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Dossier Leonardo in Parlamento il 9 dicembre
9 dicembre 2025 conferenza stampa alla Camera dei Deputati per la presentazione del dossier su Leonardo S.p:A.: piovono euro sull’industria “necessaria” di Crosetto e Leonardo S.p.A. Martedì 9 dicembre, su invito della deputata Stefania Ascari (M5S, Presidente dell’Intergruppo per la Pace tra la Palestina e Israele), BDS ITALIA presenterà un dossier sulle complicità di Leonardo S.p.A. nei crimini di guerra commessi in Palestina. Interverranno: Stefania Ascari (Deputata M5S), Arnaldo Lomuti (Commissione Difesa), Anthony Aguilar (ex contractor Gaza Humanitaria Foundation), Stefania Maurizi (giornalista d’inchiesta), Michela Arricale (avvocata), Rossana De Simone (attivista Peacelink), Raffaele Spiga (attivista BDS Italia). Diretta streaming sulla Web TV della Camera dei Deputati. Negli ultimi decenni l’Italia è diventata uno dei partner europei più fedeli a Israele. Con Leonardo in prima fila, la nostra industria è parte integrante del circuito che alimenta i crimini contro l’umanità e legittima il colonialismo. Il dossier denuncia tali complicità, evidenziando come le scelte politiche e industriali italiane non siano neutrali ma contribuiscano concretamente a rafforzare il regime israeliano di apartheid e occupazione. Leonardo S.p.A. intrattiene da oltre un decennio una cooperazione strutturale con il settore militare israeliano. Nel 2012 Israele ha acquistato 30 aerei M-346, oggi impiegabili con oltre dieci tipologie di armamenti, mentre l’Italia ha acquisito 1 satellite Optsat-3000 e 2 velivoli radar G550 CAEW nell’ambito dello stesso accordo. La presenza industriale diretta di Leonardo in Israele comprende tre sedi della controllata DRS RADA Technologies e una partecipazione del 12% nella società Radsee Technology. Il dossier rileva inoltre che Israele può rivendere a terzi i M-346 ricevuti, come avvenuto con la Grecia tramite Elbit Systems. Leonardo ricopre un ruolo significativo anche nel programma internazionale F-35, di cui l’Italia ospita la linea di assemblaggio e produzioni critiche. Tali elementi delineano un quadro di integrazione industriale e tecnologica che contribuisce alla disponibilità operativa dei sistemi in uso nelle forze armate israeliane. Il movimento globale BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni), che rappresenta la più grande coalizione della società civile palestinese richiama l’Italia ai propri obblighi derivanti dalle sentenze della Corte internazionale di giustizia, tra cui l’imposizione di un embargo militare totale a Israele compreso il commercio bilaterale, il trasferimento e il transito di materiale militare e a duplice uso, i partenariati, la formazione congiunta, la ricerca accademica e altre forme di cooperazione militare. Questo tipo di sanzioni è tra gli obiettivi a cui il movimento BDS si pone di arrivare attraverso campagne d’informazione, pressione pubblica  e denuncia delle complicità. DOSSIER DA SCARICARE QUI: Piovono euro sull’industria “necessaria” di Crosetto e Leonardo SpA Le relazioni con Israele.  Redazione Italia
Immagini eloquenti e dichiarazione dei partecipanti al corteo del 15 novembre
Il corteo che ha sfilato per la città e raggiunto lo stabilmento FACO di Leonardo S.p.A. a Cameri – in provincia di Novara – è illustrato nel fotoreportage fornito dai promotori dell’iniziativa. “Essere qui oggi vuol dire non solo ‘dire no alla guerra’, ma anche non coinvolgere i cittadini in una guerra che nessuno vuole ed è finanziata dallo Stato – hanno spiegato gli organizzatori a nome di tutti i partecipanti – Noi non ce l’abbiamo con i lavoratori, ma si deve sapere che qui vengono assemblati gli F35 e si realizzano i cassoni alari. Noi protestiamo contro la politica