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Più mobilità sostenibile, nonostante alta incidentalità
Si va, seppur lentamente, verso un trasporto a minor impatto (mobilità pedonale, ciclistica/micromobilità e pubblica). Si tratta di progressi ancora modesti, non sufficienti a modificare nel profondo un modello comportamentale che resta incardinato sulla centralità d’uso dell’auto di proprietà. Tuttavia, rispetto all’occasionalità di (piccole) variazioni positive registrate in anni passati, di norma rapidamente riassorbite, gli ultimi 2-3 anni sembrano marcare una promettente continuità dei miglioramenti su questo fronte. E’ quanto si legge nel 22° Rapporto di ISFORT sulla mobilità degli italiani “Eppur si muove”. In particolare (guardando ai numeri): la mobilità pedonale si attesta nel primo semestre del 2025 al 20,6%, un po’ meno dello stesso periodo 2024, ma in linea con il dato del 2019; la mobilità ciclistica (e micromobilità) evidenzia nella prima parte dell’anno in corso la crescita più significativa di share superando per la prima volta la soglia del 5% (5,2%) con una forte progressione rispetto al 2019 (3,3%); la mobilità collettiva sale all’8,9% (primo semestre 2025) quasi un punto in più rispetto al medesimo periodo del 2024; anche il dato consolidato dell’intero 2024 pari a 9,1%, migliora di mezzo punto lo share del 2023. Resta, tuttavia, un gap non marginale rispetto alla soglia raggiunta nel 2019 (10,8%). Per converso, cede qualche punto la mobilità privata motorizzata. In particolare, lo share dell’auto nel primo semestre 2025 scende al 60,8% dal 63,1% del primo semestre 2024. E il dato dell’intero 2024 marca 61,1%, ben tre punti e mezzo in meno rispetto a quanto registrato nel 2023, nonché un punto e mezzo in meno rispetto al 2019. Cresce inoltre il peso dell’auto usata in condivisione, salito al 12,9% nel 2025 (primo semestre), tre punti in più del dato 2024. Ovviamente non va mai dimenticata la palese evidenza che l’uso dell’automobile resta dominante nel Paese. A differenza dell’auto, tra i mezzi individuali motorizzati la moto consolida progressivamente il proprio mercato. La quota modale sale al 4,5% nella prima metà del 2025, un punto in più rispetto allo stesso periodo del 2024 e ben sopra il dato 2019 (3,3%). Dunque, l’uso delle “due ruote” sta crescendo nel suo insieme: gli spostamenti in bicicletta, monopattini e moto pesano oggi per quasi il 10% del totale, contro il 5-6% degli anni preCovid. La crescita delle quote modali della bicicletta e del trasporto pubblico sostiene il balzo in avanti del tasso di mobilità sostenibile che nel primo semestre del 2025 sale al 34,7% (33,4% nello stesso periodo del 2024), valore vicinissimo al livello del 2019 (35%). Quanto all’incidentalità stradale nel nostro Paese, la situazione resta critica: nel 2024 si sono verificati 173.364 sinistri con lesioni alle persone, con un incremento del +1% rispetto al 2023. La curva dell’incidentalità ha mostrato una forte tendenza declinante nei primi 15 anni del nuovo millennio, ma negli anni successivi i tassi di riduzione sono diminuiti e dall’avvio del periodo post-pandemico si assiste ad una crescita dei numeri, seppure molto graduale. Di conseguenza il tasso di incidentalità, ovvero il numero di incidenti ogni 100 abitanti, è passato da 2,81 del 2022 (primo anno post-Covid) a 2,94 nel 2024. Nel 2024 si sono registrati 3.030 decessi, 9 in meno rispetto al 2023, con un indice di mortalità sceso leggermente a 1,7 decessi ogni 100 sinistri. I feriti, infine, nel 2024 sono stati 233.853, il 4,1% in più dell’anno precedente. “Questi numeri, si legge nel rapporto, allontanano l’Italia dagli obiettivi di riduzione delle vittime stradali sanciti a livello europeo; infatti, per raggiungere il target intermedio di 1.586 morti sulle strade al 2030 (si ricorda che il pilastro della strategia europea della sicurezza stradale è la c.d. “vision zero”, ovvero zero morti sulle strade al 2050) i decessi al 2024 non avrebbero dovuto superare la soglia di 2.243 (ovvero circa un quarto in meno degli effettivi)”. I morti negli incidenti stradali sono soprattutto uomini (80%), con un peso molto rilevante nelle fasce di età dei giovani e giovanissimi (quasi 400 vittime nella sola fascia 20-29 anni). I pedoni deceduti in incidenti stradali nel 2024 sono stati 470, 15 in meno rispetto all’anno precedente. L’indice di mortalità per i pedoni resta altissimo, pari a 2,5 decessi ogni 100 