore” (https://gofund.me/4c0d34e2c). La petizione BDS chiede di cancellare il gemellaggio Milano-Tel Aviv e le collaborazioni economiche del Comune con Israele e un appello implora per la liberazione dei medici in ostaggio nei campi di concentramento israeliani. Il 13 dicembre a Milano, alle ore 18:00, ci sarà la presentazione della fiaba illustrata, “Strega!”, di Mia Lecomte – edizione bilingue italiano-arabo di Mesogea – Messina. Una pubblicazione per finanziare i progetti dell’associazione palestinese Al-Najdah a Gaza. Le maestre di Al-Najdah dopo averla ricevuta in formato digitale hanno detto: “Così coniugheremo istruzione e intrattenimento”. La presentazione sarà presso la sede dell’associazione ChiAmaMilano alla presenza di autrice, curatrici e illustratori e illustratrici. Per informazioni e adesioni al progetto Ore Felici per i Bambini di Gaza scrivere a anbamedaps@gmail.com     ANBAMED
“Palestina al di là della tregua. Il dramma di un popolo ci chiama” – mercoledì 12 novembre a Palermo
Un incontro per capire come sostenere chi ha perso tutto verrà svolto nella cappella San Giuseppe del Gonzaga Campus, aperto a tutta la città e rivolto a giovani, genitori, educatori, personale non docente e referenti di associazioni. Intitolato Palestina al di là della tregua. Il dramma di un popolo ci chiama, sarà un momento di ascolto e riflessione. Interverrano il professor Aron Allegra e padre Francesco Cavallini SJ che, in tempi e modalità diverse, si sono recati in Palestina per conoscere da vicino la realtà dei palestinesi che continuano a vivere in uno stato di forte povertà e sofferenza anche in questo tempo di apparente “tregua”. Le loro esperienze dirette aiuteranno a comprendere cosa stia realmente accadendo per capire quale possa essere il contributo della comunità educativa. Oltre al dramma nella Striscia di Gaza, l’attenzione verrà rivolta anche alla situazione drammatica che si vive in Cisgiordania. “Come comunità del Gonzaga Campus ci siamo sentiti interpellati da quanto accaduto in Palestina – spiega padre Vitangelo Denora, direttore generale del Gonzaga Campus – Spesso proprio i nostri studenti ci hanno sollecitato a non dimenticare quello che sta succedendo nel mondo e noi, che crediamo che l’educazione passi anche dalla capacità di guardare con attenzione e cuore ciò che accade nel mondo, ci siamo subito attivati come realtà educativa, pensando ai giovani studenti che vivono in quella terra. Vogliamo raccontarvi cosa abbiamo fatto e cosa pensiamo di fare per porre dei segni di speranza alla nostra portata”. “L’incontro, infatti, sarà anche l’occasione per riflettere insieme – precisa padre Vitangelo Denora – su possibili iniziative concrete, ad esempio un gemellaggio con scuole del territorio palestinese, per continuare a costruire ponti di pace e di solidarietà sulla scia delle testimonianze ricevute. Per partecipare attivamente, abbiamo bisogno di conoscere di più, informarci, ascoltare e, soprattutto, continuare a costruire la pace nel nostro piccolo, attraverso l’educazione”.   PALESTINA AL DI LÀ DELLA TREGUA. IL DRAMMA DI UN POPOLO CI CHIAMA * PALERMO / Gonzaga Campus – via Piersanti Mattarella, 38-42 * mercoledì 12 NOVEMBRE alle h 18:30 Redazione Palermo
Oggi a Gaza, e in Cisgiordiana
