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Processo Miteni concluso: lettera aperta agli studenti
Pubblichiamo volentieri la lettera che la Prof. Albiero ci ha inviato sulla positiva conclusione del Processo Miteni di cui Pressenza ha più volte parlato.   SENTENZA STORICA  “Care ragazze e cari ragazzi, vi scrivo questa lettera tramite i vostri professori “Zero Pfas”.  Il 26 giugno 2025, come sicuramente sapete, il processo Miteni si è concluso. Lo avevamo seguito insieme fin dal 2021 ricordate?  Una sentenza storica, la vittoria dei cittadini contro le multinazionali. La condanna di undici ex manager dell’azienda per l’inquinamento da PFAS può essere vista come una vittoria di Davide contro Golia. Un importante risultato per la comunità e le vittime dell’inquinamento, dopo anni di lotta e denuncia. La sentenza, non solo, riconosce le responsabilità penali, ma apre anche la strada a futuri risarcimenti per i danni ambientali e sanitari causati.  Dietro questa sentenza c’è un messaggio forte: quando i cittadini si uniscono, anche le multinazionali possono essere chiamate a rispondere delle loro responsabilità. È stato un lungo percorso, fatto di indagini, mobilitazioni, testimonianze, che ci insegna almeno quattro cose: La partecipazione conta. Chi si informa, si attiva, protesta, può davvero influenzare le scelte politiche e giudiziarie. La giustizia è un diritto di tutti. Non è solo un fatto legale: è uno strumento per difendere la dignità, la salute e l’ambiente. L’ambiente è un bene comune. E difenderlo è un atto di cittadinanza, non un’opzione. La memoria è importante. Senza chi ha denunciato e raccontato, oggi non ci sarebbe stata alcuna sentenza.  A voi dico: informatevi, partecipate, pretendete trasparenza e rispetto. La cittadinanza non si esprime solo col voto, ma anche con l’azione, con l’ascolto, con la responsabilità quotidiana. Il caso Miteni dimostra che non siamo impotenti. Possiamo cambiare il corso delle cose. E, come cittadini, questo è il nostro compito.  A noi e a voi, cari ragazzi, spetta ancor più il ruolo, ora, a processo concluso, di cittadini attivi, il continuare cioè a premere sugli Enti pubblici preposti e sulla Politica per misure decisive relative al bando dei pfas e di quelle sostanze chimiche dannose per la vita e per l’Ambiente, alla bonifica dei territori per gli inquinatori, al monitoraggio alimenti, alla vera prevenzione nei confronti della popolazione. La mobilitazione deve continuare … Perché il futuro non si subisce: si costruisce.  Insieme, il prossimo anno, nell’ itinerario educativo: ‘ONE HEALTH. Quando la chimica è contro la vita. Cittadinanza attiva per bandire Pfas e Microplastiche’  A presto, spero.  Intanto buone vacanze!”  Vi allego le vostre pratiche di cittadinanza attiva a s 2024 2025  https://donataalbiero.blogspot.com/2025/06/pfas-studenti-pratiche-di-cittadinanza.html   Donata dr. Albiero (coordinatrice dell’itinerario educativo)    Redazione Italia
PFAS tossici in Toscana la Rete e le Associazioni si attivano e fanno le analisi – dati che destano preoccupazione
Un consistente gruppo di Associazioni e Comitati, coordinati dalla “Rete Zero PFAS Toscana”, in considerazione del fatto che la politica nazionale e le istituzioni regionali sembrano indugiare sull’effettiva presenza di PFAS nelle nostre acque e nei nostri cibi, hanno deciso di far eseguire una serie di analisi, a proprie spese, da un laboratorio accreditato utilizzato anche da Greenpeace nelle sue ultime analisi condotte in Toscana. I PFAS sono inquinanti eterni, si muovono velocemente nelle acque e finiscono nella catena alimentare, hanno gravi effetti sulla salute, agiscono sul sistema immunitario, aumentano il rischio di alcuni tipi di cancro, alterazioni endocrine, problemi riproduttivi e disturbi dello sviluppo. «Vogliamo ricordare – dichiarano i portavoce delle associazioni e dei comitati firmatari – che abbiamo scritto ai sindaci e inviato una proposta di mozione a tutti i consigli comunali della Toscana per chiedere studi e azioni concrete su questi inquinanti. Siamo consapevoli che il nostro non è un campione significativo a livello statistico e formale, ma tuttavia rappresenta una fotografia, seppur limitata geograficamente, della