Solidarietà al Dottor Eugenio Serravalle: per salvare la libertà di cura, di espressione e di divulgazione scientifica
“Mala tempora currunt”, ovvero “corrono tempi cattivi”. Ma i latini a loro volta
aggiungevano: “sed peiora parantur” che significa “ma se ne preparano di
peggiori”. E’ proprio quello che è successo recentemente, il 29 giugno, quando
il sindaco di Rosignano Marittimo, Claudio Marabotti (eletto lo scorso anno in
quota 5 Stelle), ha minacciato di revocare il patrocinio comunale all’Eco
Festival della Val di Cecina se fosse salito sul palco dei relatori il dottor
Eugenio Serravalle, grande pediatra, medico omeopata e divulgatore scientifico
arcinoto a livello nazionale per le sue battaglie per la sana alimentazione,
l’agroecologia, la difesa del latte materno, la salutogenesi, la prevenzione
primaria, la salute pubblica, la libertà di cura, la libertà di scelta
vaccinale, l’ecologia e l’ambiente, contro lo strapotere delle case
farmaceutiche e i processi di medicalizzazione della società, oltre ad essere
fondatore di AsSIS (Associazione di Studi e Informazione sulla Salute).
Laureato in Medicina e Chirurgia a Pisa – Specializzato in Pediatria Preventiva
e Puericultura e Patologia Neonatale a Pavia, Serravalle è diplomato in
Omeopatia Classica presso la Scuola Omeopatica di Livorno Opera ed esercita come
libero professionista presso lo studio privato a Pisa. Consulente e responsabile
di progetti di educazione alimentare (Comune di Pisa, Asili nido e scuole
materne di Uliveto Terme, Nodica, Calci, Il girotondo e Il Nido d’ape di Pisa),
è docente presso l’Accademia di Omeopatia Classica Hahnemaniana di Firenze,
relatore in numerose convegni e conferenze sul tema della salute in età
pediatrica, oltre ad essere stato collaboratore del magistrato Ferdinando
Imposimato sui temi della medicalizzazione della società e dell’ingerenza delle
case farmaceutiche nelle politiche sanitarie italiane ai tempi dell’approvazione
della Legge Lorenzin (119/2017). Ha collaborato con il Coordinamento del
Movimento Italiano per la Libertà di Vaccinazione (Comilva) ed è membro della
Commissione Medico-Scientifica Indipendente (CMSi) che si sta occupando di
indagare la Covid-19 con un approccio sindemico, rigettando quello riduzionista
proposto dalla narrazione ufficiale. Saggista e divulgatore scientifico sui temi
della salute e delle vaccinazioni pediatriche, ha scritto numerosissimi saggi
come: Bambini Supervaccinati (Edizioni Il leone verde); Tutto quello che occorre
sapere prima di vaccinare proprio figlio (Edizioni SI); Vaccinare contro il
tetano?; Vaccinare contro il papillomavirus? – (Edizioni Salus Infirmorum);
Vaccinazioni: alla Ricerca del Rischio Minore; Coronavirus – COVID-19 —No! Non è
andato tutto bene (Editore: Il Leone Verde).
Quando un sindaco – rappresentante ufficiale dei principi e dei valori della
nostra Carta Costituzionale su cui ha prestato giuramento – utilizza il proprio
potere per censurare il diritto di parola di un medico perché non ne condivide
il pensiero critico, è sintomo di una sempre più crescente deriva
antidemocratica. Chi conosce il dottor Serravalle sa bene che la sua prima
passione è la difesa della “verità”, un paladino della difesa del diritto alla
salute contro chi la vorrebbe ridurre a mera merce di scambio in nome di
profitto, mercato, marketing e business. Basta scorrere i titoli degli articoli
inseriti su AsSIS per rendersi conto del suo rigore scientifico che smaschera i
conflitti di interesse che si nascondono dietro alcuni vaccini, soprattutto
quelli riservati all’età pediatrica.
