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Sono gli interessi dell’industria militare a spingere la corsa al riarmo
Riceviamo e pubblichiamo da Gianni Alioti, attivista di ‘Weapon Watch’ ed uno dei maggiori esperti italiani di produzioni militari Nel 1988, il punto più alto raggiunto durante la Guerra Fredda, le spese militari nel mondo, a valori costanti, avevano raggiunto i 1.750 miliardi di dollari, nel 2024 le stesse hanno raggiunto ii massimo storico di 2.718 miliardi di dollari (+55% in termini reali).(Fonte SIPRI) L’andamento delle spese militari – a valori costanti- dal 1988 al 2024 dimostra quanto non sia vero che abbiamo goduto di un “dividendo della pace”. Ciò è vero solo nella prima metà degli anni ‘90 per effetto degli accordi di disarmo tra Urss e Usa e tra la Nato e il Patto di Varsavia, che sancirono la fine della ‘Guerra fredda’. Poi le spese militari hanno ripreso a crescere (specie dal 1999), con una flessione negli anni successivi alla crisi finanziaria del 2008-2009, per poi impennarsi negli ultimi dieci anni. Sul piano ReArm Europe, l’ingente trasferimento di risorse pubbliche verso le spese militari (+800 miliardi entro i prossimi quattro anni e l’obiettivo del 5% del Pil entro il 2035) e la preparazione alla guerra con la Russia, si innesta su un decennio (2014-2024) di crescita delle spese militari nei paesi Ue (+ 121%) e della voce armamenti (+325%)- dati depurati dall’inflazione – (Fonte Consiglio Europeo). L’ultimo rapporto della Agenzia europea della difesa ha confermato che l’anno scorso, le spese militari nei 27 paesi Ue hanno raggiunto 343 miliardi di euro e quest’anno raggiungeranno i 392 miliardi di euro (+11% in termini reali). E’ grave che il piano di riarmo europeo sia stato imposto dalla Comunità Europea senza un vero dibattito pubblico e una approvazione parlamentare, sia per le ragioni etiche e politiche che per le conseguenze sulla tenuta del welfare e sulle politiche di contrasto alla crisi climatica. Rispetto al coordinamento del piano ReArm Europe, ai fini di una difesa comune europea e del rafforzamento dell’industria europea della difesa, all’orizzonte di questa Ue non c’è in agenda alcun percorso per una difesa comune europea. Per la prima volta, invece, la Comunità Europea ha un commissario all’industria della difesa e dello spazio. Rispetto al passato, il budget europeo destinato a spese militari sarà tale da poter favorire politiche di coordinamento e integrazione dell’industria europea. Sono gli interessi dell’industria militare pertanto, a condurre le danze con la politica in Europa, a pieno servizio del complesso militare-industriale e finanziario. Ad esempio, la tedesca Rheinmetall è il più importante hub europeo sia per l’espansione a Est delle produzioni militari,compresa l’Ucraina, sia nel potenziamento del settore del munizionamento e dei veicoli corazzati a livello globale (a partire dalla joint venture con Leonardo). Nei fatti, le scelte strategiche di Rheinmetall confermano come, prescindendo dalla retorica sul recupero di autonomia dell’industria europea verso quella americana nel campo della difesa, non emerga in realtà una strategia coerente in ambito Ue. Un’industria militare europea in competizione con quella nord-americana non esiste, mentre c’è una compenetrazione e interdipendenza produttiva e tecnologica tra le due sponde dell’Atlantico. Insieme a un’integrazione dei mercati, con una presenza diretta reciproca delle aziende Usa nel mercato europeo e delle aziende europee nel mercato americano, è presente, soprattutto, una integrazione finanziaria. Gli azionisti che controllano le cinque maggiori aziende al mondo per fatturato militare sono anche i principali azionisti delle più importanti aziende europee: Airbus, BAE Systems, Rolls Royce, Leonardo, Hensoldt, Rheinmetall, JSC Ukrainian Defense Industry ecc. E’ questa la vera dinamica che ci spinge al riarmo ! Redazione Italia
Immagini eloquenti e dichiarazione dei partecipanti al corteo del 15 novembre
