Uso illegale della sorveglianza da parte della polizia di New York
Dopo cinque anni di contenzioso giudiziario contro il Dipartimento di polizia di
New York (New York Police Department, Nypd) da parte di Amnesty International e
dal Progetto di monitoraggio delle tecnologie di sorveglianza (Surveillance
Technology Oversight Project, Stop), un gruppo per i diritti civili di New York
che si occupa di privacy, sono emersi dati allarmanti sull’uso illegale della
sorveglianza contro persone manifestanti e persone di colore, compreso il
frequente utilizzo della tecnologia per il riconoscimento facciale, in
violazione dei diritti umani.
L’analisi di Amnesty International e di Stop su oltre 2.700 documenti rivela che
l’Nypd ha usato tale tecnologia in numerose occasioni per sottoporre persone
newyorkesi a sorveglianza massiccia e profondamente discriminatoria, tra le
quali singole persone denunciate da privati cittadini che sospettavano delle
prime a causa della lingua parlata o per aver mostrato, nell’abbigliamento,
determinati simboli culturali.
“New York aveva promesso di essere una città-rifugio e invece è diventata una
sorta di stato di sorveglianza”, ha dichiarato Michelle Dahl, direttrice di
Stop. “Queste tecnologie costose, basate sul pregiudizio e che si prestano
all’errore, stanno dilapidando miliardi di dollari. La sorveglianza dell’Nypd fa
rischiare alle persone che abitano accanto a noi arresti, espulsioni o
addirittura qualcosa di peggio. È giunto ampiamente il momento che i newyorkesi
si rendano conto del modo distopico con cui l’Nypd osserva tutte e tutti noi e
che chi fa le leggi agisca per chiamare l’Nypd a rendere conto del suo operato,
renda illegale il riconoscimento facciale e imponga un autentico monitoraggio
civile”.
Il riconoscimento facciale viola il diritto alla privacy attraverso la raccolta
massiccia di immagini senza che le persone ne siano a conoscenza né tantomeno
col loro consenso. È una tecnologia affetta da pregiudizio razziale, prende di
mira sproporzionatamente le comunità nere e marroni e sopprime, producendo un
effetto raggelante, il diritto di protesta pacifica e la libertà
d’espressione. Centinaia di organizzazioni considerano illegale questa
tecnologia. Amnesty International e Stop chiedono da tempo che sia vietato
usare, sviluppare, produrre e vendere, da parte di agenzie per il mantenimento
dell’ordine pubblico e di altre agenzie governative, tecnologia per il
riconoscimento facciale a scopo d’identificazione e di sorveglianza di massa.
Nella loro analisi, Amnesty International e Stop hanno verificato che la
sorveglianza dell’Nypd mette in pericolo comunità marginalizzate e profila la
popolazione di New York sulla base di lingua, etnia e altre caratteristiche
protette.
Una prima analisi degli oltre 2.700 documenti forniti dall’Nypd mostra che:
* alla data del 17 aprile 2020, l’Nypd aveva già speso oltre cinque miliardi di
dollari in tecnologia per il riconoscimento facciale nel biennio 2019-2020 e
da allora ha speso ogni anno almeno 100.000 dollari;
* nel 2015 l’Nypd ha smesso di analizzare l’accuratezza della tecnologia per il
riconoscimento facciale dopo aver scoperto che le percentuali di errore erano
troppo elevate;
* dirigenti dell’Nypd hanno cospirato con l’US Marshalls Service (l’agenzia
federale delle forze di polizia) per sottoscrivere illecitamente un contratto
con un’agenzia di prodotti per la sorveglianza facciale per monitorare un
profilo privato Instagram, in violazione delle politiche dell’Nypd sul
riconoscimento facciale;
* il 31 dicembre 2019 il riconoscimento facciale è stato usato dall’Nypd per
prendere di mira persone di New York che sulle piattaforme social usavano lo
slang, come nel caso dell’espressione “NYE in Times Square is da BOMB”
(letteralmente: “Il Capodanno di New York a Times Square è FANTASTICO”), in
evidente e pericolosa violazione del diritto alla libertà d’espressione e
ignorando del tutto i contesti culturali e linguistici;
