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“Fornelli Resistenti” sulla Piazza del Mondo a Trieste
Sale forte il profumo delle spezie nella cucina dell’oratorio di Villa Fastiggi di Pesaro. Profumi forti, decisi, figli di un lungo confronto fra il nostro “chef” Giacomo e i ragazzi della piazza della stazione di Trieste, rinominata da chi la vive ogni giorno Piazza del Mondo. Masala Bombay, pasta di zanzero, fiocchi di peperoncino rosso, foglie di coriandolo tritate finemente, peperoncini verdi, cardamomo verde, piccoli bastoncini di cannella, anice stellato, sono alcune spezie utilizzate nella realizzazione del Chicken Biryani. Un piatto a base di riso che viene da lontano, come da lontano arrivano i tanti ragazzi, ragazze e famiglie che incontriamo in quella che ha come nome ufficiale piazza della Libertà. Siamo al terzo viaggio. Siamo i Fornelli Resistenti di Pesaro. Tutte le sere in questa piazza di Trieste associazioni, volontari, liberi cittadini distribuiscono pasti alle tante persone che arrivano in Europa dalla ormai tristemente nota Rotta balcanica. Non solo, distribuiscono pasti anche a chi non è ancora entrato nel circuito dell’accoglienza istituzionale e vive in alloggi fatiscenti situati in questa bellissima città. Il venerdì pomeriggio si cucina, il sabato mattina presto si parte caricando tutto l’occorrente nel pulmino noleggiato. Cinque ore di viaggio passando per Bologna, Padova e via fino a Trieste. Il viaggio è già di per sé un lungo momento di socialità. Una società civile che ha bisogno di trovare risposte di fronte a un mondo spesso distratto e autoreferenziale. Per noi Trieste è la porta di casa, della nostra Europa, ci sentiamo quindi responsabili e soprattutto vogliamo prenderci cura di chi affronta lunghi e spesso atroci viaggi sperando in una vita migliore. Non possiamo più voltarci dall’altra parte. Affianchiamo in piazza Linea d’ombra, l’associazione creata da Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi, che per primi, anni fa, cominciarono a curare le tante persone che arrivavano in città. La cura dei loro piedi stanchi, delle loro mani, un gesto che ci ha chiamato in causa perché estremamente concreto, diretto, umile. Prostrarsi ai piedi è anche un gesto spirituale. Arrivati a destinazione veniamo ospitati da un piccolo convento adiacente la piazza, ci offrono anche la possibilità di riscaldare le pietanze. Un pasto caldo equivale a una carezza, soprattutto nei mesi di bora invernale. Alle 19 ricarichiamo il pulmino e ci avviamo verso la distribuzione. Ad attenderci in piazza, sulla destra del monumento dedicato all’ex imperatrice Elisabetta d’Austria, ci attendono in piedi i nuovi arrivati, saranno i primi a ricevere conforto e cibo. A dirigere questa “orchestra” di umanità scandendo i tempi della distribuzione ci sono ragazzi che chiamiamo i figli della piazza. Arrivati dalla rotta tempo fa e che oggi vivono, lavorano a Trieste e si mettono a disposizione dei loro fratelli per aiutarli, rinfrancarli e suggerirgli i prossimi passi per vivere in questo pezzo di mondo. Un’orchestra di umanità dove i Fornelli Resistenti sono parte essenziale. Per due sere la nostra presenza si fa carne, distribuiamo quasi cento pasti a sera ma soprattutto incrociamo sguardi che ci interrogano ogni volta. Che mondo vogliamo? Se fossero figli nostri? Come è possibile nella nostra Europa opulenta sentirsi dire “ho fame”? Il viaggio si trasforma sempre in tanti punti interrogativi ai quali non sappiamo rispondere, convinti che ogni essere umano sia alla ricerca di un po’ di pane, di affetto e di sentirsi a casa da qualche parte. Lele, Claudia e tutti i Fornelli (dalla newsletter di Famiglie Accoglienti) Redazione Italia
Trieste, richiedenti asilo senza accoglienza e sotto sgombero: le associazioni denunciano e chiedono interventi immediati