L’odierno raid israeliano nella Striscia di Gaza ha ucciso una 50ina di palestinesi, e devastato un ospedale, provocando la morte di 20 persone, tra cui 5 giornalisti. Le agenzie stampa informano che i cronisti sono due freelance, Ahmed Abu Aziz e Moaz Abu Taha, una collaboratrice dell’ASSOCIATED PRESS e di INDIPENDENT ARABIC, Mariam Abu Daqqa, e due fotoreporter, Mohammad Salama e Hussam al-Masri, corrispondenti di AL JAZEERA e della REUTERS. Il bombardamento dell’ospedale di Khan Younis è stato duplice e ripreso anche dalla troupe della REUTERS: al primo assalto Hussam al-Masri è stato colpito proprio mentre stava filmando, una registrazione improvvisamente interrotta…, e le immagini divulgate dalle agenzie, anche la stessa con cui lui collaborava, mostrano il momento in cui lui veniva colpito; il secondo assalto ha ferito il fotografo Hatem Khaled, autore del reportage che mostra la cinepresa e lo zaino del collega coperti di calcinacci e il momento in cui il suo corpo esanime veniva recuperato tra le macerie. Nel divulgare la notizia, le agenzie stampa ricordano che dal 7 ottobre 2023 ad oggi, cioè nei 680 giorni di assedio, nella Striscia di Gaza sono stati uccisi molti reporter, almeno 278 giornalisti professionisti e collaboratori dei media (che oggi AL JAZEERA ricorda divulgando l’elenco dei loro nomi), e molti giovani che documentano gli avvenimenti pubblicando foto e video sui social-media. Nell’occasione, la REUTERS ha ricordato che il 13 ottobre 2023, quando aveva presentato all’IDF l’esito delle proprie indagini sulla morte del proprio corrispondente, Issam Abdallah, ucciso in Libano da proiettili sparati da postazioni militari all’interno dello stato israeliano e che allora il tenente colonnello Richard Hecht, portavoce dell’IDF, aveva dichiarato: “Non prendiamo di mira i giornalisti”. Due settimane fa, quando a Gaza altri 5 giornalisti erano state vittime di un attacco israeliano, l’IDF aveva aveva ammesso che nel frangente il bersaglio era uno di loro, Anas Al-Sharif, un corrispondente di AL JAZEERA. La FPA / Foreign Press Association ha diffuso la dichiarazione in cui afferma che, dall’inizio dell’assedio di Gaza, quello di oggi “è uno degli attacchi israeliani più letali contro i giornalisti che lavorano per i media internazionali” e, chiedendo alle Forze di Difesa Israeliane e all’ufficio del Primo Ministro israeliano “una spiegazione immediata” sulla vicenda e di smettere “una volta per tutte alla sua abominevole pratica di prendere di mira i giornalisti”, e in questo frangente, “un momento spartiacque”, si appella ai politici invocando il loro intervento: «Fate tutto il possibile per proteggere i nostri colleghi. Da soli noi ce la facciamo». Hanno risposto subito il presidente finlandese Alexander Stubb, dicendo “La situazione a Gaza è una catastrofe umanitaria che equivale a un fallimento dell’umanità”, e quello turco, Erdoğan, con le parole del proprio portavoce, Burhanettin Duran su X, “Israele continua a commettere atrocità senza riguardo per alcun principio umanitario o legale e si illude di poter impedire che la verità venga rivelata attraverso i suoi attacchi sistematici ai giornalisti”. La relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, ha ribadito la necessità e l’urgenza delle sanzioni allo Stato israeliano: “Soccorritori uccisi in servizio. Scene come questa si verificano ogni momento a Gaza, spesso invisibili, in gran parte non documentate. Imploro gli Stati: quanto altro deve ancora essere visto prima di agire per fermare questa carneficina? Rompete il blocco. Imponete un embargo sulle armi. Imponete sanzioni”. Pochi giorni fa, il 22 agosto, quattro agenzie dell’ONU – FAO, UNICEF, WFP e WHO – avevano divulgato i dati che accertano le condizioni di malnutrizione della popolazione della Striscia di Gaza, dove dal marzo scorso il cibo viene distribuito esclusivamente dalla GHF / Gaza Humanitarian