Il PFB condanna la provocatoria visita di Ben-Gvir alla Moschea di Al-AqsaLondra – PIC. Il Palestinian Forum in Britain (PFB) condanna con fermezza la
pericolosa e provocatoria incursione del ministro israeliano della Sicurezza
Nazionale, Itamar Ben-Gvir, nel complesso della Moschea di Al-Aqsa, avvenuta
domenica. In palese violazione del diritto internazionale e di tutti gli accordi
storici, Ben-Gvir ha apertamente guidato preghiere e rituali ebraici all’interno
del complesso, circondato da coloni e funzionari estremisti. Questo atto non
rappresenta soltanto una violazione della sacralità religiosa del sito, ma è
un’affermazione calcolata e aggressiva della sovranità israeliana su uno dei
luoghi più sacri dell’Islam.
Zaher Birawi, presidente del Palestinian Forum in Britain, ha dichiarato lunedì
che questa incursione costituisce un crimine e una palese provocazione ai
sentimenti musulmani, oltre a una pericolosa escalation che rischia di
incendiare la regione, di cui l’occupazione israeliana porta la piena
responsabilità. Ha aggiunto che i governi dei paesi arabi e islamici hanno una
parte significativa di responsabilità in questa ripetuta prevaricazione
sionista, sostenendo che il loro silenzio e il mancato intervento deciso e
concreto per fermare queste gravi violazioni ai siti sacri incoraggia
l’occupazione a perpetrare ulteriori aggressioni. Birawi ha esortato i popoli
del mondo arabo e islamico a farsi carico delle proprie responsabilità e a
prendere l’iniziativa nella difesa di Gerusalemme e della benedetta Moschea di
Al-Aqsa.
L’intrusione di Ben-Gvir non è stata una visita privata né un gesto simbolico.
Si è trattato di un’escalation deliberata, parte di un progetto continuo guidato
da fazioni estremiste israeliane all’interno del governo, volto a imporre una
nuova realtà ad Al-Aqsa, con l’obiettivo di dividere spazialmente e
temporalmente la Moschea tra musulmani e coloni ebrei. Tali azioni richiamano il
ben documentato piano utilizzato dall’occupazione israeliana per dividere la
Moschea di Ibrahimi ad al-Khalil/Hebron dopo il massacro dei fedeli musulmani
nel 1994. Questa violazione rappresenta un ulteriore passo in questa campagna
sistematica per cancellare la presenza palestinese e il patrimonio religioso a
Gerusalemme, e per recidere la città dalla sua identità araba, musulmana e
cristiana.
La provocazione è avvenuta sotto la protezione e con gli applausi dell’apparato
statale israeliano. Le forze di sicurezza hanno allontanato le guardie musulmane
dai loro posti, impedito ai fedeli palestinesi di entrare e permesso a Ben-Gvir
e ad altri di eseguire rituali talmudici in aperta sfida allo status quo
riconosciuto a livello internazionale. È importante sottolineare che il Regno
hascemita di Giordania è l’unico custode legale della Moschea di Al-Aqsa, status
ripetutamente riconosciuto dalla comunità internazionale. Eppure Israele
continua a sfidare il diritto internazionale, incoraggiato dal silenzio e
dall’inerzia.
Le scene di domenica, con coloni che cantavano, ballavano e celebravano
matrimoni all’interno del complesso, hanno messo in luce la logica coloniale che
guida l’occupazione israeliana: umiliare i palestinesi, profanare i loro luoghi
sacri e affermare il dominio nel modo più provocatorio possibile. Il messaggio
era forte e chiaro: ai loro occhi non c’è spazio per il culto palestinese,
nessun ruolo per la custodia giordana e nessun rispetto per il diritto
internazionale.
Il PFB esprime, inoltre, profonda preoccupazione per il silenzio inquietante dei
governi occidentali che predicano i diritti umani mentre chiudono gli occhi di
fronte alle più sacre violazioni dei diritti religiosi e nazionali palestinesi.
Questo ultimo episodio arriva mentre Gaza continua a subire una guerra genocida,
con oltre 60.000 morti, molti dei quali bruciati vivi in ospedali e campi
profughi, e bambini che muoiono di fame a causa del deliberato blocco israeliano
degli aiuti. Proprio mentre Ben-Gvir sfilava ad Al-Aqsa, le forze israeliane
aprivano il fuoco su folle di persone affamate in un punto di distribuzione
degli aiuti a Gaza, uccidendone decine. Questi crimini sono collegati. La stessa
ideologia razzista che giustifica il massacro a Gaza alimenta l’assalto
coloniale dei coloni ad Al-Aqsa.
Il PFB esorta la comunità internazionale ad agire urgentemente, andando oltre la
semplice condanna. Le ripetute profanazioni di Al-Aqsa richiedono una seria
risposta internazionale, non solo per proteggere il sito, ma per sfidare il più
ampio progetto israeliano di apartheid religioso e pulizia etnica. Chiediamo
inoltre al governo britannico e a tutte le istituzioni di condannare questa
provocazione, di ritenere Israele responsabile e di porre fine alla cultura
dell’impunità che alimenta la sua aggressione.
“Ricordiamo al mondo che Al-Aqsa non è solo una moschea, ma un simbolo della
fermezza, dell’identità e della dignità palestinese. Appartiene al popolo di
Gerusalemme, al popolo palestinese e all’intera Ummah musulmana. Il popolo
palestinese non accetterà mai la sua profanazione o divisione, e continuerà a
difenderla, come ha sempre fatto, con incrollabile determinazione”, conclude la
dichiarazione del PFB.