Vicofaro, Biancalani: «Pensavano di avermi sepolto, ma non sapevano che ero un seme»
Domenica 6 luglio 2025, un gruppo di parrocchiani, volontari, associazioni e
rappresentanti delle istituzioni, semplici cittadini, si sono ritrovati per
partecipare alla messa tenuta da don Massimo Biancalani, presso la chiesa di
Santa Maria Maggiore a Vicofaro, dopo i fatti accaduti nell’ultima settimana,
con lo sgombero dei migranti ospiti della struttura e soprattutto la modalità
con la quale è stato effettuato.
Dopo i ringraziamenti per la presenza e la solidarietà da parte dei presenti,
don Biancalani non ha nascosto la preoccupazione per le persone portate via dal
centro ma, soprattutto, per quelli più fragili e in difficoltà: anche per i modi
in cui sono stati prelavati dalla struttura (qui un servizio a riguardo e gli
articoli già usciti su Pressenza).
Don Biancalani ha ricordato il percorso di questi anni, la consapevolezza dei
problemi, i tentativi e la disponibilità per trovare delle soluzioni
alternative, idonee per questi ragazzi (soprattutto per quelli con maggiori
difficoltà), la disponibilità sempre dichiarata a individuare un percorso per la
loro accoglienza, le richieste di aiuti e supporto economico per il
miglioramento della struttura e dei servizi, che non sono mai arrivati se non da
associazioni, volontari, uomini di buona volontà. L’obiettivo era quello di
arrivare a queste soluzioni ma, soprattutto, non è accettabile questa modalità,
con quei ragazzi con gravi problemi che si son visti arrivare decine di militari
e poliziotti in stanza, anziché assistenti sociali o psicologi, trapanando alla
porta del ‘700 rovinata per installare delle staffe in ferro, le pannellature a
chiudere l’accesso alle stanze ma anche alla canonica dalla chiesa.
Il parroco ha sottolineato che quanto fatto a Vicofaro, con tutte le difficoltà,
le emergenze e le lacune è stato in aderenza e risposta alle parole di Cristo,
alla via indicata dalla chiesa stessa, rimarcata nelle parole di Papa Francesco:
“nel volto degli ultimi vediamo e incontriamo il volto di Cristo”. “Ero
forestiero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete
visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.”[…] “In verità vi dico: tutto
quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete
fatto a me.” (Matteo 25,35-36.40).
Fra gli interventi alla fine della funzione religiosa, ricordiamo fra gli altri
quello di Antonella Bundu, dell’assessore del comune di Rosignano, Eros
Cruccolini e Maurizio Dolfi a nome della comunità dell’Isolotto, il quale ha
letto la lettera inviata al sindaco di Pistoia che potete leggere qui e sono
state riportate le parole e le azioni di Don Milani. in particolare, il gruppo
“In cammino per la pace e il disarmo”, ha ricordato le parole di don Santoro per
cui, quando la realtà è terribile e ingiusta, quando “l’uomo non è ancora un
uomo”, come diceva padre Balducci, è un diritto e un dovere disobbedire, in modo
nonviolento.
Alle parole di don Biancalani, di sconforto e della rabbia per quanto è
accaduto, ma soprattutto per come è accaduto, è stato ricordato il pensiero:
«Pensavano di avermi sepolto, ma non sapevano che ero un seme».
Qui ritrovate il servizio della Nazione sullo sgombero, mentre e parole di don
Biancalani sullo sgombero sono riportate a questo link e le denunce e le
richieste dei residenti.
Paolo Mazzinghi