industriale perché qui si produce un tassello del mosaico bellico e il 30% della Leonardo SpA è di proprietà dello Stato. I nostri soldi non vogliamo che vengano investiti nella guerra, ma nella salute e nel sociale. Per cui le guerre che ci sembrano lontane sono invece tanto vicine e la partita si gioca anche in casa nostra. Non solo si uccide là, ma anche qui con i tagli alla Salute e al Sociale a favore della guerra”. PRESSENZA : * contro Leonardo SpA e le fabbriche di morte del governo italiano * Rete Antimilitarista del Nord Italia: contro “la guerra, la militarizzazione e le politiche del governo Meloni” ALTRE FONTI : * Corriere di Novara / Manifestazione a Cameri contro la guerra e gli F 35   Redazione Piemonte Orientale
Rete Antimilitarista del Nord Italia: contro “la guerra, la militarizzazione e le politiche del governo Meloni”
I promotori della manifestazione che domani, sabato 15 novembre, dal centro di Cameri si muoverà fino allo stabilimento della Leonardo SpA propongono l’aggregazione e l’allenza tra i molteplici gruppi locali che in Italia settentrionale sono impegnati in attività di contrasto all’espansione dell’industria bellica. PER UNA RETE ANTIMILITARISTA DEL NORD ITALIA DA CAMERI, CONTRO LA GUERRA, LA MILITARIZZAZIONE E LE POLITICHE DEL GOVERNO MELONI L’Europa e l’Italia sono in piena fase di riarmo. Da ben prima del governo Meloni il Paese sta destinando risorse pubbliche senza precedenti alla produzione e all’acquisto di armi – dai nuovi F-35 allo stabilimento FACO di Cameri, cuore pulsante della fabbrica di guerra europea – mentre sanità, scuola, servizi sociali e transizione ecologica vengono smantellati. Il 15 novembre 2025, a Cameri, si partecipa ad una mobilitazione popolare che non si riduce a un singolo presidio. Facciamo anche qui un primo passo di una rete antimilitarista diffusa, che unisce collettivi, associazioni, comitati locali, sindacati di base, attivisti per la pace, per i diritti umani e per la giustizia climatica, con l’obiettivo di coordinarsi su scala regionale e nazionale. ● Opporsi al riarmo dell’Europa e del governo Meloni e alla militarizzazione dell’economia ● Bloccare l’aumento della spesa militare (da 30 a 100 miliardi entro il 2035) e restituire risorse a sanità, scuola, welfare e transizione ecologica ● Denunciare il ruolo di Leonardo S.p.A. e delle altre aziende belliche come attori di guerra protagonisti di violazioni dei diritti umani ● Promuovere la riconversione civile delle industrie oggi dedite alla produzione di armi ● Costruire un fronte comune tra Nord e Sud Italia, connesso alle lotte antimilitariste europee e internazionali La rete si fonda sui principi di * nonviolenza attiva * trasparenza * democrazia orizzontale * solidarietà internazionalista Attraverso assemblee locali, campagne informative, iniziative di disobbedienza civile nonviolenta e pressione sulle istituzioni, miriamo a rendere visibile e inarrestabile il rifiuto popolare alla guerra. Prime adesioni: Coordinamento Novara per la Palestina Comitato Vercelli per la Palestina Individualità lombarde e piemontesi No Army No Border / Il nero drappo VCO ADESIONI E CONTATTI : prochannel@protonmail.com Redazione Italia
A Genova, oggi, la 1224ª ‘Ora in silenzio contro la guerra’ con Mauro Armanino