Il corteo che ha sfilato per la città e raggiunto lo stabilmento FACO di Leonardo S.p.A. a Cameri – in provincia di Novara – è illustrato nel fotoreportage fornito dai promotori dell’iniziativa. “Essere qui oggi vuol dire non solo ‘dire no alla guerra’, ma anche non coinvolgere i cittadini in una guerra che nessuno vuole ed è finanziata dallo Stato – hanno spiegato gli organizzatori a nome di tutti i partecipanti – Noi non ce l’abbiamo con i lavoratori, ma si deve sapere che qui vengono assemblati gli F35 e si realizzano i cassoni alari. Noi protestiamo contro la politica industriale perché qui si produce un tassello del mosaico bellico e il 30% della Leonardo SpA è di proprietà dello Stato. I nostri soldi non vogliamo che vengano investiti nella guerra, ma nella salute e nel sociale. Per cui le guerre che ci sembrano lontane sono invece tanto vicine e la partita si gioca anche in casa nostra. Non solo si uccide là, ma anche qui con i tagli alla Salute e al Sociale a favore della guerra”. PRESSENZA : * contro Leonardo SpA e le fabbriche di morte del governo italiano * Rete Antimilitarista del Nord Italia: contro “la guerra, la militarizzazione e le politiche del governo Meloni” ALTRE FONTI : * Corriere di Novara / Manifestazione a Cameri contro la guerra e gli F 35   Redazione Piemonte Orientale
Non accettiamo un governo che blatera di “casa” mentre investe nel riarmo
Francesco, medico sulla Flotilla, contesta Tajani con una bandiera palestinese e viene trascinato via dai  Carabinieri Piazza Carignano, Torino — Stamattina Francesco di @Ultima.Generazione ha denunciato la complicità di questo governo proprio davanti ai ministri Tajani, Bernini, Zangrillo e Pichetto Fratin, presenti per gli Stati Generali della Casa. Ironico, no? Mentre loro parlano di “casa” mentre milioni di persone a Gaza vengono private della loro, grazie anche ai cannoni italiani della OTO-Melara (Leonardo Spa). E anche adesso, con una “pace” che sa di ricatto, l’occupazione israeliana illegale e gli attacchi ai civili palestinesi continuano a provocare decine di morti. Francesco, medico, nelle settimane scorse era a bordo della Flotilla e, mentre stava navigando verso le coste di Gaza per consegnare medicine e dare il cambio ai medici palestinesi stremati da due anni di genocidio, era stato rapito illegalmente dai militari israeliani in acque internazionali. Tajani non mosse un dito per difendere Francesco e le altre decine di persone degli equipaggi delle Flotille sequestrate in acque internazionali e deportate in Israele. Del resto, per lui, “il diritto vale ma fino a un certo punto”. Oggi a Torino diverse centinaia di persone sono scese in piazza manifestando pacificamente umanità e la propria contrarietà a governo che sfratta e si rende complice del genocidio a Gaza. La risposta dello Stato? Cariche e repressione, cittadini feriti per aver osato manifestare. A questa repressione dobbiamo rispondere con una serie di azioni nonviolente di disobbedienza civile, con scioperi, con la continua presenza nelle strade. Quello di Francesco è un invito per tutte e tutti: riusciremo a ottenere risultati concreti solo se la pressione continuerà, giorno dopo giorno, finché questo governo non sarà costretto ad ascoltare. Smettiamo di accettare passivamente un governo che blatera di “casa” mentre investe nel riarmo, lasciando indietro sanità, istruzione e transizione ecologica. Boicottiamo e mandiamoli a casa! Commenta ora con BOICOTTIAMO e ti inviamo il link per aderire al boicottaggio dei supermercati che stiamo facendo ogni sabato. #UltimaGenerazione qui il video  facebook.com/reel Ultima Generazione
Strasburgo vota compatta per un’escalation con la Russia
È stata approvata, con larga maggioranza, la mozione che chiedeva al Parlamento Europeo una “risposta unitaria dell’UE alle violazioni russe e alle minacce di guerra ibrida“. Votata il 9 ottobre, questa mozione agita nuovamente lo spauracchio delle provocazioni arrivate dal Cremlino e che a più riprese si sono dimostrate completamente […] L'articolo Strasburgo vota compatta per un’escalation con la Russia su Contropiano.
L’Eurocamera fa ricorso sul SAFE, von der Leyen traballa ancora un po’
Il Parlamento Europeo, attraverso la sua presidente Roberta Metsola, ha presentato alla Corte di Giustizia UE una richiesta di annullamento del regolamento del SAFE, lo strumento per gli acquisti comuni della difesa europea. In questo modo, Strasburgo dà una spallata alle decisioni della Commissione Europea e di von der Leyen. […] L'articolo L’Eurocamera fa ricorso sul SAFE, von der Leyen traballa ancora un po’ su Contropiano.
