Cartel de los Soles, la menzogna del “narco-Stato” come giustificazione di guerra contro il VenezuelaSpesso come argomentazione per sostenere che la Rivoluzione Bolivariana è una
“dittatura criminale”, si afferma che il Venezuela sia un “narco-Stato” che
inonda gli Stati Uniti di cocaina. Notizia veicolata sia dalla propaganda
neocoloniale occidentale (USA ed europea) e spesso cavalcata dalle destre
venezuelane in funzione anti-chavista, come successo nelle elezioni
presidenziali del 28 luglio 2024.
Tutto nacque quando il Comandante Hugo Chavez, notoriamente astemio, rivelò nel
2008 di masticare abitualmente pasta di foglie di coca, una sorta di chewgum
tradizionale ed artigianale tipica dell’America Latina che – chiunque voglia
tenersi lontano da pregiudizi e stereotipi razzisti e colonialisti – sa essere
una delle tante usanze quotidiane delle popolazioni nuestramericane. Durante un
discorso lungo quattro ore dinnanzi all’Assemblea Nazionale, Chavez affermò:
«Mastico coca ogni giorno, al mattino (…) e guardate come sto. (…) Ve la
consiglio» – mostrando i bicipiti agli interlocutori e dichiarando chiaramente
che come Fidel Castro gli inviava «il gelato Coppelia e molte altre cose» che
gli arrivavano «regolarmente dall’Havana», così anche il presidente Boliviano
Evo Morales lo omaggiava di «pasta di coca». Gli indigeni boliviani e peruviani
masticano foglie di coca regolarmente, come stimolante, regolatore della
pressione, per non sentire la fame e durante i rituali ancestrali del culto di
Pachamama, essendo tutto questo consentito dalla legge. Spiegava a tal riguardo
il Miami Herald – quotidiano statunitense pubblicato a Miami dal 1903 di
proprietà della The McClatchy Company – che la “pasta di coca” è un prodotto
semiraffinato, che determina assuefazione e che viene fumata come il basuco,
ovvero il residuo dell’estrazione della cocaina base, di pessima qualità e
altamente nocivo[3].
Eppure, a partire da folkloristiche dichiarazioni di analisti colombiani e
venezuelani, per l’Occidente colonialista, razzista e ignorante questo era
simbolo dell’avallo di Chavez alla cocaina, nonché la prova che il Venezuela
Bolivariano fosse un “narco-Stato” e persino “un atto illegale da parte di un
capo di stato”. Ne seguirono dichiarazioni schizofreniche da parte di
personalità legate a Miami e alla destra venezuelana: «È un altro segnale che
Chavez ha perso completamente il senso del limite» – ha commentato Anibal
Romero, docente di scienze politiche all’università di Caracas, aggiungendo –
«Dimostra che Chavez è fuori controllo». «Nel momento in cui afferma di
consumare pasta di coca, ammette di consumare una sostanza che è illegale, tanto
in Bolivia che in Venezuela» – affermò Hernan Maldonado, osservatore politico
boliviano residente a Miami, aggiungendo – «Di più, si tratta di una vera e
propria accusa a Morales di essere un narcotrafficante» per avergli invitato la
pasta di coca.
La realtà era molto diversa. I governi di Hugo Chavez si sono contraddistinti
per la lotta al narcotraffico, sull’onda di quella che è stata la ferrea e
intransigente lotta intrapresa ormai da decenni dal socialismo cubano contro la
droga che periodicamente viene ribadita[4]. Basta recarsi in Venezuela per
vedere con i propri occhi il lavoro anti-droga da parte della Polizia
Bolivariana negli aeroporti.
Più volte in passato agenti DEA e FBI hanno espresso ammirazione verso le
rigorose politiche antidroga dei comunisti cubani. Il Venezuela chavista ha
sempre seguito il modello anti-droga cubano inaugurato da Fidel Castro in
persona attraverso cooperazione internazionale, controllo del territorio,
repressione delle attività criminali.