Come dal settembre 2001 ogni mercoledì, nell’odierno 12 novembre alle 18 i pacifisti genovesi si radunano in piazza Ferrari e per un’ora manifestano senza gridare, senza ‘far chiasso’ o clamore. Per l’occasione si unirà a loro Mauro Armanino. Successivamente, venerdì 14 novembre, il gruppo parteciperà al presidio di fronte alla sede cittadina della Leonardo SpA. 1224ª ORA IN SILENZIO CONTRO LA GUERRA IL GENOCIDIO DEL POPOLO PALESTINESE PARTE ANCHE DA GENOVA L’industria Leonardo SpA si trova nel ponente genovese a meno di 30 minuti in auto da piazza De Ferrari [dove manifesta il gruppo di attivisti NdR]. L’industria Leonardo produce armamenti che vengono esportati in tutto il mondo. Anche in Israele, che li usa nel genocidio del popolo palestinese. Quando ci opponiamo all’industria degli armamenti ci sentiamo spesso rispondere che costruire mitragliatrici, aerei da combattimento, carri armati “dà lavoro”… Osserviamo che anche la scuola dà lavoro. Anche l’arte dà lavoro. Anche la manutenzione del territorio dà lavoro. Ma l’industria militare dà enormi profitti; ed il suo fatturato cresce ogni volta che la situazione internazionale diventa più instabile. Nel 2024 Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo SPA, ha guadagnato 1 MILIONE di euro + 897˙000 € di “bonus ed altri incentivi, + 30˙000 € di “benefici non monetari”, + 445˙000 € “fair value dei compensi equity”. Totale 2˙372˙000 € (fonte: https://www.leonardo.com/…/corporate…/remuneration). Compensi nemmeno lontanamente paragonabili a quelli dei lavoratori e delle lavoratrici, ai quali esprimiamo il nostro rispetto, la nostra solidarietà ed il nostro impegno per la riconversione nel civile dell’industria bellica e per il rispetto della Legge 185, che vieta di esportare armi ai paesi in guerra o colpevoli di violazioni dei diritti umani. NON IN MIO NOME, NON COL MIO LAVORO Venerdì 14 novembre alle h 16 saremo di fronte alla sede genovese della Leonardo SpA (via Pieragostini 80) per esigere: – lo stop immediato di forniture di materiale bellico ad Israele da parte di Leonardo SPA e società controllate; – la sospensione degli accordi per la fornitura di articoli a duplice uso, sia militare che civile; – la sospensione di tutti gli accordi commerciali e delle relazioni di investimento con istituzioni israeliane, start-up, università ed enti di ricerca direttamente o indirettamente coinvolti nelle operazioni militari israeliane contro la popolazione palestinese. • Associazione culturale Liguria Palestina • Ora in silenzio per la pace di Genova • Sanitari per Gaza • Ultima generazione Genova   MAURO ARMANINO – Nato a Chiavari nel 1952, nel 1976 un giovane obiettore di coscienza che anziché il servizio militare, allora obbligatorio, ha svolto attività umanitarie nella Costa d’Avorio, dove è tornato come missionario dopo aver vissuto 7 anni a Casarza Ligure lavorando come operaio e impegnandosi nelle lotte sindacali, vive in Niger da 14 anni. Con la SMA / Società Missioni Africane ha svolto numerose missioni in Africa e per un lungo periodo a Genova, dove mentre assisteva migranti e stranieri ha conseguito il dottorato in antropologia culturale ed etnologia. La Ora contro la guerra del 21 agosto 2019, con padre Mauro Armanino Mauro Armanino ha documentato le proprie esperienze e le sue ‘missioni’ nel libri-testimonianza pubblicati da Edizioni Mutus Liber. Il più recente è Sabbia vento e tempesta – 14 anni di polvere nel Niger, descrive un periodo storio cruciale e la realtà attuale del paese al centro del ‘continente nero’. Confinate con Algeria, Libia, Ciad, Nigeria, Benin, Burkina Faso e Mali, una delle aree più povere del cosiddetto ‘terzo mondo’, dove alle attività economiche tradizionali, pastorizia e agricoltura, si è via via fatta strada l’industria mineraria, in particolare l’estrazione dell’uranio, di cui lo stato africano nel 2021 era il maggior fornitore a quelli dell’UE, in primis alla Francia. Il titolo di ‘Nomi di Vento’, storie migranti del Sahel richiama il nome di un’associazione nata in Africa per dare un nome alle anonime «vittime collaterali delle guerre e della guerra».   Maddalena Brunasti
15 novembre: contro Leonardo SpA e le fabbriche di morte del governo italiano