Foundation e sotto il controllo dell’IDF. Inoltre, le agenzie dell’ONU hanno informato che “mezzo milione di persone a Gaza sono intrappolate nella carestia, che nelle prossime settimane si estenderà dal governatorato di Gaza ai governatorati di Deir Al Balah e Khan Younis” [Famine confirmed for first time in Gaza / 22 agosto 2025]. E ieri, domenica 24 agosto, l’ARIJ / Applied Research Institute Jerusalem informava che, violando le norme del diritto internazionale, l’IDF aveva dichiarato 63 siti archeologici palestinesi in Cisgiordania come “siti archeologici israeliani”. Una notizia che il PIB / Palestine International Broadcast ha divulgato evidenziando la coincidenza con i fatti che stanno accadendo nella Striscia di Gaza e mentre in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, i militari dell’IDF e i coloni israeliani dopo il 7 ottobre 2023 hanno ucciso almeno 1.015, ferito circa 7.000 persone e arrestato oltre 18.500 palestinesi [AssoPace Palestina / 24 AGOSTO 2025].         Redazione Italia
Gaza e Cisgiordania: le verità che nessuno può più tacere ed eludere
“Il silenzio non è un’opzione”, titola il comunicato con cui il Comitato di coordinamento delle procedure speciali dell’ONU si è espresso riguardo alle minacce di sanzioni rivolte dagli USA contro Francesca Albanese. E, affermando di non poter più “rimanere in silenzio”, i sacerdoti cristiani di tre chiese – due cattoliche, latina e melchita, e la greco-ortodossa – hanno denunciato le incursioni dei coloni israeliani a Taybeh, in Cisgiordania. Intanto le notizie divulgate da agenzie stampa e quotidiani informavano che in Cisgiordania due giovani palestinesi sono stati aggrediti e, impedendo alle ambulanze di soccorrerli, uccisi dai coloni israeliani e che a Gaza le forze armate israeliane hanno sparato contro la folla assiepata intorno a un centro di distribuzione di cibo e soccorsi gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation uccidendo almeno 30 e ferendo circa 180 persone. Inoltre che nelle ultime 48 ore l’aeronautica militare israeliana ha colpito una cittadina del Libano meridionale, uccidendo una persona, mentre a Gaza bersagliava oltre 250 obiettivi, facendo almeno 143 vittime. E che le trattative per la tregua condotte a Doha dai mediatori qatarioti ed egiziani sono ‘incagliate’ perché la delegazione israeliana si ostina a volere che le sue forze armate rimangano posizionate all’interno della Striscia di Gaza [Hamas, colloqui per Gaza in stallo per piano ritiro Israele: ‘Vogliono mantenere le truppe sul territorio’ / ANSA – 12 LUGLIO 2025]. GENOCIDIO DEI PALESTINESI: UNA VERITÀ INELUDIBILE Sottolineando che, redigendo il report DALL’ECONOMIA DELL’ OCCUPAZIONE ALL’ECONOMIA DEL GENOCIDIO, ha “assolto il mandato conferitole dal Consiglio per i diritti umani, che richiede specificamente al Relatore speciale di indagare sulle violazioni da parte di Israele dei principi e delle basi del diritto internazionale, del diritto internazionale umanitario e della Convenzione di Ginevra relativa alla protezione delle persone civili in tempo di guerra nei territori palestinesi occupati da Israele dal 1967″, il Comitato dell’ONU ha informato i media che, oltre alle richieste per la sua rimozione dal ruolo e alla minaccia di interdizione dagli USA, Francesca Albanese subisce aggressive intimidazioni alla sua persona e anche contro i propri familiari. E, in merito alle polemiche sui contenuti della relazione, ovvero alle contestazioni di Israele e USA, il Comitato dell’ONU ha dichiarato: > Documentare e denunciare le gravi violazioni del diritto