Panama: “Peggio che durante la dittatura militare”
Luis Sánchez e Diógenes Sánchez sono dirigenti sindacali di AEVE e ASOPROF. La
Rel ha parlato con loro della delicata situazione che sta attraversando il Paese
e della crescente repressione governativa.
“Sono due mesi che assistiamo a proteste incessanti che coinvolgono diversi
settori della nostra società, e sono due mesi di sciopero generale degli
insegnanti per l’abrogazione della legge 462. La protesta gode di un ampio
sostegno popolare e forse è per questo che il governo ha iniziato ad aumentare
la repressione”, dice Luis Sánchez, segretario generale dell’Associazione degli
educatori veragüenses (AEVE).
Le mobilitazioni che si stanno svolgendo in varie parti del Paese sono contro
la riforma del sistema di previdenza sociale e pensionistico, la riapertura
della miniera Cobre Panamá, i bacini idrici multifunzionali del canale
interoceanico e l’accordo di intesa firmato da Panama con gli Stati Uniti.
“Il governo intende decapitare il movimento, criminalizzando e perseguendo
penalmente i principali dirigenti, trattenendo gli stipendi degli insegnanti in
sciopero e minacciandoli di licenziamento. La verità è che ci troviamo di fronte
a una dittatura in abiti civili, che gode del sostegno degli Stati Uniti e
che sta diventando sempre più repressiva“, aggiunge.
Intransigenza e repressione
Diógenes Sánchez, segretario generale dell’Associazione degli insegnanti della
Repubblica di Panama (ASOPROF), ha condiviso con il suo collega la
preoccupazione per la crescente intransigenza del governo.
“Il governo ha già detto che non dialogherà. Ci troviamo di fronte a una polizia
militarizzata e siamo preoccupati per il sangue già versato e per ciò che
potrebbe succedere nelle prossime settimane”, avverte il rappresentante
sindacale dei maestri.
“Qui”, continua Diógenes Sánchez, “le libertà democratiche sono state
calpestate, non c’è indipendenza giudiziaria e tutti coloro che hanno una voce
dissenziente vengono criminalizzati. La democrazia è in pericolo a Panama”.
Nonostante le grandi difficoltà, il segretario generale di AEVE assicura che la
lotta non si fermerà.
“Viviamo una situazione che è persino peggiore di quella durante la dittatura
militare. Tuttavia, siamo disposti a resistere. Abbiamo il sostegno di un popolo
che si è dimostrato solidale e speriamo che il mondo si solidarizzi con questo
grande movimento”.
Ultimi eventi
Domenica scorsa, i leader indigeni Ngäbe-Buglé del più grande sindacato
bananiero di Panama, il Sitraibana, sono stati arrestati e incarcerati – tra di
essi il segretario generale Francisco Smith – dopo che Chiquita Panama ha
licenziato quasi 5000 lavoratori che avevano indetto uno sciopero contro gli
effetti della legge 462 sul loro sistema pensionistico.
L’arresto è avvenuto dopo che il Sitraibana aveva firmato accordi con il governo
e il parlamento. Francisco Smith e Gilberto Guerra sono stati condannati a sei
mesi di custodia cautelare mentre sono in corso le indagini. Continuano intanto
gli scontri violenti in vari punti del territorio indigeno. Più di 20 persone
affiliate al Sitraibana sono state arrestate e ci sono già diversi feriti.
Sono stati anche arrestati alcuni rappresentanti sindacali del settore scuola,
mentre la ministra dell’Istruzione, Lucy Molinar, ha minacciato di prendere
provvedimenti contro i lavoratori e le lavoratrici, che vanno da ritorsioni
economiche, a sospensioni e persino licenziamenti.
Genaro López, segretario generale del Suntracs (sindacato dell’edilizia), è
anch’egli agli arresti domiciliari, mentre Saúl Méndez, presidente della stessa
organizzazione, ha chiesto asilo politico alla Bolivia e si trova
nell’ambasciata boliviana a Panama. Un terzo dirigente, Erasmo Cerrud, ha
chiesto asilo in Nicaragua e gli è stato concesso.
Maggiori informazioni (in spagnolo)
– (video) “No tenemos vocación de ser colonia”
– (video) La justa lucha del pueblo panameño
– (foto) FUCLAT movilizada
– (video) “Quien usufructúa del canal no es el pueblo”
Giorgio Trucchi