Il presidio – in piazza Alighieri di Cameri (NO) dalle h 13:00 – e il corteo diretto allo stabilmento FACO di Leonardo S.p.A. sono indetti per iniziativa del Coordinamento Novara per la Palestina. Allo stabilimento FACO di Cameri, tra i principali siti italiani di produzione militare, Leonardo Spa assembla i velivoli F-35 destinati all’Italia e all’Olanda. FACO si distingue anche in quanto centro europeo di manutenzione della flotta di F-35 e fornitrice di cassoni alari per questi stessi caccia usati in diversi teatri di guerra che insanguinano il pianeta. La decisione del governo italiano di acquistare 25 nuovi F-35 (al momento sono 90) è una delle voci che incideranno sull’aumento della spesa militare (34 miliardi per il 2026) a discapito della sicurezza sanitaria e sociale proprio in una fase storica di stridenti disuguaglianze. Leonardo Spa è la più grande azienda militare italiana, controllata in parte dallo Stato, e tra i primi produttori mondiali di armi, radar, droni e aerei da guerra. Dietro la facciata di “innovazione” e “tecnologia per la sicurezza”, produce strumenti di morte. Dossier e inchieste indipendenti denunciano il suo coinvolgimento in: – fornitura di sistemi militari usati per bombardare Gaza, tra cui componenti per i caccia F-35 e cannoni navali OTO Melara; – vendita a Israele, nel 2012, di 30 aerei M-346, velivoli usati per addestrare i piloti ai bombardamenti nei territori occupati e su Gaza; – joint-venture (come MBDA) produttrici di missili e bombe impiegate in teatri di guerra contro popolazioni civili – esportazioni “triangolate” che aggirano i controlli sull’uso finale, in contrasto con la legge 185/1990. Risulta poi lampante la mancanza di trasparenza su contratti, clienti e destinazioni d’uso dei materiali bellici. CONTRO IL RIARMO EUROPEO E LA MILITARIZZAZIONE Secondo dati recenti, nel 2024 i paesi dell’UE hanno destinato l’1,9 % del PIL alla difesa (362 miliardi di dollari) con l’obiettivo di arrivare al 5% entro il 2035. In Italia, il passaggio della spesa militare da circa 30 miliardi a 100, sottrarrà risorse a Sanità, Istruzioni, Welfare e servizi sociali già ridotti all’osso. Perciò invitiamo tuttə a impegnarsi per: * boicottare le aziende coinvolte nei genocidi e negli ecocidi mondiali * far riconvertire le fabbriche belliche in fucine di pace sociale e globale * sostenere un nuovo modello di difesa civile, trasparente e rispettoso dei diritti umani * bloccare la riconversione dell’economia italiana ed europea in economia di guerra L’INDIFFERENZA È COMPLICITÁ Silenzio e neutralità non sono opzioni: chi produce armi, chi le finanzia e chi le giustifica è parte della macchina di morte. A Cameri, come a Gaza, si gioca la battaglia globale per il riscatto della dignità umana! Coordinamento Novara per la Palestina prochannel@prootonmail.com Redazione Piemonte Orientale
Military mobility: l’iniziativa UE che in Italia coinvolge RFI e Leonardo
Che cosa sia la military mobility lo spiega il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane nel comunicato congiunto, diffuso della Rete Ferroviaria Italiana insieme alla Leonardo S.p.A., diramato il 14 aprile 2024 e oggi messo in risalto da PEACE LINK sul canale sociale.network (Mastodon): > LEONARDO E RETE FERROVIARIA ITALIANA SOTTOSCRIVONO UN ACCORDO SULLA MILITARY > MOBILITY > > Leonardo e Rete Ferroviaria Italiana (RFI) hanno sottoscritto un accordo di > collaborazione per realizzare un progetto condiviso nell’ambito della Military > Mobility, un’iniziativa UE finalizzata ad aumentare le capacità > infrastrutturali e digitali esistenti, per assicurare la movimentazione di > risorse militari, all’interno e all’esterno dell’Europa, anche con breve > preavviso e su larga scala, garantendo capacità di trasporto sicure, > sostenibili e resilienti. > > Leonardo e RFI si propongono di identificare l’architettura e le