internazionale > umanitario commesse da Israele e da altri attori è un’opera che dovrebbe > essere sostenuta dagli Stati, non sanzionata o indebolita. Restare in silenzio > di fronte a tanto palesi disprezzo e svilimento dei diritti umani non è > un’opzione [“Il silenzio non è un’opzione”: il Comitato di coordinamento delle > procedure speciali dell’ONU condanna le sanzioni statunitensi a Francesca > Albanese / OHCHR  – 10 LUGLIO 2025] Molti dati raccolti e divulgati dall’ONU infatti descrivono come, anche con la complicità di chi fornisce le armi, le attrezzature e i servizi utilizzati allo scopo, il governo e l’esercito israeliani infieriscono deliberatamente sulla popolazione palestinese, il cui sterminio si configura come un genocidio. E mentre al proprio ritorno in Israele dal tour di incontri ‘a porte chiuse’ a Washington il premier Benjamin Netanyahu sfugge all’evidenza di queste verità, sarà costretto ad affrontarla senza poterla eludere nel confronto alla conferenza internazionale che dibatterà le questioni del conflitto israelo-palestinese convocata a New York dall’Assemblea generale dell’ONU e copresieduta da Francia e Arabia Saudita che doveva svolgersi a giugno e, a causa dell’attacco di Israele all’Iran, procrastinata al 28 e 29 luglio [Israele-Palestina: verso la conferenza Onu presieduta da Francia e Arabia Saudita per i due stati / GLOBALIST – 12 LUGLIO 2025]. GAZA: LE ABERRAZIONI DELLA STRAGE DEGLI INNOCENTI Dall’inizio dell’assedio di Gaza sono sono trascorsi 21 mesi e prima di venire continuativamente colpita dagli attacchi delle IDF nell’enclave palestinese interna allo stato israeliano abitavano 2,3 MILIONI di persone, ricorda l’agenzia stampa internazionale REUTERS nel riferire le informazioni fornite l’11 luglio scorso al ‘quartier generale’ dell’ONU a Ginevra da Ravina Shamdasani e Christian Lindmeier, rispettivamente portavoce dell’Ufficio dell’ONU per i diritti umani (OHCHR) e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) [L’ONU segnala 798 morti nei pressi dei centri di aiuti a Gaza in sei settimane / REUTERS – 11 LUGLIO 2025]: > Il 94 % degli ospedali di Gaza sono ormai distrutti o danneggiati, intanto > continuano gli sfollamenti e i civili vengono spinti in spazi sempre più > ridotti. > > Mentre perdura l’impedimento all’ingresso di cibo, carburante e beni di prima > necessità, che vengono gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF) > aggirando le Nazioni Unite, e quotidianamente avvengono uccisioni degli > abitanti di Gaza nei siti di distribuzione di soccorsi e accanto ai convogli > che li trasportano. > > Nel periodo dal 27 maggio fino al 7 luglio abbiamo registrato 798 uccisioni, > di cui 615 nelle vicinanze di siti gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation > e 183 lungo il percorso dei convogli che portano soccorsi. > > Persone colpite nei punti di distribuzione dei soccorsi… donne, bambini, > ragazzi e ragazze e anziani uccisi mentre vanno alla ricerca di cibo, o > attraversano i ‘passaggi’ indicati sicuri per raggiungere incolumi i centri di > assistenza medica, o stanno nei luoghi che viene detto loro essere rifugi e > addirittura all’interno delle strutture sanitarie. Tutto questo è ben oltre > l’inaccettabile [Gaza: inaccettabile che si sia costretti a scegliere se > morire di fame o uccisi / UN NEWS – 11 LUGLIO 2025] A seguito della divulgazione di queste dichiarazioni dei funzionari dell’ONU, l’IDF / Israel Defense Forces ha diramato un comunicato in cui conferma che siano avvenuti “incidenti” e siano stati segnalati “danni ai civili giunti presso