Appello di Stop Rearm Europe per una manifestazione a Camp Derby sabato 19 luglio
Camp Darby è un luogo dove ogni giorno passa la guerra. Convogli carichi di armi
partono da qui per alimentare conflitti in tutto il mondo. Non è solo un
deposito: è il simbolo di un sistema che sceglie la guerra per gestire le crisi,
controllare le risorse, regolare i rapporti tra paesi, non con la ricerca di
nuovi equilibri, compromessi, cooperazione, ma con la potenza distruttiva delle
armi ed il sacrificio dei territori e delle comunità.
Diciamo no alla guerra.
La guerra è distruzione, morte, disumanizzazione. E’ espressione estrema del
patriarcato, della volontà di dominio che si spinge fino all’annientamento
dell’altro da sé. E’ distruzione del diritto internazionale, alimentata da
logiche di potenza e interessi egemonici. E’ economia di guerra, nelle mani di
poche grandi concentrazioni di capitale, contro i bisogni e i diritti della
stragrande maggioranza delle popolazioni. La guerra è sempre un fallimento umano
e politico.
Diciamo sì alla pace.
Una pace concreta, che si costruisce tra le persone, attraverso la giustizia
sociale e scelte che mettono al centro la vita. Una pace duratura che si
realizza attraverso la smilitarizzazione e il disarmo dei territori. Diciamo sì
alla riconversione a usi civili della base di Camp Darby, NO alla costruzione di
nuove basi militari sul nostro territorio.
Diciamo no al genocidio.
Il genocidio del popolo palestinese si consuma ogni giorno sotto gli occhi di
chi si dichiara impotente, ma continua a garantire armi e sostegno politico a
Israele. Decine di migliaia di vittime, per lo più donne e bambini, centinaia di
migliaia di feriti e dispersi, una popolazione affamata, bombardata, privata di
ogni diritto. Diciamo no alla cancellazione dei popoli, all’occupazione
coloniale, all’annientamento di chi resiste.
Diciamo sì alla solidarietà concreta tra i popoli.
Si alla cancellazione degli accordi economici e militari tra Italia ed Israele.
Sì al diritto all’autodeterminazione, sì alla memoria, sì alla possibilità per
ogni comunità di vivere, di esistere, di raccontare la propria storia senza
essere schiacciata. Una solidarietà che si costruisce stando dalla parte di chi
lotta per la libertà.
Diciamo no al riarmo.
Camp Darby è il segno di come i territori vengano piegati agli interessi del
riarmo. La Toscana rischia di diventare un hub logistico militare della guerra
globale. L’Italia continua ad aumentare la spesa militare sottraendo risorse a
scuola, sanità, lavoro, ambiente. Ogni euro speso in armi è un euro rubato alla
vita.
Il riarmo non è difesa: è un affare per pochi e un pericolo per tutti. I Paesi
NATO hanno deciso, su richiesta degli Stati Uniti, di portare la spesa militare
al 5% del PIL entro il 2035, mentre l’Unione Europea rilancia il piano
“Readiness 2030”, con 800 miliardi di euro per il riarmo collettivo. Una corsa
folle che sceglie la guerra come priorità. Diciamo no alla sudditanza del
governo del nostro paese e dell’Europa a questa follia.
Diciamo sì a un investimento radicale per la vita.
Sì a scuole pubbliche e gratuite, a una sanità universale, a salari dignitosi, a
politiche per la casa, al rafforzamento del welfare, per una vita libera e
dignitosa per tutte e tutti. Sì a una vera transizione ecologica, la cui urgenza
è evidente agli occhi di tutti, ma viene invece follemente svuotata e rinviata
in nome del primato del riarmo. Sì a un’economia che metta al centro la cura
delle persone, delle relazioni, della natura, non le armi.
Il nostro no è netto, ma vogliamo ripartire dai nostri sì.
Vogliamo portare a Camp Darby le nostre voci, i nostri corpi, per affermare che
un altro mondo è possibile e necessario. Sarà una giornata per costruire legami,
come quelli con la lotta della ex-GKN per una reindustrializzazione dal basso e
la riconversione ecologica.
Il 19 luglio sarà una giornata per affermare obiettivi e valori opposti a quelli
di chi vive di guerra. La guerra parte da qui. La pace deve partire da noi.
Redazione Italia