funzionalità > della piattaforma digitale integrata di gestione della circolazione dedicata > alla Military Mobility, in situazioni ordinarie e straordinarie per il > trasporto di materiale militare attraverso infrastrutture dual-use. > > Saranno parte integrante della piattaforma soluzioni innovative per l’accesso > a fonti eterogenee di dati e per la valorizzazione degli stessi con processi > automatizzati. > > Nell’ambito della collaborazione, Leonardo esprimerà le proprie competenze in > termini di Global Security e Global Monitoring con il supporto di tecniche > avanzate di A.I. su più fronti: censimento e monitoraggio delle infrastrutture > dual-use, modellazione di infrastrutture e servizi articolati, simulazione e > ottimizzazione di reti complesse. > > Inoltre, al fine di garantire alti standard di protezione dei dati, si prevede > di utilizzare il Global Security Operation Center (SOC) di Leonardo con > soluzioni proprietarie di Threat Intelligence (per caratterizzare e analizzare > potenziali minacce cyber attraverso raccolta ed analisi da fonti aperte) e di > Live Endpoint Security (per la gestione e sicurezza di dispositivi connessi > alla rete IT e OT). > > Prestazioni di calcolo elevate nella gestione di significative moli di dati > saranno soddisfatte dall’HPC (High Performance Computing) davinci-1, uno dei > super-computer più potenti nel settore aerospazio, difesa e sicurezza. La > piattaforma integrerà, inoltre, funzionalità evolute basate su servizi > satellitari (compresi quelli di COSMO–SkyMed) e utilizzerà un’infrastruttura > di comunicazione sicura e interoperabile con le diverse tipologie di reti > (TETRA, LTE, 4G/5G), per garantire elevati livelli di servizio e di sicurezza. > > L’accordo prevede tra l’altro l’utilizzo del know how specifico nel mondo > della sicurezza e della circolazione ferroviaria integrando nel progetto le > componenti applicative di gestione della circolazione di RFI con le altre > piattaforme di mobilità aeree e terrestri necessarie a generare un contesto di > interoperabilità tecnologica basato su principi di sicurezza estremamente > robusti. Nel testo elaborato per i media dagli uffici stampa aziendali sono fornite anche informazioni sulle due società: * Leonardo è una delle principali aziende industriali dell’Aerospazio, Difesa e Sicurezza (AD&S) a livello globale. Con 51mila dipendenti nel mondo, è attiva nel settore degli Elicotteri, Elettronica, Velivoli, Cyber & Security e Spazio, ed è partner dei più importanti programmi internazionali del settore come Eurofighter, NH-90, FREMM, GCAP e Eurodrone. Leonardo dispone di rilevanti capacità produttive in Italia, Regno Unito, Polonia e USA, operando attraverso società controllate, joint venture e partecipazioni, tra cui Leonardo DRS (72,3%), MBDA (25%), ATR (50%), Hensoldt (22,8%), Telespazio (67%), Thales Alenia Space (33%) e Avio (29,6%). Quotata alla Borsa di Milano (LDO), nel 2022 Leonardo ha registrato nuovi ordini per 17,3 miliardi di euro, con un portafoglio ordini di 37,5 miliardi di euro e ricavi consolidati per 14,7 miliardi di euro. Inclusa nell’indice MIB ESG, l’azienda fa parte dal 2010 dei Dow Jones Sustainability Indices (DJSI). * Rete Ferroviaria Italiana SpA è stata fondata il 1° luglio 2001 in risposta all’esigenza di separare il gestore della rete dal fornitore di servizi di trasporto. RFI ha la responsabilità di mantenere in piena efficienza l’infrastruttura ferroviaria, consentendo a oltre 9000 treni passeggeri e tonnellate di merci di percorrerla ogni giorno in piena sicurezza. Dal 2022 RFI è la capofila del Polo Infrastrutture del Gruppo FS Italiane, che comprende anche Anas, Italferr e Ferrovie Sud Est. Il Polo gestisce 180 miliardi di euro di investimenti da oggi al 2031 (di cui 125 miliardi