Fuori la guerra dalla città di Genova!
Venerdì sera centinaia di cittadini e cittadine hanno partecipato a una assemblea pubblica a Genova proposta e organizzata dal locale Coordinamento “Disarmiamoli”. In una piazza gremita abbiamo portato a conoscenza dei presenti che l’idea del governo centrale e della giunta regionale sulla duplice natura della nuova diga foranea (uso civile […] L'articolo Fuori la guerra dalla città di Genova! su Contropiano.
13 luglio, mobilitazione regionale contro la base USA di Camp Darby
MOBILITAZIONE REGIONALE CONTRO LA BASE USA DI CAMP DARBY 13 LUGLIO 2025. 18 PRESIDIO ALL’INGRESSO DELLA BASE, Via Vecchia Livornese 788 Pisa Dai presidi di Pisa e Firenze di Lunedì 23 giugno, convocati in tutta Italia dopo gli attacchi degli USA all’Iran e l’assemblea a Pisa del 1 luglio come […] L'articolo 13 luglio, mobilitazione regionale contro la base USA di Camp Darby su Contropiano.
Le vittime delle ingiustizie non sono ‘danni collaterali’
ALL’AVVIO DELLA 59ª SESSIONE DELL’HCR / HUMAN RIGHTS COUNCIL (CONSIGLIO PER I DIRITTI UMANI *) DELL’ONU, VOLKER TÜRK HA RICORDATO I  PROGRESSI CONSEGUITI IN QUASI 80 ANNI DA QUANDO I DIRITTI UMANI SONO STATI SANCITI, DICHIARATI INVIOLABILI E TUTELATI DALLE NORME DI DIRITTO INTERNAZIONALE… RECENTEMENTE SEMPRE PIÙ FREQUENTEMENTE VIOLATE. Denunciando che l’indebolimento dell’ONU e delle istituzioni preposte a vigilare sull’operato dei governanti rafforza le oligarchie, le plutocrazie e le tirannie, l’Alto Commissario dei diritti umani ha elencato i crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati dai leader populisti e autoritari fomentando le “cosiddette guerre culturali” che “distolgono l’attenzione dai problemi reali del presente” e incitano ad aggredire i capri espiatori, cioè le persone e i gruppi vulnerabili. In particolare, ha accusato il governo israeliano di colpire i civili palestinesi deliberatamente e usare il cibo come un’arma letale. Volker Türk ha esordito dichiarando: «Mentre ci incontriamo i conflitti aumentano vertiginosamente e l’escalation militare tra Israele e Iran è estremamente preoccupante…. «Nel frattempo il caos climatico continua a imperversare. E in ogni regione del mondo incrementa l’incertezza economica mentre la tecnologia si sviluppa in modo incontrollato e a una velocità vertiginosa». All’esposizione di ogni questione in questi giorni analizzata dal Consiglio per i diritti umani ha premesso che “le Nazioni Unite sono state fondate per debellare la guerra” e per tutelare i diritti umani sono state gettate le basi del diritto umanitario internazionale vigente e sulle cui premesse vengono perseguiti molti obiettivi: «Per 80 anni queste promesse hanno contribuito a diffondere la pace e la prosperità. «L’aspettativa di vita delle persone è aumentata di 25 anni. Il numero di persone con un’istruzione di base è raddoppiato. Gli stati hanno siglato trattati che impegnano le nazioni alla tutela dei diritti delle persone, in particolare delle donne, alla salvaguardia dell’ambiente e a prevenire genocidi e a favorire il disarmo… e sebbene si sia stati più volte vicini all’annientamento nucleare finora la ragione ha prevalso» e ha concluso: «Per decenni gli accordi internazionali hanno mostrato concretamente possibile progredire verso un futuro migliore. Oggi invece assistiamo al compimento di atti che mirano a indebolirne il valore e ridurne l’efficacia, rendendo il mondo più pericoloso per tutti. «Resteremo a guardare mentre lo stato di diritto viene eroso? Dobbiamo chiederci: è questo il mondo immaginato dai padri fondatori dell’ONU e dagli estensori della sua Carta? E dobbiamo rispondere con l’impegno alla più forte possibile difesa del diritto internazionale e dei diritti umani». I PROGRESSI, LE QUESTIONI EMERGENTI E I PROBLEMI IRRISOLTI, ORA AGGRAVATI Volker Türk ha rammentato che nei primi decenni del XXI secolo è triplicato il numero di istituzioni, enti, organizzazioni e associazioni che cooperano con l’HRC, di cui ha evidenziato la funzione nell’affrontare molteplici ‘sfide’ del presente. Tra le questioni emergenti ha focalizzato l’attenzione sui problemi che insorgono in concomitanza agli