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Brindisi: manifestazione regionale per la pace
Un migliaio di persone hanno partecipato ieri a Brindisi alla manifestazione regionale per la pace promossa dalla Campagna nazionale Per il clima Fuori dal Fossile, dalla Rete dei comitati per la pace di Puglia, dal Comitato contro il genocidio del popolo palestinese, contro il riarmo e per la pace di Brindisi, e dalla Assemblea di Melendugno contro il raddoppio del Tap e le regalie alle Amministrazioni. Alla iniziativa hanno aderito molti gruppi di base e formazioni politiche pugliesi. Il corteo, colorato da tante bandiere della pace e della Palestina, è partito dalla stazione, ha percorso le principali vie della città, si è fermato nei pressi del castello Svevo, sede della Terza Divisione Navale della Marina Militare, e si è concluso al porto davanti alla scalinata delle Colonne romane. Durante il percorso e al termine della manifestazione si sono svolti molti interventi da parte delle organizzazioni partecipanti. l filo conduttore è stato l’opposizione alla militarizzazione dei territori e alla folle politica di riarmo lanciata dall’ Unione Europea. Ampio spazio ha trovato anche la solidarietà al popolo palestinese, il convinto sostegno alla causa della sua autodeterminazione e la condanna del governo israeliano per il genocidio in atto. è stato denunciato il ruolo delle potenti lobby delle industrie militari e dei combustibili fossili nel determinare le scelte belliciste dei governi e la forte connessione tra la lotta per la pace e quella per la giustizia climatica. E’ stato ribadito il no alla decisione di destinare il 5 per cento del Pil alle spese militari, e il rifiuto della forza militare – così come stabilisce la nostra Costituzione – per la risoluzione delle controversie internazionali. La pace, hanno detto in molti, non è un’ utopia ma un progetto concreto da perseguire attraverso il dialogo, la cooperazione e la solidarietà tra i popoli. La manifestazione ha rappresentato anche una sorta di gemellaggio ideale con quella che, sempre ieri, si è svolta a Livorno davanti alla base americana di Camp Darby. Alla manifestazione pacifista di Brindisi ha preso parte anche una delegazione del Movimento No Base di Pisa che da oltre tre anni si oppone alla costruzione di una grande struttura militare a Coltano, in un’area contigua al Parco naturale di San Rossore.   Mario Pizzola
A Camp Darby no alla militarizzazione : le foto
Questa mattina gremito presidio  dei militanti conto il riarmo, il genocidio in Palestina  e il previsto ampliamento della base militare Usa di Camp Darby a Pisa.  Da tutta la costa  e anche da Firenze per dire  no ai progetti di ampliamento della base che è il punto logistico più importante  americano nel mediterraneo, ma soprattutto alla militarizzazione folle del territorio toscano che fra Pisa e Livorno prevede all’interno del Parco di San Rossore e Migliarino, parco  Presidenziale con zone naturali protette ,devastanti insediamenti di nuovi complessi militari. Una militarizzazione che  vede  il Comando Nato Sud Europa da pochissimi giorni  già operativo con tanto di alzabandiera Nato  a due passi dal centro storico di Firenze. ph Cesare Dagliana Camp Derby Pisa Camp Derby Pisa Camp Derby Pisa Camp Derby Pisa Camp Derby Pisa Camp Derby Pisa Camp Derby Pisa Camp Derby Pisa Camp Derby Pisa Camp Derby Pisa Camp Derby Pisa Camp Derby Pisa Camp Derby Pisa Camp Derby Pisa Camp Derby Pisa Camp Derby Pisa Cesare Dagliana
Appello di Stop Rearm Europe per una manifestazione a Camp Derby sabato 19 luglio