per le ferrovie e 55 miliardi per le strade), 16.800 chilometri di linee ferroviarie (con oltre 1.600 gallerie, 23.000 ponti e viadotti e 2.200 stazioni) e 32.000 chilometri di strade (con oltre 2.000 gallerie, 18.000 ponti e viadotti e 1.200 sedi stradali). L’obiettivo è quello di aggiornare e integrare le infrastrutture ferroviarie e stradali, rendendole entrambe più moderne, resilienti, interconnesse e accessibili a tutti. Questa sinergia deve essere presente fin dalla fase di progettazione dell’opera, definendo e specializzando i ruoli delle varie infrastrutture, ma anche in quelli di progettazione, sviluppo tecnologico e manutenzione. Nel sito di RFI inoltre c’è una sezione dedicata alle opere strategiche in cui sono elencati i cantieri aperti e i progetti in attuazione che permette di individuare le opere commissariate e realizzate con i fondi PNRR. UN COINVOLGIMENTO, DIRETTO E INDIRETTO, NEL ‘MECCANISMO’ DELL’INDUSTRIA BELLICA Il ruolo di Leonardo come produttore di tecnologie militari e civili impiegate nelle operazioni condotte a Gaza dalle forze armate israeliane, denunciato anche nel Rapporto DALL’ECONOMIA DELL’ OCCUPAZIONE ALL’ECONOMIA DEL GENOCIDIO presentato dalla Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, Francesca Albanese, all’incontro sulla Situazione dei diritti umani in Palestina e negli altri territori arabi occupati svolto il 3 luglio scorso alla 59ª Sessione del Consiglio per i Diritti Umani riunito a Ginevra dal 16 giugno fino al 9 luglio, è messo in risalto da numerose iniziative recentemente svolte in varie città italiane: 5/7/2025 – Attivisti e attiviste di Stop Riarmo entrano dentro la fabbrica della Leonardo presso l’aeroporto di Caselle (Torino) 20/6/2025 – Presidio di fronte alla sede della Leonardo a Roma 1° MAGGIO 2025 – Extinction Rebellion ha occupato anche la sede della Leonardo Le attività di military mobility svolte dal Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane sono monitorate da una rete che aggrega associazioni e gruppi milanesi a manifestare allestendo la Tenda contro la guerra e la logistica di guerra davanti alle stazioni ferroviarie del capoluogo lombardo, dove inoltre ha sede una divisione di Leonardo, e dall’USB, che nel giugno scorso ha segnalato l’interruzione della linea Pisa-Livorno funzionale a collegare la base NATO Camp Darby al Canale dei Navicelli per realizzare un’opera attuativa degli “accordi tra RFI e Leonardo per la cosiddetta military mobility” e avviato la campagna nazionale contro il carico, scarico e trasporto di armamenti e materiale bellico. Maddalena Brunasti
Bloccare la guerra dai nostri territori è possibile – prima parte
Nel pomeriggio di sabato 5 luglio, a partire dalle 15, il collettivo Stop Riarmo ha organizzato un pomeriggio di eventi presso il parco del Valentino. L’evento principale è il convegno “Bloccare la guerra dai nostri territori è possibile”, cominciato alle ore 16. Come indicato nell’intervento introduttivo l’obiettivo del convegno è un’analisi del clima bellico in cui ci troviamo a vivere con un particolare sguardo su Torino che in questo panorama ha un ruolo fondamentale: da una parte abbiamo le aziende belliche come Leonardo, Collins e  Thales che stanno aumentando il proprio fatturato e dall’altra parte abbiamo attori fondamentali come il Politecnico di Torino ed Intesa San Paolo che si legano sempre di più alla filiera bellica attraverso investimenti e collaborazioni contribuendo alla riconversione di Torino da città dell’Automotive a città dell’Aerospace. La guerra è sempre più vicina, lo si nota nei tagli alla ricerca universitaria ed alla sanità pubblica, nella militarizzazione dei territori e delle scuole, nella riconversione delle aziende che è sempre di più asservita alle logiche della guerra. Il convegno