Il mito secondo cui il Venezuela è un “narco-Stato” fu sfatato dall’Ufficio di
Washington in America Latina (WOLA) – un think tank di Washington che
generalmente sostiene le operazioni di regime-change degli Stati Uniti nella
regione – nonché dalla FAIR, 15 y Ultimo, Misión Verdad, Venezuelanalysis e
altri enti e siti di giornalismo investigativo.
Maduro venne definito da Trump “il narcotrafficante più potente al mondo”, oltre
ad essere accusato di armonizzare quello che sarebbe il Cartel de los Soles, un
presunto super-cartello della droga che permetterebbe al governo venezuelano di
arricchirsi. Secondo questa narrazione, il governo venezuelano avrebbe messo in
atto un complotto per inondare gli Stati Uniti con “qualcosa come 200-250
tonnellate di cocaina”.
Sebbene tale cifra appaia alta, è importante sapere che gli Stati Uniti sono il
maggiore consumatore mondiale di cocaina; la Colombia è il maggiore produttore;
e che il Venezuela non coltiva coca, non produce cocaina e, secondo le cifre del
governo nordamericano, meno del 7% del totale della droga dal Sud America
transita in Venezuela e che meno del 10% del traffico globale di cocaina
attraversa il Paese[5], come mostrano le mappe sotto (la regione dei Caraibi
orientali comprende la penisola di Guajira in Colombia).
Queste mappe, prodotte rispettivamente da Drug Enforcement Agency e Comando
Meridionale degli Stati Uniti, sollevano immediatamente dubbi sul perché il
Venezuela sia il Paese preso di mira.
Pino Arlacchi, già sottosegretario generale dell’ONU e direttore dell’UNDCCP
(ufficio ONU per il controllo delle droghe e la prevenzione del crimine), ha
affermato nel 2019: «La notizia dell’incriminazione del Presidente Maduro e di
membri del suo governo per traffico di droga mi ha lasciato senza parole.
Osservando la persecuzione contro il Venezuela ne ho viste tante, ma
sinceramente non pensavo che l’associazione per delinquere al potere negli Stati
Uniti si spingesse fino a questo punto. Dopo aver fatto una rapina da 5 miliardi
di dollari delle risorse finanziarie del Venezuela depositate nelle banche di 15
paesi. Dopo aver messo in atto un blocco dell’intera economia del paese tramite
sanzioni atroci, rivolte a colpire la popolazione civile per spingerla a
ribellarsi (senza successo) contro il suo governo. E dopo un paio di falliti
tentativi di colpo di stato, ecco la mossa finale, la calunnia più infamante. Il
colpo è talmente fuori misura che non penso abbia conseguenze di rilievo. Né le
Nazioni Unite, né l’Unione europea, né la maggioranza degli Stati del pianeta
che lo scorso settembre hanno votato a favore dell’attuale esecutivo del
Venezuela e del suo Presidente durante l’Assemblea generale dell’ONU, daranno il
minimo peso a questo episodio di guerra asimmetrica. Non succederà nulla perché
non esiste la minima prova a sostegno della calunnia secondo cui il Venezuela ha
inondato gli Stati Uniti di cocaina negli ultimi anni. Sono rimasto interdetto
anche perché mi occupo di anti-droga da una quarantina di anni, e non ho mai
incontrato il Venezuela lungo la mia strada. Prima, durante e dopo il mio
incarico di Direttore esecutivo dell’UNODC (1997-2002), il programma antidroga
dell’ONU, non ho mai avuto occasione di visitare quella nazione perché il
Venezuela è sempre stato al di fuori dei maggiori circuiti del traffico di
cocaina tra la Colombia – il principale paese produttore – e gli USA, il
principale consumatore. Non esiste se non nella fantasia malata di Trump e soci
alcuna corrente di commercio illegale di narcotici tra Venezuela e Stati Uniti».
Era lo stesso Arlacchi che invitava a consultare le due fonti più importanti sul
tema: il World Drug Report 2019, ovvero l’ultimo rapporto UNODC sulle droghe[6];
e il National Drug Threat Assessment del dicembre 2019, documento della DEA, la
polizia antidroga americana[7].