i centri di distribuzione” e dichiara di aver svolto accurate indagini sulle vicende e che “sulla base delle lezioni apprese alle forze sul campo sono state impartite istruzioni” [IDF fa ‘mea culpa’, imparata lezione dopo spari centri cibo / ANSA – 11 LUGLIO 2025]… Plausibilmente a indurre i generali delle forze armate israeliane a ‘squarciare’ il silenzio che ammanta di segretezza le strategie e gli effetti collaterali delle operazioni militari e a parlare esplicitamente di ‘danni’ subiti dai civili, cioè delle morti di numerose persone, tra cui moltissime donne e tantissimi bambini, oltre e più che l’ennesima protesta dell’ONU sono stati il reportage fotografico e il video divulgati dalla CNN (Cable News Network, il primo e principale canale televisivo americano specializzato alla diffusione di notizie) che hanno mostrato all’opinione pubblica degli Stati Uniti e di tutto il mondo i cadaveri dei bambini uccisi dall’attacco aereo israeliano a Gaza che ha colpito l’area davanti a un centro medico gestito dal Progetto HOPE, una ONG internazionale che ha sede a Washington. Il Progetto HOPE opera in molte aree dove ci sono conflitti militari. Anche in Ucraina, dove in questi giorni nei pressi dell’ospedale di Kupiansk, nell’oblast di Kharkivun, un’ambulanza che ha fornito al Centro medico regionale di Kharkiv per l’assistenza medica d’urgenza veniva bersagliata da un drone con visuale FPV [Un attacco di droni danneggia l’ambulanza del progetto HOPE a Kharkiv, Ucraina / PROJECT HOPE –  7 LUGLIO 2025]. A Gaza interviene dal dicembre 2023 e, oltre ad aver allestito e gestire delle cliniche di pronto soccorso e specializzate in servizi igienico-sanitari, assistenza psicologica e supporto contro la violenza di genere in cui vengono distribuiti cibo, acqua potabile e farmaci, coordina gli interventi di ostetriche nell’area e di chirurghi negli ospedali di Al Aqsa, Public Aid e Al Sahaba, a cui inoltre fornisce attrezzature e medicinali. Il suo presidente, Rabih Torbay, ha riferito: > I centri medici di Project HOPE sono un luogo di rifugio a Gaza dove i > genitori portano i loro bambini, le donne accedono alle cure per la gravidanza > e il post-partum, le persone ricevono cure per la malnutrizione e altro > ancora. Eppure, stamattina, famiglie innocenti sono state attaccate senza > pietà mentre erano in coda in attesa dell’apertura delle porte. Almeno 15 > persone sono state uccise – 10 delle quali erano bambini – e molte altre sono > rimaste ferite [Dieci bambini uccisi in un attacco aereo fuori dalla clinica > di Gaza del Project HOPE / PROJECT HOPE – 7 LUGLIO 2025]. Nello stesso giorno in cui l’esercito israeliano uccideva i civili accorsi al centro medico allestito a Gaza dalla ONG americana, i rappresentanti dei BRICS a Rio de Janeiro condannavano l’uso della fame come arma di guerra, la militarizzazione dell’assistenza umanitaria e il genocidio della popolazione palestinese. CISGIORDANIA: LA ‘CROCIATA’ ISRAELIANA IN TERRA SANTA Contemporaneamente, nei pressi del cimitero e della chiesa di San Giorgio edificata nel V secolo, uno dei più antichi edifici religiosi cristiani siti in Palestina, veniva appiccato un incendio che i parroci delle tre chiese di Taybeh, in Cisgiordania – la città che nel Vangelo è denominata Efraim, dove Gesù si ritirò prima della crocefissione – hanno denunciato riferendo anche delle continue incursioni dei coloni israeliani nei territori della comunità cristiana palestinese [Terra Santa. Coloni israeliani attaccano il villaggio cristiano di Taybeh. La condanna dei tre parroci / SIR – 9 LUGLIO 