Le organizzazioni firmatarie (ICS, Linea d’ombra, Diaconia Valdese, No name kitchen, ResQ, IRC, Fondazione Luchetta), a seguito di quanto denunciato nella conferenza stampa del 5 agosto scorso in riferimento alla mancata accoglienza delle persone richiedenti asilo a Trieste, rendono noti i nuovi dati aggiornati e segnalano un ulteriore preoccupante peggioramento. Nelle ultime settimane sono infatti iniziati degli allontanamenti forzati nell’androne a lato dell’ingresso del Porto Vecchio, dove circa un centinaio di persone, in mancanza di un’adeguata accoglienza, cercano un riparo notturno. Gli interventi hanno incluso il sequestro di beni essenziali – coperte, sacchi a pelo, scarpe – affidato alla ditta Italspurghi. Una pratica vessatoria e inaccettabile in uno Stato di diritto, che le organizzazioni firmatarie condannano con forza. Per contrastare questa deriva repressiva le realtà solidali hanno avviato presidi quotidiani a partire dalle ore 7 del mattino nell’androne del Porto Vecchio, per impedire che tali scenari si ripetano. Segnaliamo inoltre che il giorno in cui è stato eseguito il sequestro sono arrivate in dono, da diverse città, molte coperte: segno che, dinanzi alla violenza istituzionale, c’è ancora una comunità solidale presente. Per quanto riguarda l’abbandono in strada dei richiedenti asilo in attesa di accoglienza, ad oggi riguarda almeno 113 persone, nonostante le segnalazioni inviate periodicamente alla Prefettura da quando la situazione si è aggravata. Di questi, circa la metà è in attesa da ormai tre settimane. In seguito al trasferimento avvenuto ieri sono state accolte dalla Prefettura quattro nuclei familiari (di cui due con minori), i quali nelle ultime settimane non hanno dormito in strada solo grazie all’intervento delle associazioni che hanno messo a disposizione dei posti nei dormitori d’emergenza. Tra le persone che continuano invece a dormire in strada, registriamo numerosi casi di vulnerabilità, con bisogni medici non soddisfatti e aggravati dall’impossibilità di accedere a un riparo. Nonostante nel precedente mese di luglio sia stata riscontrata una riduzione dei tempi di attesa per l’accesso alla  procedura di asilo, nelle ultime settimane è aumentato in maniera significativa il numero di richiedenti asilo che non riesce a registrare la domanda in Questura in tempi accettabili. Fra le persone in attesa da diversi giorni, ci sono anche soggetti con profili particolarmente vulnerabili come famiglie con minori, donne sole, e persone con certificate fragilità mediche. Diverse di loro inoltre vengono ripetutamente respinte con modalità poco trasparenti e con motivazioni che spesso sembrano non essere conformi alla normativa sull’asilo. Come già ricordato in altre occasioni dalle organizzazioni attive sul territorio, gli impedimenti nella registrazione della domanda d’asilo comportano l’impossibilità per queste persone di usufruire di diritti fondamentali come quello dell’accoglienza e di una completa presa in carico sanitaria. Per quanto riguarda i trasferimenti in altre città dei richiedenti asilo già inseriti all’interno del sistema di accoglienza, nel mese di agosto ne è stato organizzato uno a settimana, ognuno da 60 persone: un numero del tutto inadeguato in un periodo tradizionalmente segnato da maggiori arrivi. Le istituzioni competenti non hanno predisposto alcuna misura alternativa, nonostante gli obblighi derivanti dal diritto internazionale, europeo e nazionale. Si ricorda in particolare che il diritto dell’Unione Europea sull’asilo non prevede alcuna eccezione all’obbligo di fornire accoglienza ai richiedenti asilo (Sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea  nella causa C-97/24 del 1.08.25) e che, in caso di temporaneo esaurimento dei posti di accoglienza ordinariamente disponibili, vanno subito predisposte, dall’istituzione competente (la Prefettura e il Ministero dell’Interno) strutture alternative provvisorie anche in collaborazione con gli altri enti pubblici, quali l’amministrazione comunale, nel rispetto dell’obbligo di leale collaborazione tra le diverse istituzioni. Alla luce di questo quadro complessivo, chiediamo con urgenza: • la sospensione immediata degli allontanamenti forzati e delle pratiche di sequestro dei beni personali; • l’accesso immediato all’accoglienza per tutte le persone richiedenti asilo, l’aumento dei trasferimenti in misura adeguata agli arrivi e l’attivazione di una struttura ad alta rotazione per le persone abbandonate in strada in attuazione degli obblighi derivanti dal diritto UE. Rivolgiamo inoltre un appello alla cittadinanza a: • sostenere i presidi di solidarietà, ogni mattina dalle ore 7 nell’androne a lato dell’ingresso del Porto Vecchio; • contribuire alla raccolta fondi e beni organizzata dalla Fondazione Luchetta e continuare a supportare Linea d’ombra nella costante attività pratica di cura rivolta verso le persone migranti. Per ulteriori informazioni in merito si rimanda alle pagine social delle due realtà. Redazione Friuli Venezia Giulia