Secondo quest’ultimo, il 90% della cocaina introdotta negli USA proviene dalla
Colombia, il 6% dal Peru e il resto da origini sconosciute. “Se in quel 4%
rimanente ci fosse stato anche il profumo del Venezuela, esso non sarebbe
passato inosservato. Ma è il rapporto ONU che fornisce il quadro più
dettagliato, menzionando il Messico, il Guatemala e l’Ecuador come le sedi di
transito della droga verso gli Stati Uniti. E l’assessment della DEA cita i
celebri narcos messicani come i maggiori fornitori del mercato USA” –
sottolineava Arlacchi.
Nel 2020 il Dipartimento di Stato USA, durante l’Amministrazione Trump,
stabilisce vergognosamente una taglia da 15 milioni di dollari sulla testa del
Presidente costituzionale del Venezuela, Nicolas Maduro Moros, offrendola a chi
avrebbe collaborato al suo arresto. Maduro viene accusato – dagli USA – di
essere il capo di un «narco-Stato» che, in collaborazione con una fazione
dissidente delle Farc colombiane, era responsabile di «inondare gli Stati Uniti
di cocaina». Durante l’amministrazione “democratica” di Joe Biden, la taglia
passa dai 15 ai 25 milioni.
Nel 2020, lo stesso Arlacchi, intervistato da Ruggero Tantulli per IlPeriodista,
affermava che le accuse di narcotraffico e di narcoterrorismo al Presidente
Nicolas Maduro e al Venezuela Bolivariano erano “spazzatura politica”: «Sono
accuse assurde. Mi occupo di droga da più di 40 anni, ho scritto un po’ di libri
sul tema e sono stato ai vertici dell’antidroga mondiale. Non mi è mai capitato
di dovermi occupare di Venezuela e non l’ho mai visitato quando ero all’Onu
perché non ce n’era bisogno. Sono falsità clamorose: non c’è un solo rigo sul
traffico di droga dal Venezuela agli Usa nei documenti americani e dell’Onu.
Sono andato a rileggere tutti gli ultimi rapporti della Dea (Drug Enforcement
Administration, ndr). L’ultimo è di tre mesi fa. La produzione e le rotte sono
quelle classiche». Affermava Arlacchi: «La produzione mondiale di cocaina è,
grosso modo, così ripartita: in Colombia il 70%, in Perù il 20% e in Bolivia il
restante 10%. La mediazione per arrivare negli Stati Uniti, che sono il
principale mercato di consumo del mondo, avviene attraverso i narcos messicani,
ma questo lo sanno anche i bambini. Dal lato del Pacifico ma anche dei Caraibi.
Una rotta più marginale, poi, passa per Ecuador e Guatemala, quindi per
l’America centrale. Ma questi sono tutti dati conosciutissimi, infatti nessuno
sta prendendo sul serio queste accuse, nemmeno chi è contro Maduro».
Secondo Arlacchi si trattava dell’ennesimo tentativo di ingerenza e di colpo di
stato: «E’ una guerra non convenzionale. Gli americani non possono più fare
colpi di stato “alla vecchia maniera” con la Cia e i marines, anche perché
Maduro ha un ottimo sistema di intelligence e protezione personale. Tentativi,
comunque, ne sono stati fatti e ne vengono fatti, ma senza successo. Gli Usa non
riescono a sottomettere il Venezuela anche perché con Guaidó hanno scelto una
strategia totalmente sbagliata. Juan Guaidó è adesso totalmente isolato. Il
blocco economico e finanziario non sta portando alla ribellione contro il
governo. Scartata l’invasione militare, quindi, non resta che il character
assassination, l’assassinio morale. Ma queste accuse sono un colpo a vuoto per
qualunque osservatore obiettivo, un colpo che finirà per rafforzare l’idea che
il Venezuela sia vittima di una aggressione da parte degli Stati Uniti».