situazione attuale, allo scopo principale di sollecitare le istituzioni e gli enti di controllo deputati a prendere le misure opportune. Le analisi saranno messe a disposizione della Rete Zero PFAS Italia, insieme ai test analoghi effettuati dal Veneto e da altre regioni. Le politiche “green” vantate dalla nostra Regione, anche rispetto ai PFAS, mostrano tutti i loro limiti in particolare se confrontate con quelle di altre realtà. Le Regioni Veneto e Piemonte, per quanto di loro competenza, grazie alle forti pressioni della cittadinanza, hanno approvato misure più restrittive riguardo ai PFAS; anche Utilitalia, la federazione che riunisce le aziende dei servizi pubblici, si sta muovendo con proposte concrete (vedi allegato). Mettiamo a disposizione di tutti la mappa con i dati delle nostre analisi al seguente link: https://www.google.com/maps/d/edit?mid=1AJaQ-5IOiM_3EddbLMFRct913bEncjI&usp=sharing. I punti di prelievo nella regione sono 47, e le molecole di PFAS analizzate sono ben 58. La maggior delle analisi attiene solo ai PFAS, in altre sono aggiunti anche 23 metalli pesanti e alcune sono limitate a questi ultimi. Volendone dare una sommaria interpretazione, emerge con nostra preoccupazione, che queste sostanze sono presenti nella quasi totalità dei campioni. Tuttavia le acque potabili prelevate a fontanelli o in civili abitazioni hanno avuto andamenti diversificati: in alcuni casi sono risultate ottime (Arezzo e Monsummano Terme PFAS 0), in altri casi abbiamo trovato presenza di PFAS non certo trascurabile (Prato e Carrara), anche se nei limiti di legge che entreranno in vigore nel 2026. Pure in una bottiglia di acqua minerale di pregio della nostra regione sono presenti queste sostanze perfluoroalchiliche, come nei pozzi privati. Per le acque superficiali sono stati analizzati due campioni delle acque del Tevere, uno in Arno e altri due in corsi superficiali minori: a sorpresa i valori più elevati sono stati trovati nel Tevere a Sansepolcro, a ridosso del confine con l’Umbria. Inoltre due analisi sono state fatte alle acque superficiali vicino ad aree minerarie (nel Grossetano) dove non risulta significativa la presenza di PFAS, ma in uno dei due prelievi emerge allarmante la presenza di metalli pesanti. Abbiamo prelevato anche acque superficiali vicino ai depuratori e a qualche area industriale importante e, pure in questo caso i PFAS sono presenti dappertutto seppur non in quantità considerevoli, fatta eccezione del Fosso Tommarello nella zona di ENI a Calenzano dove la somma si PFAS ammonta a ng/l 2775,8 e a ng/l 612,5 in un altro e ci si chiede se l’enormità di questi dati possano essere dovuti alle schiume per spegnere il recente incendio dell’impianto o all’attività stessa di ENI, oppure ad altre cause a noi sconosciute. Destano anche timori sia i valori trovati a Livorno allo scolmatore zona Stagno, dove la somma PFAS è di ng/l 794 con tipologie di PFAS che fanno parte del gruppo di cui la Comunità Europea dal 2026 ne vieterà l’uso su molti prodotti; sia la presenza nel torrente Nievole di PFOA, il cui utilizzo nei processi industriali è ormai vietato, dal By pass del depuratore e non possiamo che porci la domanda da dove possa arrivare. È motivo di preoccupazione il fatto che a Prato e a Carrara è stata trovata una quantità di PFAS maggiore o simile sia nelle acque potabili che nelle acque superficiali, vicino agli scarichi dei depuratori: la domanda che ci poniamo è da dove, in questi due comuni, vengono prelevate le acque per la potabilizzazione. Alcune analisi sono state fatte anche in acque superficiali vicino a discariche e stoccaggio di rifiuti ed è proprio in alcune di queste acque che abbiamo trovato i dati più preoccupanti: sia in quelle alla discarica del Cassero (nel Pistoiese) oltre 2100 ng/l di PFAS e a Podere Rota nel comune di Terranova Bracciolini (AR), riscontrati addirittura oltre 7.300 ng/l. Chiediamo alla Regione – proseguono i promotori dell’iniziativa – se vi sia una reale intenzione di monitorare la situazione toscana in relazione a questi inquinanti eterni e se sia già stato avviato uno studio specifico sui cicli produttivi, per i quali riteniamo essenziale analizzare sia gli scarichi industriali che quelli dei depuratori, con