Come ha scritto Serravalle:
“Avrei dovuto partecipare al Val di Cecina Eco Festival di Rosignano M.mo, per
condividere riflessioni su salute e prevenzione nei bambini – temi che da anni
tratto con rigore scientifico e spirito divulgativo. L’incontro è stato
annullato a seguito della minaccia del Sindaco di Rosignano di revocare il
patrocinio comunale all’evento, qualora io vi avessi preso parte. Così è stato
riferito dagli organizzatori.
Se questo è davvero accaduto, siamo di fronte a un grave atto di censura,
proveniente proprio da quell’Istituzione pubblica che per sua natura e funzione
dovrebbe essere garante della libertà, del confronto e dei valori
costituzionali.
Una forma di censura tanto più preoccupante quanto più sottile: non serve
vietare esplicitamente la parola quando si può agire per vie indirette,
minacciando, condizionando, scoraggiando. (…) Quando un potere politico decide
chi può o non può parlare in uno spazio pubblico sulla base delle sue idee – e
non dei suoi atti o della veridicità di ciò che afferma – non è più un garante
della democrazia, ma un suo ostacolo.
Colpisce, e addolora, che questo bavaglio arrivi da forze politiche che si
dichiarano progressiste. Quelle che a parole si ispirano ai valori della
partecipazione, della tolleranza, dell’inclusione, dell’onestà intellettuale.
Eppure oggi sembrano dire: “Progressisti sì, ma non con chi dissente”. La
libertà di parola è universale o non è.
Come ammoniva Pier Paolo Pasolini: “La verità non sta in un solo sogno, ma in
molti sogni.”
E se la verità è fatta di molte voci, allora il silenzio imposto a una di esse
non è protezione del bene comune, ma paura della complessità.
Ricordava Norberto Bobbio che “Una democrazia senza opposizione è una
contraddizione in termini.”
Ed è proprio nel riconoscere la legittimità del dissenso che si misura la tenuta
di una società civile e democratica.
È essenziale vigilare. Non solo per difendere la mia libertà di parola, ma per
la libertà di tutti: di chi la pensa come me e di chi non la pensa affatto così.
Perché la libertà di espressione non è un favore da concedere, ma un diritto da
rispettare.
E solo attraverso un dialogo aperto, rispettoso e plurale possiamo costruire una
società più giusta, più consapevole e più forte.”
Ancora più grave è il fatto che la censura provenga da un sindaco proveniente
dal MoVimento 5 Stelle, movimento politico nato nel 2009 ispirandosi agli ideali
della decrescita, dell’ambientalismo, dell’anti-corruzione e in critica a tutti
quei processi di ingerenza delle multinazionali sul “governo della vita” (per
citare il giurista Stefano Rodotà) delle persone e che ne minano l’indipendenza
e l’autonomia nell’agire e nello scegliere in libertà soprattutto sui temi della
salute, della cura, della libertà di scelta vaccinale e dell’alimentazione. La
gravità della decisione del sindaco di Rosignano di censurare un medico della
statura del dottor Serravalle, noto in tutta Italia per la sua preparazione e
per il suo rigore, sia dal punto di vista scientifico che umano, avrebbe trovato
in Beppe Grillo, fondatore del movimento 5 Stelle, un supporter di primissimo
piano.
“Ma anche questo – come ha scritto la giornalista Patrizia Bardelli – è il segno
dei tempi ed anche i 5 Stelle hanno perso evidentemente quella verve e quella
indipendenza di pensiero critico che ha fatto del loro fondatore un caso
nazionale”.