Camp Darby è un luogo dove ogni giorno passa la guerra. Convogli carichi di armi partono da qui per alimentare conflitti in tutto il mondo. Non è solo un deposito: è il simbolo di un sistema che sceglie la guerra per gestire le crisi, controllare le risorse, regolare i rapporti tra paesi, non con la ricerca di nuovi equilibri, compromessi, cooperazione, ma con la potenza distruttiva delle armi ed il sacrificio dei territori e delle comunità. Diciamo no alla guerra. La guerra è distruzione, morte, disumanizzazione. E’ espressione estrema del patriarcato, della volontà di dominio che si spinge fino all’annientamento dell’altro da sé. E’ distruzione del diritto internazionale, alimentata da logiche di potenza e interessi egemonici. E’ economia di guerra, nelle mani di poche grandi concentrazioni di capitale, contro i bisogni e i diritti della stragrande maggioranza delle popolazioni. La guerra è sempre un fallimento umano e politico. Diciamo sì alla pace. Una pace concreta, che si costruisce tra le persone, attraverso la giustizia sociale e scelte che mettono al centro la vita. Una pace duratura che si realizza attraverso la smilitarizzazione e il disarmo dei  territori. Diciamo sì alla riconversione a usi civili della base di Camp Darby, NO alla costruzione di nuove basi militari sul nostro territorio. Diciamo no al genocidio. Il genocidio del popolo palestinese si consuma ogni giorno sotto gli occhi di chi si dichiara impotente, ma continua a garantire armi e sostegno politico a Israele. Decine di migliaia di vittime, per lo più donne e bambini, centinaia di migliaia di feriti e dispersi, una popolazione affamata, bombardata, privata di ogni diritto. Diciamo no alla cancellazione dei popoli, all’occupazione coloniale, all’annientamento di chi resiste. Diciamo sì alla solidarietà concreta tra i popoli. Si alla  cancellazione degli accordi economici e militari tra Italia ed Israele. Sì al diritto all’autodeterminazione, sì alla memoria, sì alla possibilità per ogni comunità di vivere, di esistere, di raccontare la propria storia senza essere schiacciata. Una solidarietà che si costruisce stando dalla parte di chi lotta per la libertà. Diciamo no al riarmo. Camp Darby è il segno di come i territori vengano piegati agli interessi del riarmo. La Toscana rischia di diventare un hub logistico militare della guerra globale. L’Italia continua ad aumentare la spesa militare sottraendo risorse a scuola, sanità, lavoro, ambiente. Ogni euro speso in armi è un euro rubato alla vita. Il riarmo non è difesa: è un affare per pochi e un pericolo per tutti. I Paesi NATO hanno deciso, su richiesta degli Stati Uniti, di portare la spesa militare al 5% del PIL entro il 2035, mentre l’Unione Europea rilancia il piano “Readiness 2030”, con 800 miliardi di euro per il riarmo collettivo. Una corsa folle che sceglie la guerra come priorità. Diciamo no alla sudditanza del governo del nostro paese e dell’Europa a questa follia. Diciamo sì a un investimento radicale per la vita. Sì a scuole pubbliche e gratuite, a una sanità universale, a salari dignitosi, a politiche per la casa, al rafforzamento del welfare, per una vita libera e dignitosa per tutte e tutti. Sì a una vera transizione ecologica, la cui urgenza è evidente agli occhi di tutti, ma viene invece follemente svuotata e rinviata in nome del primato del riarmo. Sì a un’economia che metta al centro la cura delle persone, delle relazioni, della natura, non le armi. Il nostro no è netto, ma vogliamo ripartire dai nostri sì. Vogliamo portare a Camp Darby le nostre voci, i nostri corpi, per affermare che un altro mondo è possibile e necessario. Sarà una giornata per costruire legami, come quelli con la lotta della ex-GKN per una reindustrializzazione dal basso e la riconversione ecologica. Il 19 luglio sarà una giornata per affermare obiettivi e valori opposti a quelli di chi vive di guerra. La guerra parte da qui. La pace deve partire da noi. Redazione Italia