Il silenzio dell’Ordine: quando il confronto tra medici diventa un tabù
Ripubblichiamo articolo di Andrea Caldart che documenta in modo esemplare come
gli Ordini Professionali Sanitari obbediscano alla politica e non ai valori
eterni del codice deontologico. L’impegno prioritario di Patto Internazionale
Sanitari e Cittadini rimane quello di modificare per legge l’attuale modalità
antidemocratica di elezione dei vertici ordinistici e la perpetuazione delle
cariche.
In un’epoca in cui la medicina dovrebbe essere guidata dal confronto, dalla
scienza empirica e dall’etica, ciò che più ha colpito negli ultimi cinque anni è
stata l’assenza di umanità. Il confronto tra medici, pilastro fondamentale della
crescita professionale e scientifica, è stato sistematicamente ostacolato,
quando non punito. Eppure, solo dal dialogo, anche tra visioni diverse, possono
nascere progresso, consapevolezza e tutela della salute dei pazienti.
Avremmo voluto rivolgere delle domande al Dr. Filippo Anelli, Presidente della
FNOMCeO, per ascoltare la sua versione sulla gestione degli Ordini dei Medici in
questi ultimi anni. Ma l’unica risposta arrivata è stata quella dell’ufficio
stampa: “Il Presidente non può al momento rispondere all’intervista”.
Un silenzio che pesa, che allarma, e che lascia spazio a interrogativi
legittimi.
Negli ultimi cinque anni, migliaia di medici in Italia hanno subito procedimenti
disciplinari che sembrano avere una matrice più politica che deontologica. I
casi emblematici, come quello del Dr. Giuseppe Barbaro, mostrano come il
semplice esercizio critico della professione sia stato spesso sanzionato, non
sulla base di errori clinici, ma per l’interpretazione politica del Codice
Deontologico.
Il riferimento va in particolare all’art. 4 relativo alla libertà ed
indipendenza del medico e dell’art. 58 del Codice, che regola i rapporti tra
colleghi, invitando al rispetto delle competenze e alla possibilità del
dissenso.
Invece, in molti casi, è bastata una prescrizione non allineata al pensiero
dominante, una diagnosi attenta alla singola storia clinica del paziente,
l’invito alla prudenza, per far scattare procedimenti sanzionatori. Tutto questo
in aperta violazione anche dell’art. 13, che tutela il diritto del paziente a
essere informato in modo completo e veritiero, degli art. 15, 22 e 23 che
dovrebbero garantire le cure precoci e la continuità di cura con farmaci
efficaci, e degli articoli 45 e 48, che trattano in modo specifico i farmaci
genici e sperimentali, imponendo rigore e valutazione caso per caso.
Soprattutto in merito alla gestione terapeutica del Covid-19, il dibattito è
stato schiacciato da una narrazione univoca. Parlare di “vaccino sicuro ed
efficace” senza confronto sui dati reali, quando la scheda tecnica ha subito 18
revisioni e lo stesso farmaco era in fase sperimentale, è apparso non solo
riduttivo ma irrispettoso verso il metodo scientifico. Allo stesso
modo, l’imposizione della “tachipirina e vigile attesa” come linea guida,
anziché come opzione, ha escluso ogni possibilità di ricorso alle terapie
domiciliari precoci, molte delle quali si sono rivelate clinicamente efficaci e
per le quali molte persone hanno avuto salva la propria vita.
Il vero nodo è deontologico: rifiutare il confronto tra colleghi, in virtù delle
norme citate, è già una violazione dei principi che regolano la professione.
Invece è stato permesso ad opinionisti “tele-virologi”, di monopolizzare
l’informazione medica, senza contraddittorio, mentre i medici che portavano dati
clinici venivano zittiti e, molti di loro invece radiati.
Nel resto del mondo, oggi, molte istituzioni sanitarie stanno facendo
autocritica. In Italia, invece, il dibattito è ancora bloccato, e il vertice
dell’Ordine dei Medici continua a sottrarsi al confronto. Eppure, è proprio nei
momenti di crisi che emerge il vero valore della professione medica: la capacità
di ascoltare, di discutere, di rimettere al centro la scienza, ma soprattutto
l’essere umano.
Perché la medicina senza umanità è solo tecnica sterile. E la scienza senza
confronto è dogma.
Andrea Caldart – Patto Internazionale Sanitari e Cittadini
Redazione Italia