L’11 agosto 2024 l’ANSA pubblicava una notizia insolita: “Gli Stati Uniti stanno
tenendo una serie di colloqui segreti per convincere il presidente venezuelano
Nicolas Maduro a lasciare il potere in cambio della grazia. Lo riferiscono fonti
informate al Wall Street Journal secondo le quali l’amministrazione Biden ha
messo “tutto sul tavolo” per convincere il leader venezuelano ad andarsene prima
della fine del suo mandato a gennaio. Maduro deve affrontare una serie di
incriminazioni da parte del dipartimento di Giustizia americano e nel 2020 gli
Usa hanno messo una ricompensa di 15 milioni di dollari per informazioni che
potessero portare al suo arresto.”[1]
Oltre a propagandare la bufala del “narco-Stato”, l’ANSA e i media mainstream
atlantisti ed occidentali hanno diffuso l’idea che ci fosse in atto una
trattativa tra USA e il governo bolivariano affinchè Maduro lasciasse la
presidenza in cambio della cancellazione della taglia sulla sua testa. La
notizia della presunta trattativa oltre ad essere falsa, era stata smentita
anche dalla stessa Casa Bianca che ha definito “falsa” la notizia rilanciata,
precedentemente, dal Wall Street Journal (WSJ)[2].
Lunedì 19 agosto 2024, è stato proprio il Dipartimento di Stato USA, nella
figura del vice portavoce principale Vedant Patel, a smentire categoricamente la
falsa notizia di una amnistia per Maduro e per altri alti funzionari
venezuelani. Ancora una volta emergono le falsità e la guerra mediatica contro
il Venezuela. Anche la Casa Bianca smentisce ma non rinuncia alla sua azione
destabilizzatrice contro il Presidente Maduro e la Costituzione Bolivariana del
Venezuela.
Ad agosto 2025, gli Stati Uniti raddoppiano assurdamente – in contrasto con il
diritto internazionale – la ricompensa offerta a chiunque fornisca informazioni
utili all’arresto del presidente del Venezuela Nicolás Maduro e sul suo Ministro
dell’Interno affinché possano essere processati per “traffico di droga e
corruzione”. La taglia passa da 25 a 50 milioni di dollari. La decisione di
raddoppiarla è stata annunciata dal procuratore generale Pam Bondi, alla quale
il Ministro degli Esteri di Caracas Yvan Gil ha risposto definendo la scelta
“patetica” e “propaganda politica”, usata dagli Stati Uniti per distrarre
l’opinione pubblica dal caso Jeffrey Epstein. Il fine inoltre è incolpare il
Venezuela Bolivariano dell’immissione negli Usa di cocaina tagliata con
fentanyl. Dichiarazioni nuovamente assurde che nonr ispecchiano i dati ufficiali
mondiali sul traffico di droga.
Come afferma Arlacchi in un recente articolo su Il Fatto Quotidiano
(ripubblicato da Pressenza Italia): “Il Rapporto Onu 2025, recentemente
pubblicato, è di una chiarezza cristallina: solo una frazione marginale della
produzione di droga colombiana passa attraverso il Venezuela nel suo cammino
verso Usa ed Europa. Il Venezuela, secondo l’Onu, ha consolidato la sua
posizione storica di territorio libero dalla coltivazione di foglia di coca,
marijuana e simili, nonché dalla presenza di cartelli criminali internazionali.
Il documento non fa altro che confermare i 30 rapporti annuali precedenti, che
non parlano del narcotraffico venezuelano perché questo non esiste.”
(Foto di Infografica da Limes narcotraffico Sud America)
I dati sono chiari: solo il 5% della droga colombiana transita attraverso il
Venezuela. Afferma Arlacchi: “Ben 2.370 tonnellate – dieci volte di più –
vengono prodotte o commerciate dalla Colombia stessa, e 1.400 tonnellate passano
dal Guatemala. Sì, avete letto bene: il Guatemala è un corridoio di droga sette
volte più importante di quello che dovrebbe essere il temibile “narco-Stato”
bolivariano. Ma nessuno ne parla perché il Guatemala è a secco dell’unica droga
non naturale che interessa Trump: il petrolio. Il paese ne produce lo 0,01% del
totale globale.”