particolare attenzione agli impianti che trattano reflui industriali. Riteniamo imprescindibile, anche alla luce dei risultati delle nostre analisi, effettuare il monitoraggio del percolato delle discariche riservando particolare attenzione alla destinazione del percolato contenente elevate concentrazioni di questi inquinanti. Chiediamo inoltre che le ASL si attivino per incrementare i controlli sulle acque potabili e che venga intensificato il monitoraggio degli alimenti nei quali si possono verificare fenomeni di accumulo di PFAS. Qualora emergesse una situazione preoccupante è necessario che la politica abbia il coraggio dimostrato dalla regione Veneto e dalla regione Piemonte di porvi dei limiti, per quanto di competenza, e di informare la cittadinanza, per non continuare ad aggravare una situazione che purtroppo appare già compromessa». ADiC Toscana APS-Associazione per i Diritti dei Cittadini Forum Toscano Movimenti per l’Acqua Forum Ambientalista Toscano Associazione Livorno Porto Pulito APS Apuane Libere ODV Trasparenza per Empoli Comitato Vittime Podere Rota Movimento Municipalista Arezzo Fondazione Progetto Valtiberina Atto Primo Salute Ambiente Cultura ODV Orti Collettivi Calenzano Comitato Acqua Pubblica Arezzo Comitato Acqua Bene Comune Valdarno Associazione Alleanza Beni Comuni Associazione I’Bercio Comitato per la chiusura di ex Cava Fornace Montignoso (MS) Comitato Apuano Salute e Ambiente della Provincia di Massa Carrara Cittadini di Monsummano della Rete ero Pfas Toscana Comitato via Cantarelle Pieve a Nievole Redazione Toscana
Chi distrugge l’ambiente coi PFAS deve risponderne
Vicenza, 26 giugno 2025 “In attesa di avere maggiori informazioni relativamente all’entità delle condanne e alla completezza o meno nelle imputazioni su cui il processo si è sviluppato, appare comunque evidente che, anche se in primo grado, sono state riconosciute responsabilità per la contaminazione ambientale e per la gestione scorretta degli impianti da parte delle imprese che si sono succedute nella proprietà del sito”, è quanto ha dichiarato Marco Caldiroli, presidente di Medicina Democratica, parte civile nel processo Miteni, sulla sentenza emessa questo pomeriggio in Corte d’Assise a Vicenza. Il processo iniziato nel 2021 è andato avanti per 4 anni con ben 133 udienze. 11 i condannati sui 15 imputati, per complessivi 141 anni di carcere, con pene che vanno da 2 anni e 8 mesi a un massimo di 17 anni e mezzo: si tratta degli ex vertici delle società che negli anni si sono succedute nella proprietà dello stabilimento di Trissino, ritenuti responsabili di una grave forma di inquinamento da Pfas, le cui conseguenze gravissime sono ben note alle popolazioni di questi territori. ” È un messaggio almeno parzialmente positivo – ha sottolineato Marco Caldiroli – che riconosce la fondatezza delle lotte contro l’inquinamento, le battaglie fatte dai comitati locali e dalle associazioni nazionali che sono parte civile nel processo, tra cui Medicina Democratica, che ha presentato anche relazioni tecniche a supporto dell’attività del Pubblico Ministero, cui va il nostro ringraziamento per aver affrontato un procedimento così complesso e con responsabilità non sempre facili da individuare, tenendo conto della sottovalutazione del problema dell’inquinamento dalla filiera del fluoro ed in particolare delle sostanze fluoro alchiliche. Parliamo di contaminanti globali, praticamente l’amianto del XXI secolo, che troviamo ogni volta che apriamo un rubinetto di casa o siamo direttamente in contatto con molti prodotti, dall’abbigliamento all’elettronica. Una sentenza che rafforza tutte quelle realtà come Medicina Democratica, che richiedono da tempo il divieto della produzione e dell’uso di questo ampio gruppo di sostanze: non vi sono altre alternative per ridurre l’esposizione ambientale dell’uomo della donna e soprattutto dai bambini.” “Uno dei piú complessi processi della storia dopo 133 udienze in Corte d’Assise si conclude con una semplice verità: chi avvelena e distrugge l’ambiente deve rispondere di fronte alla giustizia e deve pagare i danni causati“, ha aggiunto Edoardo Bortolotto, avvocato di parte civile di Medicina Democratica di altre associazioni e cittadini.   Medicina Democratica