* l’Nypd ha usato la tecnologia per il riconoscimento facciale ed eseguito
alcune operazioni di mantenimento dell’ordine pubblico in modo selettivo
contro persone che criticavano le stesse forze di polizia: ad esempio, il 1°
febbraio 2020 gli agenti hanno identificato e arrestato una persona autrice
di un graffito contenente l’acronimo Ftp (“Fuck the police”) in un periodo di
forti proteste e di dissenso contro le azioni brutali dell’Nypd;
* il 31 dicembre 2019, durante i festeggiamenti di Capodanno a Times Square,
l’Nypd ha svolto profilazione razziale nei confronti di persone che non
ballavano e parlavano in lingue medio-orientali. Nella relazione di
accompagnamento, c’era scritto: “(Quelle persone) non avevano donne con loro,
non stavano ballando come tutti gli altri e davano a tutti un’impressione
sgradevole. A un certo punto (una di queste persone) è andata in bagno e
stava parlando a voce alta al suo telefono in una lingua medio-orientale”;
* il 3 giugno 2020, l’Nypd ha iniziato a sorvegliare “un manifestante su
Twitter” che postava contenuti politici, pur riconoscendo la mancanza di
motivi urgenti e di minacce; incurante di ciò, ha proseguito a monitorare
altri profili social;
* il 5 giugno 2020 l’Nypd ha usato la tecnologia per il riconoscimento facciale
per identificare un manifestante del movimento Black lives matter che aveva
usato l’iperbole “i poliziotti dovrebbero morire” in un post pubblicato sui
social media;
* il 22 aprile 2020 l’Nypd ha usato la tecnologia per il riconoscimento
facciale per identificare due cantanti unicamente a causa dei loro video, in
violazione del loro diritto alla libertà d’espressione.
“Ne emergono molteplici casi di discriminazione e uso illegale della tecnologia
per il riconoscimento facciale, che rafforzano le nostre precedenti ricerche sul
trattamento delle comunità nere e marroni di New York”, ha commentato Matt
Mahmoudi, ricercatore e consulente di Amnesty International su intelligenza
artificiale e diritti umani. “L’Nypd ha evitato i controlli per troppo tempo e
ha tratto beneficio dalla mancanza di trasparenza per investire illegalmente
nell’uso della tecnologia per il riconoscimento facciale per attaccare i diritti
alla privacy, all’uguaglianza e alla non discriminazione e le libertà
d’espressione e di manifestazione pacifica”.
Ulteriori informazioni
Nel settembre 2020 Amnesty International ha presentato una richiesta ai sensi
del Freedom of information Act (Foia) per richiedere dati dell’Nypd sulla
sorveglianza delle proteste del movimento Black Lives Matter in corso
quell’anno.
Nel 2021 l’Nypd ha respinto la richiesta e i successivi ricorsi. Stop e il noto
studio legale Quinn Emanuel Urquhart & Sullivan, LLP hanno allora avviato un
contenzioso giudiziario contro l’Nypd per conto di Amnesty International,
chiedendo che un giudice ordinasse la messa a disposizione della documentazione
richiesta. Nel 2022 la Corte Suprema della contea di New York ha ordinato
all’Nypd di fornire oltre 2.700 documenti sulla sorveglianza ai danni del
movimento Black Lives Matter.
Nel 2022 Amnesty International, Stop e la campagna newyorkese Ban the Scan hanno
reso noto che le persone residenti nei quartieri a maggiore rischio di subire la
procedura “stop-and-frisk” (ferma e perquisisci) erano sottoposte a un uso più
frequente di tecnologia per il riconoscimento facciale. Le persone non bianche
del Bronx, di Brooklyn e del Queens erano maggiormente sottoposte alla
sorveglianza da parte delle videocamere dell’Nypd.
Amnesty International, Stop e Ban the Scan stanno chiedendo al consiglio
municipale di New York di mettere al bando il riconoscimento facciale,
attraverso due provvedimenti che hanno già ottenuto l’appoggio della
maggioranza. Inoltre, queste organizzazioni chiedono all’Nypd e al sindaco di
New York di impegnarsi a porre immediatamente fine all’impiego di tecnologie
discriminatorie, invasive e inclini all’errore.
Amnesty International