Anche il Rapporto Europeo sulle Droghe 2025 dell’Unione Europea, basato su dati
reali e non su wishful thinking geopolitici, non cita neppure una volta il
Venezuela come corridoio del traffico internazionale di droga, e ignora del
tutto il Cartel de los Soles. Secondo il Rapporto Europeo, la cocaina è la
seconda droga più usata nei 27 paesi Ue, ma le sue fonti principali sono
chiaramente identificate: Colombia per la produzione, America centrale per lo
smistamento, e varie rotte attraverso l’Africa occidentale per la distribuzione
finale. In questo scenario, Venezuela e Cuba non ci sono.
L’Europa ha bisogno di dati affidabili per proteggere i suoi cittadini dalla
droga, quindi produce studi accurati. Gli Usa hanno bisogno di giustificazioni
per il loro bullismo petrolifero, quindi producono propaganda mascherata da
intelligence. Eppure, anche le menzogne USA hanno un limite: quando sono
smentite dalle sue stesse istituzioni anti-droga.
I Rapporti della DEA 2024 e 2025, infatti, affermano chiaramente che il
Venezuela non è toccato dal narcotraffico mondiale.
L’Amministrazione per il Controllo delle Droghe degli Stati Uniti (DEA) ha
riconosciuto nei suoi rapporti annuali (rapporti “National Drug Threat
Assessment” del 2024 e del 2025) che gli Stati Uniti hanno un rapporto
strutturale con il traffico di droga. Ha ammesso problemi estremamente gravi,
come il fatto che la popolazione è immersa nel consumo di vari tipi di droghe e
che il Paese è l’epicentro delle reti di traffico di droga, essendo produttore,
mercato di destinazione di stupefacenti e una grande macchina finanziaria del
denaro della droga.
Nel rapporto del 2024 si afferma che “i cartelli messicani ottengono carichi di
diverse tonnellate di cocaina in polvere e base di cocaina dai trafficanti
sudamericani, per poi contrabbandarla attraverso rotte terrestri o fluviali
costiere in America Centrale, o via mare verso isole caraibiche come Porto Rico
e Repubblica Dominicana, prima di introdurla negli Stati Uniti”.
In questo riferimento alle rotte caraibiche, non viene fatto alcun cenno al
Venezuela. Nel rapporto del 2025, la DEA afferma che la maggior parte dei
sequestri di cocaina sono stati effettuati in California, al confine con il
Messico, dimostrando che gran parte del traffico di tale stupefacente avviene
attraverso rotte terrestri e marittime nell’Oceano Pacifico.
In entrambi i rapporti, la DEA cita specificamente Colombia, Perù e Bolivia come
paesi produttori di cocaina e fa riferimento a Messico, El Salvador, Honduras,
Guatemala, Porto Rico e Repubblica Dominicana come punti chiave della rotta
della cocaina verso gli Stati Uniti.
La DEA ammette nei suoi rapporti del 2024 e del 2025 che gli Stati Uniti sono il
fulcro del riciclaggio di capitali provenienti dal traffico internazionale di
droga. Sottolinea che sul suolo statunitense operano riciclatori di denaro che
prestano i loro servizi a diverse organizzazioni criminali.
La DEA indica metodi quali case di cambio di criptovalute, portafogli digitali,
trasferimenti di tipo mirror, compravendita di beni mobili e immobili tramite
agenzie immobiliari statunitensi e altri meccanismi esistenti nel sistema
bancario nordamericano.
Secondo la DEA, e come affermato dall’ONU (ONU contro la droga e il crimine,
UNODC), il Venezuela non è un Paese produttore di droga. C’è solo un piccolo
accenno al cosiddetto “Tren de Aragua” nel rapporto DEA del 2025, dopo che è
stato classificato come “organizzazione terroristica”. Si tratta di un
riferimento fondato su prove segrete, che non lo sarebbero se avessero un minimo
di consistenza e fossero supportate da altre fonti. “Come può un’organizzazione
criminale così potente da meritare una taglia di 50 milioni di dollari, essere
completamente ignorata da chiunque si occupi di antidroga al di fuori degli
Usa?” – si è domandato Arlacchi.
