Panama, escalation repressiva contro il sindacato
Il Sindacato Unico Nazionale dei Lavoratori dell’Industria Edile e Affini
(Suntracs) è sotto attacco, così come tutti quei settori e organizzazioni
sociali e sindacali che, a Panama, hanno osato scendere in piazza contro la
legge 462, l’espansione mineraria e in difesa di una sempre più vacillante
sovranità nazionale.
“Uno dei primi attacchi che abbiamo subito è stato nel novembre 2023, durante il
governo di Laurentino Cortizo, quando, senza alcun motivo apparente, ci hanno
chiuso i conti bancari”, ricorda Yamir Córdoba, Segretario d’Organizzazione del
Suntracs.
Due mesi dopo, lo storico sindacato panamense è stato accusato di riciclaggio di
capitali e lavaggio di denaro, accusa che l’organizzazione è riuscita a far
cadere in sede giudiziaria. Nonostante la sentenza favorevole emessa nell’agosto
2024, i conti sono però rimasti chiusi.
Quando José Raúl Mulino ha assunto la presidenza, il Suntracs ha cercato un
avvicinamento per porre fine alle vessazioni.
“Alla fine ci è stato permesso di aprire un conto dove depositare i fondi
provenienti dalle quote sindacali, ma con restrizioni in quanto agli importi che
potevamo depositare e prelevare”, spiega Córdoba.
Inoltre, il governo ha ordinato alle aziende di trasferire tali fondi tramite
assegni, consegnandoli prima al Ministero del Lavoro, che a sua volta li avrebbe
inviati al sindacato. Un’imposizione del tutto assurda, che rientra nella
strategia di strangolamento finanziario messa in atto dal governo contro il
Suntracs.
Maggior repressione
Ma il governo di Mulino è andato oltre e nel febbraio di quest’anno, dopo che il
Suntracs si era unito ad altri settori della popolazione per protestare contro
la legge 462 che, tra altre cose, innalza l’età per pensionarsi e riduce gli
importi, più di 700 lavoratori iscritti sono stati arrestati.
“Siamo scesi in piazza per protestare pacificamente davanti al cantiere
dell’Ospedale Pediatrico e siamo stati attaccati dalla polizia antisommossa. I
compagni hanno ripiegato verso lo stabile in costruzione e sono tornati al
lavoro, ma la polizia ha circondato il cantiere”, ricorda il dirigente.
L’assedio è durato diverse ore, fino a quando le forze dell’ordine hanno fatto
irruzione e hanno arrestato tutti i lavoratori.
“Diversi compagni hanno denunciato casi di tortura e spari a bruciapelo con
fucili a pallini metallici. Più di 400 lavoratori sono stati deferiti alla
giustizia amministrativa, multati e poi rilasciati. Altri sono stati
incarcerati”. Un gruppo di 86 lavoratori, tra cui una lavoratrice che ha
denunciato di aver subito molestie sessuali, è ancora in custodia cautelare.
Decapitare l’organizzazione
Poi è iniziata l’offensiva contro la dirigenza storica del Suntracs, con ordini
di arresto per Genaro López, Saúl Méndez, Jaime Caballero ed Erasmo Cerrud.
Nel loro caso, l’accusa riguarda un’ipoteca su alcuni terreni destinati al
pagamento di indennizzi a centinaia di affiliati, che lavoravano in un progetto
nella provincia di Bocas del Toro. L’azienda titolare dell’opera aveva
dichiarato fallimento e aveva lasciato in garanzia diversi lotti di terreno. Con
un accordo extragiudiziale, il Suntracs ha concordato con l’azienda un esborso
di 3 milioni di dollari.
Non avendo ricevuto il pagamento, nel 2022 l’assemblea convocata dal sindacato
ha autorizzato l’ipoteca a favore della Cooperativa de Servicios Múltiples
Suntracs, R.L. e il versamento del denaro dovuto a ciascun lavoratore.
“La decisione è stata votata a larga maggioranza, tuttavia un gruppo di
lavoratori ha deciso di presentare una denuncia contro diversi dirigenti per
frode aggravata e altri reati”, spiega Córdoba. Nonostante le indagini non
abbiano portato a nulla, il caso non è mai stato chiuso ed è stato riaperto
proprio durante le proteste contro la legge 462.
Genaro López è stato arrestato, incarcerato e attualmente, data la sua età, è
sottoposto a misure alternative alla detenzione. Jaime Caballero è in carcere,
mentre Saúl Méndez ed Erasmo Cerrud hanno chiesto asilo alle ambasciate di
Bolivia e Nicaragua, rispettivamente. Entrambi sono in attesa del salvacondotto
per lasciare il Paese. Inoltre, sono in corso diversi procedimenti contro
lavoratori di base, quadri intermedi e dirigenti.
“Prima c’è stata la repressione finanziaria, poi la persecuzione giudiziaria e
ora le incarcerazioni e gli esili. Nonostante tutto questo, non ci piegheranno.
Non sappiamo quanti altri cadranno o finiranno in prigione, ma non abbiamo
paura”, conclude Córdoba.
Fonte: Rel UITA (spagnolo)
Giorgio Trucchi