Sottopassi allagati e fiumi esondati: il climate change, ma non soloLeggo la spiegazione dell’evento e la sua immancabile cornice è il cambiamento
climatico: “Il caldo estremo nei bassi strati dell’atmosfera ha determinato la
grande quantità di umidità che s’è scontrata con un fronte instabile di aria più
fredda in quota (tra Scandinavia e Regno Unito) che nelle ultime ore è arrivato
sulla nostra Penisola. Il nubifragio ha origine da questo contrasto”. Quindi: da
una parte un fronte di aria umida e calda persistente, dall’altra una massa
d’aria più fredda. «Dalla interazione di queste due masse d’aria si sono
innescati i fortissimi temporali. Più ampio è il contrasto, più forte è il
temporale».
Si sono registrati fino a 60 mm. d’acqua piovuta in una sola ora.
Alla luce di queste spiegazioni meteorologiche, in attesa che si trovino
soluzioni globali al cambiamento climatico, non si dovrebbe prendere atto che va
per lo meno rivisto il sistema di smaltimento delle acque meteoriche urbane?
Ricordo che il notevole deflusso superficiale causato dalla crescente
impermeabilizzazione del suolo oggi viene in massima parte convogliato in reti
fognarie, idraulicamente insufficienti a ricevere le piogge intense.
Per lo smaltimento delle acque meteoriche tramite fognatura separata o mista
sono necessarie reti fognarie di dimensioni rilevanti e a volte anche impianti
per la ritenzione ed il trattamento delle acque meteoriche che richiedono però
elevati costi d’investimento e di gestione.
NEGLI ULTIMI VENT’ANNI LA COMMISSIONE EUROPEA HA APERTO QUATTRO PROCEDURE
D’INFRAZIONE CONTRO L’ITALIA ACCUSANDOLA DI VIOLARE, IN VARI MODI, LA DIRETTIVA
EUROPEA CHE NEL 1991 STABILÌ DEGLI STANDARD OBBLIGATORI CHE TUTTI I PAESI
EUROPEI DEVONO RISPETTARE NELLE PROCEDURE DI TRATTAMENTO DELLE ACQUE REFLUE PER
RIDURRE L’INQUINAMENTO E COSÌ TUTELARE L’AMBIENTE
E arrivo a casa, transitando dal globale al locale. È evidente che c’è una
generalizzazione del problema (Valencia, Milano…) ma proprio questo è un alibi.
L’emergenza climatica ci salva dalla responsabilità di continuare a cementare e
convogliare le acque meteoriche in fognature che non le possono sopportare,
soprattutto a fronte di sovraccarichi non giornalieri. Ogni acquazzone è una
crisi, ogni temporale un nubifragio.
E nel mal comune c’è chi di gaudio non ne ha nemmeno un centesimo. Perché nello
specifico palermitano, che conosco meglio, al problema globale va aggiunto un
moltiplicatore locale: la rete fognaria è insufficiente anche senza il
cambiamento climatico e le acque meteoriche (vedi sanzioni U.E. per mancato
rispetto degli standard vigenti), i suoi sbocchi a mare sono in aree che
andrebbero tutelate senza immissione di acque meteoriche. Infine – dulcis in
fundo – anche se decidessimo di farlo con mille attenzioni dovremmo fare i conti
con il mancato funzionamento dei depuratori (e qui le sentenze in procedimenti
giudiziari di primo grado cantano). Non dreniamo le acque e figuriamoci se
puntiamo sulla permeabilizzazione dei terreni. Noi costruiamo passi, linee
tranviarie e tunnel… argini e bacinelle (una per tutte la vasca con un tappo sul
vecchio ma ancora evidente corso del Kemonia dalla fossa della Garofala).
Insomma a Palermo siamo con il ticchettio di una bomba d’acqua ad orologeria.
Non è questione di maltempo, ma di tempo.
A MARZO LA CORTE DI GIUSTIZIA DELL’UNIONE EUROPEA HA DI NUOVO CONDANNATO
L’ITALIA A PAGARE 10 MILIONI DI EURO PER IL MANCATO ADEGUAMENTO AGLI OBBLIGHI
EUROPEI DEI SISTEMI DI DEPURAZIONE DI COURMAYEUR (VALLE D’AOSTA), CASTELLAMMARE
DEL GOLFO, CINISI E TERRASINI (TUTTI E TRE IN SICILIA). A QUESTA MULTA LA
SENTENZA AGGIUNGE UN PAGAMENTO DI OLTRE 13 MILIONI DI EURO PER OGNI SEMESTRE DI
RITARDO. QUESTI IMPIANTI, SECONDO LA CORTE, NON SI SONO CONFORMATI AGLI STANDARD
EUROPEI E CONTINUANO A PROVOCARE UN DANNO AMBIENTALE NONOSTANTE UNA PRECEDENTE
CONDANNA DEL 2014
E non è per fare il solito nemico della contentezza che completo il ragionamento
per denunciare il rischio esponenziale attuale: la spinta a mettere a terra
opere per utilizzare i fondi del PNRR, unita ad una inveterata tendenza alla
cementificazione ed alle spese per interventi edilizi (con annesse appendici di
illegalità e malaffare), ignorano totalmente il problema del drenaggio (si
guardino i tracciati delle linee tranviarie) e vanno in senso opposto alla
permeabilizzazione delle superfici.
Redazione Palermo