Chi distrugge l’ambiente coi PFAS deve risponderne
Vicenza, 26 giugno 2025
“In attesa di avere maggiori informazioni relativamente all’entità delle
condanne e alla completezza o meno nelle imputazioni su cui il processo si è
sviluppato, appare comunque evidente che, anche se in primo grado, sono state
riconosciute responsabilità per la contaminazione ambientale e per la gestione
scorretta degli impianti da parte delle imprese che si sono succedute nella
proprietà del sito”, è quanto ha dichiarato Marco Caldiroli, presidente di
Medicina Democratica, parte civile nel processo Miteni, sulla sentenza emessa
questo pomeriggio in Corte d’Assise a Vicenza.
Il processo iniziato nel 2021 è andato avanti per 4 anni con ben 133 udienze. 11
i condannati sui 15 imputati, per complessivi 141 anni di carcere, con pene che
vanno da 2 anni e 8 mesi a un massimo di 17 anni e mezzo: si tratta degli ex
vertici delle società che negli anni si sono succedute nella proprietà dello
stabilimento di Trissino, ritenuti responsabili di una grave forma di
inquinamento da Pfas, le cui conseguenze gravissime sono ben note alle
popolazioni di questi territori.
” È un messaggio almeno parzialmente positivo – ha sottolineato Marco Caldiroli
– che riconosce la fondatezza delle lotte contro l’inquinamento, le battaglie
fatte dai comitati locali e dalle associazioni nazionali che sono parte civile
nel processo, tra cui Medicina Democratica, che ha presentato anche relazioni
tecniche a supporto dell’attività del Pubblico Ministero, cui va il nostro
ringraziamento per aver affrontato un procedimento così complesso e con
responsabilità non sempre facili da individuare, tenendo conto della
sottovalutazione del problema dell’inquinamento dalla filiera del fluoro ed in
particolare delle sostanze fluoro alchiliche. Parliamo di contaminanti globali,
praticamente l’amianto del XXI secolo, che troviamo ogni volta che apriamo un
rubinetto di casa o siamo direttamente in contatto con molti prodotti,
dall’abbigliamento all’elettronica. Una sentenza che rafforza tutte quelle
realtà come Medicina Democratica, che richiedono da tempo il divieto della
produzione e dell’uso di questo ampio gruppo di sostanze: non vi sono altre
alternative per ridurre l’esposizione ambientale dell’uomo della donna e
soprattutto dai bambini.”
“Uno dei piú complessi processi della storia dopo 133 udienze in Corte d’Assise
si conclude con una semplice verità: chi avvelena e distrugge l’ambiente deve
rispondere di fronte alla giustizia e deve pagare i danni causati“, ha aggiunto
Edoardo Bortolotto, avvocato di parte civile di Medicina Democratica di altre
associazioni e cittadini.
Medicina Democratica