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La profezia di Illich: convivialità vs tecnocrazia nell'era dell'AI
Nel 1973, quando il mondo ancora credeva ciecamente nel progresso tecnologico come panacea universale, un ex-sacerdote di origine austriaca pubblicava un libro che oggi suona come una profezia inquietante. Ivan Illich, nato nel 1926 e figura controversa che rinunciò ai titoli ecclesiastici senza mai diventare completamente laico, ci consegnava con "La convivialità. Una proposta libertaria per una politica di limiti allo sviluppo" una chiave di lettura del nostro presente che fa tremare le certezze. L'equilibrio perduto: quando lo strumento divora l'uomo Illich introduce un concetto rivoluzionario, ovvero l'equilibrio multidimensionale della vita umana, e ogni sua dimensione corrisponde a una scala naturale specifica. Ma quando un'attività umana, mediata dagli strumenti, supera una soglia critica definita dalla sua scala naturale, accade qualcosa di drammatico: l'attività si rivolge contro il proprio scopo originario e minaccia di distruggere l'intero corpo sociale. La società avanzata della produzione di massa, quella che oggi chiamiamo tardo-capitalismo, sta generando la propria autodistruzione. Leggi l'articolo di Susanna Di Vincenzo Su questo tema consigliamo il libro di Carlo Milani, Tecnologie Conviviali "Le macchine digitali con cui conviviamo dicono molto del modo in cui trattiamo noi stessi e il mondo, mettendoci di fronte alle nostre contraddizioni. Questa esplorazione – né tecnofila né tecnofoba – delle relazioni che intratteniamo con le tecnologie propone scenari inediti in cui possiamo non solo immaginare ma anche costruire concretamente relazioni diverse, prive delle gigantesche asimmetrie di potere che connotano oggi il rapporto tra umani e macchine." Il libro può essere letto anche online sul sito dell'editore Altre info sul sito di CIRCE
Pedagogia Hacker, online il testo completo del libro
Il libro di Carlo Milani e Davide Fant, edito da elèuthera è leggibile online sul sito dell'editore, rilasciato in licenza creative commons CC BY-NC-SA (condividi, riusa allo stesso modo per scopi non commerciali, attribuendo l'opera all'autore). I dispositivi digitali oggi più diffusi limitano i nostri spazi di autonomia, ci sottraggono tempo ed energie, riducono le persone a profili mercificati. In un contesto del genere è sempre più urgente sviluppare strumenti educativi e autoeducativi capaci di aprire nuovi spazi di consapevolezza e libertà. Per ridurre l'alienazione tecnica, la pedagogia hacker ci propone di indagare le nostre relazioni con le tecnologie, guardando dietro lo schermo per riconoscere le dinamiche oppressive e sperimentare pratiche di immaginazione liberatoria. È un approccio critico e creativo che procede per attivazioni grazie alle quali gli schermi incontrano i corpi, la tecnologia è interrogata anche attraverso l'arte, il teatro, la poesia, e il gioco torna a essere spazio di emancipazione. Questa esplorazione invita a costruire relazioni appropriate con il digitale, rivolgendosi in particolare a chi educa e insegna, a chi si cura della psiche, a chi fa arte, a chi lavora con la tecnica, ma anche a chiunque sia alla ricerca di pratiche concrete per decolonizzarsi e abitare la tecnologia con un'attitudine conviviale. Leggi il testo intero