Incendi in Porto Vecchio, circostanze sospette: cittadin* e associazioni chiedono un’indagine accurata
Trieste, 17 novembre – Nell’ultima settimana si sono verificati diversi incendi
all’interno dell’area di Porto Vecchio. Alcune testate locali hanno attribuito
l’origine dei roghi a fuochi “di fortuna” accesi da persone migranti per
riscaldarsi. Le informazioni raccolte sul posto e le testimonianze di chi vive
negli edifici indicano, però, una dinamica differente: come appare dalle
evidenze raccolte finora, diversi episodi presentano caratteristiche compatibili
con l’ipotesi di incendi dolosi, appiccati con l’intento di danneggiare chi, a
causa delle inadempienze istituzionali, è costretto a dormire nei magazzini
dismessi dell’area portuale.
Gli incendi riportati dalla stampa risalgono al 10 e al 13 novembre. Ma chi
abita nell’edificio segnala almeno cinque episodi nell’arco dell’ultima
settimana: uno sotto la pensilina del varco automobilistico; due davanti agli
ingressi al piano terra, in punti non utilizzati da chi vive stabilmente
nell’edificio; uno al quarto piano, in una stanza dove trovavano riparo alcune
persone (qui sono bruciati indumenti, sacchi a pelo e scarpe, senza alcuna
traccia di un fuoco improvvisato per cucinare o scaldarsi); un ultimo episodio
sul retro del magazzino 2A, dove qualcuno avrebbe tentato di incendiare
materiale da costruzione, in particolare tubi in plastica corrugata.
Quest’ultimo tentativo è stato bloccato da due persone afghane, che raccontano
di aver messo in fuga due individui le cui intenzioni non parevano né la
solidarietà, né la ricerca di un riparo.
Nella sola notte tra 15 e 16 novembre sono stati segnalati altri tre tentativi
di incendio, avvenuti intorno alle 20:00, all’1:00 e alle 3:00 del mattino. Chi
dorme stabilmente nell’edificio riferisce di aver allontanato anche in questa
occasione persone estranee che, aggirandosi nei magazzini, erano arrivate fino
all’ultimo piano e cercando di appiccare fuochi all’interno di stanze vuote.
Diversi elementi rendono fragile la ricostruzione del “fuoco accidentale”: in
almeno due occasioni il fuoco è stato acceso al piano terra dei magazzini, in
luoghi dove le persone migranti non dormono; le temperature attuali sono ancora
miti e non richiedono l’accensione di fuochi per scaldarsi; lo scorso inverno si
è verificato un solo incendio nei magazzini, mentre ora gli episodi registrati
sono cinque in una sola settimana. A questo si aggiungono le testimonianze
raccolte, che raccontano di alcune presenze sospette nelle ore in cui sono
divampati gli incendi.
I vigili del fuoco sono intervenuti due volte insieme a personale dell’Arma,
senza che venissero raccolte dichiarazioni da chi vive nelle strutture
coinvolte. Nel frattempo le persone costrette a dormire nei magazzini del Porto
Vecchio hanno iniziato turni di sorveglianza notturna, affiancate da cittadine e
cittadini solidali, che si sono organizzati per mantenere una presenza attiva
nella zona al fine di scoraggiare altri possibili incendi dolosi.
Alla luce della natura ripetuta e delle modalità degli episodi, le associazioni
firmatarie ritengono necessario accertare con urgenza se si tratti di incendi
dolosi e, in tal caso, se possano essere prefigurati i reati di danneggiamento,
incendio doloso nonché tentate lesioni o tentato omicidio, dal momento che la
gravità dell’incendio ha – in almeno un caso – messo in pericolo l’incolumità e
la vita delle persone che trovavano rifugio all’interno dei magazzini.
Appare infatti plausibile l’azione di individui che mirano a fomentare allarme
sociale, alimentando narrazioni che criminalizzano le persone migranti.
Volontariɜ e attivistɜ solidali
Linea d’Ombra Odv
ICS – Ufficio Rifugiati Onlus
No Name Kitchen
Redazione Friuli Venezia Giulia