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Il 4 Novembre non è la nostra festa
NO al 4 novembre Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. IL 4 NOVEMBRE NON È LA NOSTRA FESTA Anzitutto rifiutiamo il binomio unità nazionale e forze armate che riteniamo fuorviante rispetto al dettato costituzionale. Per la Costituzione infatti l’unità nazionale è quella della Repubblica fondata sul lavoro (art.1), e la sicurezza è soprattutto legata al ripudio della guerra come offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di soluzione delle controversie internazionali (art. 11) Il 4 novembre fu la data dell’armistizio alla fine della prima Guerra Mondiale in cui l’Italia intervenne come aggressore, agitando questioni irredentiste che si sarebbero potute affrontare per altra via, che non la sanguinosissima guerra causa di stragi immani e atroci sofferenze dei popoli italici e di quello sardo. Pertanto vediamo nel 4 novembre una giornata per commemorare i caduti della I Guerra Mondiale; così come i feriti, i soldati che furono sparati dai carabinieri fucilieri perché indietreggiavano davanti alla morte certa tra le esplosioni, il fuoco dei lanciafiamme e i colpi di mitraglia e di cannone, e coloro che ebbero il coraggio della diserzione. Vediamo nel 4 novembre una giornata per riaffermare il NO alla guerra, no all’orrore dei conflitti armati e la denuncia di ogni trionfalismo con annessa la celebrazione di valori militari. Nella legge che il 1° marzo 2024 ha istituito il 4 novembre come giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, è dedicata particolare attenzione alla scuola. (art. 2, Per celebrare la Giornata … gli istituti scolastici di ogni ordine e grado …, possono promuovere e organizzare cerimonie, eventi, incontri, conferenze storiche, mostre fotografiche e testimonianze sui temi dell’Unità nazionale, della difesa della Patria, nonché sul ruolo delle Forze armate nell’ordinamento della Repubblica). Quest’anno sarà consegnata a una scuola di ogni capoluogo di provincia una bandiera italiana con cerimonia e presenza di autorità militari. Il preavviso sarà talmente ridotto da rendere impossibile la consultazione collegiale, cosa invece prevista negli ordinamenti della scuola pubblica. La scuola sarà resa semplice esecutrice di una decisione del ministero della difesa, come se fosse un’accademia militare. Da vari anni a questa parte i militari entrano nelle classi per trattare le tematiche più varie, spiegare quanto i valori militari siano attuali e apprezzabili, e per informare gli studenti di come sia possibile intraprendere una carriera militare. E’ assolutamente necessario invece informare le giovani generazioni sulle immani sciagure che la guerra ha comportato nella storia contemporanea anche per il nostro paese, e sugli effetti ancora più catastrofici che può portare nel prossimo futuro – anche se vari pronunciamenti a livello europeo e nella NATO dicono che dobbiamo prepararci ad un conflitto e dobbiamo destinare sempre più ingenti risorse di quello che riusciamo a produrre (frutto in buona parte dell’impegno delle classi lavoratrici) al RIARMO. Il sintomo di questa allarmante congiuntura si nota anche nell’ipertrofia del settore bellico della nostra produzione industriale – in calo in tutti gli altri settori, e di industrie come la fabbrica di bombe RWM nell’Iglesiente, impegnata a fare profitti astronomici e a cercare di espandersi contro le norme edilizie e di tutela ambientale. Intendiamo invece rivolgere l’attenzione al percorso che bisogna intraprendere per evitare guerre, come quella in Ucraina, e genocidi. È anzitutto inaccettabile che il diritto internazionale sia valido sino a pag.2, come espresso proprio dal ministro degli esteri Taviani davanti alla belligeranza genocida dello stato di Israele. Infatti malgrado la tregua, a Gaza continuano le distruzioni e i massacri, e la pratica di aggressione, sfratto, appropriazione di terre, omicidio, detenzione amministrativa, contro i palestinesi in Cisgiordania. Davanti a questi crimini è chiaro che il popolo palestinese deve opporre resistenza, e da parte nostra riteniamo urgentissimo il boicottaggio economico, militare e accademico di Israele. È indispensabile denunciare l’ulteriore tentativo di questo governo di instaurare un clima liberticida tramite il ddl Gasparri che accomuna antisemitismo e antisionismo. E che ci sia la precisa volontà di imbavagliare le voci critiche è confermato nello stop ministeriale inferto al convegno di aggiornamento per i docenti “La scuola non si arruola” indetto proprio per il 4 novembre dal CESTES e dall’Osservatorio contro la militarizzazione. 4 Novembre, concentramento in piazza Gramsci a Cagliari, dalle ore 16:00       Cagliari Social Forum, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Comitato sardo di solidarietà per la Palestina     Redazione Sardigna