Infatti né nel rapporto del 2025, né in quello del 2024, né in nessun altro
rapporto precedente della DEA, compare da nessuna parte il cosiddetto Cartel de
los Soles, poichè il Venezuela non figura come Paese produttore di cocaina
nemmeno secondo lo stesso governo statunitense, il quale invece mediaticamente
lancia accuse false.
Il Cartel de los Soles è una finzione comunicativa ed esiste solo sui tavoli di
progettazione propagandistica del governo statunitense, dell’opposizione
venezuelana e della destra internazionale.
Il Cartel de los Soles è una creatura dell’immaginario trumpiano. Il “cartello
della droga” che sarebbe “guidato dal presidente del Venezuela Maduro” non viene
citato né nel rapporto del principale organismo mondiale antidroga né nei
documenti di alcuna agenzia anticrimine europea o di altra parte del pianeta.
Quello che viene venduto su Netflix come un “super-cartello della droga” in
Venezuela, è in realtà un miscuglio di piccole reti locali, di qualche episodio
di corruzione, un tipo di criminalità spicciola che si trova in qualsiasi Paese
del mondo, inclusi gli Usa, dove – come ha ricordato Arlacchi – “muoiono ogni
anno quasi 100 mila persone per overdose da oppiacei che nulla hanno a che fare
col Venezuela, e molto con Big Pharma americana.”
Insomma non c’è traccia del Venezuela in alcuna pagina dei due documenti e in
nessun altro materiale delle agenzie anticrimine USA degli ultimi 15 anni si fa
menzione di fatti che possano anche indirettamente ricondurre alle accuse
lanciate contro il legittimo Presidente del Venezuela e contro il suo governo.
Il fatto stesso che in Venezuela transiti una minima parte del narcotraffico e
che si veda la lotta ferrea del suo governo ad opporvisi con tutti gli
strumenti, non fa del Venezuela un “narco-Stato” ma piuttosto di un governo che
reprime questo fenomeno.
Si tratta quindi di spazzatura politica, che però non è stata trattata come tale
nemmeno fuori dal sistema politico-mediatico degli Stati Uniti.
Vergognosa è stata l’intervista[8] pubblicata il 21 agosto 2024 su Il Corriere
della Sera fatta da Roberto Saviano al giornalista venezuelano Alfred Meza,
colui che ha inventato la macchina del fango contro Alex Saab[9], diplomatico
venezuelano che è stato prosciolto da tutte le accuse dal giudice della Florida,
Robert Scola con una sentenza dell’8 aprile 2024, a seguito dell’indulto firmato
dal presidente USA Joseph Biden il 15 dicembre 2023. Il 20 dicembre 2023, Saab è
stato liberato a seguito di uno scambio di prigionieri con gli Stati Uniti e,
una volta tornato in Venezuela, ha raccontato le torture subite per fargli
confessare delitti mai commessi, che avallassero l’idea del Venezuela come
“narco-Stato”, e quella di Saab come “prestanome” di Nicolas Maduro[10].
Roberto Saviano ha dimostrato la sua arroganza nel dire: “Studio il
narcotraffico in Venezuela da molti anni e questo mi ha permesso di conoscere
diversi giornalisti che in questi anni stanno rischiando la vita per raccontare
il regime di Maduro e il potere della criminalità organizzata.” Saviano non solo
non ha studiato il caso del Venezuela, ma in quell’intervista non ha proposto
nemmeno un dato sul narcotraffico tra Colombia e USA e nemmeno un dato sul
presunto coinvolgimento del Venezuela. Con un’operazione retorica ha
intervistato Alfred Meza, dando adito alla propaganda golpista della destra
eversiva che ha messo a ferro e fuoco il Venezuela post-elezioni, paragonando
Maduro ad Erdogan e definendo il chavismo come “un movimento fascista” . La
verità è che Saviano non ha studiato la storia del Venezuela, del socialismo
bolivariano e, con la sua autoreferenzialità, continua a parlare di qualcosa che
non conosce perché, se conoscesse, avrebbe i brividi solo ad interfacciarsi con
quelli che calunniano la Rivoluzione Bolivariana e i suoi governi.