investimenti, superiore di 4 volte a quello degli occupanti di autovetture. Circa i mezzi di micromobilità, il monopattino elettrico nel 2024 è stato coinvolto in 3.895 incidenti con 23 morti (va ricordato che nel 2020 si registrò la prima vittima) e 3.751 feriti, numeri in leggera crescita dall’anno precedente. Per le biciclette, gli incidenti con lesioni sono stati 17mila che hanno causato 185 morti (in diminuzione dai 216 registrati nel 2023) e circa 16.500 feriti tra conducenti e passeggeri. La maggior parte dei sinistri si registra nelle aree urbane (quasi 3 su 4, una percentuale molto stabile negli anni). La lesività del sinistro in area urbana è ovviamente più bassa rispetto alle strade extraurbane o alle autostrade dove le velocità medie di percorrenza sono molto maggiori: infatti, la quota dei feriti scende al 69,3% e soprattutto quella dei morti al 42,9% (in ogni caso una percentuale molto elevata). Viceversa, nelle strade extraurbane la percentuale di incidenti supera di poco il 20%, ma le vittime con decesso sono quasi la metà del totale (48,7%). Si tratta di un tasso di mortalità per incidenti stradali particolarmente alto nel nostro Paese: nel 2024 si sono registrate 51,4 vittime ogni milione di abitanti contro una media europea pari a 44,8 (peraltro in calo di un punto dal 2023, mentre nel nostro Paese è praticamente stabile). Il dato italiano è poi molto negativo nel benchmark con i maggiori Paesi europei: 18 punti in più della Germania, 15 punti in più della Spagna e dei Paesi bassi, 3 punti in più della Francia, più del doppio della Svezia (il Paese europeo più virtuoso su questo fronte). Qui per scaricare la sintesi del Rapporto: https://www.isfort.it/progetti/22-rapporto-sulla-mobilita-degli-italiani-audimob/. Giovanni Caprio
Lepore e il Pd si allineano, ma la violenza che abbiamo visto è quella della polizia
Ieri più di due milioni di persone sono scese in piazza in tutta Italia per lo sciopero generale per la Palestina, convocato con 24 ore di anticipo dopo il blocco della Global Sumud Flotilla e l’arresto illegale degli equipaggi da parte di Israele. A Bologna siamo tornati in corteo a […] L'articolo Lepore e il Pd si allineano, ma la violenza che abbiamo visto è quella della polizia su Contropiano.
Ospedali da attrezzare per la guerra in Francia e Germania. E in Italia?
L’austerità europea è stata resa ancora più stringente col nuovo Patto di Stabilità. Vari paesi – tra cui l’Italia – sono ancora sotto procedura d’infrazione, la Francia registra forti tensione sui propri titoli di stato, persino in Germania viene spesso denunciato lo stato increscioso in cui si trovano infrastrutture ed […] L'articolo Ospedali da attrezzare per la guerra in Francia e Germania. E in Italia? su Contropiano.
Gaza, MSF: “La distribuzione della GHF è un massacro mascherato da aiuto umanitario”
Il sistema di distribuzione alimentare promosso da Israele e Stati Uniti a Gaza, avviato un mese fa, umilia intenzionalmente i palestinesi, costringendoli a scegliere tra fame e rischio di morte per ottenere scorte minime di cibo. Più di 500 persone sono state uccise nei punti di distribuzione e quasi 4.000 sono state ferite mentre cercavano di procurarsi del cibo. Questo sistema di distribuzione è un massacro mascherato da aiuto umanitario e deve essere fermato immediatamente.  Medici Senza Frontiere (MSF) chiede alle autorità israeliane e ai loro alleati di revocare l’assedio e consentire l’ingresso di cibo, carburante, forniture mediche e umanitarie, ristabilendo un sistema di aiuti fondato sui veri principi umanitari, come quello precedentemente coordinato dalle Nazioni Unite. Questa catastrofe è stata orchestrata da un’organizzazione creata per conto di Israele e Stati Uniti che opera sotto il nome di Gaza Humanitarian Foundation (GHF). Il metodo di distribuzione usato costringe migliaia di palestinesi — affamati da oltre 100 giorni di assedio — a percorrere lunghe distanze a piedi per raggiungere i 4 siti di distribuzione, dove le persone lottano per contendersi pochi avanzi di cibo. Questi punti distribuzione sono di difficile accesso per categorie più vulnerabili, come donne, bambini, anziani e persone con disabilità, e nel caos che si crea, le persone vengono uccise e ferite ogni giorno. Eppure, ogni nuova atrocità sembra non suscitare più reazioni né condanne da parte della comunità internazionale che appare quasi rassegnata nel suo ruolo davanti a uno scenario ormai riconducibile a un