11 ottobre 2025 “Firenze contro la guerra: no comando Nato”
Si è svolto oggi 11 ottobre 2025 a Firenze, con partenza dalla sede regionale RAI, la manifestazione “Firenze contro la guerra: No comando Nato”, che ha visto un’ampia partecipazione, come è possibile constatare dalla documentazione fotografica e video allegata. L’iniziativa è stata promossa da realtà associative, comitati e collettivi che da tempo esprimono la loro contrarietà all’insediamento del nuovo Comando Nato presso la caserma Predieri di Rovezzano. Il corteo si è inserito nel più ampio contesto di mobilitazioni che, in queste settimane, si sono svolte in diverse città italiane ed europee per richiamare l’attenzione sull’aumento della presenza militare e sulle conseguenze sociali, economiche e ambientali legate alle politiche di guerra. Il corteo ha seguito le indicazioni delle autorità competenti e non ha costeggiato l’area del Comando Nato come era previsto, ma si è mantenuto lungo il percorso autorizzato, garantendo lo svolgimento ordinato e pacifico della manifestazione. Lungo il tragitto, i partecipanti hanno esposto striscioni e cartelli contro la guerra e contro l’incremento della spesa militare, alternando interventi al microfono e momenti di musica e testimonianze. Tra i temi ricorrenti, è stato ricordato come l’installazione del Comando Nato rappresenti, secondo i promotori, un passaggio significativo nella trasformazione del territorio fiorentino in nodo strategico delle politiche militari internazionali in contrasto con l’anima di “Firenze operatrice di pace”. I manifestanti hanno espresso preoccupazione per le possibili ripercussioni che tale presenza potrebbe avere sulla sicurezza, sull’ambiente urbano e sull’utilizzo degli spazi pubblici, sottolineando la necessità di una maggiore trasparenza e di un coinvolgimento della cittadinanza nelle decisioni che riguardano l’area di Rovezzano. La manifestazione ha inoltre inteso richiamare l’attenzione sulle ricadute economiche e sociali legate alla crescita delle spese per la difesa, in contrapposizione alla riduzione delle risorse destinate a scuola, sanità e servizi pubblici. L’atmosfera complessiva è stata caratterizzata da partecipazione, pluralità di presenze e attenzione ai temi del disarmo, del tema della pace nella scuola, della questione palestinese e della pace, nel rispetto delle regole di sicurezza stabilite dalle autorità. Video della  manifestazione “Firenze contro la guerra: no comando Nato” Video dichiarazione di Dmitrij Palagi Sinistra Progetto Comune – Toscana Rossa   Video della dichiarazione di Sandra Carpi Lapi – No Riarmo   Video dell’intervento di Alessandro Orsetti, Scuole No Caserme Foto e video Paolo Mazzinghi Paolo Mazzinghi
Assemblea permanente contro guerre e riarmo
Il mondo va verso la guerra. Anche se le guerre nel mondo non sono mai scomparse, è chiaro che negli ultimi tempi stiamo assistendo a una recrudescenza bellica che non ha uguali negli ultimi decenni. Dalle guerre di dissoluzione della Jugoslavia alla Cecenia (anni Novanta del secolo scorso), dalla nuova guerra fredda scatenata in Europa da NATO, Occidente e Russia all’invasione russa dell’Ucraina, ovunque assistiamo all’aumento della violenza bellica, alla corsa al riarmo e alla crescita delle spese militari, con nuovi progetti di basi e installazioni militari e con una sempre maggior influenza del complesso militare-industriale sulle vite di noi tutti. Si tratta di guerre imperialiste di spartizione del mondo (attualmente sono almeno 56 i conflitti in corso), molte delle quali apparentemente a bassa intensità, nascoste all’opinione pubblica, e alcune invece ad alta intensità con il rischio di una guerra globale e atomica; di guerra contro l’informazione, contro i giornalisti che producono notizie sul campo e contro i canali – informatici o meno – che tali notizie diffondono a tutto il pianeta; di guerra ai diritti ed ai servizi sociali, alla redistribuzione della ricchezza. L’incredibile aumento al 5% del PIL della spesa militare cui sta andando incontro l’Europa significherà un ulteriore e drammatico taglio alle spese sociali e una ristrutturazione della stessa organizzazione del lavoro. L’Europa dà così l’addio alla transizione Ecologica – se mai è veramente esistita – per aprirsi alla transizione Bellica. La guerra però è soprattutto guerra alle popolazioni civili e ai loro diritti, a cominciare dall’elementare diritto all’esistenza, come nel caso del genocidio in atto a Gaza, ma anche a una vita dignitosa, nel lavoro e nelle relazioni sociali. Spesso ciò che accomuna i governi delle potenze che aggrediscono e di quelle che sono aggredite è il disprezzo dei diritti sociali e politici delle loro popolazioni, a cui si chiede solo un’adesione alle ideologie liberiste, o nazionaliste e/o religiose che giustificano la presenza e l’azione dei suddetti governi. In questo contesto l’Italia è in prima fila in ben 42 missioni militari all’estero, in buona parte in Africa, dove le truppe tricolori fanno la guerra ai migranti e difendono gli interessi di colossi come l’ENI. Opporsi concretamente a tutto questo è un’urgenza ineludibile. Noi vogliamo impegnarci contro la guerra, contro i suoi effetti ma soprattutto contro le cause che la generano. Siamo contro la divisione del mondo e delle sue risorse in aree di influenza, siamo per economie aperte e solidali, siamo contro le spese militari e alle conseguenti misure di austerità. Siamo per i diritti sociali e civili per tutt*, siano essi intere popolazioni o singoli individui. Gli unici veri confini che non possono essere superati sono quelli della libertà personale e del rispetto degli altri individui. Siamo pienamente solidali con le popolazioni palestinesi che subiscono un genocidio senza fine e anche con chi dentro Israele cerca di opporsi alle politiche di massacro del proprio governo. Siamo solidali con chi vive in Iran, stretto fra la repressione del governo teocratico di Teheran e i bombardamenti da parte dei “liberatori”. Siamo solidali con tutte le persone vittime delle tante guerre dimenticate in giro per il pianeta. Per uscire da questi meccanismi di morte e sopraffazione occorre immaginare e battersi per un mondo basato sulla convivenza fra genti di lingue, culture, credenze, storie diverse come, fra mille difficoltà si cerca di fare nel nordest della Siria con il progetto del Confederalismo Democratico. Un mondo dove non siano le regole del mercato e del capitalismo a dettare la vita e la morte delle persone (senza dimenticare il cambiamento climatico sempre più evidente e preoccupante). Per opporsi alla guerra non basta l’indignazione, occorre un ampio fronte di lotta. Disertiamo la guerra! Nel prossimo futuro ci vogliamo impegnare per dare il nostro contributo locale a costruire un movimento contro guerra e riarmo nella nostra città (operando concretamente per una “Trieste porto di pace” e per una Regione FVG libera da armi atomiche), in tutta Italia e in Europa per • costruire la solidarietà con i popoli e tra i popoli del mondo, collegandoci con i movimenti che stanno nascendo e crescendo un po’ ovunque; • fermare la produzione di armi in Italia e chiedere la riconversione al civile di aziende/fabbriche come, ad esempio, la Leonardo e la Fincantieri; • contribuire al movimento di boicottaggio economico (metodo di lotta non violento ma estremamente efficace, se esercitato capillarmente e con campagne ben indirizzate), a cominciare dalla fornitura di armi, verso Paesi occupatori, aggressori o belligeranti. Redazione Friuli Venezia Giulia
Italiani e Sloveni contro la guerra a Koper-Capodistria – Adesione dei Verdi
Come spenderesti i fondi stanziati per l’acquisto di armi? Martedì 24 giugno alle ore 18.00 Europa Verde Trieste manifesta assieme ai pacifisti sloveni in Piazza Tito a Capodistria. II 24 giugno si apre all’Aia il vertice della NATO, un’alleanza militare al servizio della dominazione economica e politica delle élite statunitensi ed europee sul resto del mondo. Noi, popoli d’Europa, indignati e consapevoli, non resteremo in silenzio mentre il denaro pubblico, che dovrebbe servire a migliorare la vita delle persone viene dirottato per finanziare operazioni di morte ! Scenderemo in piazza con determinazione per gridare il nostro NO alla politica imperialista e rivendicare la Pace, giusta e duratura, fondata sulla democrazia e la solidarietà internazionale. II 24 giugno Europa Verde raccoglie l’invito degli attivisti sloveni e manifesta a Capodistria contro l’arricchimento delle classi dominanti, costruito sui cadaveri della classe lavoratrice ! Solo un ampio fronte popolare può opporsi alla pressione delle élite, che vogliono continuare l’implacabile saccheggio del mondo. Per questo ci ritroviamo martedì 24 giugno alle ore 18:00 in Piazza Tito a Capodistria! Redazione Friuli Venezia Giulia