è organizzato in due panel: il primo consente una panoramica della situazione attuale e delle tendenze. Il secondo è dedicato alle testimonianze di attività dal basso e sarà oggetto di un altro articolo. Nel suo intervento, Michele Lancione, professore del Politecnico di Torino, suggerisce di guardare alle università israeliane e statunitensi per avere un’idea delle conseguenze e dei pericoli della collaborazione tra le università ed il complesso militare industriale; l’università perde in questi casi la fondamentale funzione di luogo del dibattito pubblico diventando un tutt’uno con il complesso militare industriale. Ad esempio, nessuna università israeliana ha preso una posizione pubblica sul genocidio a Gaza ed esistono liste di prescrizione ovvero elenchi di accademici che non possono essere invitati a tenere lezioni; anche le università statunitensi hanno, di recente, incontrato problemi a prendere posizione su questi temi. Le università italiane non sono ancora a questo stadio di compromissione con l’industria militare, ma è abbastanza chiaro che è in atto un processo in questa direzione come si può vedere nel caso del Politecnico di Torino. La causa principale dell’avvicinamento dell’industria militare all’università è la carenza dei fondi per la ricerca che spinge gli atenei a cercare fondi presso altri enti con grosse disponibilità finanziarie: fondazioni bancarie, industrie estrattive e, appunto, industria militare. Nello specifico, più l’industria militare entra nelle università più cambia l’assetto di quest’ultime e si cancella il pensiero critico; considerando dei casi specifici, FRONTEX non ha bisogno di collaborare con il Politecnico di Torino per ottenere le mappe di cui ha bisogno, ma gli è utile per questioni di immagine che quelle mappe escano con il logo del Politecnico di Torino. Il Politecnico di Torino cerca validazione collaborando con Leonardo S.p.A perché, nel suo progettare e costruire sistemi d’arma, rappresenta la punta tecnologica più avanzata; Leonardo S.p.A cerca la collaborazione del Politenico per fare washing culturale (tecno washing). Questo “abbraccio mortale” è inaccettabile perché l’università ha una valenza sociale, deve mantenere ed alimentare il pensiero critico, la possibilità di mettere in discussione quello che gli enti finanziatori fanno in giro per il mondo. Il tutto si inserisce in una crisi profonda di identità della nostra università: in una recente intervista a Repubblica, Il Rettore ha dichiarato che il Politecnico di Torino è pronto per ricevere i fondi di RearmEU. Questa dichiarazione è una novità assoluta: benché il Politecnico abbia sempre ricevuto finanziamenti dall’industria militare, mai questi finanziamenti sono stati dichiarati in maniera così esplicita. Ci sono poi le recenti modifiche al regolamento per l’etica e l’integrità della ricerca del Politecnico in cui al dettato costituzionale del ripudio della guerra è stata aggiunta un’eccezione riguardante la ricerca relativa alla difesa della patria, aprendo enormi possibilità a qualsiasi ricerca militare. Gianni Alioti dell’osservatorio Weapon Watch, analizza la questione dal punto di vista della logistica relativa alla movimentazione dei sistemi d’arma e dei sistemi che ne consentono il funzionamento. Gran parte delle armi utilizzate nei vari conflitti attivi viaggiano via mare e vengono caricate e scaricate anche nei porti italiani; in quest’ultimo caso spesso non si rispetta la legislazione italiana in merito.  