sviluppi dei progressi tecnologici e, in particolare, dell’intelligenza artificiale. Ricordando che il loro impiego ha anche “un lato oscuro”, quello bellico, e che “un algoritmo ha ingiustamente privato molte famiglie dell’assistenza sociale”, ha respinto l’opinione diffusa che “i diritti umani soffochino l’innovazione” e affermato: «L’innovazione che ignora i diritti umani provoca conseguenze terribili. I diritti umani sono essenziali per un’innovazione che porti benefici alle persone e al pianeta, non solo ai profitti». Volker Türk ha espresso preoccupazione per il rallentamento nel perseguimento degli obiettivi indicati nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, per la riduzione dei finanziamenti ai programmi di assistenza e di cooperazione allo sviluppo dei paesi colpiti dalle crisi ecologiche ed economiche, per l’aumento degli investimenti in armamenti e anche per l’innalzamento dei dazi commerciali: «L’aumento delle tariffe doganali sembra una partita di poker tra le grandi potenze, ma le onde d’urto delle guerre commerciali colpiranno molti stati con la forza di uno tsunami e potrebbero rendere l’assistenza sanitaria, l’istruzione e persino un’alimentazione salutare fuori dalla portata di molte persone e avere un impatto devastante per i lavoratori svantaggiati e per le donne». Rammentando che i diritti umani “sono un limite al potere, soprattutto quando viene esercitato nelle sue forme più brutali” e “i diritti umani garantiscono stabilità e sicurezza”, Volker Türk ha espresso molte preoccupazioni per gli attacchi alle istituzioni che li tutelano, in particolare contro la Corte penale internazionale, e condotti anche diminuendo le risorse finanziare a loro assegnate. In specifico, ha riferito che “quasi tre quarti delle organizzazioni partner dell’HRC prevedono di perdere più del 40% dei contributi” e avvertito: «A ciò conseguono meno tempestive segnalazioni delle violazioni dei diritti delle persone, meno assistenza alle vittime e meno indagini sugli abusi. La riduzione dei finanziamenti per l’HRC e per l’intero sistema di tutela dei diritti umani rafforza dittatori e regimi autoritari». Ribadendo che “le politiche volte a promuovere l’uguaglianza stanno funzionando”, come esempio dei progressi ha evidenziato che i popoli indigeni recentemente sono rappresentati nei parlamenti di Bolivia, Cile, Figi e Perù e in Guatemala hanno ottenuto riconosciute le loro rivendicazioni sullo sfruttamento dei propri territori e che “la prima risoluzione sulla discriminazione basata sul ceto e sulla discendenza, adottata dalla Commissione africana sui diritti dell’uomo e dei popoli rappresenta un passo importante per affrontare uno stigma profondamente radicato”. Ma “la brutale eredità del colonialismo persiste e il razzismo rimane una piaga”, ha osservato. Volker Türk ha riferito che i dati rilevati dall’HRC nel 2024 in 119 nazioni mostrano che “una persona su cinque ha dichiarato di aver subito discriminazioni”, dalle donne patite “a un livello più che doppio degli uomini”, e che “dopo anni di progressi, i diritti delle persone con disabilità sono sempre meno riconosciuti o non vengono rispettati per effetto della riduzione dei finanziamenti ai programmi di assistenza e sostegno”. Inoltre ha segnalato con preoccupazione che sempre più spesso i più poveri e i più fragili vengono considerati “danni collaterali”. Evidenziando che migranti ed esuli in molte nazioni sono vessati, oltre che dall’odio, da provvedimenti ingiusti e inique restrizioni legali, ha posto all’attenzione il problema dei rimpatri: «Circa 640˙000 afghani sono stati rimpatriati da Pakistan e Iran, ma e per i più di 250˙000 forzati a farlo si teme che nel paese da cui erano fuggiti e in cui sono stati costretti a tornare subiranno persecuzioni. Numerosi provenienti dal Myanmar in Thailandia rischiano la deportazione, a cui talvolta consegue l’arruolamento forzato nell’esercito. Arresti e deportazioni dei migranti destano molti dubbi circa il rispetto dei loro diritti». E, preoccupato per la richiesta presentata da alcuni leader europei a poter intervenire nelle questioni di governance delle migrazioni