Decolonizzare i curricoli scolastici: l’importanza della verità storica sulla Palestina
In questi giorni di fermento e mobilitazione generale contro il genocidio e
contro la distruzione della Palestina noi docenti siamo chiamati non solo a
dichiarare la nostra posizione, prendendo parte alle mobilitazioni in corso, ma
anche a essere all’altezza della nostra professionalità quando scegliamo gli
strumenti con cui fare didattica.
Abbiamo recentemente affrontato questo tema sulle pagine del nostro sito (clicca
qui), ma volentieri rilanciamo e diamo conto di un articolo significativo perché
non recente: è stato infatti pubblicato “in tempi non sospetti”, il 17 aprile
2023, dunque mesi prima che l’attentato di Hamas del 7 ottobre fosse
interpretato come la causa scatenante dello sterminio in corso (con buona pace
della necessità, di cui gli storici sono pienamente consapevoli, di distinguere
tra “cause immediate” e “cause profonde” degli eventi in corso).
L’autrice dell’articolo (clicca qui), la professoressa Giuseppina Fioretti,
denunciava già allora la mancata “decolonizzazione dei curricoli universitari e
scolastici” e sottolineava come in diversi manuali di storia e geostoria da lei
censiti fosse avallata “una narrazione neocolonialista” finalizzata alla
“cancellazione della Palestina”. I territori illegalmente occupati venivano
definiti semplicemente “contesi” e la città di Gerusalemme veniva indicata come
la capitale di Israele.
Citare questo lavoro di monitoraggio risalente ai mesi prima del 7 ottobre è
importante perché indicativo del fatto che da anni questi evidenti “falsi
storici” circolassero nelle scuole, senza che fosse una consapevolezza diffusa
di queste distorsioni, tranne eccezioni come il lavoro qui citato e quello
pionieristico, di cui Fioretti dà conto, svolto negli anni ’80 da “un gruppo di
docenti democratici, coordinati dal prof. Angelo Arioli, preoccupati dal
tentativo di alterazione delle informazioni nel sapere scolastico, svolsero
un’indagine su come veniva trattata la questione palestinese nei libri di
storia”. Questo lavoro condusse alla pubblicazione del saggio La lezione negata
(clicca qui).
Concludiamo sottolineando come l’articolo sia importante anche perché l’autrice
sollecita i docenti (e gli editori!) alla presa di coscienza che la scuola deve
essere uno spazio democratico e inclusivo. Tale mandato deve essere rispettato
con la massima attenzione guardando ai ragazzi e alle ragazze di recente
immigrazione, la storia dei cui paesi di origine, così come quella dei mondi
extraeuropei, ormai marginalizzata dalle nuove indicazioni ministeriali, non
solo è misconosciuta ma a volte (come in questo caso) palesemente falsata.
Irene Carnazza, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle
università