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La solitudine dei palestinesi – di Ahmed Frenkel
L’attacco da parte dell’esercito israeliano deciso unilateralmente dal governo Netanyahu contro Gaza City assomiglia sempre più a una sorta soluzione finale di tragica memoria. Avviene nella totale complicità e indifferenza non solo del mondo occidentale (con sporadiche eccezioni, vedi Spagna e Irlanda) ma anche del mondo arabo. In questi giorni a Bruxelles si è [...]
Il minuto di silenzio nelle scuole è per le vittime del genocidio di Gaza
Come docenti ed educatori pacifisti, antimilitaristi e nonviolenti non possiamo non accogliere con interesse l’invito da parte del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, e anche dell’UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane), di dedicare un minuto silenzio alle vittime di tutte le guerre, ben 56 in tutto il mondo, molte delle quali utilizzano gli strumenti di morte che produciamo e vendiamo noi dall’Italia, anche aggirando una normativa, la legge 185/1990, che  dovrebbe vietare l’esportazione di armi verso Paesi in guerra o in palese violazione dei diritti umani. Tuttavia, ci preme sottolineare che l’iniziativa lanciata per il primo giorno di scuola da Docenti per Gaza insieme all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università e La Scuola per la Pace di Torino e Piemonte, aveva uno scopo preciso, cioè quello di focalizzare l’attenzione sul genocidio in corso in Palestina; un genocidio che sta avvenendo sotto i nostri increduli occhi di docenti responsabili; un genocidio che, incredibilmente, viene negato e passato sotto silenzio da media e Governo italiano, mentre studiosi, ONG e organizzazioni internazionali umanitarie denunciano; un genocidio che, diversamente dalle altre guerre simmetriche tra milizie armate, sta colpendo una popolazione intera, civili, bambine, bambini, anziani. La precisazione e il focus sul genocidio nel chiedere da parte dei Collegi Docenti il minuto di silenzio nelle scuole per il primo giorno devono essere mantenuti, giacché avvertiamo che l’operazione del ministro Valditara, come quella dell’UCEI, ma anche quella dello zelante USP Lazio, che chiede ai dirigenti di vigilare affinché nei Collegi Docenti si disbrighino solo funzioni amministrative e burocratiche, impedendo ai docenti di pensare, vanno esattamente nella direzione di negare ciò che sta accadendo, minimizzare gli eventi e disinformare rispetto al genocidio in atto, equiparandolo a “tutte le altre guerre”. È proprio quella responsabilità, alla quale l’UCEI ci richiama nell’essere insegnanti, che ci impedisce di ignorare ciò che sappiamo dalla storia e ciò che per anni abbiamo insegnato nelle nostre classi con fonti e documenti storici alla mano. E noi dalla storia sappiamo che, diversamente da ciò che si afferma nella nota diramata dall’Unione delle Comunità Ebraiche, che ha il netto sentore di propaganda distorsiva dei fatti per mascherarne la gravità genocidaria in atto, la violenza nei confronti del popolo palestinese da parte dello Stato sionista d’Israele non inizia affatto all’indomani del 7 ottobre 2023, ma è di gran lunga precedente. Proprio perché, come docenti responsabili, abbiamo dimestichezza con la storia e con i diritti umani fondamentali che vanno garantiti alle persone in quanto tali, nel rispetto della Costituzione antifascista, nella quale ci riconosciamo, e rifiutiamo la propaganda legata alla contingenza della nostra alleanza militare e politica con gli Stati Uniti e con Israele nell’ambito della NATO, noi abbiamo il dovere di dire che raccontare e spiegare ai nostri studenti e alle nostre studentesse ciò che sappiamo attraverso fonti ben documentate e documentabili anche da parte di storici e studiosi israeliani come Benny Morris, Simpa Flapan, Avi Shlaim, Ilan Pappé. E noi sappiamo, perché ne abbiamo preso consapevolezza in quanto docenti responsabili, che dal 1° gennaio al 7 ottobre 2023 le vittime palestinesi sono state 247; che Gaza è stata bombardata dallo Stato sionista d’Israele, che secondo l’ONU occupa illegalmente i territori che non gli appartengono, nel 2008, nel 2012, nel 2014, nel 2021 e nel 2022; che sulla testa del premier israeliano Benjamin Netanyahu pende un mandato per crimini nei confronti dell’umanità da parte della Corte Penale Internazionale; che in Cisgiordania, dove Hamas non c’entra nulla, essendo stato votato solo dalla popolazione di Gaza, i coloni israeliani sono legittimati a demolire le abitazioni dei palestinesi e a costruire le proprie e tutto ciò ben prima del 7 ottobre 2023. Come docenti responsabili, cioè come docenti che sono interpellati dai propri studenti e dalle proprie studentesse per rispondere e rendere conto delle atrocità e delle ingiustizie che avvengono in tutto mondo, ciò che troviamo pericoloso è spostare l’attenzione su altre guerre, per negare la specificità del genocidio palestinese, così come demistificare i fatti per mera propaganda sionista. E, come docenti responsabili, vigileremo e lavoreremo affinché la specificità di ogni genocidio, da quello ebraico fino a quello palestinese sotto i nostri occhi, inchiodi gli esecutori materiali e le idee che lo giustificano alle proprie responsabilità, per cui noi continueremo a denunciare, piuttosto, la pericolosità tanto del nazismo, quanto del fascismo e del sionismo. E magari il minuto di silenzio per tutte le 56 guerre in corso lo faremo il secondo giorno di scuola. Michele Lucivero, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Chiamare le cose col loro nome: genocidio
Tutta la nostra agitazione contro il genocidio rischia di essere un’illusione. A ben vedere, ogni intervento, ogni parola pubblica o privata, si rivela un gesto impotente. Ci illudiamo di poter incrinare il consenso dell’Occidente verso Israele — alcuni arrivano persino a credere che le proprie azioni, soprattutto sui social, possano […] L'articolo Chiamare le cose col loro nome: genocidio su Contropiano.