genocidio. La situazione è insostenibile. “I 4 siti di distribuzione si trovano in aree sotto il totale controllo delle forze israeliane, da cui la popolazione era stata precedentemente sfollata con la forza. Sono aree grandi come campi da calcio, circondate da postazioni di sorveglianza, cumuli di terra e filo spinato. C’è un solo varco d’accesso, tutto recintato” afferma Aitor Zabalgogeazkoa, coordinatore dell’emergenza di MSF a Gaza. “Gli addetti della GHF scaricano pallet e scatole di viveri, poi aprono le recinzioni, facendo entrare migliaia di persone contemporaneamente, che si ritrovano a lottare per contendersi anche un singolo chicco di riso”. “Chi arriva prima e si avvicina ai posti di blocco, viene colpito. Chi arriva in orario ma scavalca i cumuli di terra e filo per via del sovraffollamento di persone, viene colpito. Chi arriva in ritardo, non dovrebbe essere lì perché si trova in una zona sottoposta a evacuazione e quindi viene colpito” aggiunge Zabalgogeazkoa di MSF. Ogni giorno, le équipe di MSF vedono pazienti uccisi o feriti mentre cercavano di procurarsi cibo in uno di questi siti. “Molte persone vengono colpite direttamente. Questo non è un aiuto, è una trappola mortale” afferma Hani Abu Soud, un membro della comunità del centro per cure primarie di Al-Mawasi. “Ci stavano per uccidere uno per uno. Avevamo fame, cercavamo solo di dare da mangiare ai nostri figli. Che altro posso fare? Un sacchetto di lenticchie costa circa 30-40 shekel (6–10 euro). Non abbiamo quella somma di denaro. La morte è diventata più economica della sopravvivenza”. Da quando le distribuzioni sono in corso, le équipe mediche hanno notato un netto aumento del numero di pazienti con ferite da arma da fuoco. Nell’ospedale da campo di MSF a Deir Al-Balah il numero di pazienti con ferite da arma da fuoco è aumentato del 190% nella settimana dell’8 giugno rispetto alla settimana precedente. Gli ospedali di Gaza, ancora a malapena funzionanti, sono devastati e vanno avanti solo con scorte minime di analgesici, anestetici e sangue. Ospedali pienamente funzionanti farebbero fatica a far fronte a un numero così elevato di pazienti traumatizzati che inondano ogni giorno i pronto soccorso. I pazienti feriti cercano aiuto nelle cliniche di base o negli ospedali da campo, dal momento che gli ospedali più grandi e meglio attrezzati per fornire cure per traumi violenti sono stati danneggiati dagli attacchi israeliani alle strutture sanitarie, e molti non sono più funzionanti. La clinica di MSF ad Al Mawasi, che solitamente non è attrezzata per curare pazienti con traumi, dal 7 giugno ha ricevuto 423 feriti provenienti dai siti di distribuzione, dai quali ogni giorno arrivano 10 o più pazienti con lesioni violente. Queste lesioni richiedono cure salvavita immediate, come trasfusioni di sangue o interventi chirurgici, che le équipe mediche di MSF non possono fornire in una clinica sanitaria di base. I pazienti vengono trasferiti nei pochi ospedali rimasti ancora funzionanti come l’ospedale Nasser, ma con l’assistenza sanitaria così scarsa, MSF ha ricevuto segnalazioni di persone ferite nei siti di distribuzione degli aiuti che muoiono a causa delle ferite prima ancora di poter ricevere cure. Il 23 giugno Ashraf, un ragazzo di 17 anni che vive in una tenda con la sua famiglia ormai priva di cibo, si è recato in un sito di distribuzione. “Gli ho detto che era troppo pericoloso, ma lui ha risposto che voleva prendere qualcosa per sua sorella” racconta sua madre Hanan che era in cura presso la clinica sanitaria di base di Al Mawasi. “Trenta minuti dopo mi ha chiamato, chiedendo aiuto. Gli avevano sparato. Questo aiuto è intriso di sangue“. Gli aiuti non devono essere controllati da una parte in guerra per perseguire i propri obiettivi militari. Le autorità israeliane hanno utilizzato una tattica deliberata di privazione del cibo contro i palestinesi di Gaza. Hanno utilizzato la fornitura di cibo come arma di guerra, negandolo alle persone e poi limitandolo a un rivolo, in completa violazione del diritto umanitario internazionale. I principi umanitari esistono per consentire l’arrivo degli aiuti a coloro che ne hanno più bisogno con dignità. Gli aiuti devono essere erogati su larga scala, in linea con questi principi. La popolazione di Gaza ha un bisogno vitale e immediato del ripristino di un vero sistema di aiuti e di un cessate il fuoco duraturo, per la sua stessa sopravvivenza.     Medecins sans Frontieres