Il vero obiettivo della finzione comunicativa e propagandistica del Cartel de
los Soles non è la droga, ma il controllo strategico delle vaste risorse
naturali e minerarie del Venezuela, comprese le più grandi riserve di petrolio
del pianeta, interamente gestite da un governo socialista e antimperialista i
cui proventi reinvesti per il 75% in piani sociali. Siamo dentro alla trama di
un film di Hollywood già visto, in cui gli Usa provano a costruire l’immagine
del nemico cattivo per giustificare l’ennesima guerra, l’ennesima invasione
militare per una “causa umanitaria”.
[1]
https://www.ansa.it/amp/sito/notizie/mondo/2024/08/11/usa-offrono-a-maduro-la-grazia-se-lascia-il-potere_e3896f11-15c4-4cea-ae38-891b4d0bddf0.html
[2] https://www.cdt.ch/news/mondo/non-abbiamo-offerto-la-grazia-a-maduro-360272
[3] https://www.fuoriluogo.it/mappamondo/chavez-choc_mastico_coca_ogni/
[4]
https://italiano.prensa-latina.cu/2024/08/16/cuba-ribadisce-la-sua-intransigenza-di-fronte-al-traffico-di-droga/?fbclid=IwY2xjawEvvehleHRuA2FlbQIxMQABHd8EkRt8uBmPE4WxwK70HVNoq6cfOVFQpOCGQPdHo-cZQZVYSelvVuX5yA_aem_lfxxG74btAgrS5HR6izSaA
[5]
https://italiacuba.it/2020/03/30/le-accuse-di-trump-a-maduro-sono-una-confessione-sul-golpe-di-guaido/
[6] World Drug Report 2019,
https://wdr.unodc.org/wdr2019/prelaunch/WDR19_Booklet_4_STIMULANTS.pdf
[7] National Drug Threat Assessment
2019, https://www.dea.gov/sites/default/files/2020-02/DIR-007-20%202019%20National%20Drug%20Threat%20Assessment%20-%20low%20res210.pdf
[8] Roberto Saviano, Alfredo Meza: «Quanti errori a sinistra su Chávez e Maduro.
Ora il Venezuela è nel caos»
https://www.corriere.it/esteri/24_agosto_21/saviano-intervista-alfredo-meza-chavez-maduro-venezuela-e08fa362-840f-47f3-bfd7-7fc208a70xlk.shtml?refresh_ce
[9] Geraldina Colotti, Alex Saab. Lettere di un sequestrato, Multimage, 15
novembre 2022
[10]
https://www.pressenza.com/it/2024/04/alex-saab-prosciolto-da-tutte-le-accuse/
Fonti:
“National Drug Threat Assessment”. Drug Enforcement Administration (2024).
Governo degli Stati
Uniti: https://www.dea.gov/sites/default/files/2024-05/5.23.2024%20NDTA-updated.pdf
“National Drug Threat Assessment”. Drug Enforcement Administration (2025).
Governo degli Stati
Uniti: https://www.dea.gov/sites/default/files/2025-07/2025NationalDrugThreatAssessment.pdf
Presidente colombiano Gustavo Petro difende Maduro dall’accusa di
“narcoterrorismo” https://www.youtube.com/watch?v=Xf7ghNJ366U
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-pino_arlacchi__la_grande_bufala_contro_il_venezuela_la_geopolitica_del_petrolio_travestita_da_lotta_alla_droga/5871_62413/
https://italiacuba.it/2020/03/30/le-accuse-di-trump-a-maduro-sono-una-confessione-sul-golpe-di-guaido/
> Il rapporto chiave della DEA per il 2024 non menziona né il Venezuela né il
> “Cartello dei Soli”
> Legami pericolosi: «Narco» e il suo passato familiare
> Stati Uniti: uno Stato narco-trafficante certificato dalla DEA
> Il narcotraffico in America Latina e lo stratagemma di Marco Rubio
> Il Venezuela da quando ha espulso la DEA statunitense ha sequestrato 182
> velivoli utilizzati per il traffico di droga dalla Colombia
> Emergono prove di una cospirazione della DEA in Venezuela
Lorenzo Poli