Gli scioperi indetti dai lavoratori portuali per impedire di processare i carichi militari rappresentano un tentativo della base sociale di far rispettare la legge dal momento che gli organismi preposti a questo compito (Questura, forze dell’ordine, guarda costiera, finanza) più che far rispettare la legge 185/90 si preoccupano che le merci vengano processate. Weapon Watch nasce per dare supporto alla lotta dei portuali, che necessita di organizzazione e di informazioni per essere efficace, perché dal basso si può controllare la logistica della guerra mettendo sabbia negli ingranaggi di un’organizzazione complessa. Susanna di ReCommon concentra il suo intervento sull’aspetto finanziario dell’industria militare, in particolare sul ruolo di Intesa San Paolo che ha a Torino la sua sede principale. Intesa San Paolo è la più grande banca italiana, la più grande banca europea per capitalizzazione e tra le prime cinquanta banche mondiali; si tratta di una banca molto coinvolta con il finanziamento dell’industria militare, grande finanziatrice di Leonardo, ed il suo coinvolgimento con il settore è aumentato del 52% nel 2022 subito dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Dalla Relazione Annuale del Senato sulle operazioni svolte per il controllo delle importazioni ed esportazione d’armi risulta che nel 2024 Intesa San Paolo ha gestito transazioni per 1,6 Miliardi di euro (dei 12 Miliardi in totale) con un impegno che si è mantenuto ai livelli degli anni precedenti. Per quanto riguarda il finanziamento ai settori militari ed aerospaziali nel periodo 2016-2024, l’esposizione finanziaria di Intesa san Paolo è stata di quasi 2,5 miliardi di dollari. L’anello finanziario è fondamentale per l’industria bellica ed il mantenimento dei conflitti, tanto da essere citato nell’ultima relazione di Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati; malgrado i regolamenti etici molte istituzioni finanziarie (banche, fondi di investimento, fondi pensione ecc.) stanno finanziando l’industria bellica, quando non direttamente gli stati coinvolti in guerre. Terry Silvestrini è intervenuta a nome dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università. La guerra ha bisogno del consenso della popolazione e del suo ingaggio, ha bisogno della propaganda, che è già guerra; da qui l’interesse degli ambienti militari verso la scuola. I ministeri della Difesa e dell’Istruzione e del Merito hanno in atto diversi protocolli di collaborazione, innanzitutto per facilitare il reclutamento, inserendosi nei percorsi di orientamento al lavoro degli ultimi anni della scuola superiore. In questi percorsi di orientamento la carriera militare vien presentata come una scelta “smart” in grado di consentire la piena realizzazione delle proprie aspirazioni e soprattutto in grado di garantire un lavoro. L’Osservatorio lavora proprio nell’ottica di evidenziare e decostruire questa narrazione, per una scuola che educhi alla pace ed alla convivenza e non contribuisca a normalizzare il clima di guerra. Eleonora Artesio del Comitato per il Diritto alla Tutela della Salute e alle Cure sposta al punto di vista sul Servizio Sanitario Nazionale[1], uno dei servizi colpiti dall’aumento delle risorse militari al 5% del PIL. Il SSN italiano è concepito come uno dei più moderni e completi a livello mondiale, non a caso è nato su spinta di un grande movimento popolare. Questa modernità è espressa dalla sua forma universale: è un diritto della persona, non del cittadino o del contribuente. La narrazione dominante racconta che non possiamo permetterci un sistema sanitario di queto tipo, ma la realtà è la progressiva riduzione delle risorse previste in termini di percentuali del PIL che lo sta distruggendo alla radice. La difesa del SSN diventa quindi un’altra battaglia culturale e sociale fondamentale anche per scegliere come usare le risorse e bloccare il riarmo.     [1] Si parla di Servizio Sanitario Nazionale usando il termine usato nella legge 833/78 che lo istituì perché il servizio è prioritario sul sistema che lo deve garantire Giorgio Mancuso