con provvedimenti in deroga alle norme che tutelano i diritti umani, Volker Türk si è rivolto ai rappresentanti delle nazioni esortandoli a “porre i diritti umani al centro delle nuove normative” e ad applicare le leggi “facendo prevalere il rispetto dei diritti umani”. Volker Türk ha segnalato che recentemente in molte nazioni sono stati vietati gli assembramenti e arrestati leader dell’opposizione e ha rammentato che riunirsi pacificamente e manifestare il dissenso è un diritto sancito nella Dichiarazione universale e “quando le autorità civili sono in grado di mantenere l’ordine pubblico” i governanti devono astenersi dall’imporlo ricorrendo all’uso della forza militare. Rimandando al proprio intervento in programma il 27 giugno una relazione dettagliata sulle violazioni al diritto a un giusto processo e sui maltrattamenti dei prigionieri e sulle torture, ha ribadito: «Tutti coloro che sono detenuti perché hanno legittimamente esercitato o rivendicato un proprio diritto devono venire immediatamente rilasciati». E, ricordando che la loro detenzione è “un affronto all’intera comunità internazionale”, si è rivolto all’autorità de facto in Yemen, i miliziani houthi, chiedendo il rilascio immediato e incondizionato degli operatori di organizzazioni umanitarie e missioni diplomatiche e dei funzionari dell’ONU, tra cui 8 membri dell’HRC. Volker Türk ha riferito che in molti stati, in particolare Somalia e Venezuela, giornalisti e operatori dei media sono stati fermati e imprigionati e che nel 2024 l’HRC è stato informato dell’uccisione e della scomparsa di 625 difensori dei diritti umani e operatori dei media, “Vale a dire uno ogni 14 ore”. Gravemente preoccupato per la situazione in Congo, di cui ha riferito approfonditamente in seguito, a un’altra riunione del convegno, e in molti altri paesi in cui le aggressioni belliche, la guerra con stati confinanti e i conflitti armati interni agli stati mietono vittime innocenti e affamano la popolazione, Volker Türk ha dettagliatamente riferito all’assemblea delle emergenze umanitarie in numerose nazioni. LA PERSECUZIONE DEL POPOLO PALESTINESE «I mezzi e i metodi di guerra di Israele stanno infliggendo sofferenze orribili e ingiustificate alla popolazione di Gaza. Più di 55.000 palestinesi sono stati uccisi, tra cui migliaia di bambini, e mentre gli attacchi continuano incessantemente Israele ha bloccato i soccorsi e trasformato il cibo in un’arma. Bisogna condurre tempestivamente indagini imparziali sugli attacchi letali contro i civili mentre, disperati, cercano di raggiungere i centri di distribuzione alimentare. «Sia in Israele che in Cisgiordania continuano gli attacchi contro gli israeliani da parte di palestinesi armati e non passa giorno senza che le forze di sicurezza israeliane e i coloni uccidano, arrestino e sfrattino forzatamente i palestinesi. Ma questi insediamenti sono illegittimi e l’annessione è illegale. E gli attacchi aerei e con droni sferrati da Israele in Libano hanno ucciso civili e distrutto abitazioni e strutture mediche. «Impedendo ai giornalisti dei media internazionali di riferire le notizie, il governo israeliano ha consentito alle sue forze armate e ai miliziani di Hamas di sottrarsi alla trasparenza e alle proprie responsabilità. Eppure i fatti parlano da soli. Tutti devono rendersi conto di ciò che sta accadendo ed esorto chi è al governo delle nazioni e chi ha influenza politica e diplomatica ad esercitare la massima pressione su Israele e Hamas affinché pongano fine a questa insopportabile sofferenza». SUDAN «Mentre non si rivolge attenzione sulla sua situazione, il paese sta sprofondando nel caos. Tra febbraio e aprile l’HRC ha rilevato il triplicarsi delle uccisioni di civili. È diffusa la violenza sessuale, anche con abuso dei minori. Gli operatori umanitari vengono continuamente attaccati. El Fasher è assediata da oltre un anno. Le ostilità, recentemente intensificate nel Darfur settentrionale e nel Kordofan, sono segnate da gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani. Esorto la comunità internazionale a fermare il flusso di armi e a limitare gli interessi commerciali che alimentano questo