Come ha dichiarato il dottor Serravalle a ToscanaToday: “La libertà di parola
non serve per ascoltare chi ci rassicura, ma chi ci sfida. Non si difende quando
ci è comoda: si difende quando mette in discussione le nostre certezze. Chi
amministra la cosa pubblica dovrebbe onorare la Costituzione, non piegarla al
proprio tornaconto o alle convenienze ideologiche. Un patrocinio negato perché
qualcuno dissente è un atto di debolezza, non di autorevolezza. Io continuerò a
parlare. In piazza, nei libri, nei teatri. Non per polemica, ma perché educare
al pensiero critico è un atto d’amore verso la democrazia. E ricordiamolo tutti:
Il silenzio degli altri non è libertà, è complicità”.
Pubblichiamo la Lettera aperta del dottor Eugenio Serravalle al Sindaco di
Rosignano:
Egregio Signor Sindaco,
ho appreso con dispiacere che la mia partecipazione all’Eco Festival di Val di
Cecina è stata annullata, a seguito della Sua decisione – esplicita o implicita
– di revocare il patrocinio del Comune in caso di mia presenza. Una scelta che,
pur legittima sotto il profilo amministrativo, merita una riflessione pubblica
più ampia, alla luce del ruolo istituzionale che Lei ricopre e dei valori che
una democrazia matura è chiamata a difendere.
L’articolo 21 della nostra Costituzione afferma che “Tutti hanno diritto di
manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni
altro mezzo di diffusione.” È una dichiarazione potente, netta, nata dalle
macerie del fascismo proprio per garantire che nessuna autorità, neppure la più
benintenzionata, possa impedire l’espressione libera del pensiero, anche – e
soprattutto – quando quel pensiero è scomodo, minoritario o controcorrente.
Negare o condizionare la partecipazione a un evento culturale in base alle
opinioni personali di un relatore – per quanto distanti possano essere dalle sue
– non è solo una scelta discutibile: è un segnale preoccupante. Significa
subordinare il dibattito alla convenienza politica, trasformando il patrocinio
pubblico in uno strumento di censura indiretta. In nome di cosa? Del decoro?
Della reputazione dell’ente? O, più banalmente, del timore del dissenso?
Vorrei ricordare – a Lei e a chi ha deciso con Lei – che la libertà di parola
non si difende quando è comoda: si difende proprio quando ci mette alla prova.
Scriveva Evelyn Beatrice Hall, riassumendo il pensiero di Voltaire: “Non sono
d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo.” Questa è
la postura etica che ogni rappresentante delle istituzioni dovrebbe assumere di
fronte alle opinioni altrui: non condivisione, ma rispetto; non approvazione, ma
garanzia di agibilità. La mia attività, da anni, si basa sullo studio,
sull’analisi dei dati scientifici, sull’invito al pensiero critico e sulla
promozione della salute attraverso stili di vita consapevoli. Ho certamente
espresso visioni non allineate a quelle dominanti, talvolta provocatorie, sempre
argomentate e fondate su fonti scientifiche. Questo, in una società viva,
dovrebbe essere accolto come una risorsa, non come una minaccia. In un festival
che porta nel nome il valore dell’“eco” – ovvero dell’ambiente, della pluralità,
del ritorno delle voci – non dovrebbe mai mancare lo spazio per il confronto
aperto. Che messaggio riceveranno oggi i giovani, i cittadini, gli educatori, di
fronte a questa censura mascherata da patrocinio? Che il dissenso va zittito?
Che il pensiero critico deve restare fuori dalle piazze? Che è meglio tacere per
non perdere appoggi?
Eppure, proprio oggi, in un mondo sempre più conformista e polarizzato, abbiamo
bisogno di tornare a educare al dubbio, al confronto, alla responsabilità del
pensiero. Non esiste democrazia senza libertà di parola. Non esiste comunità
sana senza la possibilità di ascoltare voci diverse.
Signor Sindaco, questa lettera non è un atto di polemica, ma un appello:
difendere la libertà di espressione non è un favore che si concede, è un dovere
che si onora.
Non per me, ma per la dignità della nostra Costituzione e per il futuro del
pensiero libero nel nostro Paese.
Cordialmente,
Eugenio Serravalle
Medico, pediatra e cittadino
Lorenzo Poli