La sveglia dei migranti nella repubblica dei meloni
Da circa una ventina di giorni è in atto una vera e propria persecuzione dei migranti che sopravvivono nei dintorni della stazione di Trieste, principalmente nell’androne coperto alla sinistra dell’ingresso di Porto vecchio. È iniziata il 22 luglio con un’assurda operazione di polizia di 60 carabinieri, fatti arrivare in parte dall’Emilia, con cani antidroga, conclusasi con una ventina di denunce per occupazione di suolo pubblico nei confronti di migranti che avevano già fatto o stavano facendo domanda d’accoglienza. Continua con interventi di polizia statale e locale quotidiani intorno alle 5 del mattino, sgomberando brutalmente i migranti che cercano di riposare in quel luogo, non avendo altra possibilità. Da notare che, anche in questo caso, non si tratta di migranti in transito, ma: o di persone che hanno già i documenti e che avrebbero diritto all’accoglienza nel Centro di prima Accoglienza, che è invece stracolmo; o di persone che, presentatesi in Questura per fare domanda, vengono rimandate indietro di giorno in giorno. Sono quindi persone aventi diritto. Ma, come Israele dimostra ogni giorno, arrestando in pieno Mediterraneo chi cerca di portare aiuti nei campi martoriati di GAZA‘, diritto è ormai una parola priva di senso. Invitiamo chiunque a manifestare solidarietà al diritto alla vita dei migranti e di tutti, venendo nella piazza serale con coperte e quant’altro sia utile. Linea D’Ombra Redazione Friuli Venezia Giulia
Giornata Mondiale del Rifugiato: a Trieste un sistema disfunzionale tra invisibilità, vulnerabilità e attese infinite
In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, diverse organizzazioni attive sul territorio triestino – ICS, Diaconia Valdese, IRC, Linea d’Ombra e No Name Kitchen – hanno condiviso dati e testimonianze allarmanti sullo stato dell’accoglienza e della protezione dei richiedenti asilo nella città di Trieste. Il quadro tracciato è quello di un sistema in profonda crisi, segnato da gravi disfunzioni organizzative, da una preoccupante invisibilità delle persone migranti e da attese inaccettabili per l’accesso alla procedura di asilo. Come ha sottolineato il presidente di ICS Gianfranco Schiavone, «il punto sulla situazione è drammatico. Il rapporto dell’UNHCR “Global Trends”, appena pubblicato, mostra un ulteriore aumento dei migranti forzati nel mondo, anche a causa della crescita dei conflitti. Temiamo che la situazione possa riverberarsi sul nostro territorio nel futuro prossimo». Nonostante le narrazioni istituzionali che parlano di un calo drastico degli arrivi lungo la rotta balcanica, le realtà sul campo raccontano una storia diversa. Secondo i dati raccolti nel 2024 da Diaconia Valdese e IRC, il numero di persone incontrate a Trieste è diminuito solo del 16,4% rispetto al 2023 – un dato che, più che testimoniare una riduzione reale degli arrivi, evidenzia una crescente invisibilità. Come osserva infatti Marta Pacor, referente a Trieste per l’area servizi inclusione di Diaconia Valdese, «le persone continuano a transitare, ma con modalità sempre più rischiose e meno tracciabili, frutto dell’irrigidimento dei controlli di frontiera e della militarizzazione della rotta balcanica». Sher Khan Khocai ha presentato poi i dati a nome di IRC (si vedano le slide allegate): dal primo gennaio al 31 maggio 2025 sono già quasi 3.000 le persone incontrate sul territorio. Un terzo di queste rientra in categorie di particolare vulnerabilità: minori stranieri non