conflitto». UCRAINA «I negoziati per la cessazione dei combattimenti sono in stallo, e il conflitto si sta intensificando. Le forze armate russe hanno utilizzato armi a lungo raggio contro le città e droni nelle zone in prima linea, perciò rispetto all’anno precedente nel 2025 le vittime civili sono aumentate. Esorto la Federazione Russa e l’Ucraina a impegnarsi per un completo scambio di prigionieri di guerra e per l’immediato rilascio dei civili ucraini detenuti in Russia». LIBIA «Gli scontri del mese scorso a Tripoli hanno causato numerose vittime. Le forze armate e i miliziani stanno impunemente uccidendo, rapendo e imprigionando gli oppositori politici ed esorto le autorità a indagare sul ritrovamento di decine di cadaveri nei luoghi di detenzione. Inoltre l’HCR viene continuamente informato di abusi contro migranti e violazioni dei diritti degli esuli». SAHEL «In Burkina Faso, Mali e Niger i gruppi estremisti hanno ucciso migliaia di civili. Frustrando le aspirazioni della popolazione, i governi hanno rafforzato e consolidato la propria posizione anche con la violenza. L’HRC riceve numerose segnalazioni di persone uccise dalle forze armate e dai loro ausiliari». MYANMAR «Approfittando dell’emergenza conseguita al terremoto di marzo, l’esercito ha moltiplicato gli attacchi a scuole, siti religiosi e altri luoghi protetti, infierito più duramente contro i civili di etnia rohingya e ulteriormente limitato l’ingresso nel paese degli operatori umanitari». HAITI «Le bande criminali hanno rafforzato il controllo della capitale ed espanso la propria influenza nelle regioni settentrionali e centrali, dove si impongono uccidendo, violentando e bruciando case, scuole, chiese e aziende. È accertato che tra gennaio e maggio 2025 sono state uccise 2˙680 persone. La formazione di gruppi auto-organizzati di vigilantes e commandos di autodifesa è inquietante. Auspico che senza ulteriori indugi intervengano, come concordato ad aprile, le task force incaricate di condannare i colpevoli di violenza sessuale, corruzione e altri crimini e chiedo a tutti un forte sostegno alle missioni delle Nazioni Unite e della delegazione multinazionale di supporto alla sicurezza». SIRIA «L’annuncio della revoca delle sanzioni e dell’istituzione di commissioni nazionali funzionali a garantire i diritti di transito e la ricerca delle persone scomparse offrono importanti opportunità. In attesa dell’esito dell’indagine sulle violenze che all’inizio di quest’anno hanno causato centinaia di morti nelle zone costiere, preoccupano le continue segnalazioni di attacchi contro alcune comunità. Sollecito le autorità a rafforzare le misure di protezione e, con l’accertamento delle loro responsabilità, garantire che i colpevoli siano puniti conformemente alle norme di diritto internazionale». INDIA E PAKISTAN «I responsabili degli attacchi nell’area intorno a Pahalgam, una zona del Kashmir sotto la giurisdizione indiana, devono essere puniti. Esorto le parti a garantire la tenuta della tregua, evitare polemiche, astenersi dalla retorica che incita all’odio e ristabilire accordi sull’uso condiviso delle risorse idriche». ETIOPIA «Le tensioni politiche nel Tigray si stanno intensificando. In vista delle elezioni del prossimo anno serve garantire l’attuazione dell’accordo per la cessazione delle ostilità e por fine alle detenzioni arbitrarie, e alle intimidazioni di giornalisti e operatori dei media».   Il testo integrale e in lingua originale: HC Türk updates Human Rights Council: “We need the strongest possible defence of international law and human rights” |  Office of the High Commissioner for Human Rights – 16 June 2025   *  Un organo sussidiario dell’Assemblea Generale dell’ONU, il Consiglio per i Diritti Umani istituito nel 2006, a proseguimento delle attività svolte dalla Commissione per i Diritti Umani dal 1946, è composto dalle rappresentanze di 47 stati e aperto al contributo delle ONG, che tre volte all’anno si radunano in assemblea plenaria e in una serie di incontri su questioni specifiche (programma della 59ª sessione in svolgimento a Ginevra dal 16 giugno scorso fino al 9 luglio prossimo). Maddalena Brunasti