2025]: > Noi, sacerdoti delle tre chiese di Taybeh – la Chiesa greco-ortodossa, la > Chiesa latina e la Chiesa greco-cattolica melchita – alziamo le nostre voci a > nome dei residenti della nostra città e dei membri delle nostre parrocchie per > condannare con la massima fermezza la ripetuta e grave serie di attacchi > contro Taybeh. Questi attacchi minacciano la sicurezza e la stabilità della > nostra località e, inoltre, minano la dignità dei suoi abitanti e la sacralità > della sua terra santa [Dichiarazione dei sacerdoti delle Chiese di Taybeh – > Ramallah / Palestina / RADIO NABD EL-AIAH – 7 LUGLIO 2025]. Le incursioni dei coloni israeliani nei campi di Taybeh infatti non sono una novità e nel 2024 erano state denunciate dagli abitanti, palestinesi e prevalentemente cristiani, e due associazioni israeliane cooperanti con il movimento anti-occupazione, KEREM NAVOT, che dal 2012 monitora l’espansione coloniale raccogliendo dati e testimonianze, e BREAKING THE SILENCE, che aggrega i veterani dell’esercito impegnati a far conoscere all’opinione pubblica la realtà della vita quotidiana nei territori palestinesi occupati da forze armate e civili israeliani: > Dal 1967 sui terreni di proprietà dei residenti sono sorti quattro > insediamenti israeliani – Rimonim, Kohav Ashahar, Ofra e Neve David. > > Negli ultimi anni si sono diffusi gli avamposti agricoli, il sistema più > utilizzato dai coloni per conquistare le terre palestinesi. Da fattorie > nomadi, generalmente composte da poche roulotte, i giovani coloni > radicalizzati estendendono il loro controllo sui terreni che ambiscono > possedere invadendoli con le proprie mandrie e anche con la violenza. > > Dopo il 7 ottobre su istigazione del ministro della sicurezza sazionale, il > suprematista ebraico Itamar Ben Gvir, il governo israeliano ha > significativamente allentato le leggi sulle armi. Lo scopo dichiarato era di > equipaggiare i coloni nella Cisgiordania occupata in caso di attacchi di > Hamas. > > Dei 10.000 fucili d’assalto distribuiti ai civili israeliani, una parte è > stata assegnata a loro: “All’inizio della guerra i coloni hanno approfittato > del caos e del sostegno dell’esercito, alla cui riserva si erano uniti, per > perseguire il loro progetto: ripulire l’Area C da tutti i suoi abitanti > palestinesi – spiega Yehuda Shaul, un fondatore di Breaking the Silence – I > coloni e i soldati ora sono la stessa cosa. Stiamo assistendo a un’annessione > silenziosa” [Il villaggio di Taybeh subisce violenze da parte dei coloni > israeliani / TERRE SAINTE – 27 APRILE 2024]. La situazione in Cisgiordania infatti sta degenerando: nei pressi di Sinjil un gruppo che protestava contro l’espansione è stato assaltato dai coloni israeliani, che hanno circondato i manifestanti e per oltre tre ore impedito alle ambulanze di soccorrere i feriti e così ucciso due giovani palestinesi, Mohammed al-Shalabi, proveniente dalla vicina al-Mazraa al-Sharqiya, e il 23enne cittadino statunitense Saif al-Din Musalat: > La violenza nel territorio è aumentata dall’inizio della guerra a Gaza, > nell’ottobre 2023. Da allora, soldati o coloni israeliani in Cisgiordania > hanno ucciso almeno 954 palestinesi, sia militanti che civili, secondo i dati > dell’Autorità palestinese. Nello stesso periodo, 36 israeliani, tra militari e > civili, sono stati uccisi in attacchi palestinesi o operazioni militari > israeliane, secondo le cifre ufficiali di Tel Aviv [Cisgiordania, 23enne > palestinese-americano picchiato a morte da coloni israeliani / IL FATTO > QUOTIDIANO – 11 LUGLIO 2025]. Maddalena Brunasti