accompagnati, famiglie con bambini e donne sole. Le principali nazionalità di provenienza in termini assoluti sono Afghanistan, Bangladesh e Nepal. Significativo il dato sui nuclei familiari: se nel 2024 solo il 4% esprimeva l’intenzione di restare a Trieste, nel 2025 tale percentuale è salita al 20%. «Crescono dunque i bisogni di accoglienza stabile, in particolare per famiglie, donne e minori», sottolinea Pacor. Nei dati raccolti da Diaconia Valdese e IRC non sono conteggiate le persone incontrate durante l’attività di monitoraggio notturna, compiuta nei pressi della stazione dalla ong No Name Kitchen. «Ci sono persone che arrivano di notte e ripartono la mattina presto, e quindi non sono incluse nei numeri presentati», osserva la volontaria e attivista di NNK Anna Palchetti, che aggiunge: «diamo quotidianamente supporto emotivo alle persone che incontriamo, le quali pagano sulla loro pelle l’abbandono istituzionale». Nonostante una maggiore continuità e regolarità nei trasferimenti prefettizi (da gennaio ad aprile bisettimanali, a maggio settimanali), la situazione resta infatti critica. «Il centro di prima accoglienza dell’ex Ostello Scout di Campo Sacro resta sotto-utilizzato, a causa della mancanza di adeguamenti infrastrutturali promessi da oltre un anno», denuncia l’operatrice legale di ICS Maddalena Avon. Rispetto alle destinazioni dei trasferimenti c’è inoltre un problema informativo: «le persone a volte vengono messe su un pullman senza che venga detto loro dove verranno trasferite». Per quanto riguarda il luogo di destinazione dei trasferimenti, per quasi il 70% dei casi si tratta di centri in Sardegna: «spesso parliamo di strutture inadeguate, isolate e prive di servizi basilari, con gravi rischi per le persone con fragilità psico-fisiche», osserva Avon. Uno dei dati più gravi resi noti nella conferenza stampa riguarda i tempi di accesso alla procedura d’asilo. Nel solo mese di maggio 2025, la media di attesa per manifestare la volontà di richiedere protezione internazionale ha superato i 20 giorni, con punte oltre i 30. Un periodo in cui le persone rimangono completamente escluse da ogni servizio, costrette a vivere in strada. «Se non le notiamo come in passato è perché le persone in attesa di formalizzare la propria domanda di asilo sono distribuite in Porto Vecchio, e non più concentrate nell’ex Silos – osserva Schiavone –, ma la situazione resta grave». La norma prevede un massimo di 10 giorni in casi eccezionali; a Trieste, in assenza di “arrivi consistenti”, i giorni dovrebbero essere 3, ma questi tempi sono largamente disattesi. Cambiano inoltre le modalità con cui le persone in movimento attraversano i confini: «siamo al cospetto del così detto “Taxi game”», spiega la ricercatrice per MigrEurope Arianna Locatelli. «Gran parte degli stati interni vengono attraversati a bordo di autovetture private, mentre i confini sono varcati a piedi – osserva Locatelli –. Le persone in movimento sono così maggiormente esposte alle reti di quelli che vengono chiamati “trafficanti”, mentre le persone lungo la rotta balcanica diventano ancor più invisibili». Si tratta di una «naturale risposta alla militarizzazione dei confini europei e al processo di esternalizzazione delle frontiere», conclude la ricercatrice. «È intollerabile che una città come Trieste continui a voltarsi dall’altra parte», ha dichiarato Lorena Fornasir di Linea d’Ombra. «Da gennaio a oggi abbiamo dato assistenza ad almeno 2200 persone, di cui almeno 250 minori non accompagnati. Ma dietro ai numeri ci sono persone, ferite, traumi, vite abbandonate». La solidarietà collettiva nei confronti dell’associazione è grande: «ogni mese spendiamo fino a 60mila euro per curare le persone e offrire loro pasti e vestiti. Si tratta di cifre grandi che parlano di una comunità solidale enorme, che proviene da tutta Italia». Il tutto per sopperire alle mancanze delle istituzioni, che fanno finta di non vedere le persone abbandonate (anche minorenni) in strada. «Il vero trauma – conclude Fornasir – ce lo portiamo noi addosso, poiché non vogliamo vedere tutto questo». Redazione Friuli Venezia Giulia